Fonderie ghisa Spoleto
L' ex monastero di Santa Maria inter Angelos si trova a Spoleto a 30 minuti di cammino nel bosco dal centro storico, lungo il sentiero naturalistico del Giro dei condotti, sul versante sud occidentale del Colle Ciciano. Si può raggiungere anche attraverso la strada SP 463, girando ad un certo punto a sinistra e scendendo per circa 750 m. lungo una strada sterrata. Recentemente (2010) è stato restaurato e adibito ad agriturismo.

Storia
Conosciuto anche con la denominazione di Le Palazze, venne fondato da Gregorio IX nel 1229 sulle pendici del Monteluco. Continuò ad essere abitato dalle monache clarisse provenienti dalla chiesa di San Damiano di Assisi, fino al 1403, quando per motivi di sicurezza, si trasferirono in un palazzo all'interno delle mura cittadine; non tutte le religiose accettarono lo spostamento, alcune preferirono rimanere nell'antico monastero, ma da quel momento l'intero gruppo prese il soprannome di Le Palazze, cioè residenti nel palazzo. L'appellativo si estese poi al monastero stesso e alla zona circostante. [1]
Gli affreschi
I muri di un ambiente, probabilmente l'oratorio interno delle monache, e quelli di un vano a pianterreno, furono affrescati verso la fine del milleduecento da un anonimo artista umbro influenzato dall'arte di Cimabue in Assisi[2], detto appunto il Maestro delle Palazze.
Definita da Roberto Longhi "la splendida serie dugentesca delle Palazze", il ciclo di affreschi nel 1921 venne strappato dalle pareti del primo piano dell’oratorio, allora adibito a fienile, e abusivamente venduto dai proprietari.
Sei su sette delle scene staccate furono immediatamente immesse sul mercato, nonostante il fatto che nel 1914 il Ministero della Pubblica Istruzione avesse segnalato gli affreschi tra quelli di interesse nazionale. L'anno seguente vennero rintracciati e sequestrati a Bergamo; tuttavia non si riuscì ad impedirne l'esportazione in Francia e la vendita sui mercanti parigini[3].
distribuiti tra Worcester (Mass.), Art Museum (Santa Ultima cena Crocifissione San Giuseppe qui pervenuto nel 1932 dalla John Levy Gallery di New York da cui lo stesso museo aveva acquistato nel 1924 gli altri tre affreschi) Bryn Athyn (Penn.), collezione Raymond Pitcairn (Giudizio universale ); Boston, Museum of Fine Arts; Cambridge (Mass), Fogg Art Museum (Pastore); Hartford (Conn.), Wadsworth Atheneum (Pastore ) La “poco edificante storia italiana” di questa de-contestualizzazione è raccontata da Bruno Toscano in un articolo apparso nel 1974. Ripercorriamola insie-me. Nel 1914 il Ministero della Pubblica Istruzione elencò gli affreschi spoletini fra quelli di interesse nazionale ma nel 1921 il proprietario, Guglielmo Cianni, faceva abusivamente staccare dall’ambiente, allora usato come fienile, sei delle sette scene del ciclo che vennero subito dopo immesse sul mercato. Passa-rono così nelle mani di Ernesto Bayet di Cavallasca e di Bernardo Bazzani di Bergamo. Nonostante la pubblica denuncia apparsa sulla stampa e nonostante il sequestro avvenuto a Bergamo l’anno seguente, i sei affreschi furono esportati in Francia e poi rivenduti da mercanti parigini. Così nel 1924 l’Ultima Cena , la Crocifissione e un frammento di un’altra Crocifissione entrarono nel Museo di Worcester e poco dopo il Giudizio finale entrò nella collezione Pitcairn. Con la Natività il mercante fu anche più fortunato, oltre che più spregiudicato. Dopo averla sezionata, riuscì a piazzare separatamente i quattro pezzi ricavati, oggi infatti divisi tra quattro istituti americani: un Pastore a Hartford, un altro Pastore a Cambridge (dove, così separato dal suo contesto, fu esposto per parecchi anni come Caino), il San Giuseppe a Worcester e infine il Gesù Bambino a Boston. Quest’ultimo venne donato al MFA da René Gimble (1881-1944). La torbida vicenda del distacco e della vendita dei sei affreschi a dispetto della notifica ministeriale e della loro espor-tazione nonostante il sequestro trovò eco nella stampa locale[4]. Ma a nulla servì
Il coro interno era decorato da un ciclo di storie dell’infanzia e della passione di Cristo; alcune di esse, Derisione di Cristo e cinque sinopie: Annunciazione, Natività, Ultima Cena, Cocifissione, Giudizio finale, nel 1921 furono abusivamente strappate dai nuovi proprietari del complesso monastico e, una volta immesse nel mercato, furono acquistate da musei e collezioni private statunitensi. Altri sono stati distaccati nel 1964[5]. Furono acquistati da musei e collezionisti americani tra cui Worcester Art Museum; Cambridge, Fogg Art Museum; Hartford, Wadsworth Atheneum; Boston, Museum of Fine Arts; Jenkintown, Pennsylvania; Glencairn Museum, Bryn Athyn, Pennsylvania; collezione Raymond Pitcairn[6]. I rimanenti dopo essere stati custoditi prima alla Galleria civica, poi all'interno della chiesa di Sant'Agata, attualmente dal 2010 son conservati al Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.
