Cesare Borgia
Cesare Borgia, detto il Valentino[1] (Subiaco, 13 settembre 1475[2] – Viana, 12 marzo 1507), è stato un condottiero, cardinale e politico italiano, figlio illegittimo di papa Alessandro VI.
| Cesare Borgia | |
|---|---|
dipinto da Altobello Melone (Accademia Carrara). | |
| Duca di Valentinois | |
| In carica | 17 agosto 1498 - 12 marzo 1507 |
| Duca di Romagna | |
| In carica | maggio 1501-agosto 1503 |
| Nascita | Subiaco, 13 settembre 1475 |
| Morte | Viana, 12 marzo 1507 |
| Luogo di sepoltura | sagrato della chiesa di Santa Maria, Viana |
| Casa reale | Borgia |
| Padre | Papa Alessandro VI |
| Madre | Vannozza Cattanei |
| Consorte | Charlotte d'Albret |
| Figli | Luisa Borgia Girolamo Borgia (illegittimo) Camilla Borgia (illegittima) |
| Firma | |
| Cesare Borgia cardinale di Santa Romana Chiesa | |
|---|---|
| Incarichi ricoperti | Cardinale diacono di Santa Maria Nuova |
| Nascita | 13 settembre 1475, Subiaco |
| Creazione a cardinale | 20 settembre 1493 da papa Alessandro VI, cessato nel 1498 |
| Morte | 12 marzo 1507, Viana |
| Firma | |
| Cesare Borgia | |
|---|---|
| Soprannome | Valentino |
| Nascita | Subiaco, 13 settembre 1475 |
| Morte | Viana, 12 marzo 1507 |
| Luogo di sepoltura | Viana |
| Religione | Cattolico |
| Dati militari | |
| Paese servito | |
| Forza armata | Esercito dello Stato della Chiesa |
| Anni di servizio | 1498 - 1503 |
| Grado | Capitano generale della Chiesa |
| Battaglie | Assedio di Forlì, Assedio di Imola, assedio di Faenza , assedio di Urbino, sacco di Capua, assedio di Rimini, assedio di Piombino , Battaglia di Calmazzo, Assedio di Ceri, assedio di Viana e altre... |
| Altre cariche | Cardinale |
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Biografia
| Stemma della famiglia Borgia | |
|---|---|
| Blasonatura | |
| In campo giallo e verde, con bordatura rossa o oro con fiammelle d'oro o verdi, vi è un toro colore rosso: «l'animale, simbolo delle loro origini pastorali, era l'immagine della temibile arditezza del loro clan guerriero». |
Giovinezza e vita ecclesiastica
«O Cesare o nulla.»
Cesare Borgia nacque nella rocca abbaziale di Subiaco il 13 settembre del 1475, secondogenito di Roderic Llançol de Borja (1431 - 1503), cardinale valenciano, nipote di papa Callisto III, che, all'età di 25 anni, italianizzò il proprio nome in Rodrigo Borgia e, nel 1492, divenne pontefice con il nome di Alessandro VI, e della sua amante Vannozza Cattanei (1442 - 1518), che da lui, oltre al già citato Cesare, ebbe Giovanni, Lucrezia e Goffredo. Cesare fu spinto verso la carriera ecclesiastica dal padre. Rodrigo inoltre volle che Cesare ricevesse una formazione culturale adatta alla carriera ecclesiastica.
Nel 1489 fu inviato a studiare all'Università di Perugia, dove rimase due anni; nel 1491 si trasferiva a Pisa per conseguire la laurea in giurisprudenza presso la Sapienza, dove insegnava diritto canonico il rinomato giurista Filippo Decio. Durante gli anni di studio visse come un gran principe. Aveva un seguito composto principalmente da spagnoli; era stato presentato a Lorenzo de' Medici ed era in stretti rapporti con alcuni membri della sua famiglia; collega all'ateneo pisano era Giovanni de' Medici, suo coetaneo, ma più inoltrato nella carriera ecclesiastica, poiché già cardinale e futuro papa Leone X. Nel periodo di residenza a Pisa ricevette la notizia che portò una svolta decisiva nella sua vita; l'11 agosto 1492 Rodrigo Borgia era stato eletto Papa, col nome di Alessandro VI.
