Voce principale: Modugno.

Insediamenti umani nel territorio comunale prima della fondazione della città

Periodo preistorico

Il territorio comunale era abitato sin da età preistorica. Confermano questa notizia i ritrovamenti archeologici, degli anni Ottanta, di un villaggio neolitico risalente al VI-V millennio a.C., nelle vicinanze del casale di Balsignano, a sud-est nel territorio comunale, in direzione di Bitritto.

In contrada Cappuccini, nella zona est in direzione del quartiere Carbonara di Bari, sono stati ritrovati i resti di una necropoli peuceta risalente al VII-VI secolo a.C.

Una delle prime popolazioni a insediarsi nei territori pugliesi, fu quella degli Iapigi che dal Gargano si diffusero nel resto delle regione. Quando i Romani conquistarono questo territorio lo chiamarono “Abulia” dal nome che essi davano al popolo degli Iapigi (Apuli).

Periodo tardo romano e altomedioevale

Dopo la caduta dell’Impero Romano nel 476 la penisola italiana fu preda delle Invasioni Barbariche|invasioni dei popoli barbari e soggiogata dai Goti. Nel 535 l’imperatore bizantino Giustiniano affidò al Generale Belisario il compito di riconquistare l’Italia. L’impresa fu potata a termine da Narsete, ma nel 568 l’invasione del Nord Italia da parte dei Longobardi ridusse i possedimenti bizantini nella penisola alla Puglia, Calabria, ducato di Napoli e isole.

Il governo dei Bizantini sembra non essere stato molto ben accetto dalle popolazioni locali. Nell’ 820 la Sicilia si ribellò al dominio di Bisanzio e chiamò in proprio soccorso i Saraceni che colsero l’occasione per entrare in possesso dell’isola. Vi rimasero sino all’arrivo dei Normanni nel 1092. Nell’841 anche Bari e i territori limitrofi vennero conquistati dai Saraceni che crearono un emirato da cui potevano partire per le loro incursioni, le quali si spinsero sino a Roma. I Saraceni erano contrastati dai Franchi e dai Longobardi che, nell’871, riuscirono a riconquistare Bari. Nell’876 l’imperatore bizantino rientrò in possesso delle Puglia e della Calabria.

I Saraceni tentarono nuovamente nel 992 di rientrare in possesso di Bari con la forza, ma fallirono e saccheggiarono portando la distruzione in diverse città dell’entroterra barese come Balsignano, Cammarata, Buterrito e Casalnuovo. Nel 1002 i Saraceni ritornarono all’attacco, provenendo dalla Sicilia con la loro flotta, e assediando la città di Bari per sei mesi: solo l’intervento del Doge di Venezia, Pietro II Orseolo, consentì ai baresi di resistere.

Risalente al periodo tardo romano ed altomediovale sono i resti di un casale e di una necropoli, nella zona Lama Misciano, oggi nella zona industriale. Questo casale era situato lungo la via Traiana, nel tratto tra Bari e Bitonto. Non è certo se qui sorse il primo nucleo cittadino di quella che sarebbe diventata Modugno, fatto sta che non si hanno notizie di questo centro da documenti di quest’epoca. Sempre all’età tardo romana o alto medioevale risalgono i così detti menhir che in origine erano nove, il più noto dei quali viene detto "Il Monaco".

Primo nucleo della città di Modugno

È opinione diffusa che Modugno sia sorta durante il periodo della dominazione bizantina, ma la certezza della sua esistenza la si ha solo a partire dal 1025. In quell’anno la città viene nominata tra le sedi vescovili in una bolla pontificia di Giovanni XX. Successivamente venne nominata anche nelle bolle di Alessandro II (1063) e Urbano II (1089), che citano Modugno sempre come sede vescovile suffraganea di Bari. Se Modugno nel 1025 era già un centro degno di essere eletto a sede vescovile, è ipotizzabile che il primo insediamento sia sorto almeno due o tre secoli prima.

Nell’XI secolo la Puglia era sotto il controllo dei Bizantini e le Chiese pugliesi erano sotto la giurisdizione dei Patriarchi di Costantinopoli i quali crearono in Terra di Bari molte sedi vescovili suffraganee. Il vescovo di una sede vescovile suffraganea non aveva territorio di diocesi al di là dei confini cittadini e dipendeva da un arcivescovo (metropolita). Quando i Normanni conquistarono la regione, favorirono la consegna delle chiese pugliesi al controllo dei Papi di Roma, più per ragioni dettate dall’interesse politico che per credo religioso.

