Alighiero Boetti

artista italiano (1940-1994)

Alighiero Boetti (Torino, 16 dicembre 1940 - Roma, 24 aprile 1994) è uno dei grandi artisti italiani del secondo dopoguerra.

Insieme agli artisti Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, ha fatto parte del gruppo Arte Povera. Allo stesso tempo è stato anche uno dei più precoci a staccarsene.

Le sue opere più celebri sono arazzi di diverso formato in cui sono inserite, suddivise in griglie, frasi e motti inventati dall'artista (per es. Il progressivo svanire della consuetudine, Dall'oggi al domani, Creare e ricreare, Non parto non resto, ecc).

La sua attitudine all'arte ha influenzato artisti di differenti generazioni, da Francesco Clemente a Maurizio Cattelan. All'estero l'eredità del suo lavoro ha lasciato segni profondi nelle opere del messicano Gabriel Orozco e nelle riletture della recente storia dell'arte dell'inglese Jonathan Monk, il quale sembra provare per Boetti un'autentica ammirazione.

Boetti propone a sé stesso dei sistemi nei quali agire, spesso coinvolgendo altre persone. Oppure sono la geografia, la matematica, la geometria, i servizi postali, a fornire la piattaforma delle proprie scelte. Il suo lavoro mette in discussione il ruolo tradizionale dell'artista, interrogando i concetti di serialità, ripetitività e paternità dell’opera d’arte.

Dopo l’opera Gemelli il filo comune che lega molti suoi lavori è sottendere nel processo creativo un dualismo di intenti. Questo avviene specialmente dopo la sperimentazione con i materiali poveri quando Boetti si trasferisce nella capitale e decide di ripartire veramente da qualcosa di semplice, una matita e un foglio di carta quadrettato.

I meccanismi che inventerà per i suoi lavori sono strutture di pensiero applicabili alle cose senza potersi esaurire. Una volta reso chiaro il principio che li genera si staccano da schemi soggettivi e permettono la libertà di autogenerarsi come le cose della natura.

Biografia

Alighiero Fabrizio Boetti nasce a Torino da Corrado Boetti, avvocato e Adelina Marchisio, violinista. Autodidatta, approda all’arte dopo aver abbandonato gli studi di Economia e Commercio dell'Università di Torino. Fra le sue letture preferite filosofia, alchimia e esoterismo, si appasiona fin da giovane alla matematica e alla musica. Hermann Hesse, Paul Klee, a diciassette anni scopre l'arte tantrica, gli acquarelli di Wols e poi i tagli di Fontana visti alla galleria Galatea di Torino. Il suo sgardo è già rivolto alle culture extra-europee, soprattutto orientali, Medio ed Estremo oriente e africane. Grande viaggiatore subisce il fascino della figura di un suo antenato del XVIII sec., il monaco domenicano Giovanni Battista Boetti, missionario in terre caucasiche sotto il nome di 'Profeta Mansur'.

A vent’anni dipinge paesaggi ad olio influenzato dal pittore russo Nicholas De Staël. Studia e pratica incisione a Parigi. In terra di Francia a Vallauris, dove l'artista si reca per comprare delle ceramiche da rivendere in Italia, conoscerà la sua futura moglie Annemarie Sauzeau, è il 1962.

Anni sessanta

1963-65

Le sue prime opere sono disegni su carta a china di oggetti industriali per la registrazione come microfoni, cineprese o macchine fotografiche (saranno esposti per la prima volta soltanto nell'81 a Parigi); incisioni e monotipi, tutti realizzati nell'appartamento-studio di via Principe Amedeo.

Sperimenta con materiali quali il gesso, la masonite, plexiglass e congegni luminosi.

Nel 1964 si sposa.

1966

I suoi primi lavori tridimensionali: Catasta, Scala, Sedia,Ping Pong e Lampada annuale sono opere seminali per il periodo: l'impiego di materiali industriali come l'eternit, il riferimento a oggetti di uso quotidiano privati del loro scopo, l'applicazione di gesti semplici come il raddoppiare, l'accumulare, il dilatare.