Senza che avesse mai ricevuto gli ordini sacerdotali, il padre, nel 1491, lo fece nominare vescovo di Pamplona e nel 1492 arcivescovo di Valencia, arcidiocesi che era già stata sua e prima ancora dello zio Callisto III. Dell'arcivescovado però Cesare non prese mai possesso, anche a causa della quasi immediata designazione a cardinale il 20 settembre 1493, e nel 1495 a governatore generale e legato di Orvieto.
Poco attratto dalla vita clericale e molto più incline a quella militare, il 17 agosto 1498 (l'anno prima - ma mancano le definitive prove! - fece uccidere il fratello Giovanni, duca di Gandia e carissimo al padre, spinto dalla gelosia e dal desiderio di intraprendere la vita politica al suo posto) chiese ed ottenne dal genitore la dispensa dalla vita ecclesiastica, deponendo la porpora cardinalizia lo stesso anno.
Alla corte di Luigi XII
Il 1º ottobre partì per la Francia per sposare Carlotta d'Aragona, figlia ed erede presuntiva di Federico I di Napoli, all'epoca ospitata dal re di Francia, matrimonio che gli avrebbe consentito di rivendicare per sé il regno partenopeo. Una sottile trama politica veniva gestita tra lo stesso Luigi XII e il Papa, il quale, desideroso di offrire un trono al figlio, trattò con il sovrano uno scambio di favori "alla pari":
- il re concedeva la mano della principessa Carlotta a suo figlio Cesare;
- il Papa dichiarava nulle le precedenti nozze di Luigi XII con Giovanna di Valois al fine di impalmare la vedova di Carlo VIII, suo predecessore, la regina Anna, duchessa di Bretagna.
Per Alessandro VI non fu difficile far approvare il divorzio in un concistoro. Non solo, il pontefice riuscì ad assegnare un ulteriore omaggio al re, pur di favorire ulteriormente il figlio: conferì la berretta cardinalizia al suo ministro Georges d'Amboise.
Non fu semplice, invece, la trattativa per Cesare Borgia, giunto in Francia in pompa magna. Le sue bardature d'oro e i cavalli ferrati d'argento non impressionarono la principessa napoletana, che si rifiutò di sposarlo e negò ogni tipo di negoziato. Di fronte a questo rifiuto, Cesare non consegnò la bolla papale contenente l'annullamento del matrimonio del re.
Solo dopo alcuni mesi, durante i quali il Borgia fu trattenuto nella residenza del monarca francese, senza essere costretto a cedere ma privato della possibilità di uscire, la complessa convenzione fu risolta con un compromesso: a Cesare fu data come consorte la nipote del re, Charlotte d'Albret, originaria della regione spagnola della Navarra. Come pattuito, il Borgia rimise la bolla di divorzio a Luigi XII, il quale ottenne presto la costituzione di un tribunale ecclesiastico per giudicare la validità della sua unione con Giovanna e il 17 dicembre 1498, nella chiesa di Saint-Denis ad Amboise, fu pronunciata la dichiarazione di nullità del matrimonio. Lo sposalizio di Cesare con Charlotte fu celebrato il 12 maggio 1499; in seguito a ciò ottenne il titolo di duca del Valentinois. Da qui l'appellativo di "duca Valentino".
