Sbarco in Sicilia

campagna militare della seconda guerra mondiale

Lo sbarco in Sicilia (denominato in codice operazione Husky) fu un'operazione militare, avvenuta durante la seconda guerra mondiale, messa in atto dagli Alleati. Fu la prima operazione delle truppe alleate sul suolo italiano durante il conflitto; e costituì l'inizio della campagna d'Italia.

Sbarco in Sicilia
parte della campagna d'Italia della seconda guerra mondiale
Soldati britannici in marcia durante la campagna in Sicilia
Data9 luglio 1943 - 17 agosto 1943
LuogoSicilia
Esitovittoria degli Alleati
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
225.000 italiani[1]
60.000 tedeschi[1]
260 carri armati
1.400 aerei[2]
250.000 statunitensi
228.000 inglesi
14.000 veicoli
600 carri armati
1.800 cannoni[3]
2.590 navi[4]
Perdite
173.939 perdite
(9.139 morti, 40.370 feriti, 124.430 prigionieri)[5]:
  • Germania (bandiera) Germania:
    4.561 morti
    7.870 feriti[6]
    7.569 prigionieri[1]
  • Italia (bandiera) Italia:
    4.578 morti[7]
    32.500feriti[7]
    116.861 prigionieri[7]
25.664 perdite
(6.655 morti, 15.683 feriti, 3.326 prigionieri)[5]:
  • Stati Uniti (bandiera) USA:
    2.899 morti e dispersi
    6.471 feriti
    598 prigionieri
  • Regno Unito (bandiera) Regno Unito:
    3.194 morti
    7.548 feriti
    2.644 prigionieri
  • Canada (bandiera) Canada:
    562 morti
    1.664 feriti
    84 prigionieri
  • Voci di battaglie presenti su Wikipedia

    L'operazione Husky costituì una delle più grandi operazione anfibie della seconda guerra mondiale. Le grandi unità impegnate appartenevano alla 7ª armata statunitense, al comando del generale George S. Patton, e l'8ª Armata britannica, al comando del generale Bernard Law Montgomery, riunite nel 15º Gruppo di Armate, sotto la responsabilità del generale britannico Harold Alexander.

    Dal punto di vista strategico la campagna ebbe un esito deludente per gli Alleati che non riuscirono ad impedire la ritirata delle effcienti truppe tedesche del generale Hans-Valentin Hube che erano state impegnate nella difesa nell'isola, ma dal punto di vista politico lo sbarco in Sicilia ebbe decisiva influenza in Italia: favorì la destituzione di Benito Mussolini, la caduta del fascismo e il successivo armistizio di Cassibile.

    Premesse

      Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo fronte e Conferenza di Casablanca.

    Fin dalla fine del 1941, soprattutto sotto la spinta del leader sovietivo Iosif Stalin, il cui esercito era in quel momento fortemente impegnato nel contrastare l'avanzata della Wehrmacht sul fronte orientale, gli Alleati tennero una serie di conferenze con l'obiettivo di pianificare l'apertura di un secondo fronte in Europa per distrarre forze tedesche da est. In una prima conferenza a Washington a cui presero parte il primo ministro britannico Winston Churchill e il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, con la presenza del ministro degli esteri sovietico Vjačeslav Molotov, i leader stabilirono che un attraversamento in forze della Manica sarebbe stato impossibile nel 1942. Solo con una seconda conferenza nel giugno del 1942 i massimi vertici politico-militari alleati decisero di affrontare di petto la questione del "secondo fronte"[8]. La delegazione britannica si scontrò subito con quella statunitense, che aveva nel suo capo di stato maggiore, generale George Marshall, un convinto assertore della teoria secondo la quale l'attacco all'Europa doveva passare dalla via più breve e diretta, cioè con uno sbarco nelle coste settentrionali francesi. La discussione fu subito aspra, ma alla fine prevalsero i britannici che convinsero Marshall e Roosevelt a dare priorità ad un attacco contro le forze collaborazioniste francesi in Algeria e Marocco per poi collaborare insieme all'esercito britannico in Egitto alla distruzione di tutte le forze dell'Asse schierate in Nord-Africa, tra cui il famoso Deutsches Afrikakorps del feldmaresciallo Erwin Rommel [9].

    Nonostante le proteste sovietiche per la decisione anglo-americana di sbarcare in Africa, rinunciando all'apertura del secondo fronte in Europa, che Churchill cercò di limitare con la promessa di utilizzare l'invasione del Nord Africa come trampolino di lancio per un attacco all'Italia, definito il «ventre molle» dell'Asse, l'8 novembre 1942 si mise in moto l'Operazione Torch con gli sbarchi alleati in Algeria e Marocco. Nel giro di qualche mese le forze alleate cominciarono a capovolgere la situazione sia in Africa che sul fronte orientale, mentre i bombardieri anglo-statunitensi colpivano sempre più duramente i centri industriali della Germania e del nord Italia[10].

    A quel punto Churchill e Roosevelt decisero di incontrarsi di nuov nella città di Casablanca, in Marocco, con l'obiettivo di decidere come continuare il conflitto[11]. Fin da subito si palesarono le divergenze di opinioni tra i due staff politico-militari; mentre l'ammiraglio Ernest King premeva per concentrare gli sforzi statunitensi nel Pacifico, sir Alan Brooke, capo dello stato maggiore imperiale, ribatté che la guerra poteva essere vinta solo sconfiggendo prioritariamente Hitler in Europa. Ma mentre gli statunitensi non avevano alcun piano concreto da esporre, se non la proposta di Marshall di spostare le truppe alleate, non appena si fossero vittoriosamente concluse le operazioni in Africa, gli esperti britannici arrivarono alla conferenza portando con sé i piani particolareggiati per l'invasione della Sicilia (nome in codice "Husky") o in alternativa della Sardegna ("Brimstone"), e di questo si cominciò a discutere[12]. Il generale Marshall, non poté non riconoscere che un attacco in Sicilia - assai meglio che in Sardegna - avrebbe comportato due vantaggi di tutta evidenza: impegnare a fondo per la difesa dell'isola le numerose forze dell'Asse, e con la sua conquista la possibilità di rendere più navigabile il Mediterraneo, accorciando, attraverso Suez, le rotte delle navi fra il Pacifico e l'Atlantico, costrette sin allora al lungo e pericoloso periplo dell'Africa. Il 22 gennaio, nella riunione conclusiva, si giunse all'accordo che avrebbe consentito a Churchill e Roosevelt di impartire l'ordine di invasione della Sicilia nel mese di giugno, con le forze alleate sotto il comando unificato del generale Dwight D. Eisenhower, che godeva della massima stima di Marshall, e che mise bene in luce le sue abilità politiche e "mediatrici" durante l'operazione Torch. I comandi operativi delle tre armi furono assegnate ai soli britannici; l'esercito nelle mani del generale Harold Alexander, la marina in quelle dell'ammiraglio Andrew Cunningham, e l'aeronautica affidata al maresciallo sir Arthur Tedder; con grande soddisfazione di Alan Brooke, che annotò sul suo diario: «avevamo spinto Eisenhower nella stratosfera e nella rarefatta atmosfera di un comandante supremo», il che avrebbe, secondo il generale, dato enormi libertà ai britannici[13].

