Renato Vanna

Renato Vanna
 
NascitaSan Paolo del Brasile, 14 marzo 1905
MorteTirano, 20 maggio 1945
Dati militari
Paese servito  Italia
  Repubblica Sociale Italiana
Forza armataRegio esercito Esercito Nazionale Repubblicano
CorpoMilizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale - Guardia Nazionale Repubblicana
SpecialitàMilizia Confinaria - Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera
GradoMaggiore
GuerreGrande Guerra-Impresa di Fiume-Seconda guerra mondiale
CampagneGuerra civile in Italia-Ridotto alpino repubblicano
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Renato Vanna (San Paolo del Brasile, 14 marzo 1905Tirano, 20 maggio 1945) è stato un militare italiano. Di presidio nel Ridotto alpino repubblicano, il 27 aprile 1945 guidò la colonna di soccorso che tentò inutilmente di raggiungere Mussolini

Biografia

Partì volontario per la Grande Guerra e in seguito prese parte all'impresa di Fiume. Col grado di maggiore transitò nella Milizia Confinaria, corpo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale a Fiume.

Dopo la proclamazione della Repubblica Sociale Italiana divenne comandante del terzo battaglione della I Legione GNR di Frontiera "Monviso" della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera. In servizio a Domodossola nel febbraio 1944 il reparto da lui guidato prese parte allo scontro in cui fu distrutta la formazione partigiana comandata da Filippo Beltrami e nell'ottobre 1944 prese parte alla rioccupazione della val d'Ossola dove era stata costituita una repubblica partigiana. Vanna fu poi spostato in Valtellina e posto al comando del secondo battaglione della III Legione GNR di Frontiera "Vetta d'Italia" e fu posto a presidio di Mazzo di Valtellina che rappresentava il perno difensivo del costituendo Ridotto alpino repubblicano[1]. Agli ordini di Vanna furono posti anche tutti i reparti del presidio come la Legione M Guardia del Duce[2].

La marcia verso Sondrio

 
27 aprile 1945, presso il Santuario della Madonna di Tirano i legionari M portano n salvo un ferito

Il 26 aprile 1945 Vanna intercettò una stazione radio che comunicava da parte del CLN la presa di Milano che sancì la caduta della Repubblica Sociale Italiana pertanto dispose la confluenza già in giornata dei reparti di presidio a Grosio che si trovavano a nord a Mazzo di Valtellina e la partenza per Tirano. Uniti i due presidi si spostarono a Tirano ove Vanna assunse il comando di tutti i reparti.

Il 27 aprile, forte dell'ultimo comunicato giunto da Sondrio, prima che si interrompessero le comunicazioni, Vanna decise di tentare il ricongiungimento con le forze fasciste ancora in armi nel capoluogo[3]. A Tirano furono lasciati di presidio solo i volontari francesi della Milice e il locale presidio delle Brigate Nere[4]. Fu costituita una colonna di circa mille uomini che in breve tempo si mosse alla volta di Sondrio. Ma giunta presso il Santuario della Madonna, alla periferia di Tirano, un fitto fuoco di fucileria la bloccò per alcune ore e in serata fu costretta a ripiegare nuovamente su Tirano.

Rientrato in serata a Tirano Vanna decise di creare una nuova colonna, più leggera che si aprisse la strada anche combattendo fino a Sondrio.

«Mi occorrono non più di duecento uomini, ma li voglio tutti armati di mitra. Niente armamento pesante: ogni dieci volontari, però, un mitragliatore. Con questi duecento uomini voglio raggiungere Sondrio. Se nel capoluogo si sono già arresi, mi darò alla montagna e cercherò di raggiungere il Lago di Como. Mussolini non è ancora caduto prigioniero. Se ciò fosse avvenuto, la radio l'avrebbe comunicato. Quindi, il Duce è di certo in qualche località tra Milano e la Valtellina. Dovunque sia, voglio raggiugerlo. Signori ufficiali, scegliete gli uomini. Si parte tra un'ora.»

La serata stessa, al comando di circa duecentocinquanta volontari Vanna ritentò una sortita per raggiungere Sondrio[6]. Presso il ponte di Stazzona avvenne un primo scontro con un posto di blocco partigiano. La colonna giunse il mattino del 28 aprile nel comune di Ponte in Valtellina in cui erano già entrati i partigiani. La colonna guidata da Vanna rioccupò il paese e liberò dall'assedio tutto il comando della 3 legione, guidato dal colonnello Marino Fattori, che si era asserragliato nell'ex casa del Fascio. Quì il maggiore Vanna e il colonnello Fattori decisero di riorganizzarsi prima di riprendere insieme la marcia. Verso le 16.30 furono raggiunti dai partigiani con i quali si trovavano il generale Onorio Onori e il federale di Sondrio Rodolfo Parmeggiani che portarono la notizia della prigionia di Mussolini e dell'avvenuta resa del ridotto della Valtellina[7]. Il reparto ancora in armi decise quindi di bruciare tutte le insegne e di rendere inservibili le armi[8]. Il 29 aprile si arrese anche il presidio di Tirano.

La prigionia

 
Il campo di concentramento di Sondrio in via Caimi

Dopo la resa del 28 aprile 1945, Vanna fu detenuto a Sondrio all'interno del carcere di via Caimi[9] ed ebbe come vicino di cella proprio Giorgio Pisanò che ne raccontò in maniera dettagliata le vicende. Il 9 maggio 1945 fu processato e assolto dopo che una giovane partigiana aveva testimoniato a suo favore dicendo di essere stata da lui salvata durante un rastrellamento[10]. Trasferito nel campo di concentramento di Tirano fu ugualmente ucciso alla fine del mese da partigiani giunti da Domodossola[11].

Bibliografia

  • Giorgio Pisanò, "Io, fascista", Il saggiatore, Milano, 2003
  • Giuseppe D. Jannaci, "I lager dei vinti", Roberto Scocco Edizioni, 2011
  • Paolo Leone, I campi dei vinti, Cantagalli, 2012

Giuliana Civinini

Note

  Italia
  Reggenza Italiana del Carnaro

  Germania