Nel 1172 Modugno viene nominata in una bolla di Alessandro III fra i paesi appartenenti alla giurisdizione della diocesi di Bari. I Papi,tuttavia, per non dispiacere le popolazioni locali, riconobbero e confermarono le sedi vescovili create dai Patriarchi di Costantinopoli e confermarono i privilegi di queste sedi riconoscendo anche, agli arcivescovi di Bari, il titolo di Metropolita. A ricordo dell’antica dignità vescovile, Modugno conservava il privilegio di poter celebrare Messa solenne con un rito che prevedeva, secondo il pontificale greco, la presenza di sei sacerdoti, del celebrante e di due ministri (questo rito veniva chiamato messa a nove preti).

Locazione dell’antico abitatao

Certamente il punto dal quale si è sviluppato l’attuale città di Modugno è stato il castello della Motta. Tuttavia, è opinione comune che il primo nucleo dell’antico borgo di Modugno sia sorto intorno alla Chiesa di Santa Maria di Modugno, dedicata alla Vergine Assunta. Una conferma di tale ipotesi si avrebbe dal ritrovamento, durante gli scavi effettuati nella zona nel 1968, di alcune monete bizantine. Questo antico borgo potrebbe essere stato distrutto durante le incursioni dei Saraceni durante il IX secolo, anche se non ci sono documenti che confermano tale supposizione. Gli abitanti del borgo sfuggiti ai massacri e alla cattura dei saraceni, si rifugiarono nel castello della Motta, presidiato da una guarnigione bizantina. Intorno al quel castello sorse i nuovo borgo di Modugno.

Intorno all’anno Mille il borgo avrebbe raggiunto una dimensione di un certo rilievo e si decise che la lontana Chiesa di santa Maria di Modugno non era più sufficiente per le esigenze della comunità modugnese. Pertanto venne edificata una nuova chiesa dedicata all’Annunziata: l’attuale Chiesa Matrice. Essa venne restaurata nel 1347 ad opera dell’arcivescovo Bartolomeo Carafa e nei primi decenni del Cinquecento ad opera del capitolo di Modugno e col contributo della regina Bona Sforza. Nel XVII secolo la chiesa venne ampliata incorporando la vecchia costruzione: il presbiterio e l’inizio della navata appartengono quasi sicuramente alla vecchia struttura. Il prolungamento della navata ha l’asse leggermente spostato verso nord-ovest.

Etimologia del nome

Il primo documento dove si trova il nome di Modugno risale al maggio 1021. Si tratta di un contratto con il uqale Un tale Traccoguda “de loco Medunio” dava in prestito otto soldi ai germani Giovanni e Mele di Bitetto, ricevendo in pegno una vigna che si trovava “in ispo loco Medunio”.

L’ipotesi maggiormente accreditata sull’origine del nome “Modugno” è quella che lo farebbe derivare da “Medunium”, ovvero “in medio”, a metà strada tra Bari e Bitonto. Nella centuriazione ( divisione dell’agro) romana, il primo nucleo di Modugno doveva, infatti, trovarsi al confine tra l’ager bitontinus e l’ager varinus. Un’altra ipotesi sull’etimologia del termine Modugno, è legata al nome della piccola altura dove sorse il primo borgo modugnese: la motta. In questo caso “Metu-genus” o “Mottu-genus” significherebbe “sorto sulla motta”. Esiste ancora un’altra ipotesi, ma ritenuta poco affidabile, secondo la quale il nome di Modugno deriverebbe dalla città greca di Medon o da quella di Modon: i colonizzatori greci usavano dare il nome delle proprie città di origine alle nuove colonie. Ma ciò presupporrebbe che l’origine di Modugno sia di molto precedente a quella che si ritiene comunemente.