    Durante la conferenza vennero però discussi temi anche prettamente politici, soprattutto per lenire la diffidenza di Stalin nei confronti degli Alleati. Il leader sovietico fu rassicurato dalla dichiarazione in base alla quale la guerra sarebbe finita solo con la «resa incondizionata» della Germania nazista e dell'Italia fascista, scongiurando il timore di Stalin di accordi separati dell'ultimo momento tra i due alleati e la Germania, in funzione antisovietica[14]. Mentre la decisione riguardante la resa incondizionata dell'Italia fu dettata soprattutto dalla volontà politica del gabinetto di guerra britannico, che preferiva avere impegnata la Germania in Italia piuttosto che l'Italia, considerata il punto debole dell'Asse, contro la Germania. Churchill sognava la caduta del fascismo e del suo leader Benito Mussolini, e un riposizionamento della monarchia sabauda, e con Roosevelt condivise la considerazione di escludere l'Italia dalla richiesta di resa incondizionata, ma il gabinetto di guerra e il capo dell'opposizione Clement Attlee, diedero il loro netto rifiuto[15]. Le delegazioni lasciarono Casablanca apprendendo che l'8ª Armata di Bernard Law Montgomery era entrata a Tripoli, mentre a Stalingrado i tedeschi erano ormai prossimi alla resa, mentre le truppe sovietiche dilagavano in Ucraina orientale. Il 1943 iniziò sotto i migliori auspici, uno dei pochi a non essere soddisfatto dei risultati della conferenza era il generale Marshall, il quale rimase convinto della secondaria importanza di un fronte in Italia a dispetto di quello principale che si sarebbe dovuto aprire in Francia. Non della stessa opinione fu il ministro degli esteri di Mussolini, Galeazzo Ciano, il quale scrisse sul suo diario: «Giunge notizia della conferenza di Casablanca. Troppo presto per dare un giudizio, ma sembra una cosa seria, molto seria. Non approvo né condivido le facili ironie della nostra stampa»[16].

    Anche in seno agli alti comandi dell'Asse ci si interrogava sul luogo in cui sarebbe stato attuato il prevedibile sbarco. In linea generale gli italiani - Mussolini per primo - pensavano che lo sbarco sarebbe stato effettuato in Sicilia, come dello stesso parere erano il generale Vittorio Ambrosio, succeduto a Ugo Cavallero come capo di stato maggiore italiano, e il generale Alfredo Guzzoni, comandante delle forze in Sicilia. I tedeschi ritenevano invece che gli Alleati avrebbero scelto la Sardegna o la Corsica; questa convinzione non consentì un maggiore afflusso di truppe tedesche nell'isola. Questa decisione fu in parte giustificata dal fatto che i tedeschi erano perfettamente a conoscenza delle precarie difese costiere siciliane, ed erano convinti che sarebbe stato comunque impossibile mantenere l'isola se attaccata da forze potenti, soprattutto considerando l'alto rischio delle divisioni italo-tedesche di rimanere intrappolate sull'isola. Hitler inoltre, già cominciava a diffidare dei suoi alleati italiani e preferì tenere le sue divisioni disposte in modo che, in caso di bisogno, fossero pronte a intervenire dove si presentasse il pericolo maggiore, sia da parte alleata che da parte italiana[17].

    Pianificazione

      Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Mincemeat.

    I piani d'invasione anglo-statunitensi furono assegnati a un gruppo strategico, la HQ Force 141, insediatasi nell'Ecole Normale Bouzareah nei pressi di Algeri, e il generale statunitense Mark Wayne Clark fu designato a capo di una nuova armata, la , con il compito di preparare l'invasione di una delle due isole del mar Tirreno, la Sardegna o la Sicilia[18]. Ma fu solo con il rientro di Roosevelt da Casablanca, e la decisione di puntare alla Sicilia, che l'operazione Husky assunse ritmi pressanti. I capi dello stato maggiore congiunto confidavano in tempi rapidi, e Marshall indicò ad Eisenhower la fine di marzo, o al massimo la prima decade di aprile, come la data limite per gli sbarchi. Diplomaticamente Eisenhower accolse l'invito del comandante in capo e ordinò ai suoi di attivarsi per uno sbarco in primavera, anche se era ben consapevole che le previsioni meteorologiche indicavano quale periodo più adatto, perché illune, dal 28 giugno al 10 luglio 1943[19].

    Il ruolo dei servizi segreti

    Sebbene un attacco all'Italia fu deciso da americani ed inglesi durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943 e la sua pianificazione ed organizzazione vennero affidate al generale Dwight Eisenhower, un "piano Sicilia", (Italy (Sicily) Project), presentato al generale Donovan, capo dell'Office of Strategic Services (OSS) fin dal 9 settembre 1942[20]. Il documento, firmato da Earl Brennan, futuro direttore dell'OSS in Italia, riguardava il reclutamento e l'impiego di sei agenti di origine siciliana, il cui compito era lo spionaggio, tramite due radio ricetrasmittenti a onde corte.

    La trattativa fra servizi segreti dello stato americano ed esponenti di cosa nostra passò attraverso l'Office of Strategic Services, diretto dal generale William Joseph Donovan[21]: gerarchicamente, l’OSS in Europa dipendeva da Allen Dulles[22], che aveva la propria sede in Svizzera. In Italia l'OSS era diretto da Angleton e il vice direttore era Earl Brennan. Il diretto dipendente di Brennan era l'italoamericano Biagio Massimo Corvo, di famiglia antifascista e di origini siciliane, noto come "Max", il quale aveva nome in codice "Marat", numero di matricola 45[23].

