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Crociera nell'infinito
The Voyage of the Space Beagle | |
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Autore | A. E. van Vogt |
Sottogenere | Space Opera |
Crociera nell'infinito è un romanzo di fantascienza di A. E. van Vogt, il cui sottogenere può essere identificato nella Space opera.
Il romanzo è una raccolta di quattro racconti pubblicati dall'autore fra il luglio 1939 ed il maggio 1950 e poi fusi insieme in un testo unico, edito nel 1950 in Canada con il titolo The Voyage of the Space Beagle. Nel corso della lettura, sono chiaramente distinguibili le soluzioni di continuità fra un episodio e l'altro. Il racconto che costituisce la base della prima parte del romanzo (capitoli da 1 a 6) fu anche il primo racconto di fantascienza pubblicato da A. E. van Vogt.
I racconti confluiti nel romanzo sono i seguenti:
- "Black Destroyer", pubblicato nel luglio 1939 sulla rivista di fantascienza Astounding magazine (capitoli da 1 a 6)
- "War of Nerves", pubblicato nel maggio 1950 sulla rivista di fantascienza Other Worlds magazine (capitoli da 9 a 12)
- "Discord in Scarlet", pubblicato nel dicembre 1939 su Astounding magazine — il secondo racconto di fantascienza dato alle stampe da A. E. Van Vogt (capitoli da 13 a 21)
- "M33 in Andromeda", pubblicato nell'agosto 1943 sempre su Astounding, e successivamente inserito come storia nel libro M33 in Andromeda (1971) (capitoli da 22 a 28)
Il romanzo fu ripubblicato nel 1952 con il titolo Mission: Interplanetary.
In Italia il volume è uscito il 10 novembre 1953 nella collana Urania (numero 27) ed è stato poi ripubblicato come "numero bis" nella stessa collana il 21 luglio 1963 (numero 312 bis). Nella collana Urania Classici è uscito nel mese di gennaio 1979 (numero 22).
Trama
Template:Trama L'astronave Argus, ricalcando avveniristicamente le orme del brigantino Beagle, che ospitò Charles Darwin nel suo celebre viaggio naturalistico (a cui è ispirato esplicitamente il titolo originale dell'opera), svolge una missione pluriennale alla ricerca di mondi sconosciuti e di forme di vita aliene. Il suo numeroso equipaggio, che conta più di mille componenti, è diviso in due fazioni: gli scienziati, esperti nei più vari settori, ed i militari, che rappresentano la minoranza (circa centottanta uomini) ma che sono pronti a prendere il comando in situazioni di emergenza.
Mentre le sezioni della scienza tradizionale, come la chimica, la medicina, la biologia, sono costituite da numerosi membri, Elliot Grosvenor, lo scienziato della Sezione Connettivista, è l'unico esponente, a bordo, a rappresentare la sua disciplina. Tuttavia il suo apporto risulterà essenziale in ogni battaglia che l'Argus dovrà sostenere contro i nemici che incontrerà.
Il connettivismo è una disciplina che mira a costituire una visione unica ed integrata, un olismo piuttosto che un riduzionismo, una punto di vista globale piuttosto che specifico. Questo non significa che un connettivista sia un tuttologo: lo scienziato connettivista è esperto dei vari rami della scienza quasi come uno specialista ma aggiunge ai singoli punti di vista una capacità di visione generale del problema.
Il romanzo si articola implicitamente in quattro parti ed ogni parte ha per protagonista una differente "razza" aliena.
Coeurl
Un Coeurl è un essere virtualmente immortale, intelligente, feroce e spietato, con l'aspetto di un gatto gigantesco. I Coeurl hanno una storia antichissima; essi erano animali da esperimento dei costruttori della città morta, gli antichi abitatori scomparsi di un pianeta ormai quasi privo di forme di vita, su cui l'astronave Argus è atterrata per scopi esplorativi. Secondo la teoria dell'archeologo Korita, i costruttori erano un popolo di matematici e di artisti, come è testimoniato dalle rovine della città morta, costituita da edifici bizzarri e da architetture gioiose. La vitalità delle forme architettoniche testimonia che la civiltà dei costruttori non si trovava in uno stadio di declino, quanto piuttosto di piena espansione. Circa milleottocento anni prima dell'arrivo dell'Argus, la civiltà dei costruttori improvvisamente venne distrutta. Non si sa quali siano state le ragioni di questa brusca fine. Dall'analisi di elementi raccolti sul pianeta, si può stabilire soltanto che, in quell'epoca, avvenne una repentina riduzione di alcune lunghezze d'onda della luce, causata a sua volta dall'aumento di polveri nell'atmosfera; di conseguenza, la quasi totalità delle piante scomparve quasi da un giorno all'altro, alterando irrimediabilmente l'ecosistema del pianeta. I Coeurl, che erano stati addestrati e perfezionati negli esperimenti dei costruttori, si salvarono, ma vennero messi a dura prova da condizioni di sopravvivenza sempre più difficili. Uno di questi Coeurl, ad esempio, per sette volte, durante il secolo precedente l'arrivo dell'Argus, aveva incontrato suoi conspecifici, ancora vivi ma oramai troppo provati dalla fame, e se ne era avidamente cibato.