Periodo Normanno-Svevo

La conquista

All’inizio dell’XI secolo la Puglia era sotto il governo dei Bizantini che ritenevano l’Italia un terreno di conquista. Questo governo era mal sopportato dalla popolazione e i cittadini baresi Melo e Dato iniziarono una rivolta che, dopo un iniziale successo, fu domata dai Bizantini che applicarono ritorsioni contro la famiglia di Melo. Melo, a quel punto cercò la complicità di alcuni Normanni che si trovavano in Puglia e in Campania dando inizio, nel 1017, a una nuova rivolta che ebbe anch’essa poco successo. Melo dovette fuggire in Germania dove cercò di convincere i re di Casa Sassonia a unirsi alla sua causa; morì nel 1020. L’anno successivo, l’imperatore Enrico il Santo scese in Puglia col proprio esercito sconfiggendo i Bizantini, ma non poté portare a conclusione il proprio progetto a causa di un’epidemia scoppiata nel suo esercito: dovette far ritorno in Germania dove morì nel 1024.

Il Sud Italia era terreno di scontri tra Bizantini, Saraceni e Longobardi. Da questa situazione trasse profitto il normanno Guglielmo d’Altavilla che, chiamati in Italia dai Bizantini contro i Saraceni, iniziarono una lotta contro gli stessi Bizantini. I Normanni continuarono i combattimenti sotto la guida dei fratelli di Guglielmo, Drogone prima, e Roberto il Guiscardo successivamente. Roberto, nel 1068 iniziò un assedio alla città di Bari che durò sino alla sua conquista, tre anni dopo, il 15 aprile 1071. Successivamente, i Normanni procedettero con al conquista progressiva di tutto il Sud Italia che si concluse nel 1078 con la conquista ai Longobardi di Benevento e del principato di Salerno.

Il dominio Normanno

Sino ad allora Modugno era in possesso della famiglia Loffredi. Secondo alcune fonti lo rimase sino alla morte di Guglielmo il Malo nel 1166. Stando ad altre fonti [1], invece, Modugno fu donata il feudo a Ursone (o Orso) vescovo di Rapolla da Roberto il Guiscardo, nel 1078, quando fu trasferito da Rapolla a Bari come segno di ringarziamento per i servigi svolti in favore del normanno. L’arcivescovo Arsone risedette poco a Bari in quanto continuò a seguire e servire Roberto il Guiscardo, anche per la riappacificazione con Papa Gregorio VII col qual Roberto era venuto in dissidio per l’assedio di Benevento.

Dopo la morte di Roberto il Guiscardo, la Puglia venne divisa tra i suoi due figli Boemondo e Ruggero. Boemano partecipò alla prima crociata ma Modugno, in quanto appartenente al feudo dell’Arcivescovo di Bari, era esente dal servizio feudale e dal contingente per la spedizione in Terra Santa.

Alla morte di Boemondo si scatenarono delle lotte per la successione che videro avere la meglio a Ruggero II. Gli successe Guglielmo I, detto “il Malo” per la sua spietatezza. Nel 1156 fece radere al suolo la città di Bari (lasciando in piedi solo la Cattedrale di San Sabino e la Basilica di San Nicola) rea di essersi schierata con i suoi oppositori. Sino alla morte di questo monarca, la popolazione barese rimase dispersa ed è probabile che parte di essa si sia rifugiata nella vicina Modugno.

Nel 1166 l’arcivescovo di Bari, Giovanni V, si recò a Palermo da Guglielmo II detto “il Buono” per supplicare ed ottenere la ricostruzione della città. Nel 1172, il nuovo arcivescovo Rinaldo impose che il Clero della diocesi si recasse a Bari per recare i propri omaggi all’arcivescovo in occasione della festa dell’Assunta. Ciò con l’intento di ricondurre all’obbedienza i Capitoli che erano rimasti senza guida per dieci anni. Con la morte senza eredi di Guglielmo II nel 1189, la dinastia normanna si estinse nella Casa sveva degli Hohenstaufen.

L’imperatore del Sacro Romano Impero, Federico Barbarossa, aveva sempre avuto la volontà di conquistare la penisola. Per annettere all’Impero l’Italai Meridionale decise di organizzare il matrimonio tra il proprio figlio Enrico VI, con l’ultima erede del regno normanno:Costanza d'Altavilla.

Federico II di Svevia

Il figlio di Enrico VI e Costanza, Federico II di Svevia, decise di rinnovare l’antico ideale dell’impero: romano e mediterraneo. Federico II pose al centro del suo impero l’Italia Meridionale e qui costruì un gran numero di castelli, promosse le arti e le lettre e creò una nuova legislazione (Costituzione di Melfi).

