Inglese scozzese
L'espressione inglese scozzese si riferisce alle varietà di inglese parlate in Scozia[1]. Non è da confondersi con il gaelico scozzese, una lingua celtica appartenente al gruppo delle lingue goideliche, né con la lingua scozzese, detta anche scots, una lingua germanica affine all'inglese. La principale varietà formale è chiamata Scottish Standard English[2][3] o Standard Scottish English[4] (in italiano: inglese scozzese standard), spesso abbreviata con l'acronimo SSE[5].
Panoramica
L'inglese scozzese è nato col contatto tra scozzesi ed inglesi, parlanti l'inglese standard, dopo il XVII secolo. Vi sono stati dunque vari cambiamenti nell'uso della lingua inglese dei parlanti scozzesi, quali adattamenti fonetici ed importazioni lessicali, spesso scambiati per fusioni di fonemi dai linguisti con poca conoscenza della storia dell'SSE. [6] In più, il processo è stato influenzato da forme dialettali ed interdialettali, ipercorrettismi e pronunce ortografiche.[7]
Storia
Convenzionalmente l'influenza dell'inglese d'Inghilterra sugli scozzesi vien fatta risalire alla Riforma scozzese del XVI secolo, assieme all'introduzione della stampa.[8] La stampa arrivò a Londra già nel 1476, ma il primo torchio non raggiunse la Scozia se non dopo 30 anni.[9] Testi come la Bibbia di Geneva, stampati in inglese, vennero distribuiti in Scozia per diffondere la dottrina protestante.
Giacomo VI di Scozia divenne il Re Giacomo I d'Inghilterra nel 1603; essendo l'Inghilterra il regno più grande e ricco, trasferì la sua corte a Londra. Così i poeti di corte, raggiungendo il sud, "presero ad adattare linguaggio e stile dei loro versi ai gusti del pubblico inglese."[10] A questi fatti McClure attribuisce "l'improvviso e completo tramonto dello scozzese come lingua letteraria."[10] A causa dell'assenza di una traduzione della Bibbia in scozzese la traduzione del Re Giacomo in inglese venne usata in entrambe le regioni.
L'Atto di Unione (1707) fuse i parlamenti inglesi e scozzesi, ma la Chiesa, le strutture educative e legali restaron separate. Il che porta ad importanti distinzioni professionali nelle definizioni di particolari termini; v'eran dunque parole con precisi significati in Scozia, che in Inghilterra non esistevano od avevano significati diversi.
Fonologia
Il parlato della classe media scozzese tende a conformarsi alle norme grammaticali dello scritto standard, soprattutto nelle situazioni formali. L'inglese delle Highland è leggermente diverso da quello delle Lowland essendo il primo maggiormente influenzato da un substrato scozzese-gaelico a livello fonologico, grammaticale e lessicale. Similmente l'inglese della Scozia nord-orientale tende a seguire la fonologia e la grammatica del dialetto dorico.
Nonostante la fonologia cambi tra i vari parlanti (a seconda dello stato sociale e della regione), vi sono alcuni aspetti piuttosto comuni della parlata scozzese:
- L'inglese scozzese è un accento rotico, ossia il fonema /r/ è pronunciato anche in coda di sillaba. Foneticamente può realizzarsi come un'approssimante alveolare [ɹ], il fonema standard, ma è più comune l'uso della monovibrante alveolare [ɾ] o di una più rara vibrante alveolare [r][11] (qui si userà /r/ per denotare comunque qualsiasi realizzazione di tale consonante rotica.)
- Mentre molte altre varietà abbiano operato una fusione di /ɛ/, /ɪ/, /ʌ/ davanti ad /r/ (Fern–fir–fur merger), i parlanti scozzesi mantengono distinte le vocali di fern, fir, e fur.
- Molte varietà scozzesi hanno un contrasto fonemico tra /o/ ed /ɔ/ davanti ad /r/, così che hoarse e horse non sono omofoni.