    Max Corvo aveva presentato un proprio piano strategico per l'invasione della Sicilia e fu incaricato da Earl Brennan di organizzare i propri uomini formando un'unità militare[24] chiamata "Gruppo Earl", ma nota fra le forze armate americane come the mafia circle (il circolo della mafia)[25], come esplicitamente dice un rapporto dell'OSS del 1945 (rapporto 06500/2-245) [26], inframmezzandolo, per non dare nell'occhio, con la partecipazione di elementi insospettabili d'ispirazione socialista. Su indicazione di Allen Dulles, stabilì ulteriori contatti con Victor Anfuso, un avvocato di New York, e Vincent Scamporino, avvocato di Middletown. Max Corvo disse che altri mafiosi come Lucky Luciano, Vito Genovese, Albert Anastasia e altre persone delle organizzazioni criminali italoamericane inserite nell'operazione Underworld, un giovane raccomandato dallo stesso Luciano, Michele Sindona, e anche un certo Licio Gelli[23], non furono mai reclutate. In realtà Walter Winchell, un giornalista, ha riferito che Luciano nel 1947 sarebbe stato proposto per la Medaglia d'oro del Congresso degli Stati Uniti per servigi nello sbarco di Sicilia[27],[28]. Vito Genovese era presente fra il personale dell'AMCOT, ufficialmente come interprete di Charles Poletti [29], Albert Anastasia, era entrato nell'Esercito degli Stati Uniti e fu collaboratore del colonnello Charles Poletti[30], capo degli Affari Civili della VII armata americana, responsabile della Sicilia.

     
    Piano di sbarco e dislocazione delle forze dell'Asse in Sicilia

    Max Corvo e la sua squadra vennero sbarcati in Nord Africa a maggio 1943. Poi, tre giorni dopo l'attacco, l'unità prese terra a Falconara, vicino a Gela, e si stabilì nel castello della cittadina. A Melilli Max Corvo incontrò padre Fiorilla, parroco di San Sebastiano, e parente di uno dei suoi uomini e poi andò ad Augusta, sua città natale, per reclutare collaboratori locali. Intanto gli agenti dell'OSS, al comando di Max Corvo e di Vincent Scamporino, occuparono le isole più piccole intorno alla Sicilia, fra cui Favignana e liberarono dalla prigione numerosi boss della mafia[26], che furono arruolati nel nascente servizio dell'OSS in Italia, Servizio informazioni militare, circa 850 "uomini d'onore" raccomandati dai capi mafiosi siciliani, che dopo l'occupazione assunsero cariche pubbliche nell'amministrazione militare del colonnello Charles Poletti: in provincia di Palermo ci furono 62 sindaci mafiosi.[23].

    Le forze in campo

    Asse

    Il generale Alfredo Guzzoni comandante della 6ª Armata italiana in Sicilia
    Il generale Hans-Valentin Hube, comandante del 14º Panzerkorps

    La Sicilia era sotto la responsabilità del generale d'armata Alfredo Guzzoni, comandante in capo della 6ª Armata. Essa si componeva della 206ª Divisione Costiera, nell'estremo sud-est dell'isola; della 207ª Divisione Costiera a Licata in località S. Oliva, nelle vicinanze dell'omonima stazione ferroviaria tuttora esistente; della 18ª Brigata costiera a Gela. Nell'entroterra erano schierate la 4ª Divisione fanteria "Livorno" e la 54ª Divisione fanteria "Napoli". Nel settore occidentale dell'isola, inoltre, si trovavano la 28ª Divisione fanteria "Aosta" e la 26ª Divisione fanteria "Assietta". In totale, la 6ª Armata contava circa 220.00 effettivi, dei quali 170.000 combattenti; la grande unità, però era afflitta dall'obsolescenza o scarsità di materiale bellico moderno e difettava gravemente di mezzi motorizzati e corazzati, eccezion fatta per un battaglione di semoventi M.41 da 90/53 in dotazione alla "Livorno".

    Le forze italiane erano affiancate all'inizio da due divisioni tedesche: la Hermann Göring e la 15. Panzergrenadier-Division, unità costituita con i resti della 15. Panzer-Division ma ancora in formazione e divisa in gruppi tattici sparpagliati sul territorio con meno di sessanta carri complessivi. Il tenente generale Frido von Senger und Etterlin fungeva da ufficiale di collegamento del comando tedesco con il generale Guzzoni[31]. In totale, le forze tedesche in Sicilia ammontavano inizialmente a circa 30.000 uomini e potevano contare su equipaggiamenti decisamente superiori ai loro alleati italiani, compresa una decina di carri pesanti Panzer VI Tiger I.

    Dopo lo sbarco alleato giunsero in Sicilia anche il 3° Reggimento della 1. Fallschirmjäger-Division (12 luglio) e la 29. Panzergrenadier-Division (18 luglio); per dirigere tutte le forze tedesche il 16 luglio venne trasferito dalla Calabria il comando del XIV Panzerkorps comandato dal General der Panzertruppen Hans-Valentin Hube che da quel momento diresse tutte le operazioni dell'Asse sull'isola.

    La Regia Marina non fu capace di fornire un adeguato supporto. Supermarina non si assunse la responsabilità di inviare la flotta a difesa dell'isola e tentò di scaricare la responsabilità sul capo di stato maggiore di prendere tale decisione; si ebbero numerose discussioni che condannarono la flotta all'inoperosità.[32] Neppure i numerosi sommergibili in agguato a sud della Sicilia ottennero risultati: nel corso della campagna andarono perduti l'Ascianghi, il Bronzo, il Flutto, il Nereide, l'Argento e l'Acciaio con 152 uomini d'equipaggio; i battelli riuscirono solo a danneggiare gli incrociatori leggeri HMS Cleopatra e HMS Newfoundland e ad affondare la motocannoniera MGB 641[33][34].

    Alleati

    Il generale Patton comandante della 7ª Armata statunitense
    Il generale Bernard Montgomery, comandante dell'8ª Armata britannica

    Per l'operazione Husky, Regno Unito e Stati Uniti avevano radunato una vasta flotta. La Royal Navy schierò sei navi da battaglia (HMS Nelson, HMS Rodney, HMS Warspite, HMS Valiant; di riserva ad Algeri la "Forza Z" con la HMS Howe e la HMS King George V), due portaerei (HMS Formidable, HMS Indomitable, nove incrociatori HMS Orion, HMS Newfoundland, HMS Mauritius, HMS Uganda, HMS Aurora, HMS Penelope, HMS Euryalus, HMS Cleopatra, HMS Sirius, HMS Dido) e ventisette cacciatorpediniere. Le forze di appoggio diretto contavano due monitori, l'incrociatore HMS Delhi, otto cacciatorpediniere, quattro cannoniere, cinque mezzi da sbarco trasformati in batterie galleggianti e sei mezzi da sbarco con lanciarazzi. La United States Navy contribuì con i cinque incrociatori leggeri USS Boise, USS Savannah, USS Philadelphia, USS Brooklyn e USS Birmingham e 25 cacciatorpediniere. Tra questi figuravano anche unità appartenenti a paesi occupati: il polacco ORP Krakowiak e il greco Adrias, che insieme al cacciatorpediniere britannico HMS Quantock affrontarono tre S-Boot tedesche nella notte del 20 luglio, affondandone due.