1967

"Il ' 67 è stato un anno esplosivo, per me e per tutti. Era un momento di grande eccitamentto, anche a livello materiale: la scoperta, l'entusiasmo dei materiali, che hanno portato alla nausea. Era tutto molto empirico allora,...(Intervista di M.Bandini a A. Boetti in "NAC" n. 3, marzo 1973)[1].

Il 19 gennaio esordisce con una personale alla Galleria Christian Stein di Torino e partecipa a tutte le collettive del gruppo Arte povera, (Torino, Milano,Genova). Zig-Zag, Dama, Legno e ferro 8, Boetti formula le basi della sua attitudine con la materia.

Manifesto 1967 è un'opera volutamente ermetica, alcuni simboli di cui non ci è dato capire il significato seguono il nome di alcuni artisti italiani vicini a Boetti. Visione panoramica per inquadrare una generazione, un movimento, quello poverista ma non solo, e il desiderio di aprirsi a nuove modalità. Si delinea un interesse più sincero verso la scrittura e la bidimensionalità piuttosto che per l'oggetto e la scultura.

Lunghi soggiorni nelle Cinque Terre e poi a dicembre la seconda personale alla Galleria La Bertesca di Genova.

1968

"L'apogeo di un anno barocco al massimo; dopo la fine" (Intervista di M.Bandini a A. Boetti in "NAC" n. 3, marzo 1973) [1].

Nella primavera spedisce ad una cinquantina di amici la cartolina postale Gemelli, la quale attraverso un fotomontaggio mostra l’artista che tiene per mano un altro sé stesso. Sul retro scrive frasi come "De-cantiamoci su" oppure "Non marsalarti".
Realizza opere utilizzando materiali come metallo, vetro, legno e cemento.

Si susseguono a ritmo serrato le mostre: personali, a febbraio nuovamente da Stein, ad aprile a Milano da Franco Toselli. Collettive a Roma, Bologna e Torino. "Nel '68 io avevo esposto per la prima volta le colonne di carta nel medesimo giorno in cui all'Attico Pascali aveva esposto i bachi da setola che erano veramente la stessa identica cosa (A. Boetti, 1973)[1].


A settembre muore a Roma in un incidente di moto Pino Pascali.

1969

Alla Kunsthalle di Berna inaugura la mostra collettiva "When Attitude Become Form" curata da Harald Szeemann. L'apice toccato dal movimento dell'Arte Povera consentirà d'ora in poi ai suoi singoli artisti, di percorrere ognuno il proprio percorso artistico a livello internazionale. Boetti appunto è uno dei più precoci a trovare una propria indipendenza artistica. Il 19 aprile da Sperone presenta la nuova opera Niente da vedere, niente da nascondere, una vetrata da appoggiare alla parete che invita alla contemplazione. Sempre avvolta da una meditazione Zen è l'esecuzione dell'opera Cimento dell'armonia e dell'invenzione (titolo dell'opera n.8 di Vivaldi che comprende i concerti delle Quattro Stagioni) che consiste nel ricalcalcare a matita i quadretti di venticinque fogli 70x50cm. Al termine dell'operazione viene annotata la durata dell'operazione, infatti il primo esemplare si intitolava 42 ore ed era accompagnato dalla registrazione dei pochi suoni che avevano accompagnato la sua creazione.

A luglio nasce il primo figlio Matteo.

Colora ad acquarello e pastelli un planisfero politico utilizzando le bandiere degli stati nella loro collocazione geografica.

Anni settanta

1970

La serie dei Viaggi postali (o Dossier postale) iniziata l'anno prima si conclude. Inizia i primi lavori in cui i francobolli apposti sulle buste esaudiscono tutte le possibili combinazioni e permutazioni. "Ho usato i francobolli per i loro colori come un artista usa un pennello o i pastelli"(Interview with Alighiero Boetti, "Art Agency Toyo", giugno 1980)[1].