Il problema, ora, è che la spedizione scientifica dell'astronave, guidata dal comandante Hal Morton, ha adottato questo Coeurl e lo ha preso a bordo quasi come se si trattasse di un animale da compagnia. Errore imperdonabile, giacché i Coeurl si nutrono esclusivamente di id, il potassio contenuto nelle cellule viventi dell'organismo, che questi animali estraggono dalle loro vittime mentre esse sono ancora palpitanti di vita. Il Coeurl prelevato dalla spedizione è digiuno da mesi, forse da anni, ed è disperatamente affamato, ma riesce ad ingannare l'equipaggio fingendosi docile e molto meno intelligente di quanto non sia. Tuttavia la bestia dovrà pur mangiare, essendo oramai al limite della sopravvivenza. Ne farà le spese uno scienziato della sezione dei chimici, che si era allontanato da solo nella città morta, vicino al punto dove l'astronave è atterrata, e che viene seguito di nascosto dal "gatto". La fine del dottor Jarvey, il chimico, indurrà l'equipaggio a comportarsi in maniera più prudente nei confronti del Coeurl; anche se non ci sono prove che colleghino l'omidicio di Jarvey con il Coeurl, l'animale verrà imprigionato, per sicurezza, in una gabbia speciale. Ma Coeurl è pieno di risorse sconosciute ai suoi carcerieri: è capace di far scattare la serratura della gabbia attraverso un flusso di radiazione elettromagnetica opportunamente direzionato dalle sue vibrisse e in questo modo si libera e inizia a realizzare il suo piano; vuole, infatti, impossessarsi dell'astronave uccidendo il migliaio di uomini di equipaggio, quindi dirigersi verso il pianeta di origine dell'Argus, la Terra, dove si aspetta - a giusta ragione - che siano presenti quantità illimitate di id. Ma il suo disegno è, in realtà, ancora più ambizioso: vuole entrare in contatto con gli altri membri della sua specie per andare alla conquista dell'intera Galassia.
Occorre elaborare rapidamente una strategia che consenta di contrastare le aspirazioni del mostro. Grosvenor, il connettivista, che fino a questo momento è stato perlopiù ignorato dagli altri scienziati, grazie all'attento studio delle caratteristiche e dei punti deboli dell'animale, sarà in grado di elaborare la mossa vincente che realizzerà la distruzione del Coeurl ed il salvataggio dell'Argus.
I Riim
Lasciato alle spalle il pericolo del "gatto", l'astronave Argus procede nel suo viaggio; la quotidiana vita di bordo è animata, come sempre, dalle battaglie politiche fra le varie fazioni di scienziati. Le imminenti elezioni per il nuovo capo della spedizione non contribuiscono certo a distendere le tensioni. All'improvviso, un flusso di immagini visive irrompe nelle coscienze dei componenti dell'equipaggio, destrutturandole e rendendo espliciti gli antagonismi. Quelli che erano conflitti latenti, irregimentati dai freni della ragione, sfociano in guerre aperte ed attacchi paramilitari; in questo modo l'astronave si trasforma in un campo di battaglia. I responsabili di questa destrutturazione psichica sono i Riim, un popolo di esseri intelligenti probabilmente discendenti da un ramo evolutivo affine a quello degli uccelli terrestri. I Riim avevano intenzioni pacifiche, inviando le loro allucinazioni ipnotiche, ignari dell'effetto destrutturante che esse avrebbero avuto sugli esseri umani.
Soltanto Grosvenor, educato dalla scienza connettivista a padroneggiare la suggestione ipnotica, riuscirà a contattare i Riim e ad evitare, così, l'autodistruzione dell'Argus.