    Il corpo di spedizione alleato era articolato sulla 7ª Armata statunitense del generale George Smith Patton (, e 45ª Divisione fanteria) e sull'8ª Armata britannica (XXX Corpo d'armata formato dalla 1ª Divisione canadese, dalla 51ª Divisione e dalla 231ª Brigata "Malta"; XIII Corpo d'armata costituito dalla 5ª e 50ª Divisione). Inoltre furono schierate l'82ª Divisione aviotrasportata statunitense, la 1ª Brigata Paracadutisti britannica e la 1ª Brigata Aviotrasportata britannica, distaccate dalla 1ª Divisione aviotrasportata: queste forze erano state incaricate di eseguire lanci notturni dietro le spiagge e scompaginare il dispositivo difensivo degli italo-tedeschi, attaccare posti di comando e facilitare la penetrazione nell'entroterra delle truppe dalle teste di ponte.

    Operazioni preparatorie

    L'invasione di Pantelleria e delle Pelagie

      Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Corkscrew e Presa di Lampedusa.

    I primi segnali dell'invasione si ebbero già l'11 giugno 1943), con la presa dell'isola di Pantelleria,[35] primo lembo di terra italiana a cadere in mano alleata, seguita alla presa di Lampedusa avvenuta il 13 giugno.

    A Pantelleria, dopo un violentissimo bombardamento aereo, il comandante italiano chiese e ottenne da Mussolini il permesso di arrendersi, facendo credere di non avere scorte idriche. In realtà le capaci caverne dell'isola, che già ospitavano degli hangar per l'aviazione, erano in grado di offrire un riparo sicuro a tutta la popolazione civile e militare dell'isola, e le scorte idriche e alimentari erano tutt'altro che esaurite. Gli alleati fecero circa 11.000 prigionieri tra le forze italiane.[senza fonte]

    Gli sbarchi

    Sbarco statunitense a Gela

     
    Truppe statunitensi sbarcano da degli LCVP messi in mare dalla nave trasporto d'attacco USS Joseph T. Dickman (APA-13) a Gela tra il 10 e il 12 luglio 1943.

    La città di Gela fu teatro nei primi giorni dello sbarco di avvenimenti di grande importanza fu nel luglio del 1943 che truppe americane qui sbarcate, ne occuparono dopo aspri combattimenti la rada e l’abitato. Gli americani della 1a divisione di fanteria del generale Allen, composta da sette battaglioni con reparti d'appoggio e da due battaglioni di Rangers, sbarcarono su un fronte di 41 chilometri con l’obiettivo primario di occupare Gela e l’aeroporto di Ponte Olivo. Il primo contingente americano sbarcò sulla spiaggia di Gela alle ore 3,03. La città, nonostante la resistenza dei soldati italiani, che lasciarono sul campo 197 morti, fu occupata verso le ore 8.

    Avuta notizia dello sbarco nella zona di Gela, il comando delle truppe dell’Asse dispose un contrattacco avvalendosi delle unità del gruppo mobile E, del battaglione semoventi della divisione Livorno e della divisione Hermann Göring. Nonostante alcuni successi il contrattacco terminò con un fallimento.

    Gli americani, però, dopo aver conquistata Gela, l’indomani dello sbarco subirono una seconda controffensiva in forze delle truppe dell’Asse. La divisione italiana Livorno della VI armata al comando del generale Guzzoni e la divisione tedesca Hermann Göring copirono duramente le forze Alleate sbarcate al punto tale quasi da ricacciarlie in mare, ma non riuscirono in tale intento per l’arrivo di mezzi corazzati americani di rinforzo da Licata e da Scoglitti, per l'appoggio aereo tattico, per il fuoco dei mortai e, in particolare, per l’azione della marina e dell’aviazione anglo-americane che salvarono le sorti di quella prima fase della battaglia di Sicilia che fu combattuta sulla Piana di Gela.

    Gli scontri della Battaglia di Gela terminarono nel primo pomeriggio del 12 luglio. Gela così fu la prima città d’Europa a essere liberata[36][37].

    Lo sbarco a Licata (settore JOSS)

     
     
    L'affondamento della nave americana Liberty Robert Rowan colpita da un bombardiere tedesco durante lo sbarco a Gela l'11 luglio.

    La 7ª Armata americana, comandata dal Generale Patton, sbarcò a Licata la 3ª Divisione Fanteria comandata dal generale Truscott. Alle 2,45 della notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 iniziò lo sbarco di 20.000 uomini a Licata, Spiaggia di Mollarella e Poliscia ore 2,57. Altri sbarchi avvennero, nei giorni seguenti a Gela, dove tremila paracadutisti furono lanciati nell'entroterra, e a Scoglitti, nel ragusano. In 24 ore furono sbarcati 160.000 uomini. Stuka italiani affondarono il cacciatorpediniere USS Maddox[38] e la nave ospedale indiana Talamba[39].