A maggio è a Lucerna nella mostra "Processi di pensiero visualizzati" a cura di J.C. Ammann.

Estate 70 è un rotolo di venti metri dove migliaia di bollini autoadesivi colorati sono disposti per gioco combinatorio su una superficie quadrettata. Un meccanismo colorato che ha dei precedenti ad esempio in Dama(1967). Come il titolo ci suggerisce l'esecuzione di questo lungo rotolo fu il risultato di un'estate di lavoro trascorsa nella galleria milanese Toselli.
Alla fine dell'estate è l'idea di spingersi nella catalogazione di una parte della geografia molto controversa, la lunghezza dei grandi fiumi. Insieme alla moglie inizia un lungo lavoro che sfocerà, appunto solo nel '77, nel libro in 500 esemplari Classificando i mille fiumi più lunghi del mondo.

A novembre è la volta della mostra "Vitalità del negativo", Palazzo delle Esposizioni di Roma a cura di Achille Bonito Oliva

1971

Termina l'opera in progress Dodici forme a partire dal 10 giugno 1967 che formalizza il crescente interesse per l' intreccio politica, geografia e informazione.

Compie una serie di viaggi, il Guatemala, l'Oriente e poi un po' per caso il 15 marzo parte per l'Afghanistan dove ci rimarrà più di un mese. Considerata dall’artista come una seconda patria vi si recherà frequentemente due volte all'anno fino al 1979. A Kabul nasce il suo primo ricamo su tessuto, ma Boetti inizia con la fine, 16 dicembre 2040 - 11 luglio 2023: due pezze di stoffa riportano il centenario della sua data di nascita e quella presunta per la sua morte. Intrecciato a questo lavoro è quello dei telegrammi che prende inizio dopo il suo ritorno.
Il 4 maggio '71, primo telegramma ("2 giorni fa era il 2 maggio 1971") della sequenza che durerà tutta la vita dell'artista. La regola del raddoppio implica, per il 6 maggio, un secondo telegramma ("4 giorni fa era il 2 maggio 1971"), poi "8 giorni fa", "16 giorni fa" ... Così i primi sei telegrammi sono concentrati nel primo anno, il settimo e l'ottavo nel '72,...("Alighiero e Boetti, una vita", A.M. Sauzeau)[2].

A settembre riparte con la moglie per l'Afghanistan con il progetto dell'opera Mappa, il planisfero del mondo nel quale ogni nazione è tessuta con i colori della propria bandiera (come nel precedente lavoro su carta). Oggi conservata nel prestigioso Castello di Rivoli, questa prima storica versione fa parte della Collezione A.M. Sauzeau-Boetti.
Il perimetro del tessuto di questi lavori è arricchito da un testo ricamato colorato con la firma, la data, il luogo di esecuzione e un'eventuale dedica o elementi narrativi, a volte in italiano, a volte farsi dal persiano o afghano.
"Il lavoro della Mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente, nel senso che: il mondo è fatto com'è e non l'ho disegnato io, le bandiere sono quelle che sono e non le ho disegnate io, insomma non ho fatto niente assolutamente; quando emerge l'idea base, il concetto, tutto il resto non è da scegliere ".(A. Boetti, 1974)[1].

Boetti intreccia anche rapporti con le persone del posto, non solo le giovani ricamatrici della scuola della signora Kandi, con le quali dà vita ad una fiorente Factory afghana, ma improvvisandosi imprenditore alberghiero apre nel quartiere residenziale Sharanaw a Kabul il One Hotel. Gestito dal giovane Dastaghir Gholam che suggerisce anche il nome, lo stesso che scriverà il diario 'nomade' e spedirà le lettere per l'opera 720 lettere da Kabul.

1972

Inizia la realizzazione dei lavori a biro con Mettere la mondo il mondo e i ricami basati sulla quadratura di parole e frasi, come Ordine e disordine.