Ixtl
Ixtl naviga, da eoni innumerabili, nello spazio profondo, sospinto da un immemorabile slancio iniziale. Il suo moto, non ostacolato da alcun attrito, procede uniforme da così tanti milioni di anni che Ixtl è divenuto, ormai, persino dimentico di sé, della sua coscienza, del nucleo del suo essere chiamato "Io". Procede, dalla notte dei tempi, sopravvivendo grazie all'energia remota delle galassie lontanissime, di cui riesce ad intercettare le particelle sfuggenti. Finché, per uno strano capriccio di un destino improbabile, l'Argus gli sfreccia accanto, nel suo viaggio esplorativo. Ixtl è scosso, non riesce a credere alle sue percezioni, risulta tanto sopraffatto dalla sorpresa che quasi si fa sfuggire quella sua unica occasione di sopravvivenza; e di riproduzione. Ma, dopo il primo istante di sbigottimento, prontamente causa, grazie ai suoi poteri manipolatori dell'energia, un deficit di funzionamento nelle macchine dell'astronave, causandone l'arresto. Ha così modo di studiare gli strani esseri bipedi che fuoriescono dallo scafo per effettuare le riparazioni e decide di farsi notare. L'equipaggio, sbalordito dal suo aspetto purpureo e diabolico, decide di prenderlo a bordo per studiarlo, ma Ixtl modifica erroneamente la sua struttura atomica e così passa attraverso il pavimento della gabbia in cui gli esseri umani l'hanno costretto. Oramai è tardi per rimediare, ma Ixtl non ha nulla da temere, visto che è invincibile, immortale e capace di modificare a piacimento la sua struttura atomica in modo da passare attraverso la materia.
Il suo obiettivo è impossessarsi dell'astronave ma, fondamentalmente, allo scopo di riprodursi. Da un tempo non misurabile Ixtl porta nel suo grembo le uova della sua razza, che gli consentiranno di dare origine ad una nuova stirpe di dominatori dell'Universo. Ora effettua una serie di blitz per catturare uomini, che risultano essere idonei ricettacoli per le sue uova. Quando l'uovo viene innestato nell'essere umano, questi si paralizza, pur restando cosciente; una volta, poi, che l'uovo si schiude, l'Ixtl neonato si ciba del suo ospite dall'interno, man mano che si accresce. Gli uomini catturati sono destinati a una fine di un inimmaginabile orrore.
La situazione è grave, e l'equipaggio lo sa bene. Il comandante, Hal Morton, convoca una riunione collegiale per poter analizzare la situazione e predisporre un piano offensivo. L'essere penetrato nell'astronave ha origine planetaria, come è testimoniato dalle quattro braccia, dalle quattro gambe e dalle mani prensili. Tuttavia è stato capace di sopravvivere nel freddo e nel vuoto dello spazio; inoltre le sue possibilità di trasformazione della propria struttura atomica sono sbalorditive. Una specie simile - è la conclusione di molti scienziati - date le sue capacità dovrebbe essere oramai padrona della Galassia. Eppure mai nessuno, prima, ha incontrato un Ixtl. Dunque qualcosa non quadra.
Secondo la teoria dei cicli dell'archeologo Korita, le civiltà si sviluppano ciclicamente; dalla colonizzazione naturale della terra (stadio del contadino) nasce lo scambio commerciale di prodotti; dall'agorà, la piazza del mercato dove questi prodotti vengono venduti, sorge e si sviluppa l'aggregazione umana, che culmina nello sviluppo delle poleis, le città. Queste si trasformano, progressivamente, in megalopoli globali, dove si sviluppa diffusamente l'anomia e la perdita del senso di appartenenza; le spinte centrifughe, in questo quadro vuoto di valori, culminano in una serie di guerre per il potere che realizzano la distruzione globale e ripiombano l'umanità allo stadio del contadino e del diseredato.
Il contadino è radicato alla sua terra come lo sono i suoi alberi; l'individuo che si collochi in questo punto del quadro evolutivo, desidererà soltanto appagare i suoi bisogni di base: la sopravvivenza e la riproduzione.
Frattanto, il mostro scarlatto sta procedendo nella sua opera di raccolta dei guul, i ricettacoli per le sue uova. È molto contento di se stesso: dopo aver ridotto a guul una dozzina uomini ucciderà tutti gli altri e si impadronirà dell'astronave. Con un equipaggio composto di soli Ixtl, la conquista dell'Universo è assicurata.