    La 7ª Armata Statunitense comandata dal generale Patton, nelle prime ore del mattino del 10 luglio, sbarcò la 3ª Divisione Fanteria (3rd Infantry Division)[40] comandata dal Maggiore Gen. Lucian King Truscott (Joss Force), che era composta da 3 Reggimenti di Fanteria: Il 7º Reggimento Fanteria, il 15º Reggimento Fanteria e il 30º Reggimento Fanteria. Lo sbarco dei 3 reggimenti avvenne contemporaneamente, in quattro arenili della costa di Licata. L'ora "H" ebbe inizio alle ore 2.45 del 10 luglio 1943 e quindi iniziarono le operazioni di sbarco nelle spiagge prestabilite. Alle 2,57 sulla baia o spiaggia di Mollarella e Poliscia toccarono terra i primi carri armati americani. La 3ª Divisione Fanteria (3rd Infantry Division) sbarcò a ovest della città di Licata con il gruppo d'attacco Gaffi, comandato dal capitano Sabin, sulla spiaggia di Torre di Gaffe, denominata spiaggia rossa. Il gruppo d'attacco Molla, comandato dal capitano Robert Morris, sbarcò sulla baia o spiaggia di Mollarella e Poliscia, denominate spiaggia verde 1 e spiaggia verde 2. Recentemente, il 10 luglio 2011 una stele marmorea commemorativa è stata deposta in memoria dell'evento. Ad est di Licata sbarcò il gruppo d'attacco Salso nell'arenile della Playa e Montagna Grande, denominate spiagge verdi. Il 10 luglio 2013, in ricordo dei 70 anni dello sbarco, è stata deposta una stele commemorativa. Il quarto gruppo d'attacco denominato Falconara, comandato dal Capitano H.E. Nelson, sbarcò nella spiaggia di Falconara, denominata spiaggia blu, sita nelle immediate vicinanze della stazione di Falconara. Già la mattina del 10 luglio nel Municipio di Licata si insediava il Maggiore Frank Toscani, come capo degli affari civili del Governo Militare Alleato AMGOT. Anche Il porto di Licata fu conquistato dalla Joss Force la mattina del 10 luglio e aperto alle navi alle ore 13 circa. Nei giorni successivi, gli Alleati proseguirono verso la Sicilia Nord Occidentale verso le città di Agrigento, Palermo e Trapani. La 3ª Divisione Fanteria, comandata dal Generale Truscott, il giorno 21 e 22 luglio giunse a Palermo. Nella piana di Licata, piano Romano - Bugiada, gli Alleati realizzarono qualche giorno dopo lo sbarco, una pista di atterraggio per aeroplani.

    A circa 7 chilometri di Licata, nelle vicinanze della stazione Sant'Oliva o Santa Oliva, c'era il comando del 139º Reggimento fanteria costiero, facente parte della 207ª Divisione Costiera del Regio Esercito. Nelle acque della costa di Licata, Tra Torre di Gaffe e Falconara, per un tratto di circa 22 chilometri, diverse navi della U.S. Navy furono impegnate: i cacciatorpediniere e USS Roe (DD-418) nel settore "Gaffi", gli incrociatori Brooklyn, i cacciatorpediniere USS Bristol (DD-453) e USS Edison (DD-439) e i dragamine USS Seer (AM-112) e USS Sentinel (AM-113), che insieme alle navi trasporto truppe britanniche HMS Princess Charlotte e HMS Princess Astrid costituivano il Task Group 86.3 operante nel settore "Molla". Nel settore Gaffi, nelle prime ore del mattino del 10 luglio 1943, entrarono in collisione i due cacciatorpediniere Swanson e Roe, che dovettero tornare a Biserta per le riparazioni. Il dragamine Sentinel, mentre era in pattugliamento antisommergibile nelle prime ore del mattino del 10 luglio, fu attaccato ripetutamente e bombardato aerei tedeschi[41]; nonostante alcuni colpi messi a segno col suo armamento antiaereo su alcuni Me. 210 e venendo colpito più volte nello scafo causando anche la perdita della propulsione e dell'elettricità, l'equipaggio venne evacuato sulle SC-580, LCI-33 e PC-550, e alle 10:30 si capovolse, affondando alle 10:45[41].

    I combattimenti e l'avanzata alleata

     
    Il generale Patton a Palermo riceve il 28 luglio 1943 il gen. Montgomery all'aeroporto

    Tra il 10 e l'11 luglio la divisione tedesca Hermann Goering e quella italiana Livorno contrattaccarono nella piana di Gela, dove fu combattuta l'omonima battaglia: i contrattacchi dei "gruppi mobili" italiani, reparti di formazione motocorazzati costituiti ciascuno da circa 1.500-2.000 uomini, una dozzina di carri o semoventi ed una batteria d'artiglieria, misero in difficoltà le posizioni alleate; efficace in tal senso fu la carica di circa 30 carri Renault R-35 (preda bellica francese e ivi utilizzati dal 131º Reggimento carri), che attraversarono quasi tutta la testa di ponte americana mettendo - insieme agli attacchi della Livorno (l'unica fra le divisioni italiane parzialmente motorizzata) e della Hermann Goering - a rischio tutto il piano d'invasione della 7ª Armata USA; che però riuscì anche grazie all'appoggio dei bombardamenti navali alleati.[senza fonte] Anche gli assalti del 429º battaglione costiero del regio esercito italiano, male armato, poco addestrato e addirittura deficiente nelle dotazioni di base (ad esempio, non tutti avevano scarpe, che si passavano a chi doveva fare i turni di guardia) furono tuttavia in grado di arrestare l'avanzata degli alleati, seppur temporaneamente.[senza fonte] L'appoggio diretto delle navi da guerra, con un preciso e puntuale intervento di controbatteria e di bombardamento delle unità italiane e tedesche segnalate dalla ricognizione aerea, furono di grande importanza per la riuscita degli sbarchi ed il consolidamento successivo delle teste di ponte.

    La notizia dei contrattacchi italiani venne riportata dai principali quotidiani degli Stati Uniti, ad esempio il New York Times scrisse: «Con il sostegno di non meno di quarantacinque carri armati, una notevole forza di fanteria della divisione Livorno attaccò le truppe statunitensi nei dintorni di Gela. La divisione americana li ha respinti con gravi perdite. Questa è stata la risposta più forte per l'avanzata degli Alleati»[42]. Un gruppo di 18 carri Renault R35, comandati dal tenente colonnello Massimo d'Andretta - della 54ª Divisione fanteria "Napoli" - ruppero inoltre le posizioni detenute dal 2º Battaglione Reggimento Wiltshire[43], il 10 luglio, e vennero fermati dal fuoco anticarro solo dopo aver raggiunto nella periferia di Siracusa Priolo e Floridia[44].

    La battaglia per la Sicilia

    Intervento delle riserve tedesche

     
    Postazione antiaerea della 29. Panzergrenadier-Division in azione nello stretto di Messina nell'estate 1943.

    Le notizie dell'invasione provocarono l'immediata reazione dell'alto comando tedesco che mise in allarme subito la 1. Divisione paracadutisti che si trovava di riserva in Francia ad Avignone; il comandante della formazione, generale Richard Heidrich, venne convocato a Roma dove conferì con il feldmaresciallo Kesselring che gli comunicò la notizia che la sua divisione sarebbe stata trasferita in Sicilia a partire dalla notte del 12 luglio[45]. Il giorno seguente il feldmaresciallo Kesselring giunse in volo sull'isola per valutare personalmente la situazione; il militare tedesco diede un giudizio negativo dell'andamento della battaglia e ritenne inevitabile abbandonare la parte sud-occidentale dell'isola; inoltre Kesselring, che aveva già fatto intervenire i reparti scelti di paracadutisti, informò Hitler che erano necessari ulteriori rinforzi con urgenza[46].