In autunno si trasferisce a Roma, le finestre del suo studio danno sul campanile di Santa Maria in Trastevere.
Inizia a firmarsi "Alighiero e Boetti", compiendo così la quadratura del suo nome e cognome, che diventa di 16 lettere, e contemporaneamente il suo sdoppiamento simbolico fra sfera privata, il nome e sfera pubblica, il cognome.

Partecipa ad aprile alla collettiva "De Europa" da John Weber a New York e in estate alla XXXVI Biennale di Venezia.

Nasce la sua seconda figlia Agata.

A dicembre Gian Enzo Sperone inaugura la sua nuova galleria a Roma in piazza dei Santi Apostoli.

1973-74

Le opere di Boetti proliferano in crescendo espandendosi sia per delega, di mani e teste altrui, sia attraverso una personale realizzazione.
"...che questo lavoro venga fatto da me, da te, da Picasso o da Ingres, non importa. E' il livellamento della qualità che mi interessa". (Maurizio Fagiolo dell'Arco, "In quell'artista c'è uno sciamano", intervista a Boetti in "Il Messaggero", Roma, 23 marzo 1977)[1].


Realizza "carte massaggiate", ricalco su carta di oggetti di piccole dimensioni attraverso la tecnica del frottage. Gli strumenti spesso usati sul suo tavolo di lavoro diventano i soggetti di queste opere: forbici, compasso, ecc. Proseguono i lavori realizzati con più tecniche in cui geometria e matematica si auto-organizzano in composizioni colorate. Autodisporsi, Da uno a cento e Alternando da uno a cento e viceversa. La carta quadrettata abbandonata dal '69 ritorna ad essere il supporto di queste esplorazioni aritmetiche.

Nel 1973 e nel 1974 hanno luogo le due prime personali a New York, rispettivamente nelle gallerie Weber e Sperone. Al MOMA partecipa all'esposizione "Eight Contemporary Artist".

Nell'estate del '74 è la volta di un'esplorazione solitaria in Guatemala. Alcune fotografie di questo viaggio saranno raccolte nella serie Guatemala, sul tema del sé e dell'altro.

Si porta in Afghanistan un giovane artista, Francesco Clemente, destinato ad una carriera fulminante che lo porterà a dipingere una decina d'anni dopo sulla stessa tela insieme a Andy Warhol e Jean-Michel basquiat.

1975

Soggiorna a New York per un lungo periodo e l'8 febbraio espone per la seconda volta da Weber. Gli viene commissionata una decorazione parietale sul portico del centro scolastico della Dar Al Hanan Istitution a Gedda, ampiamente documentata sul numero di giugno di "Domus".

Tornato in Italia sviluppa lavori a matita con nuove forme: Giogo, Saint Patrick, e in estate riparte solo verso il Sudan e l'Etiopia.

Partecipa alla XII Biennale di San Paolo del Brasile.

1977-79

Il 31 marzo '77 alla Galleria dell'Ariete di Milano presenta l'Orologio annuale, orologi che segnano gli anni appunto. In aprile compie il suo undicesimo viaggio verso il One Hotel insieme al figlio e al ritorno in Italia dopo un mese, collabora col disegnatore Guido Fuga per il trittico Aerei, tre pannelli nei quali sfrecciano velivoli in tutte le direzioni. A dicembre esce il sospirato libro The Thousand Longest RIvers in the World.

Il 4 marzo 1978 è la volta della grande antologica dell'artista alla Kunsthalle di Basilea (a cura di J.C.Amman). Quasi sessanta i lavori presentati, da quelli storici, come il Dossier postale (oggi andato perduto), a Gary Gilmore e Collo rotto braccia lunghe, i più recenti.

