Marcia funebre

genere musicale
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La marcia funebre (in francese: marche funèbre; in tedesco: Trauermarsch) è una forma musicale del genere della marcia, adatta all'accompagnamento di cortei funebri e processioni religiose. Trae origine dalla marcia ordinaria nel corso del Seicento e sviluppa nel tempo caratteri originali, che si precisano definitivamente con la Rivoluzione francese.[1] Nell'Ottocento viene elevata a forma espressiva di contenuti artistici notevoli, spesso nel quadro di una composizione più ampia.[2][3] Il brano più celebre di questo genere è la notissima Marcia funebre che costituisce il terzo movimento della Sonata n. 2 op. 35 di Chopin.[2][4]

Storia

XVII secolo

Purcell fu autore del primo brano riconosciuto come una marcia funebre.
Gossec impresse una svolta al genere con la sua Marche lugubre.

La marcia funebre delle origini appartiene al novero delle marce processionali solenni, militari e non militari,[5] ed è destinata all'inizio solo all'impiego pratico nelle esequie dei personaggi illustri.[6] La sua genesi si colloca nel corso del Seicento. Il primo esempio generalmente riconosciuto è la Marcia tratta dalla Musica per il funerale della regina Maria (1694) di Purcell, composta per le esequie di Maria II d'Inghilterra (5 marzo 1695).[5][6] Un precedente è stato indicato tuttavia nella Marcia per le pompe funebri della Delfina (1690) di Philidor il Vecchio.[7]

XVIII secolo

Il Settecento è un secolo piuttosto avaro di marce funebri, sia nei repertori militari sia nell'opera dei grandi compositori, ma ne produce egualmente esempi notevoli. Si ricordano in particolare le due Dead marches degli oratori Saul (1738) e Sansone (1742) di Händel.[5] La prima si identifica in Inghilterra con la «marcia funebre» tout court ed è in uso nei funerali fino al Novecento.[8]

Al rilancio del genere, sul finire del secolo, contribuiscono anzitutto i rituali della massoneria. Un primo esempio è rappresentato dalla cantata Le déluge (1784) di Giroust, composta per commemorare un fratello della loggia di Parigi. Analoga è la Mauerische Trauermusik (1785) scritta da Mozart ancora in memoria di due fratelli massoni: un'originale composizione che coniuga il cantus firmus con un andamento di marcia e presenta varie caratteristiche affini a quelle della marcia funebre.[9][10] Precede la Trauermusik un Kleiner Trauermarsch (1784) che sembra anticiparne il contenuto.[11]

L'Illuminismo erode il monopolio della Chiesa sulla morte, sostituendo al giudizio divino il giudizio umano, all'orazione l'elogio, alla Chiesa stessa la società civile. Sarà la Rivoluzione francese a completare il processo, privando la cerimonia funebre d'ogni sorta di conforto religioso. È in questo momento che la marcia funebre si afferma a scapito del requiem come modello secolare di musica funebre,[12][13] destinata tanto ai testimoni della virtù civile quanto agli eroi militari.[14] Le celebrazioni civili diventano un momento essenziale della nuova religione della ragione, ispirando inni e altre composizioni adatte alle varie occasioni, funerali compresi.[5]

La lacerante Marcia lugubre composta da Gossec per celebrare le vittime di una sollevazione antirealista (20 settembre 1790) segna la svolta decisiva. Eseguita al Campo di Marte in memoria dei soldati caduti, suscita grande emozione e fissa lo standard della marcia funebre ottocentesca.[5] Il brano è replicato ai solenni funerali di Mirabeau (4 aprile 1791). In quest'occasione colpisce soprattutto l'uso del tam tam, che compare per la prima volta in una composizione musicale e scandisce il corteo con un senso di fatalità.[12]

XIX secolo

Beethoven e altri modelli

Beethoven (info file)
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La marcia funebre dell'Eroica è uno dei primi brani grandiosi destinati ai concerti.  

