William Kunstler
William Moses "Bill" Kunstler (7 luglio 1919 – 4 settembre 1995) è stato un avvocato, attivista e poeta statunitense.

Annoverato tra i più celebri avvocati della storia americana[1][2], Kunstler deve la sua fama alla difesa di clienti discussi e controversi, in processi che sono stati per anni al centro dell'attenzione dei mass media: da Martin Luther King ai membri delle Pantere Nere come Assata Shakur, dal gruppo degli attivisti Chicago Seven (che lo portò alla fama in tutto il paese[3]) a El Sayyid Nosair, presunto responsabile materiale dell'uccisione del rabbino fondamentalista e ultranazionalista israeliano Meir Kahane nel 1990, dai nativi pellerossa dell'American Indian Movement (1973-1976) al cestista dell'NBA Marvin Barnes (1979).
Autodefinitosi "radical lawyer"[4], Kunstler è stato un membro del consiglio della American Civil Liberties Union (ACLU) e cofondatore del Centro di legge per i Diritti Costituzionali (CCR), il "principale punto d'incontro per gli avvocati radicali nel Paese"[3]. A differenza di altri celeberrimi legali "anti-sistema" e garantisti (come il francese Jacques Vergès), Kunstler si rifiutò sempre di difendere persone e gruppi di estrema destra (tra cui i Minutemen negli anni sessanta) dichiarando di voler rappresentare "solo gente che amo e di cui condivido mire e ideali", in particolare ha dichiarato: «Io difendo solo persone di cui condivido gli obiettivi. Non sono un avvocato che tutti possono assumere. Difendo solo coloro che amo».[5][1][3].
Occasionalmente però difese anche persone estranee alla sua area politica, ad esempio clienti particolarmente invisi all'opinione pubblica e al sistema, in nome del diritto di difesa, come lo sceicco terrorista Omar Abd al-Rahman. Solo in alcune occasioni, pro bono (cioè gratis, non volendo il loro denaro di provenienza illegale), ha difeso, assieme a Ron Kuby, anche alcuni appartenenti alla mafia italoamericana (tra essi, John Gotti), ma perché li riteneva, per quanto riguardava specifiche accuse o violazioni processuali nei loro confronti, "vittime del sistema".[6] Negli ultimi anni lavorò spesso con l'allievo Ron Kuby. Tra i suoi clienti, anche alcuni carcerati accusati della rivolta di Attica, i membri della Weather Underground e Qubilah Shabazz, figlia di Malcolm X, accusata di aver complottato per uccidere Louis Farrakhan, leader del gruppo fondamentalista islamico afroamericano Nation of Islam.
Biografia
William Kunstler nacque a New York, figlio di un medico specializzato in proctologia, Monroe Bradford Kunstler, e di Frances Mandelbaum Kunstler. Kunstler aveva un fratello, Michael, e una sorella, Maria. La famiglia è di origine ebraica.[7]
Si sposò due volte ed ebbe quattro figli dai due matrimoni. Il suo primo matrimonio con Lotte Rosenberger finì con un divorzio a metà degli anni '70. Ebbero due figlie, Karin e Jane. Kunstler ha dichiarato come causa della rottura i suoi lunghi periodi lontano da casa, adifendere i diritti civili in tutto il paese. Il suo secondo matrimonio fu con Margaret Ratner; ebbero due figlie, Sarah e Emily.[7]
Inizio della carriera legale
Kunstler si diplomò alla DeWitt Clinton High School di Manhattan e in seguito frequentò la Yale University. Dopo aver prestato servizio nell'esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale partecipò agli scontri nelle Filippine, Kunstler tornò a casa e si iscrisse alla Columbia Law School, laureandosi nel 1948. In seguito Kunstler e suo fratello, Michael, aprirono uno studio legale denominato Kunstler & Kunstler. Nei primi anni '50, Kunstler insegnò legge alla Law School di New York.[7]
La carriera di Kunstler cambiò radicalmente nel 1956 quando rappresentò un giornalista nero, William Worthy Jr., arrestato perché non aveva il passaporto quando era tornato da un viaggio a Cuba. Kunstler sostenne con successo che la legge era arcaica e incostituzionale e il caso fu archiviato nel 1961. Nella sua autobiografia sosterrà che questo fu il caso che ha lanciato la sua carriera come avvocato per i diritti civili. Nella sua arringa davanti alla Corte d'Appello degli Stati Uniti, Kunstler inventò uno dei suoi segni distintivi: la recita di alcuni versi poetici prima dell'arringa finale. In quel processo, Kunstler aprì la sua arringa finale con un verso di sir Walter Scott tratto da The Lay of The Last Minstrel.[7]
In aggiunta alle sue trovate non ortodosse, Kunstler ebbe sempre un aspetto colorito in tribunale. Il suo volto spigoloso era accentuata da una voce roca, capelli spettinati, e occhiali da vista sulla sommità del capo. I critici lo accusano di essere solo in cerca di notorietà: "In una certa misura c'è un fondo di verità", disse in un'intervista con David Margolick, inviato per il New York Times, «mi piacciono i riflettori, come alla maggior parte degli esseri umani, ma non è la mia ragion d'essere. Il mio scopo è quello di impedire allo stato di dominare tutto, di diventare troppo potente. E questo non è mai cambiato».[7]
I diritti civili
Dopo il caso Worthy, Kunstler passò molto tempo nel sud degli Stati Uniti, rappresentando i Freedom Riders, arrestati per violazione della quiete e condotta disordinata mentre mettevano in scena le proteste per i diritti civili in luoghi come Birmingham (Alabama), e Biloxi, Mississippi. Kunstler marciò anche in alcune delle proteste.[7]
Da questo avrà moltissima popolarità. Molti dei clienti di Kunstler, però, furono afroamericani, spesso accusati di aver ucciso poliziotti o di crimini di alto profili, e ciò lo rese impopolare con alcuni segmenti della società: «Per più di 20 anni, la mia difesa di imputati neri è stata motivata da una delle mie più forti convinzioni: che la nostra società è razzista».[7]
Durante le proteste sociali nel Sud Kunstler conobbe e difese Martin Luther King, il leader nonviolento del movimento per i diritti civili.