Ma, improvvisamente, i motori si arrestano. Tendendo i suoi sensi, Ixtl capisce che non c'è più nessuno sull'astronave. L'equipaggio ha messo in atto una mossa che un individuo allo stadio del diseredato non avrebbe mai previsto: l'abbandono della propria casa. Tutta l'energia che l'Argus è in grado di produrre è incanalata verso un unico scopo: la distruzione totale.
Un gruppo di individui è stato disposto al sacrificio pur di salvare l'intera umanità. Una operazione che un diseredato non sarebbe mai in grado di compiere, perché egli, se dovesse abbandonare la propria casa, si sentirebbe spiritualmente annullato; ma che gli uomini hanno messo in atto perché erano in grado di concepire un ideale che trascendesse la loro esistenza individuale.
Il disastro è imminente. Ixtl, per quanto virtualmente immortale, non è in grado di sopravvivere a un'esplosione della portata di quella che sta per distruggere l'Argus. È costretto, pazzo di rabbia, a lasciare la sua nuova casa, i suoi guul e i suoi disegni di grandezza. Ha commesso una serie di errori madornali: avrebbe prima dovuto impadronirsi dell'astronave e poi pensare a riprodursi, non viceversa. Ma è troppo tardi: così fugge dall'Argus e si catapulta nuovamente nel vuoto dello spazio; in tempo per vedere le scialuppe dell'equipaggio rientrare precipitosamente, invertire il flusso di energia, evitando l'esplosione e fare rotta, sani e salvi, il più lontano possibile dal mostro scarlatto, abbandonato nuovamente al suo vagare perpetuo.
L'Anabis
In principio fu un nulla indistinto, una nuvola di elementi sul fondo di una pozza di fango; la materia inanimata veniva passivamente travolta dagli elementi. Poi si sviluppò un abbozzo di organizzazione e quindi vi fu il miracolo: nacque la vita. Ma, inizialmente, fu una protovita, un ammasso di sostanze gassose che cooperavano; si sviluppò una rudimentale percezione, poi il trofismo, il movimento, la ricerca; ricerca di cibo, per sopravvivere, per continuare la propria evoluzione.
Questo fu l'Anabis per molti milioni di anni. Un nucleo vivente senza coscienza di sé, che il puro istinto spingeva all'evoluzione. Poi vi fu l'incontro con un'altra forma di vita: un insetto. L'Anabis lo ha memorizzato bene, anche se sono passati eoni da quel momento. L'Anabis lo vide morire e ne assorbì l'energia. E questo gli piacque; cercò un altro insetto. Ora aveva un fine, uno scopo: cominciava ad essere consapevole della propria evoluzione; cominciava ad avere la coscienza di sé. Nel corso di altri milioni di anni quello che era stato un grumo di fango sul fondo di uno stagno di un pianeta remoto divenne il più grande predatore della sua galassia; composto da miliardi di miliardi di particelle, con la forma di una nuvola indistinta, eppure oramai consapevole di ogni sua piccola parte del suo sterminato corpo gassoso. Entrò in contatto con le specie più diverse, conobbe le più evolute civiltà, che piegò e distrusse, assorbendone tutta la sapienza. Si ritenne invincibile, egli stesso l'immagine di un dio; egli stesso Dio.
Ma Dio è infallibile, mentre l'Anabis commise un errore fatale: si sviluppò troppo. Il suo corpo, oramai, si estendeva da un sistema stellare all'altro; si era cibato di tutte le forme di vita presenti sui pianeti; non aveva più alimenti, e si era lasciato crescere a dismisura. Così cercò di uscire dalla sua Galassia, ma lo spazio intergalattico era troppo vasto anche per l'Anabis; non poteva sopravvivere in un viaggio di migliaia di anni luce, da una galassia all'altra, senza conoscere la direzione migliore per compiere il tragitto, senza sapere cosa avrebbe trovato alla fine del viaggio. Cercò di creare le condizioni ideali per la vita spostando pianeti, creandoli addirittura, a partire da nuvole di gas e materia che egli metteva insieme. Ma i tempi occorrenti per lo sviluppo di forme di vita, sia pure su un pianeta idoneo ad ospitarla, erano lunghissimi. E l'Anabis doveva mangiare.