Il 2 marzo 1979 muore la madre Adelina, Boetti la ricorderà con l'opera Regno musicale che è dedicata a lei. Il 5 maggio allestisce la sua prima "personale collettiva" nel Chiostro di Voltorre a Gavirate. Lavoro coreografico capace di attivare la creatività popolare degli abitanti e dei bambini della città. A settembre sarà il suo ultimo viaggio a Kabul, che a dicembre sarà invasa dai carri armati sovietici. Fine del One Hotel e della Factory di ricamo.

Anni ottanta

1980

Espone a New York da Salvatore Ala, a Londra nella collettiva "Construction in the Art of '70s" alla Hayward Gallery, in giugno alla Biennale di Venezia e a Tokyo per una personale e in altre gallerie italiane.

L’ Afghanistan diventa un territorio inaccessibile e come per compensare a questo "esilio" forzato, Boetti dà vita ad un nuovo ciclo di opere variopinte, "La natura, una faccenda ottusa, sul tema della proliferazione dei regni.
Le sue considerazioni sul tema del tempo come conto alla rovescia lo portano ad interessarsi a figure come il bandito sardo Graziano (Grazianeddu) Mesina e all'americano Gary Gilmore.

Il 16 dicembre compie quarant'anni, lo stesso giorno inizia la collaborazione durata quasi cinque mesi col quotidiano "Il Manifesto", sul quale viene pubblicato un suo disegno al giorno. La serie incomincia col disegno Ordine e disordine e termina il 24 aprile 1981 con le quattro frasi messe a quadrato: "fare un quadrato", "rifare un quadrato", "rifarne ancora uno", "finir di far quadrati".

1981-82

In Francia alla grande mostra curata da Celant al Centre Pompidou, "Identité italienne - L'art en Italie depuis 1959" e in una antologica da Chantal Crousel.
In Italia due importanti personali a Torino e Roma, rispettivamente da Franz Paludetto "Ammzzare il tempo" e da Mario Diacono. Sempre a Roma alle Mura Aureliane per la collettiva "Avanguardia transavanguardia" curata da Achille Bonito Oliva.

La sua salute, già compromessa dagli eccessi dei plumbei fine anni '70 si incrina ulteriormente nell'estate dell' '82, in seguito ad un grave incidente d'auto alle Cinque terre. Resta convalescente per due mesi.
Il 1982 è anche l'anno di Documenta 7 e del definitivo distacco dalla moglie Annemarie.

1983-84

Fra le mostre in Italia è al PAC di Milano insieme a Carla Accardi e all'estero alla collettiva di respiro storicista "Arte a Torino dal 1965 al 1983" nella Kunstverein di Colonia.

Le sue opere si infittiscono di scritte con la mano sinistra, dove le lettere sembrano disegnate come nelle calligrafie orientali e arabe. Sempre dell' '83 è Clessidra Cerniera e viceversa, un'opera apparentemente semplice che sintetizza in un unico gesto alcuni temi cari all'artista.

All'inizio dell'84 in occasione della mostra "Il modo italiano" a Los Angeles, coinvolge gli studenti della California University nel disegno per il mosaico murale permanente Alternando da uno a cento e viceversa in ceramica bianca e nera.
Una personale a New York da Weber e un'ampia retrospettiva in Italia a Ravenna dal titolo "Alighiero & Boetti.

1985-86

Sposta lo studio in via del Pantheon, nei pressi dell'amatissimo tempio romano dove è contenuto il sepolcro di Raffaello.

Con il contributo delle donne afghane rifugiatesi a Peshawar in Pakistan proseguono i lavori a ricamo dell'artista: le mappe aggiornate del mondo, nuove scacchiere di lettere colorate, arazzi monocromi e il nuovo progetto Tutto.
Di questi anni sono anche le Copertine(1984), ricalchi a matita della prima pagina dei periodici di informazione più diffusi nel mondo.
La base serigrafica di diversi lavori diventa l’iconografia autoreferenziale di Due mani e una matita. In essa si vede parte della testa dell'artista dall'alto e le sue due mani unite intente a tracciare una linea, Tra sé e sé.