Nel 1207 venne eletto arcivescovo di Bari Berardo Costa, che era stato consigliere di Federico II. Nel 1212, come segno di gratitudine, Federico II concede Modugno in feudo a Berardo Costa che, nel 1214, viene trasferito nella prestigiosa sede di Palermo. Viene eletto arcivescovo di Bari Andrea III Testa. Nel 1223 Federico II concesse anche ad Andrea III il feudo di Modugno. Successivamente Federico II di Svevia, in lotta con il potere papale, concesse le terre di Bari a Roberto Chyurlia. Solo nel 1269, sotto il regno di Carlo d’Angiò il feudo ritornò nelle mani dell’arcivescovo Giovanni VI.

A Federico II succedette il figlio Corrado IV che lasciò i propri possedimenti al figlio Corradino, sotto la tutela del fratello di Corrado IV, Manfredi, il quale nel 1258 si impossessò illegittimamente della corona delle Due Sicilie. Per contrastarlo, Papa Urbano IV|Urbano IV]] chiamò in proprio aiuto il fratello del re di Francia (Luigi IX il Santo) Carlo d'Angiò. Il 26 febbraio 1266 Carlo d’Angiò sconfisse Manfredi a Benevento.

Manfredi era inviso alla popolazione, stanca di tante guerre. Ma quando Carlo d’Angiò iniziò a distribuire i feudi tra i suoi fedeli Francesi, molte città pugliesi si ribellarono e il giovane Corradino scese in Italia appoggiato dai Ghibellini. Nella battaglia di Tagliacozzo, tuttavia, Corradino venne sconfitto dall’esercito di Carlo d’Angiò il 23 agosto 1268. Secondo le cronache storiche di Nicola Trentadue junior [2], Modugno era tra le città pugliesi che parteggiarono per Corradino, ma tale eventualità sembra da escludersi perchè in quell’epoca Modugno era feudo della famiglia Chyurlia, fedele alla casa d’Angiò.

Feudalesimo

I Normanni importarono il sistema feudale. Per Modugno, il periodo feudale durò fino al 1582 quando l’Università riscattò la propria libertà alla Corona di Spagna. Il sistema feudale, tuttavia, rimase in vigore nel Sud Italia sino all’inizio del XIX secolo.

La storia del periodo feudale del Nord Italia è del tutto differente rispetto a quella del Meridione. Se Nel Nord si assiste al sorgere di nuove città che nascono libere e lottano per difendere la propria autonomia e instaurano il sistema dei Comuni, nel Sud i Normanni trovano molti comuni di origine antica e che sono facilmente inglobabili nel sistema feudale.

Nel periodo Normanno e il quello Svevo la mancanza di libertà comunale era compensata dal vivo interesse del potere centrale per lo sviluppo del commercio e della cultura. Dopo la caduta degli Hohenstaufen, il Meridione conobbe la propria decadenza in quanto il potere monarchico di turno concepiva il territorio solo come fonte erariale da poter spremere a proprio piacimento.

Periodo Angioino

Carlo d’Angiò fece condannare a morte il suo avversario, Corradino, e concesse feudi agli avventurieri francesi che lo seguirono nella sua spedizione per la conquista del Regno di Napoli. Questi ultimi, desiderosi di guadagno, si mostrarono molto esosi con le popolazioni locali, tanto che le popolazioni siciliane inviarono questo disperato appello al Papa:«Oh lasciassero ai coltivatori almeno un tozzo di pane! Oh mangiassero ma non divorassero! Tutto devono, tutto succhiano queste sanguisughe insaziabili. Appena ci è concesso di disputare ai corvi i putridi avanzi delle carogne»[3].

Carlo d’Angiò fece coniare una nuova moneta, il carlino, alla quale fece dare il valore di un Augustale (moneta in oro puro coniata da Federico II), pur non essendo in oro puro. Sotto il governo dell’angioino, anche i commerci subirono una forte penalizzazione in quanto Carlo preferì favorire i commercianti e i banchieri fiorentini: Carlo d’Angiò era vicario imperiale di Toscana.

Fu in questo clima che, il 30 marzo 1282, scoppiò in Sicilia la rivolta (“Vespri Siciliani”) che scacciòi francesi dall’isola in meno di un mese. I Siciliani chiesero l’aiuto al re spagnolo Pietro III d'Aragona e, alla fine del conflitto, la Sicilia venne annessa al regno spagnolo degli Aragonesi.