All'inizio dell'Ottocento, Beethoven aderisce agli ideali della Rivoluzione e mutua dai compositori dell'epoca rivoluzionaria il tema della morte eroica.[15][16] È l'origine di molti lavori destinati a riverberare la loro influenza sull'opera dei romantici.[17][18][19] La Marcia funebre sulla morte d'un eroe (1800-1801), che è il terzo movimento della Sonata per pianoforte n. 12, una delle più popolari del secolo,[20] eserciterà in particolare un notevole influsso su Chopin.[18]

Beethoven è alla ricerca dei «nuovi percorsi» musicali (Neue Bahnen) anticipati nella lettera a Krumpholz del 1802.[21] In questo periodo il maestro bonnese frequenta più volte il genere della marcia funebre: si ricorda ad esempio la quinta delle Sei variazioni in fa maggiore per pianoforte op. 34.[20]

Ma a rivestire la massima importanza è il secondo movimento dell'Eroica (1802-1804), che oltre a innovare il modo stesso di concepire il tempo lento centrale della forma sinfonia, affranca la marcia funebre dalla stretta funzionalità all'uso pratico e la rende adatta all'esecuzione concertistica.[15] Semmai, proprio la marcia funebre dell'Eroica è di per sé poco idonea all'impiego nei cortei, a differenza di quella della Sonata n. 12 che è l'unico movimento di una propria sonata orchestrato da Beethoven e che è stata eseguita al funerale dello stesso compositore (29 marzo 1827).[5][20]

Accanto al filone epico beethoveniano emergono però suggestioni diverse. La marcia funebre che apre il finale del secondo atto nella Gazza ladra (1819) di Rossini (Infelice, sventurata) è rinomata per tutto l'Ottocento e prelude a una nuova svolta nell'evoluzione del genere, nel quale introduce un lirismo melodico prima sconosciuto.[22] Sulla stessa scia si pone la Marcia n. 5 delle Six grandes marches en trio (1824) di Schubert (non indicata espressamente come marcia funebre ma così chiamata nei necrologi dell'autore e in una trascrizione pianistica di Liszt).[19][22]

Sul piano della strumentazione, dopo i primi decenni del secolo si amplia l'organico orchestrale. Le percussioni diverse dai timpani, che tanto peso hanno avuto nelle esecuzioni bandistiche al tempo della Rivoluzione, debuttano infatti anche in orchestra: negli anni 1840 le troviamo ormai a pieno titolo nelle composizioni di Berlioz, Donizetti, Wagner.[23]

Il Romanticismo, affascinato dalla musica funebre, approfondisce ulteriormente la pregnanza di significato della composizione,[6] servendosene nella musica da camera, nella sinfonia, nella sonata e nell'opera lirica. Al contempo fiorisce comunque anche una vasta letteratura di componimenti per orchestra di fiati concepiti come tributo ed eseguiti nei funerali.[3]

Chopin

L'attrazione per la musica funebre è in special modo intensa per Chopin,[18] che conosce profondamente la Sonata n. 12 di Beethoven e, sebbene abbia composto in precedenza soltanto una marcia funebre (op. post. 72 n. 2),[24][25] è solito sfruttarne gli elementi in altre composizioni.[18] Molti esempi gli sono senz'altro familiari allorché si accinge alla composizione del celebre brano intorno al quale costruirà l'intera Sonata n. 2 op. 35 (1839). Oltre ai lavori di Beethoven e Rossini, il compositore polacco conosce quasi sicuramente il primo movimento della Grande sinfonia funebre e trionfale di Berlioz prima del suo debutto ufficiale nel 1840,[22] ma esso possiede un carattere molto differente e rappresenta con ogni probabilità un modello negativo.[26]

Chopin (info file)
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La marcia funebre di Chopin presenta nel trio un momento di intenso lirismo.  

Quando la marcia funebre svolgeva soltanto una funzione ufficiale, essa era quasi sprovvista di tema, la melodia era castigata e sinistra, tutto l'impianto era orientato alla celebrazione solenne. Nella marcia funebre di Chopin, la sezione centrale in modo maggiore (trio) presenta un tema non solo compiuto, ma anche da annoverare tra gli apici melodici raggiunti dall'autore in tutta la sua produzione.[22]

In Chopin la marcia funebre abdica alla solennità pubblica per includere un momento di meditazione privata.[22] Anche rispetto a Beethoven si è completamente smarrita la dimensione eroica e gloriosa: il trio chopiniano esprime piuttosto una sconfitta, per alcuni una preghiera,[27] per altri solo profonda tristezza in un'umanizzazione della morte che ha certamente contribuito alla popolarità del brano. È un passaggio di ardua interpretazione, non a caso criticato e addirittura ripudiato come «abominevole» (Bülow), o invece considerato una «pietra di paragone» della sensibilità del pianista (Lenz).[28]