Alcune tracce, rappresentanti scene della vita di Cristo, sono ancora visibili all'interno della struttura nella sala conferenze: Crocifissione con San Francesco e Santa Chiara, Giudizio universale, Derisione di Cristo. [1]
Note
- ^ Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L'Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978, p. 216.
- ^ Bruno Toscano, Frammenti del Maestro delle Palazze, in Spoletium, Spoleto, Accademia spoletina, 1985, pp. 21-31.
- ^ Documentazione relativa al distacco è stata rinvenuta sia presso l’Archivio Storico della Soprintendenza dell’Umbria (ASSU) sia presso la Sezione di Archivio di Stato di Spoleto (ASS). ASSU, busta 68, fascicolo 18, prot. 887, 14 agosto 1922, documento relativo al Convento della chiesa di San Ponziano in cui si espone il provvedimento penale, agli articoli 1-9-13-31-32-34 legge 20 giugno 1909 n. 364, contro Guglielmo Cianni ed altri, imputati del reato di vendita degli affreschi del monastero delle Palazze
- ^ Vedi “Il Messaggero”, 25 luglio e 12 agosto 1922, Cronaca di Spoleto
- ^ Archivio Storico della Soprintendenza dell'Umbria (ASSU), busta 68, fascicolo 18, prot. 887, 14 agosto 1922, documento in cui si espone il provvedimento penale contro Guglielmo Cianni ed altri, imputati del reato di vendita degli affreschi del monastero delle Palazze
- ^ Fondazione Zeri. Anonimo spoletino sec. XIII , Giudizio Universale, Madonna della Misericordia
Nel 1964 dall’oratorio, forse destinato ad uso interno delle monache, fu staccato anche la Derisione di Cristo oggi nella Pinacoteca Comunale di Spoleto e, nel 1972, dall’altro oratorio, aperto invece ai visitatori esterni, venne strappata una Crocifissione e una Madonna con santi Francesco e Chiara ancora nel 1985 presso Bernardino Falcinelli a Spoleto.
Bibliografia
- Roberto Longhi, Per una mostra storica degli "estrattisti", in Paragone, vol. 91, Firenze, Sansoni, 1957, pp. 3-8.
- Bruno Toscano, II Maestro delle Palazze e il suo ambiente, in Paragone, n. 25, Firenze, Sansoni, 1974.
- Bruno Toscano, Frammenti del Maestro delle Palazze, in Spoletium, vol. 26-27, 29 e 30, Spoleto, Accademia spoletina, 1985, pp. 21-31.
- Lionello Venturi, Pitture italiane in America, Milano, Ulrico Hoepli, 1931, tav. X.
http://www.museoducato.beniculturali.it/index.php/sala-9
http://dspace-roma3.caspur.it/bitstream/2307/86/1/LA%2520RIMOZIONE%2520DELLA%2520PITTURA%2520MURALE%2520di%2520Cecilia%2520Metelli.pdf http://www.tommasodicarpegna.it/?page_id=30
https://www.academia.edu/3513037/Dal_monastero_al_museo_gli_affreschi_de_Le_Palazze_di_Spoleto
https://www.academia.edu/7514705/Dal_complesso_al_frammento_dal_testo_al_contesto_a_proposito_di_opere_d_arte_umbro-marchigiane_dei_secoli_XI-XIII pag 298 e l’affresco (cm 236x256) staccato dalla chiesa di S. Maria inter Angelos presso Spoleto con la raffigurazione dell’Ultima cena al Worcester Art Museum[1] dove, egli nota, si conserva anche il particolare con la Crocifissione di uguale provenienza
- ^ Venturi, Pitture italiane , I, tav. X. Cfr. M. Davies, European Paintings in the Collection of the Worcester Art Museum , Worcester 1974, p. 471.