Monte Agner
Il monte Agnèr (2.872 m s.l.m.), ben visibile verso ovest dalla città di Agordo è una delle cime più caratteristiche e famose delle Dolomiti e le sue rocce si colorano spesso, all'alba e al tramonto, con lo spettacolare fenomeno dell'Enrosadira.
Agnèr | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Altezza | 2 872 m s.l.m. |
Prominenza | 542 m |
Catena | Alpi |
Coordinate | 46°16′37.52″N 11°57′15.59″E |
Altri nomi e significati | Spizzòn, Grande Obelisco |
Data prima ascensione | 1875 |
Autore/i prima ascensione | Cesare Tomè, M. Gnech, T. da Col |
Mappa di localizzazione | |
Dati SOIUSA | |
Grande Parte | Alpi Orientali |
Grande Settore | Alpi Sud-orientali |
Sezione | Dolomiti |
Sottosezione | Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino |
Supergruppo | Gruppo Pale di San Martino-Feruc |
Gruppo | Gruppo delle Pale di San Martino |
Sottogruppo | Sottogruppo dell'Agner |
Codice | II/C-31.IV-A.1.t |
La sua parete settentrionale e alta più di 1500 m ed è una delle più alte delle Alpi (primato conteso con la est del Monte Rosa, la nord dell'Eiger e la est del Watzmann, a seconda dei parametri).
La montagna prende il nome dai pascoli dell'omonima malga rivolta sul lato sud, anche se secondo la lingua ladino-veneta parlata nella Conca Agordina essa venga denominata semplicemente "Spiz" o "Spizzòn" ( ovvero "aguzzo"). Essa è collegata ad ovest con il monte Croda Granda tramite una lunga catena di cime tra cui spiccano i Lastei d'Agner. Ad est invece digrada con cime aguzze che calano via via di quota verso Taibon Agordino.
Sul suo versante sud è situato il rifugio Scarpa-Gurekian (l'unico rifugio della catena dell'Agnèr-Croda Granda) raggiungibile da Frassené per la comoda mulattiera, mentre nei pressi della Forcella dello Spizzon è posto il Bivacco Biasin raggiungibile con itinerari impegnativi tramite la Ferrata Stella Alpina, il sentiero attrezzato del Canalone o la Via Normale. Un ulteriore e sempre impegnativo sentiero attrezzato consente poi di raggiungere la cima. Alla base dell'Agnèr, nella conca del Van de Mèz c'è invece il bivacco Enzo Cozzolino, importante punto d'appoggio per le ascensioni alpinistiche del versante settentrionale.
Alpinismo
La cima del monte Agnèr venne salita nel 1875 da Cesare Tomè con i compagni Gnech e Da Col per quella che oggi è la via comune di salita alla cima.
Dopo la prima guerra mondiale venne salita la gigantesca parete nord-est per merito della guida Francesco Jori coi compagni Arturo Andreoletti ed Alberto Zanutti. Il gruppo portò a termine la salita in due giorni nell'estate del 1921 e senza l'uso di chiodi, un'impresa assolutamente straordinaria ma che, per la riservatezza dei salitori, non ebbe la meritata risonanza. Nel 1930 anche Attilio Tissi e Giovanni Andrich compirono una scalata sul versante sud-est, via che è rimasta irripetuta e misteriosa fino ai giorni nostri. Ben più eco ebbe invece la successiva scalata dello spigolo nord da parte di Celso Gilberti ed Oscar Soravito che, dopo alcuni tentativi da parte di altri alpinisti, lo vinsero in giornata il 19 agosto 1932. Si tratta della via più lunga delle Dolomiti con un dislivello di circa 1650 m ed uno sviluppo di poco maggiore e tocca il VI grado. Ancora oggi è una via classica molto ambita e ripetuta. Il 1939 è il turno della lavagna della parete nord-ovest che viene salita da Alfonso Vinci e Gianelia Bernasconi con una scalata tormentata dall'imperversare del maltempo e che varrà a Vinci la medaglia d'oro al valore atletico.
Per altre imprese sull'Agnèr bisogna attendere il 1950 quando venne salito lo spigolo sud-est da N. Flaiban e F. Pacherini e il 1955 in cui Vittorio Penzo ripercorse la via Jori in solitaria, poi nel 1967 i fratelli Gunther e Reinhold Messner con Heini Holzer aprirono una via lungo il lato sinistro della parete nord-est uscendo a sinistra del grande scudo giallo che domina la parete. L'anno successivo gli stessi Messner con Sepp Mayerl ripeterono la via Jori in inverno. Nello stesso anno, il 1968 una squadra di alpinisti polacchi, già attivi nei Monti del Sole e nella Schiara percorsero un itinerario tra la via dei Sudtirolesi e la via Jori.