Ai funerali di Chopin (30 ottobre 1849) il brano sarà eseguito in una trascrizione orchestrale affidata a Reber con rammarico di Meyerbeer. È soltanto una delle innumerevoli trascrizioni per banda o orchestra che hanno concorso a estendere la notorietà la composizione.[28]

La marcia funebre di Chopin resta senza dubbio, fin nel Novecento e nel Duemila, la più nota al mondo e anche la più celebre delle pagine chopiniane.[2][4][28] È stata orchestrata, tra gli altri, da Elgar (che la trasportò da si♭ a re minore) e da Stokowski, ed è eseguita sovente nei funerali di Stato: così in quelli di Kennedy (25 novembre 1963), Churchill (30 gennaio 1965), Brežnev (15 novembre 1982), Margaret Thatcher (17 aprile 2013).[29] Sousa testimonia che in Australia nel 1910 la sua trascrizione per banda emozionò il pubblico al punto che se ne impose la replica al concerto successivo.[30]

Liszt

Il fascino per la morte emerge poi dalla tematica di Liszt e assume anche una dimensione personale nelle Tre odi funebri, tra cui La notte (1863-1864), una marcia funebre dedicata alla memoria della figlia Blandine.[31] Liszt si rapporta a sua volta a Beethoven, di cui ha trascritto la marcia funebre dell'Eroica per il pianoforte.[32]

Le caratteristiche della marcia funebre si rinvengono in vari poemi sinfonici quali Tasso (1854), Die Ideale (1857), Hamlet (1858), Héroïde funèbre (1849-1850), Hungaria (1854), dove il compositore ungherese tratta sia la morte e il lutto in sé sia la morte come preludio di una rinascita.[32] Negli ultimi due poemi citati il riferimento alla marcia funebre è esplicito nell'indicazione di tempo.

Le marce o pseudomarce funebri lisztiane si caratterizzano per l'estrema lentezza.[33] Liszt si affida particolarmente ai timbri scuri e ai registri gravi, fornendo indicazioni espressive come espressivo dolente, flebile, lagrimoso, lamentoso, lugubre, piangendo. In alcuni casi (Hamlet e Hungaria) quella alla marcia funebre è una semplice allusione veicolata da un tema in tempo di marcia. Negli altri si trova invece in forma completa e inclusiva del trio.[32] Un altro brano dagli Anni di pellegrinaggio (1867) è dedicato a Massimiliano I del Messico, l'imperatore della casa d'Asburgo giustiziato dalle truppe repubblicane.[34]

Mahler

Mahler (info file)
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Il quarto movimento della Sinfonia n. 1 è una parodia lugubre di Fra Martino.  

Sul finire del secolo, la marcia funebre gioca un importante ruolo simbolico nella produzione di Mahler, a partire dalla romanza Die zwei blauen Augen (1884) tratta dai Lieder eines fahrenden Gesellen. Il compositore se ne serve indifferentemente nelle sinfonie (quarto movimento della prima e primo della quinta), nei Lieder e nelle raccolte di questi ultimi.[35]

Nel secondo volume della raccolta Des Knaben Wunderhorn, che avrà grande influenza sulle prime quattro sinfonie e che si segnala per il carattere estremo delle emozioni affrontate,[36] spicca l'eco di Die zwei blauen Augen rievocata melodicamente da Nicht wiedersehen! (1888-1891).[35]

La romanza del 1884 torna anche nella più celebre marcia funebre della prima sinfonia (1888-1894), in un intreccio di citazioni che allude al vissuto autobiografico dell'autore. La citazione fondamentale è una parodia lugubre del canone Fra Martino, canzoncina infantile alla quale Mahler attribuisce da sempre un senso di tragicità, che lo ossessiona per tutto il tempo proprio mentre è in cerca di un incipit e che, finalmente accolta nella sinfonia, vi sostiene un'atmosfera sarcastica e sinistra.[37][38]

Tanto la marcia funebre della prima sinfonia quanto quella della quinta sono ispirate al modello di Mendelssohn. La prima trova il suo precedente nella marcia funebre parodistica del Sogno di una notte di mezza estate (1843), un brano di breve durata che a sua volta accenna al tema di Fra Martino e in più conserva il tratto tipico del ritmo puntato.[38] La seconda cita apertamente l'incipit della Romanza senza parole op. 62 n. 3 (1842-1844).[39]