- /or/ e /ur/ hanno anch'essi un contrasto, dunque shore e sure hanno una pronuncia differente, e così pour e poor.
- /r/ davanti ad /l/ ha una realizzazione più forte. Può essere inserita tra i due foni una vocale epentetica, così che girl e world siano, per alcuni parlanti, parole bisillabiche. Lo stesso fenomeno può verificarsi in nessi come /rm/, /rn/, e /lm/.
- /w/ e /hw/ contrastano, dunque la coppia minima witch-which non si fonde.
- /x/ è comune in nomi e parole gaeliche o scozzesi, tanto da essere spesso insegnato ai visitatori, soprattutto per il "ch" di "loch". Alcuni parlanti lo impiegano anche in prestiti dal greco (technical, patriarch), esattamente come accade nel greco moderno e nella koiné, tuttavia il fonema corrispondeva a /kʰ/ in lingua greca antica. [senza fonte]
- /l/ è normalmente velarizzata, eccezion fatta per prestiti come "glen" (dal gaelico scozzese "gleann"), la cui forma originaria ha una L non velarizzata. Nelle regioni in cui il gaelico scozzese è stato abbandonato solo recentemente od è ancora parlato (come Dumfries, Galloway e West Highlands), la velarizzazione del fonema può essere assente in molte parole, rimanendo però in prestiti dalla variante velarizzata, come "loch" e "clan".
- /p/, /t/ e /k/ non sono aspirati nelle varietà conservative, mentre attualmente può avvenire una lieve aspirazione.[12]
- La quantità vocalica non è normalmente distintiva, nonostante la presenza della regola della quantità vocalica scozzese (Scottish vowel length rule), per cui alcune vocali come /i/, /u/, e /æ/) sono solitamente lunghe ma brevi davanti a consonanti nasali ed occlusive sonore. Questo non accade tra morfemi, quindi c'è una distinzione tra coppie come crude-crewed, need-kneed e side-sighed.
- Non esiste la vocale /ʊ/, che si fonde col fonema scozzese /u/. Fonologicamente la vocale può essere pronunciata come [ʉ] o persino [ʏ]. Dunque pull e pool sono omofoni.
Note
- ^ Stuart-Smith J. Scottish English: Phonology in Varieties of English: The British Isles, Kortman & Upton (Eds), Mouton de Gruyter, New York 2008. p.48
- ^ "The SCOTS Corpus contains documents in Scottish Standard English, documents in different varieties of Scots, and documents which may be described as lying somewhere between Scots and Scottish Standard English.", Scottish Corpus of Texts and Speech
- ^ "... Scottish Standard English, the standard form of the English language spoken in Scotland", Ordnance Survey
- ^ Teaching Secondary English in Scotland - Scottish Corpus of Texts and Speech, su scottishcorpus.ac.uk. URL consultato il 30 aprile 2010.
- ^ La discussione è viva sulla questione della denominazione standard, ma la maggior parte degli studiosi[chi?] concordano sull'acronimo SSE per distinguere la variante dall'inglese britannico standard, indicato come SE (Standard English)
- ^ Macafee, C. (2004). "Scots and Scottish English." in Hikey R.(ed.),. Legacies of Colonial English: Studies in Transported Dialects. Cambridge: CUP. p. 60-61
- ^ Macafee, C. (2004). "Scots and Scottish English.". in In Hikey R.(ed.),. Legacies of Colonial English: Studies in Transported Dialects. Cambridge: CUP. p.61
- ^ McClure (1994), pp. 33ff
- ^ (EN) Place in history - First Scottish Books - National Library of Scotland, su digital.nls.uk.
- ^ a b McClure (1994), p. 36
- ^ Lodge, Ken (2009). A Critical Introduction to Phonetics. A & C Black. p. 180
- ^ Wir Ain Leid, su scots-online.org. URL consultato il 18 marzo 2012.