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Voci create da Patty

Qui di seguito il controllo delle voci create da patty dal numero 1 L'appuntamento (Picasso) al numero 280 (compreso) Martirio di San Matteo

  • google, yahoo - http://www.arteglobale.it/artistasilver.aspx?idartista=93
    • riconosciuta come la prima esposizione degli impressionisti. Questa mostra fu stroncata dalla critica anche se Renoir riscosse giudizi favorevoli.
    • La sua felicità fu rovinata dalla precarietà della sua salute: aveva violenti attacchi di reumatismi e per questo si dovette trasferire nel Sud della Francia; la sua ultima residenza fu a
    • La sua malattia peggiorò così tanto che fu costretto su una sedia a rotelle e dovette essere aiutato a dipingere gli ultimi suoi quadri (si faceva legare il pennello alla mano).
    • Dipingere, per Renoir, era molto più di un lavoro: era la sua occupazione preferita, il suo modo per rilassarsi e negli ultimi anni, quando era stanco e malato, divenne l'unica ragione
    • Pierre-Auguste fu un disegnatore molto fecondo, dotato com'era di una sorprendente innata inclinazione per il disegno. È difficile che se ne trovi qualcuno realizzato quando aveva tra i trenta ed i
    • Nel 1890 Renoir si dedicò anche alla produzione di stampe, incoraggiato dal suo gallerista Vollard; creò anche acqueforti e litografie, producendo circa 50 stampe (alcune a colori).
    • Egli aveva l'abilità di esprimere il loro fascino senza cadere nel sentimentalismo. Il suo successo in questo genere dipese in parte dalla grazia del suo stile, in parte dalla rapidità con
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    • tuttavia, che il nudo diventò il soggetto preferito della sua produzione; ciò avvenne dopo il viaggio in Italia tra il 1881 ed il 1882 quando restò fortemente impressionato dall'arte classica e
    • Renoir fu sempre attratto dalla scultura, ma realizzò i suoi primi lavori soltanto nel 1907, quando aveva già 66 anni. Non prese seriamente il genere fino al 1913, anno in cui
  • google - http://www.artboom.it/gal1_displaythumbs.asp?cat=&catname=&subcat=096&subcatname=Renoir%20Pierre%20Auguste
    • fu colpito dai reumatismi e non poté più maneggiare la creta. Per dargli un aiuto, il gallerista Vollard trovò un assistente, Richard Guino, un giovane spagnolo che aiutò Renoir nella creazione
  • yahoo - http://profilodonna.annoiava.info/
    • "Testa di donna di profilo" è un dipinto ad olio su tela di cm 46 x 38 realizzato nel 1878 dal pittore francese Pierre-Auguste Renoir.
  • google - http://www.devita360.it/icone-arte-sacra/madonna-del-libro.htm
    • Due sono i centri emotivi del dipinto: le mani di madre e figlio atteggiate in modo analogo, la destra appoggiata l'una sull'altra ed aperta sul libro in un gesto che evoca quello della benedizione, la sinistra chiusa e posta sul grembo del Bambino; e gli sguardi che si incrociano. La presenza dei chiodi e della corona di spine simboleggia la premonizione di
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  • yahoo - http://darkhunters.forumfree.net/?t=13864463&view=old
    • Annunciazione di Cestello è un dipinto a tempera su tavola di 240 x 235 cm realizzato nel 1489 dal pittore italiano Sandro Botticelli.
    • La scena si svolge in una stanza dall'architettura severa, con la grigia parete di fondo segnata dall'apertura della porta incorniciata da una modanatura in pietra serena, ed il pavimento a svecchiature quadrate scorciate prospetticamente. Dalla porta entra con forte evidenza il terzo protagonista della scena sacra, il paesaggio fluviale, con architetture di ponti e castelli dall'inconfondibile sapore nordico.