XX secolo

La marcia funebre, che pure trova nell'Ottocento il suo periodo d'oro, perviene rinnovata anche nella musica del Novecento: esempi se ne trovano in Britten,[40] Kodály,[41] Sibelius e altri.[42] Un brano straziante anche per le circostanze della sua composizione è la marcia funebre scritta da Šostakovič: il Quartetto per archi n. 15 (1974) al quale appartiene fu completato in ospedale ed è attraversato per intero dall'idea della morte, in «uno sconsolato e tragico addio alla vita» da parte del compositore ormai alla fine dell'esistenza.[43][44] Šostakovič lascia diverse altre marce funebri a partire da quella del 1917 in memoria dei caduti della Rivoluzione d'ottobre.[45]

Varie sono anche le riletture dei brani classici, in particolare della marcia funebre di Chopin. Saint-Saëns ne trae ad esempio un arrangiamento per due pianoforti (1907),[46] mentre Satie nell'Embryon desséché d'edriophthalma (1913) vi ironizza con una serie di accorgimenti melodici e armonici banalizzanti e con il commento «Citation de la célèbre mazurka de Schubert» (è noto che Schubert non ha mai scritto mazurche, che sono invece in quanto danze d'origine polacca uno dei generi prediletti da Chopin).[47][48][49]

Caratteri

La struttura originaria della marcia funebre ripete quella della marcia lulliana in due ritornelli di otto misure.[50][51] In seguito, il genere si evolve verso la forma d'origine militare della marcia ternaria.[6] Mentre però le marce d'altro tipo non differiscono in sostanza dal modello della marcia ordinaria, la marcia funebre presenta caratteristiche che la distinguono all'istante dalle altre composizioni.[13]

Mendelssohn (info file)
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La romanza op. 62 n. 3 nelle intenzioni dell'autore non era una marcia funebre.

Mendelssohn, che per il quinto volume delle Romanze senza parole compose un brano non corrispondente nell'insieme alla forma della marcia funebre, se lo vide intitolare Marcia funebre dai suoi editori per via delle sole caratteristiche delle prime battute.[52] Il Lied fu poi strumentato da Moscheles ed eseguito ai funerali dello stesso Mendelssohn (7 novembre 1847).[53]

Struttura

La marcia militare moderna prevede una struttura ternaria: alla marcia propriamente detta segue un trio al termine del quale la marcia riprende da capo. Nella marcia funebre si impiega di solito questo schema o una sua variazione.[3]

Ritmo e agogica

Le marce funebri sono tipicamente marce solenni,[54] molto lente (grave, lento, adagio),[33][55] in misura binaria o quaternaria,[3] di andamento triste e regolare.[1] L'indicazione di tempo può essere imprecisa e generica, oppure specificata dal compositore tramite un'indicazione di metronomo, ma in entrambi i casi esistono diverse possibili interpretazioni del Tempo di marcia funebre.[33] Se infatti il metronomo è indicato, la rapidità d'esecuzione può spaziare dai 44-48 bpm delle marce funebri lisztiane ai 92 di quella contenuta nella Sinfonia n. 1 di Ries. Lo stesso Beethoven indica per la Marcia funebre dell'Eroica un tempo di 80 bpm alla croma, sebbene essa sia normalmente eseguita più lenta.[5] È possibile che sulla scelta dei compositori pesino le influenze delle tradizioni militari nazionali (quella austriaca ad esempio prescriveva l'andamento più incalzante tipico delle marce dei granatieri e dei fucilieri).[33]

I manuali militari del Settecento e dell'Ottocento non fissano espressamente il Tempo di marcia funebre, ma lasciano intendere che esso è al massimo quello del passo ordinario, e se possibile più lento. Così dispone in particolare il regolamento della Milizia di Stato di New York (1858), che ammette appunto il passo ordinario solo quando la distanza dal luogo della sepoltura è considerevole.[56] Certo è in ogni caso che il passo funebre è il più lento tra i passi di marcia e si situa pertanto al limite estremo opposto al tempo di quickstep.[33]

Il ritmo tipico della marcia funebre è in gran parte puntato.[1][3] La nota successiva a quella puntata dura di norma un quarto del movimento al quale appartiene, ma in alcune composizioni si riduce a un ottavo (così nel secondo movimento dell'Eroica e nella Marcia funebre in memoria di Rikard Nordraak (1866) di Grieg, dove le note brevi sono biscrome). Czerny codifica il ritmo delle marce solenni, da parata e funebri nei due modi che seguono.[33]