In quel periodo Modugno era governata dalla famiglia Chyurlia, e precisamente di Roberto Chyurlia. Quando Carlo salì al trono, l’arcivescovo di Bari Giovanni VI gli denunciò quella che riteneva un’espropriazione indebita e, nel 1269, riottenne il feudo di Modugno col diploma “Instrumentum possessionis Medunei iuxta sententiam Caroli regis”. Con la morte dell’arcivescovo Giovanni VI, nel 1280, l’elezione del successore tardò. Approfittarono di questa situazione i baroni per impossessarsi liberamente della città della Terra di Bari. Nel 1281 Modugno è in possesso del marchese Francesco Loffredi. Questi baroni si vendicarono delle popolazioni, che si erano mostrate loro ostili, attuando distruzioni. Anche Modugno «fu assai dagli usurpatori oltraggiata» [4]. Nel 1282 venne eletto nuovo arcivescovo, da Papa Martino IV, Romualdo Grisone che non ottenendo la restituzione dei territori che gli spettavano, ricorse alle armi per conquistare i feudi della sede vescovile. L’arcivescovo Romualdo Grisone fece ricostruire Modugno.

La discesa degli Ungheresi

A Carlo I successe Carlo II lo Zoppo: il suo regno durò dal 1285 al 1309 quando venne incoronato Roberto d'Angiò che continuò le lotte per tentare, senza successo, di riconquistare la Sicilia. Nel 1343 salì al trono di Napoli Giovanna dei Quattro mariti, nipote di Roberto d’Angiò, all’età di diciassette anni. Era sposata col fratello di re Luigi I d'Ungheria, Andrea. Questi, già inviso nella corte di Napoli, attirò a sé ulteriori malevolenze quando liberò dalla prigionia i palatino di Altamura, Giovanni Pipino. La notte del 18 settembre 1345 venne assassinato, e la moglie Giovanna fu accusata di complicità con gli assassini, tanto che si risposò poco dopo.

Giovanni Pipino partì per l’Ungheria per provocare la reazione del re d’Ungheria Luigi, il quale nel novembre 1347 arrivò nel Regno di Napoli col proprio esercito occupandone la capitale senza molti problemi (Giovanna era fuggita in Provenza). Dopo di che si diressi in Puglia dove poteva contare sull’appoggio di diverse città, ma nel 1348 dovette far ritorno in patria a causa dello scoppio di una pestilenza: lasciò in Puglia parte delle sue truppe e nominò suo vicario in Puglia il barone Corrado Lupo. A quel tempo era signore di Modugno l’arcivescovo di Bari, Bartolomeo Carafa, che temendo le scorribande degli Ungheresi, fece fortificare la città di Modugno.

Scontri e saccheggi dal 1349 al 1351

Dal ritorno di re Luigi in Ungheria si aprì un periodo di violenti scontri, che funestarono soprtattutto la Puglia, tra le città che parteggiavano per Luigi d’Ungheria (Andria, Barletta, Giovinazzo, Trani, Molfetta, Bitonto) e quelle che erano dalla parte di Giovanna d’Angiò (Modugno, Bari, Bisceglie, Palo del Colle, Binetto, Grumo Appula, Toritto). Nel 1349, il Palatino Giovanni Pipino (che era passato dalla parte della regina Giovanna per interesse) con l’aiuto di abitanti di Palo e Auricarro (borgata limitrofa a Palo) pose l’assedio a Bitonto che seppe resistere sino all’arrivo degli Ungheresi da Barletta. Questi ultimi, il 16 luglio assalirono e distrussero Auricarro risparmiando solo la chiesa (gli abitanti di Auricarro si rifugiarono in Palo), e i due giorni successivi tentarono, senza successo, di assalire Palo del Colle. Il 19 luglio saccheggiarono Grumo, il giorno seguente Toritto. Poi, dopo un ulteriore tentativo fallito su Palo, assalirono Binetto che seppe trattare la resa. Dopo cinque giorni di riposo a Bitonto, si diressero verso Modugno.

