La vita di Gesù

saggio di Georg Wilhelm Friedrich Hegel

La vita di Gesù (Das Leben Jesu) è una delle prime opere del filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel, è collocato tra gli scritti teologici giovanili del pensatore tedesco. Fu composto in tedesco a Berna dal 9 maggio al 24 luglio 1795, sulla base di precedenti abbozzi e scritti.

La vita di Gesù
Titolo originaleDas Leben Jesu
AutoreGeorg Wilhelm Friedrich Hegel
1ª ed. originale1795
Generebiografia
Sottogeneresaggio teologico
Lingua originaletedesca
ProtagonistiGesù
AntagonistiSinedrio

Il manoscritto originale è custodito alla Biblioteca di Stato di Berlino (Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz zu Berlin), e fu ultimato da Hegel privo di titolo. Fu Karl Rosenkrantz (1805-1879), che tra il 1840 e il 1843 scrisse la prima e principale biografia di Hegel, a dare per la prima volta notizia dell'esistenza del manoscritto e a dargli il titolo Das Leben Jesu[1].

Il manoscritto di 19 fogli fu pubblicato per la prima volta solamente nel 1906, postumo e inedito. La pubblicazione avvenne a Jena dall'editore Diederichs, all'interno di un'altra opera di Paul Roques con questo titolo e sottotitolo: Das Leben Jesu, Harmonie der Evangelien nach eigener Übersetzung. Nach der ungedruckten Handschrift in ungekürzter Form herausgegeben von Paul Roques.[2]

Contenuto

Il contenuto dell'opera non si allontana dal racconto dei vangeli sinottici. Hegel presenta Gesù come un predicatore che insegnò l'amore per il prossimo e deluse gli ebrei zeloti, l'apostolo Giuda e i sommi sacerdoti che attendevano un Messia politico che li avrebbe liberati dai romani. Giovanni Battista nella sua predicazione aveva annunciato quale fosse la missione di Gesù ma non fu capito. Da qui il tradimento di Giuda e il giudizio della folla che preferisce la salvezza di Barabba come Messia politico a Gesù Messia religioso.

Il sinedrio favorevole al dominio romano trasse da questa alleanza con Roma un potere duraturo su Israele e presentò Gesù come un nemico per i romani, quando in realtà minava il loro potere temporale e religioso. L'accusa a Gesù di bestemmia era punita con la morte dalla legge ebraica ma non da quella romana e per questo il sinedrio lo presentò colpevole di cospirazione perché fosse punito dai romani. Scuoteva i membri del sinedrio un predicatore che si professava figlio di Dio, diretto discendente di re Davide che non riconosceva l'autorità di Caifa, e che ai dodici membri del sinedrio "sostituiva" dodici apostoli con compiti "sacerdotali", predicare, scacciare demoni, rimettere peccati.

Hegel non si sofferma sull'incarnazione di Gesù in Maria Vergine né su i suoi miracoli.

Nel descrivere l'ultima Cena, Hegel evidenzia la storicità dell'evento ricordando come era usanza degli arabi mangiare lo stesso pane e bere lo stesso calice per stringere un'amicizia duratura, poi traccia un parallelo del corpo e sangue di Gesù con il pane e vino, e tra la Pasqua ebraica e quella di liberazione in Egitto, con esplicito riferimento al patto tra Dio e il suo popolo:

«Quando mangerete insieme così, accerchiati da amici, ricordatevi anche del vostro vecchio amico e maestro e come la pasqua era per voi un'immagine della pasqua che mangiarono i vostri padri in Egitto e il sangue un ricordo dell'offerta di sangue per l'alleanza, con la quale Mosè (21.24,8)128 strinse un patto tra Geova e il suo popolo, così in futuro ricordatevi con il pane il suo corpo, che egli sacrificò, e con il calice del vino il suo sangue versato! Conservate nel vostro ricordo chi ha offerto la sua vita per voi e il mio ricordo, il mio esempio sia per voi un forte corroborante della virtù"»
«Gesù alzò poi gli occhi al cielo: "Padre mio", disse, "la mia ora è giunta, l'ora di mostrare nella sua dignità lo spirito, la cui origine è la tua infinità e di tornare a casa da te! La sua destinazione è l'eternità e l'elevazione su tutto ciò che ha inizio e fine, su tutto ciò che è finito. La mia destinazione sulla terra di riconoscere te, o padre, e la parentela del mio spirito con te, onorarmi con la fedeltà verso di lei e nobilitare gli uomini con la coscienza destata di questa dignità, questa destinazione sulla terra io l'ho compiuta»

L'opera parla di spirito dell'uomo comune con Dio, e del ritorno dello spirito al Padre dopo la morte ma non accenna alla resurrezione del corpo dalla Croce.

Analisi critica

Nella sua opera Hegel vuole presentare una esposizione "oggettiva" di Gesù basandola su documenti ritenuti storici, quali i Vangeli (in particolare quello di Giovanni) dai quali però viene espunto ogni riferimento che non sia possibile verificare razionalmente. [3]

La vita e la dottrina di Gesù sono descritti e interpretati da Hegel alla luce della religione di tipo kantiano ("entro i limiti della pura ragione") basandosi solo su ciò che è verificabile empiricamente aderendo al programma kantiano dell'eliminazione delle istituzioni ecclesiastiche sostitute dalla semplice razionalità morale.

Hegel sostiene che «Gesù ha essenzialmente insegnato l'imperativo categorico kantiano: "Agite secondo una massima tale che, ciò che voi volete che valga come legge universale tra gli uomini, valga anche per voi: questa è la legge fondamentale della moralità, il contenuto di tutte le legislazioni e dei libri sacri di tutti i popoli." ».[4]

Note

  1. ^ P.Ascagni,Opere di Hegel
  2. ^ Open Kibrary
  3. ^ David Strauss (1808-1874) che pubblicò nel 1835 una Vita di Gesù applicando i principi razionali hegeliani giunse invece alla conclusione che nei testi rivelati cristiani i fatti narrati non fossero altro che miti che culminavano nell'attesa di un Messia che i contemporanei videro nella figura simbolica di Gesù come esecutore delle speranze di Israele e sul quale i suoi discepoli redassero i Vangeli come se fossero opere storiche
  4. ^ «Così Hegel produce una costante traduzione delle parole di Gesù in altrettante espressioni kantiane così come del filosofo di Koenigsberg tende a riproporre il tessuto concettuale e teoretico in merito alla dottrina dell'etica e della religione.» (Maurizio Pancaldi, Guida allo studio della Vita di Gesù di Hegel).