 
 

Melodia e armonia

Le marce funebri sono scritte in massima parte in modo minore,[1][2][3] ma la regola soffre eccezioni illustri: ad esempio, la Marcia funebre del Saul di Händel è in do maggiore. La linea melodica è poco estesa e cupa,[57] e spesso ricorre alla ripetizione delle note.[1] Una terza minore ascendente può caratterizzare l'ingresso del tema principale.[58][59]

Nella forma invalsa nell'Ottocento il brano include un trio in modo maggiore,[2] scritto di solito nella tonalità parallela[60] o nella relativa.[61] Questa sezione può rappresentare un episodio pietoso, o consolatorio, o eroico, o a volte (come nel caso specifico del capolavoro chopiniano) di interpretazione difficile,[28] oppure può voler sublimare la morte in mistero positivo.[51]

 

Come si vede nel grafico, la marcia funebre di Chopin presenta fin dalle prime battute tutte le caratteristiche del genere. Il brano in tempo lento presenta subito una serie di note ripetute in un ritmo puntato. Alla battuta 3, si nota il salto di un intervallo di terza minore ascendente, che ha un effetto malinconico.[59]

Organico

 
Funerali di Stato di Margaret Thatcher.[62] I tamburi sono rivestiti di un panno nero che simboleggia il lutto e attutisce il suono (muffled drums).

Le marce funebri si prestano ad essere eseguite da complessi di fiati, che consentono una maggiore potenza sonora negli spazi aperti, come richiesto da cerimonie funebri e processioni.[6][63] Le ragioni della predilezione degli aerofoni non sono però meramente pratiche, bensì anche simboliche: in questo senso discendono dall'associazione biblica tra la morte e gli strumenti a fiato come il flauto[64] e la tromba.[63]

Normale è anche l'impiego dei tamburi (eventualmente in sordina), legato alla tradizione militare. Quando, all'inizio dell'Ottocento, non era comune l'uso di questi strumenti in orchestra, il compositore suppliva con gli archi nei registri bassi: essi simulano le percussioni sfruttando la difficoltà dell'orecchio di riconoscere l'altezza dei suoni gravi, che paiono quasi indeterminati. Anche il pianoforte, in quanto strumento a corde percosse, può facilmente imitare il tamburo.[54]

Gli idiofoni sono apprezzati per la loro capacità di riprodurre il suono delle campane a morto.[54]

Generi affini

Sul piano del contenuto, la marcia funebre appartiene alla più generica musica funebre, che include forme espressive diverse dalla marcia, alcune delle quali sono affidate al canto. Un'altra di queste forme è il requiem, che si situa nell'ambito della musica liturgica.[54]

Parodie

Il genere si presta anche all'uso parodistico e scherzoso, fino al limite del grottesco. Oltre che nella prima sinfonia mahleriana, dove però la parodia assume un tono spettrale, ne troviamo un celebre esempio nella Marcia funebre per una marionetta (1872) di Gounod, divenuta famosa negli anni 1950-1960 come sigla della serie televisiva Alfred Hitchcock presenta e legatasi nell'immaginario collettivo alla figura del grande regista inglese. Nota è pure la Marcia funebre sulla morte d'un pappagallo (1858) di Alkan, surreale composizione per fiati e coro che si prende gioco di Rossini, Gossec e Beethoven.[65] Anche il Kleiner Trauermarsch mozartiano, per via del titolo scherzoso di Piccola marcia funebre del Signor Maestro Contrappunto, ha indotto a sospettare un'autoparodia del Concerto per pianoforte e orchestra n. 16, ma l'opinione non è sufficientemente condivisa.[66]

Impiego pratico

La marcia funebre può accompagnare i funerali di Stato o le esequie di personalità illustri della vita civile, militare, politica e culturale.[57]

Povero Ettore (info file)
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Una delle marce funebri in uso nella Settimana santa di Ruvo è Povero Ettore di Francesco Porto.