È però a partire dagli anni ottanta che vi è un proliferare di vie nuove sulle pareti dell'Agnèr e dei suoi satelliti ad opera essenzialmente di due alpinisti: Riccardo Bee e Lorenzo Massarotto. Il primo tra il 1980 e il 1982 percorse: il canalone nord-ovest tra l'Agnèr e la Torre Armena con Sponga, una nuova via diretta alla parete nord-est che raddrizza la Sudtirolesi, il grande pilastro al centro della parete nord-ovest, la prima solitaria alla via Vinci-Bernasconi, il Gran Diedro della parete nord-ovest. Bee trovò la morte tra le rocce della parete nord-est nel dicembre del 1982 mentre tentava di aprire un nuovo itinerario. Massarotto esplorò sistematicamente tutte le pareti del massiccio aprendo numerose vie nuove, dal 1981 fino al 2004, tra cui: la "via del cuore" alla parete nord-est, a sinistra della Sudtirolesi, la "Dante Guzzo", la "Luciano Cergol" e la Massarotto-Costantini nella fascia rocciosa tra lo spigolo e la via Jori, una via alla parete nord-ovest tra la Vinci e la Bee. Nel 1990 i cechi Miroslav e Michal Coubal tracciarono la "storia infinita", una via estrema (fino ad VIII-) tra la Jori e la via dei Polacchi. L'ultima nata, nel 2009, è la via di Ivo Ferrari e Renzo Corona "Tango per Marinella" nel diedro che chiude a sinistra il pilastro Bee.
Ascensioni
Come le dirimpettaie Pale di San Lucano anche il gruppo dell'Agnèr presenta grandi zoccoli di fitta vegetazione, accessi scomodi e pareti smisurate che richiedono resistenza, esperienza e tenacia. Le vie, all'infuori del classico spigolo nord, sono poco o per nulla frequentate, alcune attendono ancora la prima ripetizione. Le più famose sono:
- Spigolo nord, è la via più lunga delle Dolomiti ed è discretamente frequentata (1650 m, difficoltà fino al VI-);
- Via Jori-Andreoletti-Zanutti, è la via dei primi salitori della parete nord-est ed è saltuariamente ripetuta. Pur non presentando passaggi di VI come l'adiacente spigolo, è ritenuta di pari impegno e si svolge tutta all'interno della be visibile e lunghissima serie di canali e camini a sinistra dello spigolo (1500 m, IV e V);
- Via dei Sudtirolesi, anch'essa è saltuariamente ripetuta e si svolge per rampe nel lato sinistro della parete nord-est, esce per il marcato colatoio a sinistra del grande scudo giallo (1400 m, IV con passi di V+ e A1);
- Via del cuore, chiamata così perché è tracciata nel meandro più recondito del monte, a sinistra della Sudtirolesi; essa vince con lunghe traversate i grandi strapiombi accanto alla macchia a forma di cuore che li caratterizza (1300 m, VI- e A1);
- Via Vinci-Bernasconi, ripetuta di rado, si svolge lungo le placconate a destra dello spigolo lungo una serie di fessure collegate con lunghi traversi (1350 m, VI);
- Pilastro Riccardo Bee, considerato il capolavoro dell'alpinista bellunese è un itinerario estremo che sale la torre sporgente al centro della parete nord-ovest (750 m, difficoltà fino al VII).
Sul lato sud del monte salgono invece la via normale, un buon sentiero con il tratto finale attrezzato, la Via del Canalone, una ferrata che sale direttamente al bivacco Biasin attraverso il grande canalone rivolto verso il rifugio Scarpa e la ferrata Stella Alpina, una delle più difficili delle Dolomiti, che sale la parete dei Lastei d'Agnèr e raggiunge il bivacco traversando per cengia.
Bibliografia
- Pale di San Martino, 200 arrampicate scelte, di Claudio Cima, ed. Mediterranee;
- Riccardo Bee, un alpinismo titanico, di M. Kulot e A. Bertogna, ed. Versante sud;
- Lorenzo Massarotto le vie, Luca Visentini editore.