La presa di Imola e di Forlì
Nell'inverno del 1499 i francesi, alleati con Venezia, scesero in Italia alla conquista del ducato di Milano, e Ludovico il Moro, vista l'alleanza fra il Papa, la Serenissima e la Francia non poté che fuggire da Milano e lasciare campo libero ai conquistatori. Forte del facile successo, il percorso dell'esercito francese (con Cesare Borgia come luogotenente del re) proseguì al di là del Po sino a giungere in Romagna, territorio a quel tempo sotto il potere temporale del papato. Papa Alessandro VI, che era stato tenuto informato sulle manovre della truppa, inviò ai signori di Pesaro, Imola, Forlì, Faenza, Urbino e Camerino, una lettera in cui li dichiarava decaduti dai loro feudi, spianando così la strada alla conquista del figlio e donandogli un intero principato.
Com'era prevedibile, nessuno obbedì all'ingiunzione del Papa. La lotta si scatenò cruenta. Una prima spedizione in Romagna ebbe luogo il 21 novembre 1499, con un'armata costituito da fanti e mercenari di varie province e nazioni. Già l'11 dicembre Imola veniva espugnata. Nel gennaio successivo il duca Valentino sconfisse la contessa Caterina Sforza, che per tre settimane si era asserragliata nella rocca di Forlì, al comando di 2.000 uomini. Nonostante l'energia e il piglio da guerriera, Caterina fu fatta prigioniera e Forlì fu presa d'assedio dagli invasori, che si abbandonarono ad atti di violenza sulla popolazione. Una volta terminato il saccheggio, il duca si poté insediare in città, ospitato dal nobiluomo forlivese Luffo Numai, già consigliere di Caterina stessa.
Congiura ed assassinio di Vitellozzo Vitelli, Paolo Orsini e Oliverotto da Fermo
Cesare Borgia, per assicurarsi l'acquisizione di nuovi possedimenti, dovette spesso compiere congiure e atroci delitti contro nemici militari e politici (come gli Orsini). Tutto ciò lo faceva senza il minimo scrupolo, dato che contava sull'appoggio del padre Alessandro VI e dei suoi amici cardinali. Ma accadeva che in certi casi, come quello con protagonista i Vitelli, fosse proprio lui stesso il bersaglio scelto dai suoi antagonisti. Preoccupato per la crescente ambizione del Borgia, Vitellozzo Vitelli, suo compagno in molte imprese di conquista nel centro nord dell'Italia, iniziò a temere per i propri domini. Per questo, nell'ottobre 1502, si recò nel castello di Magione, dove con Giampaolo Baglioni, Paolo Orsini, Antonio Giordano (per Pandolfo Petrucci di Siena), Oliverotto da Fermo e il duca di Gravina complottò ai danni del Valentino. Malato di sifilide, Vitellozzo con gli altri congiurati incominciò ad agire: entrò in Urbino e vi fece impiccare molti funzionari di Cesare Borgia, e quindi combatté le truppe nemiche nella battaglia di Calmazzo, da lui vinta, dove venne fatto prigioniero Ugo di Moncada. Ma, accordatosi Paolo Orsini con Borgia, anche Vitellozzo e gli altri condottieri si sottomisero alla richiesta di pace del Valentino, e nella notte del 31 dicembre 1502, Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo furono invitati da Cesare ad un banchetto a Senigallia, durante il quale vennero entrambi strangolati da Michelotto Corella; Vitellozzo, prima di morire, invocò il perdono per le sue azioni da papa Alessandro VI. Su questa drammatica fine, Niccolò Machiavelli, scrittore fiorentino, dedicò un trattato, la Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, scritta nel 1503. L'episodio verrà ancora ripreso da Machiavelli anche nell'VII capitolo del Il Principe, scritto nel 1513.
