Totò diabolicus
Totò diabolicus è un film del 1962 diretto da Steno e interpretato da Totò. La pellicola, una parodia del genere giallo-poliziesco e dei fumetti a sfondo violento,[1] offre in assoluto una delle migliori interpretazioni del comico,[2] che dà volto e fattezze a sei personaggi differenti.
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|---|---|
| Paese di produzione | Italia |
| Durata | 92 min |
| Genere | giallo |
| Regia | Steno |
| Soggetto | Vittorio Metz, Roberto Gianviti |
| Sceneggiatura | Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Marcello Fondato, Giovanni Grimaldi, Bruno Corbucci |
| Produttore | Gianni Buffardi |
| Fotografia | Enzo Barboni |
| Montaggio | Giuliana Attenni |
| Musiche | Piero Piccioni |
| Scenografia | Giorgio Giovannini |
| Costumi | Giuliano Papi |
| Trucco | Sergio Angeloni, Maria Miccinilli |
| Interpreti e personaggi | |
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La sequenza più nota del film, entrata in antologia, è quella dell'operazione chirurgica, che diede modo a Totò di concepire sul momento le battute e di esibire così le sue capacità di improvvisazione.[2]
Trama
Il marchese Galeazzo di Torrealta viene trovato assassinato nella sua villa. Sul cadavere, l'assassino lascia un biglietto con la sua firma: "Diabolicus". Le indagini della polizia si concentrano sui fratelli della vittima, sospettati di avere ucciso il marchese per venire in possesso della sua ricca eredità: ma tutti sembrano avere un alibi di ferro. La plurivedova baronessa Laudomia, pur in preda a fisime e manie di giovinezza che la portano ad augurare a tutti la morte prematura - come è accaduto ai primi due suoi mariti - dice di essere andata al cinema, ma le sue dichiarazioni non convincono; il generale Scipione, sansepolcrista nostalgico dei tempi del fascismo, manifesta annebbiamenti mentali e non fornisce indicazioni utili ai poliziotti, mentre il chirurgo Carlo (la cui moglie ha una relazione segreta con Lallo, terzo marito di Laudomia) è rimasto tutta la notte in sala operatoria; sul mite e casto monsignor Antonino, gli inquirenti non insinuano ovviamente neanche il minimo sospetto.
Due sere dopo l'assassinio, "Diabolicus" invia 3 lettere anonime: una alla polizia per sviarla nelle indagini, le altre due a Carlo e a Scipione per farli andare a casa di Laudomia. E qui scatta la trappola di Diabolicus, che uccide in un colpo solo i tre fratelli. Rimasto solo, Antonino decide di lasciare l'intera l'eredità dei suoi poveri cari ad un fratello segreto, frutto di un peccato di gioventù di suo padre. L'uomo, tale Pasquale Bonocore, è sempre stato bistrattato dalla sua famiglia, ed ora si trova in galera per furto.
Uscito di prigione per aver fatto il nome dei complici e sistematosi in una villa lussuosa grazie alle eredità ricevute, Pasquale riceve un servizio di protezione speciale, in quanto la polizia pensa che ora "Diabolicus" possa colpire proprio lui. Infatti, una notte, l'uomo viene aggredito da una figura misteriosa che indossa la famigerata tuta di "Diabolicus", ma la polizia, appena sopraggiunta, scopre che in realtà si tratta di Gigi "lo sfregiato", un ex-"collega" di Pasquale, finito in galera dopo la sua confessione ed evaso nel tentativo di vendicarsi.
Nel frattempo, Diana, l'amante di Galeazzo, viene urgentemente convocata da monsignor Antonino; insospettita dagli strani comportamenti del prelato, la donna scopre che Antonino in realtà è Galeazzo travestito da Antonino: infatti, vedendo assottigliarsi il suo patrimonio, Galeazzo aveva deciso di uccidere tutti i suoi fratelli; la sera del "suo" delitto, aveva convocato Antonino a casa sua e, senza essere visto da nessuno, l'aveva pugnalato e opportunatamente camuffato facendo credere di essere stato ucciso; poi, aveva ucciso gli altri tre fratelli. Ora, la parte finale del piano è uccidere Pasquale, camuffarlo da monsignore e travestirsi a sua volta da Pasquale, facendo ricadere la colpa sull'innocente Lallo.
Galeazzo attua il piano, grazie anche alla collaborazione di Diana, e fa arrestare Lallo; la polizia, però, scopre che la vittima non è Antonino, ma non è nemmeno Pasquale. L'ucciso, infatti, è il capo della compagnia privata che protegge Pasquale e che si è "sacrificato" per il suo cliente, su 'suggerimento' dello stesso Pasquale, al quale era venuto qualche sospetto sul fratello monsignore. Con Galeazzo in galera e con tanti soldi, Pasquale può finalmente star tranquillo. Tasse a parte, ovviamente.
Produzione
La "moltiplicazione" di Totò, che in questo film interpreta sei personaggi imparentati tra loro, è stata ispirata dalla simile performance dell'attore britannico Alec Guinness, che in Sangue blu interpretava ben otto ruoli, dando vita a un intero "albero genealogico".[2][3] Prima d'allora Totò non era mai morto in nessuno dei suoi film; qui invece muore addirittura quattro volte.