    Il 14-15 luglio 1943 Hitler e l'alto comando tedesco presero le prime misure operative per rafforzare lo schieramento dell'Asse in Sicilia ed impedire una rapida vittoria alleata; venne predisposto l'invio di numerose batterie anti-aeree per intralciare il predominio aereo del nemico e vennero date le prime disposizioni per il trasferimento nell'isola della eccellente 29. Panzergrenadier-Division che ricevette gli ordini di movimento il 18 luglio[47]. Venne inoltre attivato il quartier generale del XIV Panzerkorps che, al comando dell'energico e determinato generale Hans-Valentin Hube, un veterano della battaglia di Stalingrado, avrebbe dovuto subito assumere il comando di tutte le forze tedesche in Sicilia[47]. Il feldmaresciallo Kesselring si incontrò a Milazzo lo stesso 16 luglio con il generale Hube e gli diede le prime disposizioni operative.

     
    Truppe tedesche attraversano su chiatte lo stretto di Messina per prendere parte alla difesa della Sicilia.

    Il comandante del XIV Panzerkorps avrebbe dovuto consolidare, con l'aiuto delle truppe tedesche in arrivo, una linea difensiva davanti al massiccio dell'Etna e bloccare un'ulteriore avanzata alleata; il feldmaresciallo Kesselring riteneva tatticamente opportuno cedere terreno per salvaguardare le linee di comunicazione con il continente[47]. Hube avrebbe avuto a disposizione le batterie anti-aeree pesanti. Kesselring era ottimista come sempre ma non condivideva le opinioni di Hitler che addirittura sperava di poter intrappolare in Sicilia le truppe alleate sbarcate tagliando le loro comunicazione via mare; il comandante superiore tedesco promise al generale Hube ulteriori rinforzi ma lo informò che stava prendendo in considerazione piani per una evacuazione generale; il compito del comandante del XIV Panzerkorps sarebbe stato quello di "rimandare il più a lungo possibile" la ritirata[47].

    Nel frattempo la sera del 12 luglio erano già atterrati a sud di Catania i paracadutisti tedeschi del 3° Reggimento del esperto tenente colonnello Ludwig Heilmann; questi reparti, partiti d'urgenza dalla Francia, vennero lanciati con notevole precisione e si misero subito in movimento per rafforzare il fronte italo-tedesco[48]. Due battaglioni si unirono con il Kampfgruppe del colonnello Wilhelm Schmalz che sbarrava insieme ai resti della divisione Napoli le alture a nord-est di Augusta, mentre un altro battaglione di paracadutisti si schierò sulla destra di Schmalz in collegamento con i reparti della "Hermann Göring". Il 13 luglio arrivò direttamente sull'aeroporto di Catania ancora un altro battaglione di paracadutisti tedeschi che si affrettò lungo la strada costiera in direzione del fiume Simeto[49]; il reparto del capitano Laum schierò i suoi uomini due chilometri a sud dell'importante ponte di Primosole. Nel frattempo Heilmann aveva già incontrato il colonnello Schmalz con cui aveva concordato di cooperare per difendere Leontini che venne attaccata in forze il 13 luglio dai britannici della 50ª Divisione del generale Kirkman che tuttavia non riuscì a guadagnare terreno; anche l'attacco della 5ª Divisione britannica da sud-est venne fortemente contrastato da un reggimento di Panzergenadier e da due battaglioni di paracadutisti[50].

    La battaglia nella piana di Catania

    Il brillante successo degli sbarchi britannici aveva convinto il generale Montgomery che la situazione era molto favorevole e che sarebbe stato possibile avanzare audacemente in profondità; egli prevedeva un attacco principale verso Catania con il XIII Corpo d'armata del generale Dempsey, mentre una manovra secondaria sarebbe stata effettuata all'interno dalla Harpoon Force del generale Leese in direzione di Caltagirone, Enna e Leonforte; Montgomery era ottimista, il 12 luglio scrisse al generale Alexander che sperava "di catturare Catania intorno al 14 luglio"[51].

    Il generale Hans Hube era un generale aggressivo e non molto dotato di qualità diplomatiche; appena giunto sull'isola aveva subito chiarito in un incontro con il generale Guzzoni che egli era responsabile solo di fronte al feldmaresciallo Kesselring e che in pratica avrebbe diretto tutte le operazioni dell'Asse in Sicilia[52]. Il comandante della 6ª Armata italiana[53]non era in condizione di contestare le brusche affermazioni di Hube e dovette ben presto limitarsi ad emanare solo disposizioni amministrative senza poter interferire nella condotta tattica della battaglia[52]. Sul campo si verificarono ben presto contrasti tra truppe tedesche e italiane; i reparti della 29. Panzergrenadier-Division per migliorare la loro mobilità si impadronirono con la forza, secondo gli ordini ricevuti, dei mezzi motorizzati di formazioni italiane non combattenti e vi furono scontri a fuoco tra i soldati delle due potenze dell'Asse[52].

    Come parte degli sbarchi via mare a sud di Agnone, circa 400 uomini della 3 Commando Brigade, sotto il comando del tenente colonnello John Durnford-Slater, catturarono il Ponte Malati il 13 luglio, il cui possesso venne perso poco dopo, a causa di un contrattacco da parte del IV Battaglione Artiglieria semoventi, sotto il comando del tenente Colonnello Francesco Tropea, e della 53ª Compagnia Motociclisti.[54][55] Il 16 luglio fu combattuta la battaglia del Simeto, che impegnò gli inglesi dell'VIII armata britannica, bloccando la loro avanzata verso Catania.

    Tra il 2 e il 5 agosto la battaglia di Centuripe portò gli alleati presso valle del Simeto, e nella piana di Catania, ci furono gli ultimi scontri con la 15. Panzergrenadier-Division tedesca e la 28ª Divisione fanteria "Aosta" che contrattaccarono per 24 volte,[56] ma che tuttavia non riuscirono ad impedire l'ingresso a Catania da parte degli alleati il 5 agosto.