Le conquiste successive
Quale luogotenente del re di Francia Luigi XII, Cesare si lanciò poi nella seconda spedizione romagnola, contro Rimini, Ravenna, Cervia, Faenza e Pesaro, formalmente autorizzato a muoversi perché il Papa aveva rivolto, tramite una bolla ai signori di quelle città, l'accusa di essersi sottratti all'autorità pontificia. Il 2 agosto 1500 Cesena si arrese, fu poi la volta di Rimini e Faenza, dove vennero deposte le signorie dei Malatesta e dei Manfredi. Nel 1501 si firmava un patto d' amicizia tra Firenze e Cesare, il quale poco dopo assediò Piombino e fece occupare le isole d' Elba e Pianosa, seguirono una visita del pontefice alle isole occupate e grandi festeggiamenti. Poco dopo, Francesi e Spagnoli, incoraggiati dal Papa invasero il regno di Napoli. Il 25 giugno del 1501 Alessandro VI scomunicò il re di Napoli e, il 19 luglio, Cesare affiancato dal' esercito francese assediò Capua la quale, dopo 7 giorni venne conquistata grazie al tradimento: Un cittadino di Capua, corrotto da Cesare, aprì le porte della città e, dopo un segnale prestabilito, l' esercito franco-papale irruppe nella città e diede il via al massacro della guarnigione militare e della popolazione. Nel 1502 Cesare guardava già oltre. I suoi obiettivi erano i ducati di Camerino e Urbino, scacciandone i Da Varano[4] e i Montefeltro.
Gli storici concordano nell'identificare nel periodo di signoria del Borgia un'esperienza politica importantissima in Romagna: i tribunali riuscirono a riportare l'ordine. I vicariati avevano sottratto al papa il potere temporale, ma avevano fatto precipitare la popolazione in una condizione di vita non ottimale. L'azione di Cesare aveva riportato non solo tranquillità e stabilità, ma anche giustizia.
Il duca Valentino era ormai diventato potentissimo, inviso persino ad alcuni dei suoi più valenti condottieri che, nell'ottobre di quello stesso anno, presso il castello dei Cavalieri di Malta di Magione, nelle vicinanze del lago Trasimeno, ordirono una congiura contro di lui, al fine di evitare, come dicevano, "d'essere uno a uno devorati dal dragone". Cesare venne sconfitto nella battaglia di Calmazzo da una lega di capitani di ventura e costretto ad abbandonare il ducato di Urbino ormai sede di focolai di rivolta.
La caduta
(sagrato della chiesa di Santa Maria)
Cesare era diventato signore incontrastato della Romagna. Nel 1503 le sue truppe furono ospitate dagli abitanti di Monteleone d'Orvieto, per 10 lunghi giorni, riducendo alla fame quel piccolo paese. Poco dopo il Papa fece cacciare Gian Paolo Baglioni (uno dei partecipanti alla congiura della Magione) da Perugia dopo aver minacciato i cittadini di scomunica e di un attacco dell' esercito di Cesare se non lo avessero cacciato. Da Perugia si apriva la strada per Siena che era governata da Pandolfo Petrucci il quale lasciava la città nelle mani di Cesare il 28 gennaio del 1503. Intanto il Papa era in lotta contro gli Orsini, fece arrestare vari membri della famiglia e gli fece confiscare i beni, mentre suo figlio Goffredo attaccava ovunque gli Orsini con i suoi soldati i quali però seppero presto riprendersi per marciare su Roma e tentare di deporre il Papa con la forza delle armi. Il Papa chiese aiuto a Cesare, il quale rientrò in Vaticano il 26 frebbraio del 1503 e, in qualità di soldato della chiesa assediò gli Orsini a Ceri dove, impiegando nelle azioni militari le macchine da guerra di Leonardo da Vinci in 38 giorni conquistò la rocca, tanta fu la gioia del pontefice per quella vittoria che si recò a visitare Ceri. La conquista di Ceri però comportava la perdita di Siena la quale, per volere del re di Francia, ritornava sotto il governo di Pandolfo Petrucci. Cesare puntava a riconquistare Siena e a prendere Pisa, ma venne meno il suo principale sostegno e punto di riferimento: il 18 agosto di quell'anno il padre, papa Alessandro VI, morì all'età di 73 anni. Non è tuttora acclarato se a causa di febbri malariche o in seguito ad un avvelenamento: è comunque un fatto che Cesare, anch'egli ammalato, rimase per diverso tempo incapace di apprestare le contromisure che la situazione avrebbe richiesto. Alla morte del genitore il duca Valentino entrò in crisi. Dopo il breve pontificato di Pio III, a lui favorevole, nell'ottobre del medesimo anno uscì eletto dal successivo conclave il cardinale Giuliano Della Rovere, esponente di un casato acerrimo nemico dei Borgia[5]. Il nuovo pontefice, che prese il nome di Giulio II, uomo austero, volitivo e poco avvezzo alle vie diplomatiche, tolse al duca il governo della Romagna e ne ordinò l'arresto e la reclusione in Castel Sant'Angelo.