Un altro diffuso impiego si riscontra nelle processioni del Tempo di Passione della tradizione religiosa spagnola e italiana. In Italia meridionale le marce funebri popolari hanno avuto un'enorme fortuna, e le bande musicali ne eseguono interi repertori nelle lunghe manifestazioni della Settimana santa.[57]

Marce funebri

Musica classica

  • Marcia dalla Musica per il funerale della regina Maria (Purcell 1694)
  • Dead march del Saul (Händel 1738)
  • Dead march del Sansone (Händel 1742)
  • Piccola marcia funebre del Signor Maestro Contrappunto (Mozart 1784)
  • Marche lugubre (Gossec 1790)
  • Marcia funebre sulla morte d'un eroe dalla Sonata per pianoforte n. 12 (Beethoven 1800-1801)
  • Marcia funebre dalla Sinfonia n. 3 (Beethoven 1802-1804)
  • Marcia funebre della Gazza ladra (Rossini 1819)
  • Grande marche funèbre (Schubert 1825)
  • Marche funèbre dalla Sonata n. 2 (Chopin 1839)
  • Marche funèbre dalla Grande symphonie funèbre et triomphale (Berlioz 1840)
  • Trauermarsch op. 62 n. 3 dalle Romanze senza parole (Mendelssohn 1842-1844)
  • Marcia funebre del Dom Sébastien (Donizetti 1843)
  • Trauermusik (Wagner 1844)
  • Marche funèbre pour la dernière scène d'Hamlet dai Tristia (Berlioz 1852)
  • Marcia funebre della Jone (Petrella 1857)
  • Begräbnisgesang (Brahms 1858)
  • La notte dalle Tre odi funebri (Liszt 1863-1864)
  • Sørgemarsj over Rikard Nordraak (Grieg 1866)
  • Marche funèbre, en mémoire de Maximilian I, empereur du Mexique dagli Anni di pellegrinaggio (Liszt 1867)
  • Marche funèbre d'une marionnette (Gounod 1872)
  • Siegfrieds Trauermarsch del Götterdämmerung (Wagner 1876)
  • Gestrandet! Ein Todtenmarsch in «Callots Manier» dalla Sinfonia n. 1 (Mahler 1887-1888)
  • Marcia funebre dell'Amleto (Čajkovskij 1891)
  • Funeral march dalle Variations on a theme of Frank Bridge (Britten 1937)
  • Marcia funebre dal Quartetto d'archi n. 15 (Šostakovič 1974)

Musica bandistica

Un'elencazione esaustiva delle innumerevoli marce funebri per banda composte tra Ottocento e Novecento è praticamente impossibile. Qui di seguito si riportano soltanto quelle degli autori di maggior rilievo o citate in una pubblicazione.[57]

  • Ah! Sì, versate lacrime (anonimo)
  • Mater dolorosa (Bartolucci)
  • Eterno pianto (Becucci)
  • Cristo alla colonna (Bellisario)
  • Marcia funebre (Boekel)
  • Grido di dolore (Cardone)
  • Dolore senza lacrime (Cimaglia)
  • Mesti rintocchi (Cimaglia)
  • Pax (Cirenei)
  • Sconforto (Curri)
  • Ultimo saluto (De Cintio)
  • Alla memoria del gran re (Fabiani)
  • Rimembranze (Garofalo)
  • Lacrime (Giammarinaro)
  • A catanisa (Giappesi)
  • Addio per sempre (Giappesi)
  • Pace eterna (Ippolito)
  • Nenia funebre (Lombardo)
  • In memoria di Giacomo Puccini (Manente)
  • Afflitta (Orsomando)
  • Dolores (Orsomando)
  • Strazio, lacrime e pietà (Perrini)
  • Pianto eterno (Quatrano)
  • Povero re (Rossaro)
  • In memoriam (Sousa)
  • Una lagrima sulla tomba di mia madre (Vella)
  • Piccolo fiore (Vitale)

Musica cinematografica

 
Alex nella scena del Korova Milk Bar in Arancia meccanica (1971). La colonna sonora è un arrangiamento della marcia funebre di Purcell.

Quando sfruttano la marcia funebre, le colonne sonore cinematografiche attingono spesso al repertorio classico (con una netta prevalenza dei due celebri lavori di Chopin e Gounod),[67] ma a volte si servono anche di brani originali. Tra le marce funebri non originali della tradizione popolare ha avuto risalto Cristo alla colonna di Bellisario, usata da Giuseppe Tornatore nel film L'uomo delle stelle. Gli esempi che seguono sono invece originali.