Nel suo viaggio pluriennale, l'Argus si trova ora nella Galassia dell'Anabis. E rappresenta una inestimabile speranza di salvezza per questo predatore. Gli indizi che ne rivelano la presenza sono molto sottili; tuttavia il connettivista Grosvenor riesce a ricollegarli, come in una indagine poliziesca, e alla fine rivela agli altri scienziati la natura insidiosa del pericolo che li minaccia. L'unica soluzione consiste nel restare nella galassia dell'Anabis tutto il tempo necessario finché esso non sarà distrutto, cioè almeno altri cinque anni. In questo tempo, sarà necessario rendere inabitabile lo spazio, anche per una creatura formidabile come l'Anabis.
Commento
e che ne metteranno a dura prova la capacità di reazione.
La teoria di una "razza" che ha colonizzato l'universo in uno stadio precedente e che è stata catapultata via dal big-bang della rinascita del cosmo appare affascinante, anche se, ovviamente, nessuna forma di vita organizzata avrebbe potuto sopravvivere alla inimmaginabile attrazione gravitazionale di tutta la materia dell'universo concentrata in un solo, smisurato buco nero.
La teoria dei cicli "di Korita" è molto omogenea ed elegante: essa rievoca la concezione dei corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico ed echeggia, se ci spostiamo sul piano sociale rispetto a quello epistemologico, la teoria paradigmatica di Thomas Kuhn.
Collegamenti esterni
Kitty Genovese
Catherine Genovese (1935 - 13 marzo 1964), comunemente conosciuta come Kitty Genovese, era una donna di New York che fu accoltellata a morte nei pressi della sua casa nel quartiere di Kew Gardens, distretto del Queens, New York. Le circostanze del suo assassinio e l'apparente reazione (o, piuttosto, la mancanza di reazione) da parte dei suoi vicini furono riportate da un articolo di giornale pubblicato due settimane dopo e avviarono un filone di indagine sul fenomeno psicologico che divenne noto come "effetto spettatore", "complesso del cattivo samaritano" o anche "sindrome Genovese".
La vita
Kitty Genovese nacque a New York City da una famiglia italoamericana appartenente alla middle class; era la maggiore di cinque fratelli e trascorse l'infanzia nel quartiere di Brooklyn. Dopo che sua madre fu testimone di un omicidio in città, la sua famiglia, nel 1954, scelse di trasferirsi nel Connecticut. Tuttavia la diciannovenne Kitty decise di restare nella città dove sarebbe vissuta per altri nove anni. Col tempo, accettò un lavoro di gestore di bar nel locale Ev's 11th Hour Sports Bar, sulla Jamaica Avenue, in Hollis, Queens. All'epoca del suo omicidio, viveva in un appartamento del Queens che condivideva con una sua socia gerente, Mary Ann Zielonko.
L'aggressione
La Genovese tornò a casa in auto molto tardi, il 13 marzo 1964. Arrivò nei pressi della sua casa circa alle 3 e 15 della notte e parcheggiò a circa 30 metri dall'uscio dello stabile, in modo da lasciar dormire Mary Ann nel loro appartamento sulla via; fu quindi avvicinata da un uomo chiamato Winston Moseley. Moseley le corse dietro e la raggiunse in breve tempo, accoltellandola alla schiena per due volte. Quando la donna gridò, le sue urla furono udite da parecchi vicini; ma, in una fredda notte, con le finestre chiuse, solo pochi di loro riconobbero quei suoni per richieste di aiuto. Quando uno dei vicini gridò contro l'aggressore: «Lascia stare quella donna!», Moseley fuggì e Kitty Genovese, lentamente, si fece strada verso il suo appartamento, ubicato alla fine del fabbricato. Era gravemente ferita; tuttavia ora si trovava fuori dal campo visivo di quei pochi che potevano aver ragione di credere che ella avesse bisogno di aiuto.
Le registrazioni delle prima chiamate fatte alla polizia erano poco chiare, e la polizia stessa non dette evidentemente alta priorità a quella faccenda. Un testimone riferì che suo padre chiamò la polizia dopo il primo attacco e affermò che una donna «era picchiata selvaggiamente ma era levata in piedi e barcollava all'intorno».
Altri testimoni videro Moseley entrare nella sua auto e andarsene, solo per tornare dieci minuti più tardi. Eglì cercò sistematicamente la sua vittima nell'area del parcheggio, alla stazione ferroviaria, ed in un piccolo complesso di appartamenti, finché non la trovò, adagiata, appena cosciente, in un corridoio sul retro dell'edificio. Fuori dalla vista della strada e di quelli che potevano aver sentito o visto qualcosa dell'attacco precedente, Moseley procedette ad un secondo assalto, pugnalandola per diverse volte. Le ferite di coltello alle mani hanno suggerito che la donna abbia tentato di difendersi. Mentre Kitty Genovese era in fin di vita, l'uomo la violentò. Quindi le rubò circa 49 dollari e la lasciò agonizzante nel corridoio. La durata complessiva dell'aggressione fu di circa mezz'ora.