La fine
(collezione Rotschild, Parigi)
A Cesare Borgia fu inutile, una volta evaso, cercare di rifugiarsi a Napoli per organizzare da lì la riconquista dei suoi territori: il Papa lo fece deportare in Aragona consegnandolo a Ferdinando II, dove il Valentino fu rinchiuso prima nel castello di Chinchilla, poi nel forte di La Mota a Medina del Campo. Riuscì a evadere nel 1506 con una rocambolesca fuga, dove si fratturò diverse ossa perché si calò da una finestra posizionata a venti metri circa d'altezza (ma qualcuno tagliò la fune ed egli precipitò nel fossato sottostante), rifugiandosi quindi nel piccolo regno di Navarra.
Cesare, gravemente infettato dal cosiddetto mal francese, morì combattendo per suo cognato Giovanni III d'Albret, re di Navarra nell'assedio di Viana contro il conte di Lerin, signore della città, che s'era ribellato, nella notte tra l'11 e il 12 marzo 1507.
Il cadavere fu avvistato dagli avversari, che ignorandone l'identità, gli tolsero l'armatura e i vestiti lasciandone il corpo nudo, che fu rinvenuto l'indomani mattina, si riferisce, trafitto con ventitré colpi di picca. Dopo solenni funerali, il corpo venne composto in un grande sepolcro di marmo voluto dal re navarrese nella chiesa di Santa Maria di Viana, alla destra dell'altare maggiore e scolpito da Victoriano Juaristi.[6] Sulla sua tomba venne scritto il seguente epitaffio, dovuto al poeta Soria, a noi pervenuto perché compreso nella raccolta Romancero español, pubblicato nel 1511: Qui giace in poca terra quel che tutta lo temeva, quel che la pace e la guerra nella sua mano teneva. O tu che intendi cercare cose degne di lodare, se vuoi lodare il più degno qui ferma il tuo cammino, non ti curar d’andare oltre.
Ma il Valentino non trovò pace neppure da morto: non molto tempo dopo l'Inquisizione dispose che i resti, ritenuti cosa indegna e sacrilega, venissero sepolti nel patio della medesima chiesa, in terra non consacrata, in prossimità di una discarica di rifiuti, onde fossero «calpestati da uomini e animali». Ma nel 1953 le autorità di Viana recuperarono quei resti, li collocarono in un'urna di pietra e li tumularono nella piazza, davanti alla porta principale della chiesa di Santa Maria, sotto una lapide marmorea, su cui è scritto: «Cesare Borgia, Generalissimo degli eserciti di Navarra e Pontifici, morto sui Campi di Viana l'11 marzo 1507». Nel 1965 in quella città gli venne eretto un busto. Poi nel 2007 le autorità civiche di Viana celebrarono la ricorrenza del 500º anniversario della morte e in tale occasione chiesero che i suoi resti mortali tornassero a riposare dentro la chiesa. Non ottennero però il permesso del competente vescovo dell'arcidiocesi di Pamplona, della quale il Valentino fu vescovo eletto (1491). La sua tomba è diventata meta di numerose e crescenti visite.