    Avanzata americana su Palermo

    Il generale Patton, aggressivo e determinato, aveva raggiunto tutti gli obiettivi iniziali previsti dal piano di operazioni alleato; il 16 luglio la fanteria americana e i Rangers del colonnello William Darby conquistarono anche Agrigento e Porto Empedocle catturando circa 6.000 prigionieri italiani[57]. Molto irritato per il compito secondario affidatogli dal generale Alexander, Patton era deciso ad assumere un ruolo molto più attivo. Il generale riteneva possibile marciare subito con la sua fanteria attraverso le montagne della Sicilia centrale e poi lanciare i mezzi meccanizzati della 2ª Divisione corazzata in una audace avanzata direttamente su Palermo[58]. Patton illustrò il piano al generale Truscott, comandante della 3ª Divisione fanteria e quindi lo propose al generale Alexander che tuttavia il 16 luglio confermò gli ordini; la 7ª Armata doveva rimanere ferma per proteggere il fianco sinistro di Montgomery impegnato nella battaglia nella piana di Catania[59]. Durante un incontro diretto con Alexander a Tunisi il 17 luglio, il generale Patton fece forti pressioni ma non riuscì inizialmente ad ottenere il suo consenso all'avanzata su Palermo.

    Il generale Alexander tuttavia comprendeva che un'avanzata americana verso Enna sarebbe stata tatticamente utile, avrebbe allegerito la pressione nemica su Montgomery, avrebbe isolato la parte occidentale della Sicilia e con la conquista di Palermo, avrebbe reso disponibile un grande porto per migliorare il sostegno logistico alle sue truppe. Egli ritenne anche che fosse preferibile concedere libertà d'azione al brusco generale americano e quindi finì per autorizzare un'avanzata della 7ª Armata al centro dell'isola[60].

    Il 16 luglio l'incrociatore britannico HMS Cleopatra fu silurato e messo fuori combattimento per il resto del conflitto europeo dal sommergibile italiano Dandolo[61]. La presa di Palermo avvenne il 22 luglio con la resa firmata dal gen. Molinero.

    La linea di San Fratello e l'evacuazione tedesca

    Il 27 luglio, due giorni dopo la caduta del Fascismo, il generale Hans Hube ricevette per la prima volta l'ordine dell'alto comando tedesco di iniziare i preparativi per una ritirata generale delle sue truppe attraverso lo stretto di Messina[62]; il generale Guzzoni si era affrettato a garantire la sua collaborazione e la fedeltà all'Asse delle sue truppe ma in realtà il generale italiano era favorevole alla destituzione di Mussolini e in pratica non dirigeva più la difesa della Sicilia[63]. Hube aveva il pieno controllo della situazione e prendeva in totale autonomia le decisioni tattico-operative. Le truppe tedesche continuavano ad opporre forte resistenza lungo tutto il fronte e il comandante del XIV Panzerkorps riuscì nell'ultima settimana di luglio a consolidare la sua linea difensiva che dalla piana di Catania e Adrano raggiungeva Troina e quindi continuava con la cosiddetta Linea di San Fratello fino alla costa settentrionale dell'isola[64]. Il generale Hube fece intervenire la veterana 29. Panzergrenadier-Division del generale Walter Fries per difendere la linea di San Fratello, mentre l'impervio settore di Troina era sbarrato dalla 15. Panzergrenadier-Division[65]. A sud-est di Troina fino alla piana di Catania era in combattimento la Panzer-Division "Hermann Göring" che, rafforzata dalle unità di paracadutisti, continuava ad opporre forte resistenza; la situazione complessiva del fronte dell'Asse a causa della netta inferiorità di uomini e mezzi e della mancanza di supporto aereo rimaneva difficile e poteva sembrare anche disperata, ma i reparti tedeschi erano esperti e agguerriti; non ci furono segni di cedimento o disgregazione tra le truppe del Reich[66].

    I tedeschi si convinsero della fragilità della loro situazione e iniziarono ad approntare i piani per il definitivo abbandono dell'isola. L'operazione Lehrgang, cioè l'evacuazione della Sicilia da parte delle truppe dell'Asse, ebbe infatti inizio il 10 agosto. Il generale Hube riuscì a trasferire in Calabria, per mezzo di imbarcazioni, la gran parte delle truppe tedesche e dei loro mezzi, e anche parte delle truppe italiane, mentre le truppe alleate entrarono a Messina il 17 agosto. L'intera Sicilia fu occupata in 39 giorni,

     
    Palazzo distrutto dai bombardamenti Alleati a Palermo. Fotografia di Horst Grund, luglio 1943

    Bilancio e conseguenze

    L'occupazione alleata e l'AMGOT

      Lo stesso argomento in dettaglio: Allied Military Government of Occupied Territories.

    Occupata la Sicilia, il problema che si poneva, dopo averne tolto il governo ai fascisti, era quello di non lasciarlo in mano ai comunisti e quindi restavano a disposizione i poteri tradizionali della Sicilia, la Chiesa, la mafia[67] e l'aristocrazia. Per far fronte alle esigenze più impellenti, fu istituito un Governo Militare Alleato dei Territori Occupati (AMGOT, Allied Military Government of Occupied Territories). A capo di questo fu indicato il generale inglese Francis Rennell Rodd, mentre gli affari civili vennero affidati al colonnello USA Charles Poletti.

    L'AMGOT diede incarichi di ogni tipo e cariche istituzionali a piccoli e grandi mafiosi: la nomina dei sindaci era sotto la giurisdizione del colonnello Charles Poletti, che si era stabilito all'Hotel Delle Palme, a Palermo. Don Calogero Vizzini fu sindaco di Villalba, Salvatore Malta di Vallelunga, Genco Russo divenne sovraintendente agli affari civili di Mussomeli, Damiano Lumia interprete di fiducia presso il Civil Affairs Office di Palermo, Max Mugnani, uno dei più attivi trafficanti di droga, divenne depositario dei prodotti farmaceutici americani a Cerda, al boss mafioso Vincenzo De Carlo venne affidato il controllo degli ammassi di grano.[29] Solamente il 3 settembre ebbe inizio lo sbarco a Reggio Calabria e quindi l'invasione alleata nella penisola italiana con l'Operazione Baytown, in concomitanza con la firma dell'armistizio, che ebbe luogo a Cassibile, in provincia di Siracusa, quello stesso giorno. La Sicilia rimase sotto l'amministrazione alleata fino al febbraio 1944.