Si reca per la seconda volta in Giappone e collabora con il calligrafo Enomoto san per i lavori su carta di riso con grandi ideogrammi, Undici parole sparse nel vento.

Nel corso dell'86 sono le due personali allo Stedelijk di Eindhoven e al Nouveau Musée di Lyon-Villeurbanne, nonché la terza presenza alla Biennale di Venezia.

Ha un forte impulso il lavoro dedicato agli arazzi di piccola e grande dimensione. Alle lettere che compongono le frasi in lingua italiana disposte in quadrato si aggiungono esempi in altre lingue, francese, tedesco, giapponese, inglese (Order and disorder).


1987-89

In questi anni è la sua opera a viaggiare nel mondo, alla Kunsthalle di Düsseldorf, a New York da Castelli e Sonnabend, al PAC di Milano, per finire al Pompidou di Parigi nel maggio 1989 alla mostra "Magiciens de la terre", curata da Jean-Hubert Martin.

Nel 1989 realizza le scene e i costumi per lo spettacolo "Hanjo", tratto dai "No" di Yokio Mischima. Vengono ultimati i grandi arazzi ricamati Tutto, nei quali la superficie del tessuto è completamente saturata da silhouette di diverse forme e colore. Inizia una serie di quadri verticali il cui spazio è diviso in due parti: sopra, disegni a matita tratti da immagini quotidiane e sotto, una colorata giungla popolata dalle sagome dei suoi animali. Idealmente predisposti per una narrazione orizzontale spesso sono affiancati uno all'altro.


Anni novanta

1990-92

Nel marzo 1990 realizza Passepartout, un grande mosaico pensato appositamente per il pavimento della galleria francese di Lucio Amelio Piece Unique. L'opera consiste in un pentagono all'interno del quale, su ogni lato, sono stagliati in negativo cinque tipologie di archi appartenenti a periodi e culture diverse. Arco romanico, arco gotico, a ogiva, arco a tutto sesto, arco islamico e arco bizantino a ferro di cavallo.
A maggio realizza il grande Fregio per La Biennale di Venezia vincendo il Premio speciale della Giuria. La sala personale che gli viene affidata viene completamente "decorata" con opere in tecnica mista su carta che avvolgono l'intero perimetro superiore dello spazio.
In settembre si risposa con Caterina Raganelli dalla quale avrà due anni più tardi il figlio Giordano.

Tra il '90 e il '91 è a New York con due personali.

Nasce la serie di opere Extra-strong, fogli di carta formato commerciale o fax sono il supporto di tecniche miste raffinate utilizzando inchiostri colorati, timbrature, collage e matita.
Le opere realizzate fisicamnete dalle mani dell'artista sono affiancate da progetti corali nei quali assume il ruolo di regista. Le proporzioni di queste orchestrazioni si fanno però sempre più complesse.
Nel '91 intraprende in Pakistan la tessitura di cinquanta kilim sul tema Alternando da uno a cento e viceversa precedentemetnte concepiti nelle variazioni grafiche dagli studenti di alcune accademie francesi. Sempre in preparazione alla mostra al Magasin di Grenoble idea il suo più grande Lavoro postale in collaborazione con il Musée del al Poste di Parigi.

Su un progetto degli anni '70 lavora sulla scultura-fontana Autoritratto.

Numerose personali in Germania, Francia e Austria e a giugno partecipa alla collettiva "Reperti" a Rio de Janeiro

1993

A febbraio personale storica a Torino negli spazi della Galleria Christian Stein, la sua ultima in Italia.

Riassembla alcune sculture concepite e realizzate negli anni ’60 e andate poi distrutte. Tra queste Panettone, composta di lastre di metallo e sassi di fiume.

Alla Biennale di Venezia i suoi libri di tela rossa si mimetizzano nella biblioteca dei Padri Armeni sull'isola di San Lazzaro, per la mostra "Trésors de voyage" a cura di Adelina von Fürstenberg.