Riprese
Le riprese del film vennero effettuate nel febbraio del 1962.[3]
Riguardo alla scena dell'operazione Pietro De Vico disse: «Quella piccola scenetta che ho fatto in Totò diabolicus, io stavo a casa mi mandarono a chiamare "Vieni, vieni che ti vuole Totò". Io vado alla Titanus e c'era già la scena che era pronta e mi dice "Mettiti il camice" e io "Ma che devo dire?" "Non ti preoccupare, rispondi a quello che dico io" mi dice Totò. E quella scena sul tavolo operatorio, che non abbiamo provato, venne talmente bene che il regista ad un certo punto diede lo stop, perché l'operatore talmente rideva che faceva muovere la telecamera e non era più possibile continuare.»[4]
Cameo
Nel film fa una breve apparizione il regista Steno, nei panni del bizzarro e svitato giardiniere della villa di Laudomia.[2]
Doppiaggio
- Quando Totò interpreta il ruolo del monsignor Antonino, viene doppiato da Renato Turi, mentre quando impersona Laudomia, ha la voce di Carlo Croccolo, doppiatore di fiducia di Totò.[3][2]
- La voce (o, per meglio dire, la risata sardonica) di Diabolicus, è invece quella di Vinicio Sofia, che doppiò anche l'agente delle tasse nella scena finale.
Tecnici secondari
- Direttori di produzione: Egidio Quarantotto, Giancarlo Sambucini
- Aiuto regista: Mario Castellani, Mariano Laurenti
- Tecnico del suono: Enzo Silvestri
- Segretario di edizione: Renata Clerici
- Operatore alla macchina: Stelvio Massi
- Assistente alla macchina: Renato Fait
- Assistente al montaggio: Marcella Bevilacqua
Dati tecnici
- Formato negativo (mm/video pollici): 35 mm
- Formato stampa film: 35 mm[5]
Accoglienza
Distribuito nelle sale italiane il 7 aprile 1962, venne in seguito esportato in Portogallo il 16 luglio del '63 col titolo Totó Diabólico.[6]
Incassi
Totò diabolicus incassò all'epoca ₤ 448.809.000.[7][8] Gli spettatori furono invece 2.229.553.[7][8]
Critica
Altri media
Si potrebbe presumere che il personaggio di Diabolik di Angela e Luciana Giussani, uscito nel novembre 1962, sia stato ispirato dalla visione del film di Totò uscito qualche mese prima nelle sale cinematografiche italiane, e che il film, a sua volta, sia basato su un certo Diabolich, che nel 1958 commetteva alcuni delitti a Torino.[12]
Note
- ^ Bispuri, 1997, p. 253.
- ^ a b c d e Totò diabolicus, su mymovies.it, MYmovies. URL consultato il 6 aprile 2014. Errore nelle note: Tag
<ref>non valido; il nome "Mymovies" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ a b c d e Totò diabolicus (1962). I film di Totò al cinema, su antoniodecurtis.com.
- ^ Pietro De Vico e Totò, su antoniodecurtis.com.
- ^ Specifiche tecniche per Totò diabolicus (1962), su imdb.it, IMDb.
- ^ Date di uscita per Totò diabolicus (1962), su imdb.it, IMDb.
- ^ a b Incassi e spettatori dei film di Totò, su totowebsite.altervista.org.
- ^ a b Amorosi-Ferraù, 1996, pp. 134-139.
- ^ Anile, 1998, p. 320.
- ^ Rassegna stampa Totò diabolicus - Alberto Anile, su mymovies.it, MYmovies.
- ^ Totò diabolicus, su cinematografo.it, Rivista del Cinematografo.
- ^ Scaringi, 2002, p. 69.
Bibliografia
- Alberto Anile, I film di Totò (1946-1967): la maschera tradita, Le Mani, 1998, p. 485, (ISBN non disponibile).
- Ennio Bispuri, Totò: principe clown. Tutti i film di Totò, Guida Editori, 1997, p. 331, ISBN 88-7188-157-5.
- Carlo Scaringi, Il mito Diabolik, Gremese Editore, 2002, p. 80, (ISBN non disponibile).
- Matilde Amorosi, Alessandro Ferraù (a cura di), Totò. Siamo uomini o caporali? Diario semiserio di Antonio de Curtis, Liliana De Curtis, Newton & Compton (collana "I nuovi best seller Newton"), 1996, p. 141, ISBN 88-8183-306-9.
- Siamo uomini e caporali, Teoria degli uomini e dei caporali ripresa e ampliata dallo psicologo Salvatore Cianciabella secondo la Psicologia Sociale del prof. Philip Zimbardo, professore emerito della Stanford University.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Totò diabolicus
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Totò diabolicus
Collegamenti esterni
- "Scheda + videoclip Totò diabolicus 1962
- Totò diabolicus Scheda, foto, videoclip, locandine
- (EN) 0056604, su IMDb, IMDb.com.
- Totò diabolicus, su Cinematografo, Fondazione Ente dello Spettacolo.
- Totò diabolicus, in MYmovies.it, Mo-Net Srl.