    Galleria fotografica

    Nel cinema e nella TV

    L'Operazione Husky è stata oggetto, parziale o totale, di alcuni film del dopoguerra, tra i quali:

    Note

    1. ^ a b c B. H. Liddell Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, p. 627. Altre fonti riferiscono che i soldati italiani presenti sull'isola erano circa 230.000, compresa la milizia fascista; in: E. Bauer, Storia controversa della seconda guerra mondiale, vo. V., p. 203.
    2. ^ (EN) World War II For Dummies. Keith Dickson. Wiley Publishing, INC. october 2001. ISBN 978-0-7645-5352-3. p. 201
    3. ^ (EN) op. cit. Mitcham & von Stauffenberg (2007), p. 63
    4. ^ E. Bauer, Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. V, p. 201.
    5. ^ a b (EN) op.cit.Mitcham & von Stauffenberg (2007), pp. 305-306
    6. ^ (EN) op.cit. Mitcham & von Stauffenberg (2007), p. 305
    7. ^ a b c I. Montanelli-M. Cervi, Due secoli di guerre, vol. 9, p. 196.
    8. ^ Rocca, pp. 6-8.
    9. ^ Rocca, pp. 8-10.
    10. ^ Rocca, pp. 12-15.
    11. ^ Rocca, p. 15.
    12. ^ Rocca, pp. 16-17.
    13. ^ Rocca, pp. 17-18.
    14. ^ Rocca, pp. 18.
    15. ^ Caruso, pp. 98-99.
    16. ^ Rocca, pp. 19.
    17. ^ Petacco, pp. 125-126.
    18. ^ Caruso, p. 99.
    19. ^ Caruso, p. 102.
    20. ^ [http://casarrubea.wordpress.com/2010/07/13/6652/ Parola di Lucky Luciano, daasarrubea.wordpress.com 13 luglio 2010.
    21. ^ (EN) Networks of Power: Corporate TV's Threat to Democracy. Dennis Mazzocco. South End Press. July 1, 1999. ISBN 0-89608-472-8. pag. 57.
    22. ^ Lo Sbarco alleato in Sicilia del 1943: I Retroscena. Altervista. Eduardo Ambrosio.
    23. ^ a b c Max Corvo e l´OSS in Italia. Oggi notizie. 20 dicembre 2010.
    24. ^ Roberto Faenza e Marco Fini, Gli americani in Italia, Feltrinelli Editore, 1976. pp. 12-13.
    25. ^ Gli alleati sbarcano in Sicilia e creano the mafia circle. Corriere della sera. Mirella Serri. Sette. 29 luglio 2013.
    26. ^ a b Commissione Parlamentare sul Fenomeno della Mafia. (PDF). IX legislatura. articolo 32 legge 13 settembre 1982 n° 646. Doc. XIII n° 3 bis. pag.74.
    27. ^ (EN) Lucky’s Luck: How Charlie Luciano got out of jail and passed go. Gangster Inc. 24 novembre 2010.
    28. ^ (EN) The Strength of the Wolf: The Secret History of America's War on Drugs. Douglas Valentine. Random House Inc. 1º maggio 2004. pag. 137.
    29. ^ a b Mafia & Alleati. Ezio Costanzo. Le Nove Muse. 2006. pag. 155, pag. 180.
    30. ^ Charles Poletti. La corsa infinita. Guerra.
    31. ^ E. Bauer, Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. V, p. 203.
    32. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano, Mondadori, 2001, ISBN 88-04-50150-2.
    33. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. da 360 a 362
    34. ^ Caduti. Regia Marina.
    35. ^ Lo sbarco alleato in Sicilia. Altervista. II conflitto. 6 giugno 1943.
    36. ^ Nuccio Mulè, Lo sbarco alleato in Sicilia, su archeoclubgela.it.
    37. ^ Nuccio Mulè, Sbarco americano a Gela, Gela, Nuccio Mulè, 2008.. Testo fornito di autorizzazione registrata con n. 2015050810010017
    38. ^ (EN) Junkers Ju87 over the Mediterranean, John A Weal, p. 53, Delprado Publishers/Ediciones de Prado, 1996
    39. ^ (EN) Witness Describes Hospital Ship Loss; Injured Paratrooper Relates How Italian Plane Bombed Fully Lighted Talamba, The New York Times, 19/07/1943
    40. ^ http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/Parte%20Prima.pdf
    41. ^ a b http://www.hazegray.org/danfs/mine/am113.htm
    42. ^ (EN) Supported by no less than forty-five tanks, a considerable force of infantry of the Livorno Division attacked the American troops around Gela. The American division beat them back with severe casualties. This was the heaviest response to the Allied advance. New York Times, 13/07/1943, p. 2.
    43. ^ (EN) The Battle for Sicily: Stepping Stone to Victory, Ian Blackwell p. 116, Pen & Sword Military, 24 luglio 2008.
    44. ^ (EN) Sicily, Hugh Pond, p. 117, Kimber, 1962
    45. ^ C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, pp. 285-286.
    46. ^ A. Kesselring, Soldato fino all'ultimo giorno, p. 187.
    47. ^ a b c d C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, p. 251.
    48. ^ AA.VV., Il Terzo Reich. Il fronte meridionale, pp. 68-69.
    49. ^ AA.VV., Il Terzo Reich. Il fronte meridionale, p. 69.
    50. ^ C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, pp. 289-291.
    51. ^ C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, p. 284.
    52. ^ a b c E. Morris, La guerra inutile, p. 107.
    53. ^ Il generale Guzzoni nel suo primo incontro con il generale Hube ebbe l'impressione di trovarsi di fronte ad una specie di "guerriero teutonico che ha messo da parte la corazza, l'elmo e la spada"; in C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, p. 542.
    54. ^ (EN) Sicily, Hugh Pond, p. 128, Kimber, 1962
    55. ^ (EN) Operation Husky : The Canadian Invasion of Sicily, July 10 – August 7, 1943, Mark Zuehlke, p. 183, Douglas & McIntyre.
    56. ^ Storia. Lo sbarco alleato in Sicilia, di Pasquale Hamel » Il Valore delle Piccole Cose
    57. ^ C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, p. 333.
    58. ^ E. Morris, La guerra inutile, p. 108.
    59. ^ E. Morris, La guerra inutile, pp. 108-109.
    60. ^ E. Morris, La guerra inutile, pp. 109-110.
    61. ^ (EN) Submarines of World War II, John Ward, p. 50, Zenith Imprint, 01/10/2001
    62. ^ AA.VV., Il Terzo Reich. Il fronte meridionale, p. 78.
    63. ^ C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, p. 368.
    64. ^ C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, pp. 368-369.
    65. ^ AA.VV., Il Terzo Reich. Il fronte meridionale, pp. 78-79.
    66. ^ C. D'Este, 1943 Lo sbarco in Sicilia, p. 369.
    67. ^ Nando Dalla Chiesa, Il potere mafioso (Milano, Mazzotta, 1976), passim

    Bibliografia

    Voci correlate

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    Collegamenti esterni