I Chicago Seven
Alla fine degli anni '60 fu coinvolto come legale con il processo dei cosiddetti Chicago Seven.[7]
I sospetti erano andati alla Convention democratica del 1968 a Chicago per protestare contro la guerra in Vietnam. Tra gli arrestati, Abbie Hoffman, tratto in arresto mentre il partito Yippie stava cercando di candidare alla presidenza un maiale di nome Pigasus. Assieme a lui furono arrestati anche Jerry Rubin, il futuro senatore della California Tom Hayden e l'attivista delle Pantere Nere Bobby Seale. Durante il processo le trovate teatrali di Abbie Hoffman conquistarono spesso i titoli dei giornali, come ad esempio quando, invitato a deporre, prestò giuramento alzando il dito medio invece dell'intera mano. Il giorno della sentenza (le accuse vennero infine ribaltate dalla corte) Hoffman invitò il giudice a provare l'LSD.[7] Il dibattito processuale fu quindi interrotto più volte da scontri tra Kunstler e il procuratore distrettuale Julius Jennings Hoffman (non imparentato con Abbie), che chiamò "rivoluzione dei finocchi" le idee degli imputati.[7]
Bobby Seale, presidente nazionale delle Pantere Nere, a un certo punto durante il processo venne fatto legare e imbavagliare dal giudice, perché interrompeva di continuo (verrà condannato a quattro anni). Kunstler paragonerà il giudice Hoffman alla Regina Rossa di Alice nel paese delle meraviglie.[7]
Tutti gli imputati furono assolti dell'accusa di complotto per incitare alla rivolta. Cinque furono condannati per accuse minori, e venne respinto l'appello. Mentre la giuria stava deliberando il destino dei Chicago Seven, Hoffman accusò Kunstler colpevole di 24 capi di imputazione per oltraggio alla corte, una per ogni volta che il giudice aveva pensato che Kunstler stasse mostrando mancanza di rispetto e maleducazione durante il processo di cinque mesi, e riuscì a farlo condannare a quattro anni e 13 giorni di prigione. Non fu arrestato e le accuse furono ribaltate due anni dopo dalla Corte d'Appello, che ordinò un nuovo processo per Kunstler. Kunstler venne condannato per due accuse di "oltraggio alla Corte", ma senza condanna al carcere.[7]
A seguito del processo dei Chicago Seven, Kunstler credeva che sarebbe caduto nell'oblio, ma fu presto di nuovo nella cronaca nazionale nel 1971, quando scoppiò la rivolta di Attica State Prison a New York. Trentanove prigionieri sono stati massacrati nel corso di cinque giorni di disordini, che Kunstler definì come un trattamento disumano; morirono, nell'irruzione della polizia, anche 29 agenti. Kunstler è stato chiamato come intermediario e successivamente intentato cause a favore dei prigionieri, torturati in seguito. Nel 1997, due anni dopo la morte di Kunstler, le famiglie di molti ex detenuti di Attica ottennero risarcimenti dal governo.[7]
Altri famosi processi
Nel 1973 difese la militante delle Black Panthers e del Black Liberation Army Assata Shakur (alias JoAnne Chesimard), accusata dell'omicidio di un poliziotto. La Shakur fu condannata da una giuria composta solo da bianchi all'ergastolo, ma evase nel 1979 col supporto del gruppo 19 maggio, legato al BLA, di cui facevano parte il fratello Mutulu Shakur e l'italiana Silvia Baraldini.[8] Kunstler supportò anche il giornalista Mumia Abu-Jamal, condannato a morte e difeso da altri legali.