Discendenza
Il 10 maggio 1499 Cesare Borgia sposò Charlotte d'Albret (1480–11 marzo 1514), sorella del re consorte di Navarra, Giovanni III d'Albret. Da questo matrimonio nacque solo una figlia, che Cesare non conobbe mai: Luisa Borgia, duchessa di Valentinois, signora di Châlus, duchessa di Borgia (1500–1553), che sposò prima Luigi II de La Trémouille, governatore di Borgogna, e poi, in seconde nozze, Filippo di Borbone-Busset.
Cesare fu altresì padre di almeno due figli naturali: Girolamo, che sposò prima Isabella Pizzabernari (da cui ebbe Ippolita, la cui discendenza continuerà nel tempo), poi Isabella, contessa di Carpi, e Camilla-Lucrezia (morta nel 1573), che divenne badessa del convento di San Bernardino (Ferrara), pare nati da una certa Drusilla, una delle dame di compagnia al seguito della sorella Lucrezia quando questa si trovava ancora a Roma.
Cesare Borgia nella cultura popolare
-
Studi di testa di un uomo di Leonardo da Vinci. Probabilmente si tratta di un ritratto di Cesare Borgia.
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Cesare Borgia in un ritratto di Pinturicchio.
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Un bicchiere di vino con Cesare Borgia, dipinto di John Collier. Cesare è ritratto al fianco del padre Rodrigo Borgia, alias Papa Alessandro VI: il dipinto suggerisce l'eliminazione tramite vino avvelenato degli avversari dei Borgia.
-
Probabile ritratto di Cesare Borgia.
Romanzi
- Oscar Pio, Lucrezia Borgia. Romanzo storico, Roma, Perino 1883
- Samuel Shellabarger, Il principe delle volpi, 1947 (edizione orig. in inglese), prima versione italiana pubblicata nel 1949 da A. Martello ed., Milano
- Sarah Bradford, I Borgia, Milano, Sperling & Kupfer 1982
- Vittorio Bonicelli, Principe in maschera nera, Cesena, Il Ponte vecchio 1997
- Manuel Vázquez Montalbán, O Cesare o nulla, Milano, Frassinelli 2002, ISBN 88-7684-537-2
- Mario Puzo, La famiglia, Milano, Sonzogno 2004, ISBN 88-454-0445-5
- Fabio Pittorru, La pista delle volpi, Milano, Net 2005, ISBN 88-515-2250-2
- Jeanne Kalogridis, Alla corte dei Borgia, Milano, Longanesi 2006, ISBN 88-304-2307-6
- Elena e Michela Martignoni, Requiem per il giovane Borgia, Milano, Teadue 2007, ISBN 978-88-502-1447-1
- Elena e Michela Martignoni, Vortice di inganni - il romanzo di Cesare Borgia, Milano, Corbaccio 2008, ISBN 978-88-7972-890-4
- Sarah Bower, I peccati dei Borgia , Sperling & Kupfer 2011, ISBN 978-88-200-5137-2
- Michael Ennis, La Congiura Machiavelli, Newton Compton Editori, 2012, ISBN 978-88-541-4652-5
Cinema (filmografia parziale)
- La cena del Borgia, regia di Giuseppe De Liguoro (1911)
- Cesare Borgia, regia di Mario Caserini (1912)
- Lucrezia Borgia, regia di Gerolamo Lo Savio (1912)
- Lucrezia Borgia, regia di Augusto Genina (1919)
- I Borgia, regia di Luigi Sapelli (1920)
- L'uomo che ride, regia di Paul Leni (1928)
- Lucrezia Borgia, regia di Hans Hinrich (1940)
- La maschera di Cesare Borgia, regia di Duilio Coletti (1941)
- Il principe delle volpi (1949) con Orson Welles nel ruolo del Valentino
- Lucrezia Borgia, regia di Christian-Jaque (1953)
- Caterina Sforza, la leonessa di Romagna, regia di Giorgio Walter Chili (1959)
- Il duca nero, regia di Pino Mercanti (1963)
- Le piacevoli notti, regia di Luciano Lucignani (1966)
- L'uomo che ride, regia di Sergio Corbucci (remake parodistico del 1966)
- Lucrezia Borgia, l'amante del diavolo, regia di Osvaldo Civirani (1968)
- Lucrezia giovane, regia di Luciano Ercoli (1974)
- Racconti immorali, regia di Walerian Borowczyk (1974)
- Lucrezia Borgia, regia di Lorenzo Onorati (1990)
- E ridendo l'uccise, regia di Florestano Vancini (2005)
- Imperia, la grande cortigiana, regia di Pier Francesco Pingitore (2005)
Televisione
- I Borgia (The Borgias), miniserie televisiva della BBC del 1981, con Oliver Cotton.