Espone a giugno nel parco del museo olandese di Sonsbeek quella che è la sua ultima opera, Mi fuma il cervello o Autoritratto, la quale a ottobre verrà anche presentata nella hall del Centre Pompidou.

In estate gli viene diagnosticato un tumore. Si dedica incessantemente alla mostra del Magasin che inaugura con successo il 27 novembre.

1994

A febbraio c'è ancora tempo per la mostra "Alighiero Boetti, origine et destination" al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. Il 24 aprile 1994, Alighiero Boetti si spegne nella sua abitazione in via del Teatro Pace a Roma.

Importanti mostre postume lo omaggiano negli Stati Uniti. Personale al MOCA di Los Angeles che viaggia al PS1 di Long Island. In collettiva al MOMA e al Guggenheim di New York.

Curiosità

  • In una delle interviste contenute nel libro 'Interviews Volume I', Hans Ulrich Obrist chiede a Maurizio Cattelan di un suo incontro con Boetti avvenuto nel 1990. Cattelan racconta che si trovava nel padiglione americano della Biennale di Venezia, circondato dai poster dell'artista Jenny Holzer. Anche Boetti si trovava lì. Da questo incontro fortuito Cattelan riceverà in regalo da Boetti un poster della Holzer con una sua scritta, Never say bullshit. Un nuovo truismo composto di sedici lettere, il quadrato di quattro per quattro.

Esposizioni internazionali

Selezione mostre personali

  • 1967 Galleria Christian Stein, Torino.
  • 1969 "Io che prendo il sole a Torino il 24-2-1969" Galleria Sperone, Torino.
  • 1968 "Shaman Showman", Galleria De Nieubourg, Milano.
  • 1973 John Weber Gallery, New York;
"Mettere al mondo il mondo", Sperone - Fischer Gallery, Roma.
  • 1975 Kunstmuseum Lucerna.
  • 1978 Kunsthalle Basel, curata da Jean-Christophe Amman;
Galleria Paul Maenz, Colonia.
  • 1981 Galerie Chantal Crousel, Parigi.
  • 1990 "XLIV Biennale di Venezia" Venezia.
  • 1992-93 "Synchronizitat als ein Prinzip akausaler Zusammenhange" Kunstverein, Bonn;
Westfalischer Kunstverein, Munster;
Kunstmuseum, Lucerna.
  • 1993 "Alternando da 1 a 100 e viceversa" Centre National d'Art Contemporain de Grenoble, Grenoble, Francia;
The Museum of Contemporary Art, Los Angeles, California, 1994;
P.S.1 Museum, Long Island City, New York, 1994.
  • 1994 "Alighiero e Boetti" taking place within the project, "Origin and Destination,"

Societe des Expositions du Palais des Beaux-Arts de Bruxelles.

  • 1996-97 "Alighiero Boetti," Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, Torino;
Musee d'Art Moderne, Villeneuve d'Ascq, Francia, 1997;
Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig, Vienna]], 1997.
  • 2004 “Quasi Tutto” Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo.


Selezione mostre collettive

  • 1967 "Arte Povera" Galleria La Bertesca. "Arte Povera" Università di Genova
Museum Haus Lange, Krefeld; ICA, London.
  • 1970 "Processi di pensiero visualizzati" Kunstmuseum, Lucerna.
"XXXVI Biennale di Venezia" Venezia;
"X Quadriennale" Roma.
  • 1974 "Eight Contemporary Artists" Museum of Modern Art, New York.
  • 1978 Kunsthalle, Basilea (a cura di Jean-

Christophe Amman);

"Dalla natura all'arte - dall'arte alla natura" Biennale di Venezia, Venezia.
  • 1980 Biennale di Venezia, Venezia.
"Duetto - Alighiero Boetti & Ettore Sottsass" A.A.M. Coop, Rome.
  • 1982 "Documenta 7" Kassel, direttore artistico Rudi Fuchs.
  • 1984 "Il modo italiano" California State University, Los Angeles, California.
  • 1985 "Arte povera - dell'arte povera al 1985" Placido de Velazquez, Placido de Cristal, Parc del Retiro, Madrid;
"Italienische Kunst" Castello di Rivoli, Rivoli;
"Knot Arte Povera" P.S. 1, New York.
  • 1986 "XLII Biennale di Venezia", Venezia;

"Il Cangiante" PAC, Milano.