L'avvocato Kunstler fu spesso bersaglio di abusi fisici e verbali a causa dei clienti che rappresentava, ma non fu nulla in confronto alle minacce e vessazioni che ricevette in seguito per aver rappresentato clienti islamici nel 1993 e nel 1994. Kunstler, che era ebreo, era considerato un traditore da parte di alcuni. Uno dei suoi clienti, El Sayyida Nossair, era accusato di aver ucciso il rabbino Meir Kahane, fondatore della Lega di Difesa Ebraica e del partito anti-arabo Kach in Israele. Era inoltre un dichiarato razzista e fondamentalista.[7]
Una giuria di New York trovò Nossair innocente dall'accusa di omicidio. Durante il processo, picchetti sfilarono davanti alla casa di Kunstler nel Greenwich Village a Manhattan e le finestre vennero rotte; ricevette minacce anche al telefono, quando difese il cugino di Nossair, Ibrahim A. Elgabrowny, per l'attentato al World Trade Center del 1993.[7]
Poesia
Kunstler, amante da sempre della poesia, ha pubblicato molti dei suoi testi. Una delle sue ultime opere trattava di l'arresto dell'ex stella afroamericana del football americano O.J. Simpson (difeso da Alan Dershowitz, Robert Kardashian, Johnnie Cochran e altri, e poi assolto) con l'accusa di aver assassinato la sua ex moglie, Nicole Brown Simpson, e un amico, Ronald Goldman: «Mi ha colpito il paradosso di quanto velocemente un idolo sportivo può cadere in una tragedia di proporzioni immense...Di una cosa sono certo, questo non sarà il mio ultimo sonetto sulla questione».[7]
Morte ed eredità
Kunstler morì sette mesi dopo, il 4 settembre 1995, a New York, un mese dopo l'assoluzione di Simpson.[7] Si spense improvvisamente per insufficienza cardiaca all'età di 76 anni. Nella sua ultima apparizione pubblica importante, alle cerimonie di apertura per l'Università presso la Scuola di Architettura e Pianificazione di Buffalo, Kunstler criticò aspramente la pena di morte, dicendo: «Noi siamo diventati il più grande ossario del mondo occidentale, in riferimento alle esecuzioni, il prossimo più vicino a noi è la Repubblica del Sud Africa», che era da poco uscita dal regime dell'Apartheid.
William Kunstler lasciò la moglie Margaret Ratner Kunstler e le figlie Karin Kunstler Goldman, Jane Drazek, Sarah Kunstler e Emily Kunstler, oltre che i nipoti Jessica Goldman, Daniel Goldman e Andrew Drazek. Emily Kunstler e Sarah Kunstler hanno realizzato un documentario sul loro padre dal titolo William Kunstler: Disturbing the Universe, che ha avuto la sua prima mondiale nell'ambito del Concorso Documentari del Sundance Film Festival 2009. Karin Goldman è attualmente il capo sezione dell'ufficio beneficenza presso l'ufficio del procuratore generale di New York.
Alcuni mesi dopo, presso la Cattedrale di Saint John the Divine a New York City, l'avvocato venne commemorato da amici e clienti, tra essi: i poeti Amiri Baraka e Allen Ginsberg, la leader dei diritti civili Betty Shabazz (moglie di Malcolm X) e Bobby Seale, oltre che dai famigliari.[7]
Il New York Times citò Jimmy Breslin, in un necrologio in memoria del legale scomparso: "Il signor Bill Kunstler viveva. Viveva con un ritmo bruciante, una furiosa energia, e travolgente amore del giusto e un'antipatia verso lo sbagliato".[7]
Pubblicazioni
- Our Pleasant Voices, 1941
- The Law of Accidents, 1954
- First Degree, 1960
- Beyond a Reasonable Doubt? The Original Trial of Caryl Chessman, 1961
- The Case for Courage: The Stories of Ten Famous American Attorneys Who Risked Their Careers in the Cause of Justice, 1962
- And Justice For All, 1963
- The Minister and the Choir Singer: The Hall-Mills Murder Case, 1964
- Deep in My Heart, 1966
- Trials and Tribulations, 1985
- My Life as a Radical Lawyer, Carol Publishing Corporation 1994
- Hints & Allegation: The World (In Poetry and Prose), 1994
- Politics on Trial (postumo), Ocean Press, 2003
Filmografia e citazioni
- William Kunstler: Disturbing the Universe, documentario di Emily e Sarah Kunstler, 2009
- Il personaggio compare anche nei film The Doors e Malcolm X
- Kunstler compare, nei panni di sé stesso, in un episodio della serie Law & Order: i due volti della giustizia nell'episodio "White Rabbit" (1994).
Note
- ^ a b A. Farkas, Addio al principe del foro, Corriere della Sera - 6 settembre 1995, p. 8
- ^ David J. Langun, William M. Kunstler: the most hated lawyer in America, New York, New York University Press, 1999
- ^ My Life As a Radical Lawyer è il titolo della sua autobiografia del 1994
- ^ "I only defend those whose goals I share. I'm not a lawyer for hire. I only defend those I love".
- ^ Ferrante, Louis. "Unlocked: the life and crimes of a mafia insider," p. 161. HarperCollins Publishers, 2009. ISBN 978-0-06-113386-2.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s William M. Kunstler - Biography
- ^ Lettera aperta da Assata Shakur
Bibliografia
- David J. Langun, William M. Kunstler: the most hated lawyer in America, New York, New York University Press, 1999
Collegamenti esterni
- Counterpunch.org 7 maggio 2003 - Consultato il 21 settembre 2010
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