- Imperia, la grande cortigiana con Sergio Assisi.
- I Borgia serie televisiva canadese del 2011, con François Arnaud.
- I Borgia serie televisiva franco-tedesca del 2011, con Mark Ryder.
Fumetti
- Nel manga La Madonna della Ghirlanda di Chiho Saitō del 1993, Cesare è uno dei personaggi principali. Diventa protagonista in una storia breve, creata da una costola del manga, intitolata Cesare Borgia.
- Cesare appare anche nel fumetto drammatico I Borgia di Milo Manara e Alejandro Jodorowsky.
- Cesare è il principale protagonista del manga Cesare il creatore che ha distrutto, di Fuyumi Sōryō e Motoaki Hara, edito in Italia dal 2007.
- Nel manga Cantarella di You Higuri, la storia di Cesare Borgia è vista in chiave soprannaturale.
Videogiochi
- Cesare Borgia è l'antagonista principale di Assassin's Creed: Brotherhood, dove viene rappresentato come un condottiero spietato e senza scrupoli, deciso a conquistare l'Italia. È l'antagonista principale di Ezio Auditore.
- Cesare Borgia è il condottiero della civiltà italiana in Age of Empires III: Napoleonic Era, una mod non commerciale di Age of Empires III: Age of Discovery, un videogioco strategico in tempo reale sviluppato dalla Ensemble Studios.
Ascendenza
| Cesare Borgia | Padre: Papa Alessandro VI |
Nonno paterno: Jofre de Borja Llanzol |
Bisnonno paterno: Rodrigo Gil de Borja |
Trisnonno paterno: Rodrigo de Borja |
| Trisnonna paterna: Sabina Anglesola | ||||
| Bisnonna paterna: Sibilia Escrivà i Pallarès |
Trisnonno paterno: Andreu Escrivà i Pallarès | |||
| Trisnonna paterna: Sibilia de Pròixita | ||||
| Nonna paterna: Isabel de Borja y Cavanilles |
Bisnonno paterno: Domingos de Borja |
Trisnonno paterno: Domingo de Borja | ||
| Trisnonna paterna: Caterina Doncel | ||||
| Bisnonna paterna: Francisca Marti Llançol |
Trisnonno paterno: ? | |||
| Trisnonna paterna: ? | ||||
| Madre: Vannozza Cattanei |
Nonno materno: Conte Giacomo Cattanei |
Bisnonno materno: ? |
Trisnonno materno: ? | |
| Trisnonna materna: ? | ||||
| Bisnonna materna: ? |
Trisnonno materno: ? | |||
| Trisnonna materna: ? | ||||
| Nonna materna: Mencia Pinctoris |
Bisnonno materno: ? |
Trisnonno materno: ? | ||
| Trisnonna materna: ? | ||||
| Bisnonna materna: ? |
Trisnonno materno: ? | |||
| Trisnonna materna: ? |
Onorificenze
Note
- ^ Il soprannome deriva in primis dalla sua nomina a cardinale di Valencia e in seguito alla carica di duca di Valentinois.