  • 1989 "Magiciens de la Terre" Centre Georges Pompidou, Parigi.
  • 1990 "XLIV Biennale di Venezia", (sala personale - Premio Speciale della Giuria), Venezia.
  • 1994 "Mapping" The Museum of Modern Art, New York.
  • 1994-95 "Worlds Envisioned" Dia Center For The Arts, New York;
"The Italian Metamorphosis, 1943 - 1968" Solomon R. Guggenheim Museum, New York.
  • 1995-96 "Tradition & Innovation: Italian Art since 1945" National Museum of Contemporary Art, Seoul, Korea.
  • 1997-98 "Arte Italiana, 1945-1995: il visibile e l'invisibile" Aichi Prefectural Museum of Art, Nagoya;
Museum of Contemporary Art, Tokyo; Yonago City Museum of Art, Tottori; Hiroshima City Museum of Contemporary Art.
  • 1997-2000 "Arte Povera: Arbeiten und Dokumente aus der Sammlung Goetz, 1958 bis heute" Neues Museum Weserburg Brema;
Kunsthalle Norimberga;
Kölnischer Kunstverein; Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, Palais Lichtenstein, Vienna;
Konsthalle Göteborg, Svezia; Sammlung Goetz, Monaco.
  • 2000 Centre de Culture Contemporaine, Barcelona.
  • 2000-2001 "Le Temps, vite" Musée national d'art moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi;
Palazzo delle esposizioni, Roma
  • 2001 XLIX Biennale di Venezia, Padiglione Italia;
"Zero to Infinity: Arte Povera" Tate Modern, Londra;
MOCA at the Geffen Contemporary, Los Angeles, 2002

Selezione delle opere

  • 1966 Ping-Pong, Lampada annuale, Zig-Zag, Mimetico, Cubo Tutto.
  • 1967 Un metro cubo, Manifesto.
  • 1967-68 Dama.
  • 1968 Gemelli, Shaman - Showman.
  • 1969 Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969, I vedenti, Cimento dell'armonia e dell'invenzione, Niente da vedere niente da nascondere.
  • 1970-77 Classificando i mille fiumi più lunghi del mondo (libro).
  • 1971 Strumento musicale, Mappa.
  • 1972-73 Mettere al mondo il mondo, I vedenti.
  • 1974-75 Barzellette.
  • 1977 Aerei, Alternando da uno a cento e viceversa.
  • 1979 Fare quadrare tutto, Faccine colorate.
  • 1980 La natura, una faccenda ottusa
  • 1981 Dare tempo al tempo
  • 1983 Tutto
  • 1985 Passepartout ovvero la chiave universale.
  • 1988 Fregio.
  • 1992-93 Alternando da uno a cento e viceversa (50 kilims).
  • 1993 Bugs Bunny (25 grafiche per il Kunstmuseum di Luzern), Mi fuma il cervello.

Note

  1. ^ a b c d e f Alberto Boatto e Guido Natti (a cura di) Alighiero & Boetti (cat. mostra), 1984, Ravenna, Edizioni Essegi. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Prima" è stato definito più volte con contenuti diversi
  2. ^ J.C. Amman, M.T. Roberto, A.M. Sauzeau (a cura di) Alighiero Boetti: 1965-1994 (cat. mostra), 1996, Milano, Mazzotta.

Collegamenti esterni

  • Archivio Alighiero Boetti [1]
  • Fondazione Alighiero Boetti [2]


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