Note

  1. ^ a b c d e Leikin, p. 76.
  2. ^ a b c d e Baker-Slonimsky-Kuhn, p. 101.
  3. ^ a b c d e f Hilfiger, p. 1.
  4. ^ a b Kallberg, p. 23.
  5. ^ a b c d e f g Monelle, pp. 127-130.
  6. ^ a b c d e Heath, pp. 60-61.
  7. ^ Piccardi, p. 7.
  8. ^ Burke, p. 35.
  9. ^ Piccardi, p. 8.
  10. ^ Napoli, p. 354.
  11. ^ Mauro Mariani, Marcia in do minore per pianoforte K 453a «Piccola marcia funebre del Signor Maestro Contrappunto», su flaminioonline.it. URL consultato il 19 giugno 2015.
  12. ^ a b Piccardi, pp. 4-5.
  13. ^ a b Burke, p. 21.
  14. ^ Piccardi, p. 9.
  15. ^ a b Burnham-Steinberg, p. 41.
  16. ^ Gordon, p. 88.
  17. ^ Ward, p. 1846.
  18. ^ a b c d Samson, p. 161.
  19. ^ a b Kallberg, p. 15.
  20. ^ a b c Kinderman, p. 93.
  21. ^ Grey.
  22. ^ a b c d e Kallberg, pp. 26-29.
  23. ^ Hilfiger, p. 9.
  24. ^ Verosimilmente si tratta di un'opera precedente, anche se pubblicata dopo la morte dell'autore.
  25. ^ Kallberg, p. 29.
  26. ^ Kramer, p. 121.
  27. ^ Kallberg, pp. 33-34.
  28. ^ a b c d Belotti, p. 155.
  29. ^ Chopin. Complete piano sheet music, p. 748.
  30. ^ Hilfiger, p. 4.
  31. ^ Arnold, p. 152.
  32. ^ a b c Johns-Saffle, pp. 18-19.
  33. ^ a b c d e f Hilfiger, pp. 5-7.
  34. ^ Arnold, p. 155.
  35. ^ a b Mitchell, pp. 125-126.
  36. ^ Mitchell, pp. 88-89.
  37. ^ Paolo Gallarati, Mauro Mariani, Giorgio Pestelli, Arrigo Quattrocchi e Sergio Sablich, Sinfonia n. 1 in re maggiore, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  38. ^ a b Mitchell, pp. 294-295.
  39. ^ Hurwitz, p. 81.
  40. ^ Benjamin Britten. Catalogo delle composizioni, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  41. ^ Zoltán Kodály. Catalogo delle composizioni, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  42. ^ Jean Sibelius. Elenco delle composizioni, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  43. ^ Quartetto per archi n. 15 in mi bemolle minore op. 144, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  44. ^ (EN) Shostakovich's String Quartet No. 15, su quartets.de. URL consultato il 20 giugno 2015.
  45. ^ Dmitri Shostakovich. Catalogo delle composizioni, su flaminioonline.it. URL consultato il 21 giugno 2015.
  46. ^ Camille Saint-Saëns. Elenco delle composizioni, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  47. ^ Streiff Moretti-Pavese-Simčić, p. 43.
  48. ^ Franz Schubert. Catalogo delle composizioni, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  49. ^ Fryderyk Franciszek Chopin. Catalogo delle composizioni, su flaminioonline.it. URL consultato il 20 giugno 2015.
  50. ^ Marcia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 19 giugno 2015.
  51. ^ a b Coppola, p. 4.
  52. ^ Burke, pp. 1-3.
  53. ^ Mendelssohn. Romanze senza parole, p. 92.
  54. ^ a b c d Hilfiger, p. 3.
  55. ^ The New International Encyclopedia, p. 45.
  56. ^ General regulations for the military forces of the State of New York, paragrafo 319.
  57. ^ a b c d Vitale, pp. 225-226.
  58. ^ Fairclough, pp. 176-178.
  59. ^ a b Isacoff, p. 62.
  60. ^ Ad esempio: la minore → la maggiore.
  61. ^ Ad esempio: la minore → do maggiore.
  62. ^   (EN) Channel 4 News, Thatcher funeral cortege leaves St Clement Danes, su YouTube, 17 aprile 2013. URL consultato il 19 giugno 2015. La marcia funebre intonata dalla Royal Marines Band è di Walch e non, come si riteneva, di Beethoven.
  63. ^ a b Hilfiger, p. 2.
  64. ^ Matteo Matteo 9, 23-24.
  65. ^ Burke, p. 307.
  66. ^ Burke, pp. 47-48.
  67. ^ (EN) Most popular titles with soundtracks matching «funeral march», su IMDb. URL consultato il 19 giugno 2015.

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Bibliografia

Collegamenti esterni

Riferimenti

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