Uccialì

politico, corsaro e ammiraglio ottomano di origine calabrese

Giovanni Dionigi Galeni (1519 Calabria - 1587 Turchia), in arabo Euldj Alì Pascià soprannominato Ulugh Alì (Alì il rinnegato), nome che gli europei storpiarono in Occhialì o Luccialì, fu un celebre corsaro musulmano. Da ammiraglio della flotta turca partecipò alla battaglia di Lepanto, come comandante dell'ala sinistra.

Ulugh Alì in un ritratto del XV secolo

Biografia

Ulugh Alì nacque in Calabria, col probabile nome di Giovanni Dionigi Galeni, nel 1519.

Stava per entrare in convento e divenire monaco, quando fu catturato dal corsaro algerino Khayr al-Dīn Barbarossa nel 1536 a le Castella, presso Isola di Capo Rizzuto in Calabria. Fatto prigioniero e messo al remo, rinnegò la religione cristiana dopo alcuni anni, per poter uccidere un turco che lo aveva schiaffeggiato e non essere di conseguenza ucciso in base alla legge islamica: questo episodio è riferito da Miguel de Cervantes, che lo aveva appreso mentre era anch'egli schiavo dei turchi, nel Don Chisciotte. Diventato musulmano, sposò la figlia di un altro calabrese convertito, Jaˁfar Pascià e iniziò la propria carriera di corsaro, con grande successo. Divenne governatore (bey) d’Algeri, di Tripoli e di Tunisi.

Da corsaro imperversò in tutto il Mar Mediterraneo. Opera sua furono le catture nei pressi di Favignana della galera di Pietro Mendoza (1555 ca ), a Marettimo quella di Vincenzo Cicala e Luigi Osorio (1561). Il suo nome è legato a numerose incursioni sulle coste italiane, soprattutto quelle del Regno di Napoli, allora dominio spagnolo. Secondo alcune voci dell'epoca, tramò anche con vari cospiratori calabresi per staccare la Calabria dai regni spagnoli e unirla ai domini turchi.

Subentrò a Dragut a capo della flotta ottomana, durante l'assedio di Malta (1565).

Considerato il miglior ammiraglio della flotta ottomana, combatté a Lepanto contro Gianandrea Doria. Fu l'unico che nella battaglia riuscì ad insidiare Don Giovanni d'Austria e poi a portare in salvo una trentina di navi turche recando ad Istanbul, come trofeo, lo stendardo dei Cavalieri di Malta dopo una precipitosa fuga durante l'infuriare della battaglia. Dopo questa battaglia ottenne dal Sultano ottomano Selim II il titolo di ammiraglio della flotta turca e l’appellativo di Kılıç Alì (Alì la Spada). Forte della nuova carica ricostruì in un anno la flotta distrutta a Lepanto e nel 1572 riuscì a sfidare ancora le flotte cristiane, anche se con scarso successo. Nel 1574 riconquistò all'impero ottomano Tunisi, che era stata espugnata l'anno prima dalla flotta cristiana.

Morì nel luglio del 1587 nel suo palazzo sulla collina di Top-Hana vicino Istanbul e lasciò ai suoi numerosi schiavi e servitori case e beni di proprietà, concentrati in un villaggio da lui fondato e chiamato Nuova Calabria. Secondo alcuni resoconti, in punto di morte sarebbe tornato alla fede cristiana, ma gli storici turchi negano con decisione questa eventualità, visto che già in vita gli erano stati offerti feudi e ricchezze in terre cristiane che egli aveva sempre rifiutato preferendo la libertà di costumi di cui godevano a quel tempo i cristiani convertiti all'Islam. Altra leggenda che circola sul suo nome racconta di un viaggio clandestino sulla costa calabrese al solo scopo di riabbracciare la madre che, stando alle cronace coeve, lo avrebbe invece maledetto proprio per la sua abiura. Ricerche recenti, però, ascrivono questa leggenda alla propaganda spagnola ed ecclesiastica.


Monumenti commemorativi

A Istanbul resta la Kılıç Ali Paşa Camii, moschea costruita dalla sua beneficenza, che si trova poco distante dal quartiere di Galata. È un complesso (Kılıç Ali Paşa Külliyesi), in cui sono presenti la sepoltura di Ulugh Alì, la moschea, la scuola coranica, un bagno (türbe, cami, medrese, hamamdan)

Citazioni in letteratura

Viene ricordato nel Don Chisciotte di Miguel Cervantes, nel racconto che fa nel Primo volume l'ex schiavo dei turchi. Cervantes, che era stato personalmente partecipe di quegli eventi nella guerra sul mare contro ai Turchi, ricorda in questo brano sia Ulugh Alì, che il di lui figlio ed erede.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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