Pochi minuti dopo la fine dell'aggressione, un testimone, Karl Ross, chiamò la polizia. Le forze dell'ordine ed il personale medico arrivarono entro pochi minuti dalla chiamata di Ross; la Genovese venne portata via in ambulanza e morì nel tragitto in ospedale. Successivamente, le indagini disposte dalla polizia e dal pubblico ministero rivelarono che approssimativamente una dozzina di persone vicine (anche se quasi certamente non i 38 citati dall'articolo del Times) avevano avuto modo di udire od osservare parti dell'attacco, sebbene nessuno avesse potuto vedere, od essere stato consapevole, dell'intero episodio. Solo un testimone (Joseph Fink) si era reso conto che la donna era stata pugnalata già nel primo attacco e soltanto Karl Ross era conscio di questo fatto nel secondo. Molti erano del tutto inconsapevoli che un'aggressione o un omicidio era in corso; alcuni dissero di aver pensato che ciò che avevano visto o udito era un litigio amoroso, o schiamazzi di ubriachi, o un gruppo di amici che erano usciti da un bar, quando Moseley aveva effettuato il primo attacco contro la Genovese.
Funerali
Seguendo il volere della madre, Kitty Genovese fu seppellita nel cimitero monumentale della citta di New Canaan, Connecticut. La famiglia richiese di mantenere riservata l'ubicazione della tomba all'interno del camposanto, e che i visitatori non fossero indirizzati alla tomba dal personale del cimitero.
Il responsabile
Winston Moseley, un operatore di computer, fu più tardi catturato in concomitanza con un altro crimine; egli confessò non soltanto l'omicidio di Kitty Genovese ma anche due altri delitti, che avevano avuto entrambi risvolti sessuali. Perizie psichiatriche successive suggerirono che Moseley fosse un necrofilo. Fu dichiarato colpevole di omicidio e condannato a morte.
Moseley rilasciò una confessione alla polizia in cui espose minuziosamente l'aggressione, circostanziando le prove obiettive raccolte sulla scena del crimine. Il suo movente per l'attacco era semplicemente: «per uccidere una donna». Fu stabilito che Moseley si alzò, quella notte, circa alle due del mattino, lasciando sua moglie addormentata a casa, e guidò in giro alla ricerca di una vittima. L'uomo spiò Kitty Genovese e la seguì nel parcheggio.
Moseley testimoniò anche al proprio processo, descrivendo circostanziatamente l'aggressione e non lasciando alcun dubbio che egli fosse l'assassino.
La condanna a morte fu convertita successivamente, in carcere a vita. La Corte d'Appello di New York ritenne che Moseley avrebbe dovuto avere la possibilità di argomentare di essere "incapace di intendere e di volere" nell'ascoltare la sentenza in cui la corte di giustizia ritenne che egli era stato mentalmente consapevole.
Nel 1968, nel contesto di uno spostamento nell'ospedale di Buffalo, nello stato di New York, dove era stato portato d'urgenza a causa del fatto che si era infilato un barattolo di minestra nel retto, cercando un pretesto per lasciare la prigione, Moseley sopraffece il guardiano e lo malmenò al punto da fargli sanguinare gli occhi. Quindi si impossessò di una mazza, cercò di sferrare un colpo alla volta della persona più da presso a lui, e prese cinque ostaggi, assaltandone sessualmente uno, prima di essere catturato. Successivamente ha partecipato anche alla rivolta della prigione di Attica (New York) del 9 settembre 1971.
Moseley è rimasto in carcere dopo che gli è stata negata la libertà condizionale per la dodicesima volta, nel febbraio 2006. Una precedente udienza per la libertà condizionale ha compreso la sua arringa che «per una vittima all'esterno, è questione di una volta, di un'ora o di un minuto, ma per una persona in galera è per sempre». Moseley avrà i requisiti per la libertà condizionale nuovamente nel 2008.
Impatto sulla pubblica opinione
La storia dell'assassinio di Kitty Genovese divenne una parabola pressoché istantanea della insensibilità, o almeno dell'atteggiamento di apatia, nei confronti degli altri, mostrato dalla gente della città di New York, dell'America urbana, o in generale dell'umanità.