- ^ Bradford, 2005, p. 23
- ^ Bradford, 2005, p. 74
- ^ Giulio Cesare e gli eredi maschi furono assassinati, mentre la figlia Camilla da Varano, clarissa con il nome di suor Battista riuscì a fuggire.
- ^ Machiavelli, ne Il Principe, sostiene che il Borgia avrebbe dovuto evitare, avendone la facoltà, che fosse eletto papa un suo nemico.
- ^ Gurrieri, p. 167
- ^ Gurrieri, p. 104
Bibliografia
- I Borgia Catalogo della mostra 297 p., ill., brossura Mondadori Electa 2002
- Leonardo, Machiavelli, Cesare Borgia: arte,, storia e scienza in Romagna 1500-1503, Roma, De Luca editori d'arte 2003, ISBN 88-8016-530-5
- Leonardo Badioli, Il dito del diavolo, Jesi, Il Mazzocchio 2004
- Maria Bellonci, Lucrezia Borgia, Milano, Mondadori, 2003, ISBN 88-04-51658-5.
- Sarah Bradford, Cesare Borgia. His Life and Times, Londra, Weidenfeld & Nicolson History 2001, ISBN 1-84212-452-8
- Sarah Bradford, Lucrezia Borgia. La storia vera, Milano, Mondadori, 2005, ISBN 88-04-55627-7.
- Michele Bordin & Paolo Trovato, Lucrezia Borgia. Storia e mito, Olschki Editore, Firenze, 2006. ISBN 88-222-5595-X
- Eric Russell Chamberlin, Ascesa e tramonto dei Borgia, Milano, CDE 1976
- Geneviève Chastenet, Lucrezia Borgia. La perfida innocente, Milano, Mondadori, 1996, ISBN 978-88-04-42107-8.
- Ivan Cloulas, I Borgia, Roma, Salerno Editrice, 1989, ISBN 88-8402-009-3.
- Judith De Maleissye, Storia dei veleni. Da Socrate ai giorni nostri, Bologna, Odoya 2008, ISBN 978-88-6288-019-0
- Alexandre Dumas, I Borgia, Palermo, Sellerio editore Palermo, 2007, ISBN 88-389-1979-8.
- Federica Faitelli, Cesare Borgia, Storia e dossier, allegato a n° 163 del settembre 2001
- Oreste Ferrara, Il Papa Borgia, Milano, Garzanti 1953
- Clemente Fusero, Cesare Borgia, Milano, Dall'Oglio 1964
- Clemente Fusero, I Borgia, Milano, Dall'Oglio 1966, ISBN 88-7718-321-7
- Roberto Gervaso, I Borgia, Milano, Rizzoli, 1977. ISBN non esistente
- Ferdinand Gregorovius, Lucrezia Borgia. La leggenda e la storia, Milano, Messaggerie Pontremolesi, 1990, ISBN 88-7116-814-3.
- Ottorino Gurrieri, I Borgia, ed. Nemi, Firenze 1941.
- Niccolò Machiavelli, Il Principe, in particolare cap. VII
- Indro Montanelli, Storia d'Italia (1250-1600), Milano, edizione edita con Il Corriere della Sera, 2003. ISBN non esistente
- Anna Maria Oliva, Cesare e Lucrezia Borgia negli archivi delle biblioteche italiane, in Actes del II simposi internacional sobre els Borja, p. 315-323.
- Giuseppe Portigliotti, I Borgia: Alessandro VI-Cesare-Lucrezia, Milano, Treves 1925
- Ninni Radici, Cesare Borgia, 2007.
- Gustavo Sacerdote, Cesare Borgia, Milano, Rizzoli 1950
- Antonio Spinosa, La saga dei Borgia. Delitti e santità, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 978-88-04-48662-6.
- Gigi Monello, Il Principe e il suo sicario. Come Cesare Borgia tolse dal mondo Astorre Manfredi. Con note sparse sopra la mente di un tiranno, Cagliari, Scepsi & Mattana, 2014.
Voci correlate
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