Gli Ungheresi trovarono la città di Modugno disabitata. Gli abitanti avevano preferito rifugiarsi a Bari, nonostante le nuove mura fatte costruire dall’arcivescovo Bartolomeo Carafa. È ipotizzabile che gli Ungheresi si siano dati al saccheggio e si siano accampati nella città. In quel frangente, gli Ungheresi furono avvisati dagli abitanti di Balsignano (una borgata vicina a Modugno, che si era schierata contro la regina Giovanna) dell’imminente arrivo delle truppe della regina Giovanna, comandate dal Palatino. Assalendole di sopresa, gli Ungheresi respinsero l’avanzata dei nemici che ripararono nel castello di roseto. Dopo di che, gli Ungheresi tornarono a Modugno da dove, verso la fine di Agosto, partirono per assediare Bari dove parteciparono anche i cittadini di Ceglie del Campo. L’assedio non ebbe successo e gli Ungheresi si diressero verso altre località che parteggiavano per Giovanna. I Baresi, approfittando della momentanea lontananza degli Ungheresi, assalirono devastando Ceglie e aggredirono Balsignano imprigionandone i capi e ponendovi un nuovo governatore.

Tutta questa situazione di caos ebbe termine solo col ritorno, nella primavera del 1351, del re Luigi d’Ungheria, che sbarcò a Manfredonia, assediò con successo Bari e conquistò in poco tempo tutta la Puglia. Giovanna I non ebbe altra scelta che cercare di riconciliarsi col suo avversario: nel 1352 venne nuovamente incoronata regina di Napoli.

Questo periodo così travagliato della storia della Terra di Bari originò una serie di rivalità e di antagonismi tra le città confinanti che si protrassero per lungo tempo e diedero vita ad episodi spiacevoli.

Gli Angioini-Durazzesi

La regina Giovanna I, non avendo figli, adottò per la successione suo nipote Carlo di Durazzo. Successivamente, cambiò idea designando per la successione Luigi I d'Angiò di Provenza. Carlo di Durazzo, allora, si impossessò di Napoli e fece uccidere Giovanna. Luigi scese dalla Francia in Puglia nel 1383, per far valere i suoi diritti, ma l’anno successivo moriva a Bari. A Carlo successe il figlio Ladislao I d'Angiò che continuò, riportando la vittoria finale, la lotta con il figlio di Luigi I, Luigi II d'Angiò.

In questo periodo Modugno non fu più feudo degli arcivescovi di Bari. Non si conosce con certezza quale sia stato il monarca a togliere il feudo agli arcivescovi di Bari e quale sia stato l’ultimo di essi a possedere il feudo di Modugno, si suppone sia stato l’arcivescovo Bartolomeo Carafa.

All’inizio del XV secolo Modugno dipendeva dal Governatore di Bari e sarà così fino al 1440 quando viene i in possesso di Gian Antonio del Balzo Orsini, principe di Taranto.

Lotta tra Angioni e Aragonesi

A Ladislao successe la sorella Giovanna II, detta “la pazza”, che dovette lottare contro gli Aragonesi che cercavano di conquistare il Regno di Napoli, partendo dalla Sicilia. La contesa tra Angioini e Aragonesi, proseguì anche sotto il regno di Renato d’Angiò e vide fronteggiarsi in Puglia il principe di Taranto, Gian Antonio del Balzo Orsini, dalla parte degli Aragonesi e il Capitano di Ventura Giacomo Caldora dalla parte degli Angioini che lo nominarono feudatario di Bari e Bitonto.

Modugno parteggiava per gli Aragonesi e Giacomo Caldora la pose sotto assedio, ma non ebbe successo e si accontentò di devastare le compagne circostanti la città. Il quel periodo ci furono molti scontri e ritorsioni tra le città che parteggiavano per le due fazioni. Esse ebbero termine solo quando Alfonso d’Aragona riuscì ad impossessarsi del trono di Napoli nel 1442 con l’aiuto di Filippo Maria Visconti.

Periodo Aragonese

Note

  1. ^ Garruba, Serie Critica dei Sacri Padri Baresi, Edizioni Cannone, Bari 1844
  2. ^ Nicola Trentadue junior, Cenno storico sul culto della Vergine Addolorata di Modugno, Edizioni Cannone, Bari 1876 Errore nelle note: Parametro "nome" non valido nel tag <ref>. Intendevi forse "name"?
  3. ^ Carlo Castiglioni, Il Rinascimento Italiano, Soc. Ed. Internazionale, Torino 1921 Errore nelle note: Parametro "nome" non valido nel tag <ref>. Intendevi forse "name"?
  4. ^ G. Petroni, Storia di Bari, Editore Fibreno, Napoli 1858 Errore nelle note: Parametro "nome" non valido nel tag <ref>. Intendevi forse "name"?