  • google - http://www.bellezzedellatoscana.it/webcam_firenze.php
  • google - http://www.vps.it/new_vps/articolo.php?article=68
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  • yahoo - http://www.albergo-firenze.info/galleria-degli-uffizi.shtml
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  • yahoo - http://www.ilcannocchiale.it/blogs/style/orange/dettaglio.asp?id_blogrub=38706&p=3&id_blog=12453&a=2006&m=11
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  • yahoo - http://www.webnote.info/it/Galleria_degli_Uffizi.htm
    • La Galleria degli Uffizi è un museo italiano, sito nel Piazzale degli Uffizi a Firenze. L'edificio ospita una superba raccolta di opere d'arte, comprendente tra l'altro la maggiore collezione di dipinti
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    • Con l'insediamento del duca Cosimo I de' Medici nell'antica sede comunale di Palazzo Vecchio, iniziò la riqualificazione in senso monarchico dell'area cittadina, nel 1560 il duca volle riunire le 13 più
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    • importanti magistrature fiorentine, dette uffici, in precedenza poste in varie sedi, in un unico edificio posto sotto il suo diretto controllo, in modo da affiancare al vecchio Palazzo della Signoria una
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    • nuova sede governativa, consona al ruolo di potenza rivestito da Firenze dopo la conquista di Siena, scegliendo per questo una striscia di terra, innestata tra il lato sud di Piazza della
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    • Il progetto, affidato a Giorgio Vasari, prevedeva un edificio a forma di U, costituito da un braccio lungo a levante, che doveva incorporare anche l'antica chiesa romanica di San Pier Scheraggio,
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    • da un tratto breve affacciato sul fiume Arno e da un braccio corto a ponente, inglobando la Zecca Vecchia, sede dal 1866 delle Regie Poste, e ora, dopo il restauro del
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    • I tre corpi di fabbrica presentano lo stesso modulo: a pianterreno un loggiato architravato, delimitato da pilastri con nicchie, finestre architravate al primo piano, infine l'ultimo piano era destinato all'uso privato
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    • La costruzione iniziata nel 1560, realizzata in pietra grigia della valle della Mènsola e adottando secondo il Vasari l'ordine dorico "più sicuro e più fermo degl'altri, ... sempre piaciuto molto al signor duca Cosimo" nel 1565 presentava già completati i cosiddetti Uffizi Lunghi e il tratto che si affacciava sull'Arno. In questa sezione Vasari aprì una grande arcata a serliana sormontata da
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    • una loggia, aperta sia sul piazzale antistante che sull'Arno, un vero e proprio fondale teatrale, ispirato alle coeve realizzazioni scenografiche, nell'arcata è la statua di Cosimo I realizzata dal Giambologna nel
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    • 1585 tra le statue del Rigore? e l'Equità? di Vincenzo Danti realizzate nel 1566. Nelle nicchie dei pilastri del loggiato vennero progettate una serie di statue di fiorentini famosi realizzate solo
    • Per il matrimonio del figlio Francesco con Giovanna d'Austria, nel 1565, il duca decise di realizzare una via di comunicazione soprelevata e segreta tra Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti, la nuova residenza della famiglia Medici e collegata direttamente alla cerchia bastionata di Firenze. Il Vasari in soli sei mesi costruì il cosiddetto Corridoio Vasariano, che da Palazzo Vecchio, superata Via della Ninna con un ponte coperto, percorre parte della galleria, superando l'Arno presso il Ponte Vecchio, sbuca nel quartiere d'Oltrarno, arrivando nel giardino di Boboli e da qua in Palazzo Pitti.
    • Tra il 1579 e il 1581 le volte della Galleria furono affrescate con motivi a "grottesca" da Antonio Tempesta e successivamente da Alessandro Allori, con cui collaborarono Ludovico Buti, Giovanmaria Butteri,
    • Nel 1581 Francesco I decise di utilizzare la loggia all'ultimo piano degli Uffizi per realizzare una Galleria destinata ad accogliere la sua collezione di dipinti sia quattrocenteschi che contemporanei, di cammei, medaglie, pietre dure, statue antiche e moderne, di oreficerie, bronzetti, armature, miniature, strumenti scientifici e rarità naturalistiche, ma anche ritratti della famiglia Medici e di uomini illustri.
    • Per allestire la collezione, a partire da quell'anno stesso, il Buontalenti costruì nel braccio lungo degli Uffizi, la Tribuna, ispirata alla Torre dei Venti di Atene, descritta da Vitruvio nel primo
    • L'ambiente a pianta ottagonale con cupola incrostata di conchiglie e madreperla e percorsa da costoloni dorati e lanterna su cui era una rosa dei venti, collegata all'esterno da una banderuola. La Tribuna presenta nelle pareti di rosso scarlatto, dato dalla tappezzerie di velluto, su cui erano appesi i quadri, mensole per oggetti e statue, lo zoccolo, oggi perduto, venne dipinto da Jacopo Ligozzi con uccelli, pesci e altre meraviglie naturalistiche, al centro era un tempietto-scrigno, ovvero un mobile ottagonale che custodiva i pezzi più piccoli e pregiati della collezione, il pavimento venne
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    • La sistemazione degli oggetti della collezione di Francesco I nella Tribuna probabilmente seguiva criteri puramente espositivi e non reconditi significati allegorici, il significato è affidato all'insieme, la gloria dei Medici, che
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    • grazie alla volontà divina, ha raggiunto il potere terreno, è visibile attraverso l'esposizione di magnifici oggetti rari e preziosi.
    • Nel corso del tempo la Tribuna ha subito numerose trasformazioni, nell'Ottocento l'ordinamento originario venne smembrato e gli oggetti divisi secondo il genere e la categoria di appartenenza, facendo nascere i primi
    • Nel 1583 Francesco I fece trasformare la terrazza, sopra la Loggia dei Lanzi, in un giardino pensile, ora scomparso, dove la corte si riuniva ad ascoltare musica.
    • Sempre al Buontalenti spetta la realizzazione del teatro mediceo: un vano circondato da gradinate con nel mezzo il palco dei principi. Nel corso dei secoli il teatro è stato suddiviso in due piani: nel primo ora ha sede il Gabinetto Disegni e Stampe, nel secondo alcune sale della Galleria. Del teatro vero e proprio resta solamente il Vestibolo, dove a sinistra è quello che un tempo era il portale d'ingresso al teatro, oggi ingresso del Gabinetto Disegni e Stampe e di fronte le tre porte del Ricetto, su quella centrale, con le ante
    • Per volontà ducale venne realizzata la sala detta "delle carte geografiche" dove alle pareti sono gli affreschi di Ludovico Buti con appunto le carte del "dominio vecchio fiorentino, "dello Stato di Siena" e "dell'Isola d'Elba" e nel soffitto furono posizionate alcune tele di soggetto mitologico realizzate da Jacopo Zucchi. Al centro della stanza era un mappamondo e una sfera armillare; inoltre venne realizzato lo "Stanzino delle matematiche" destinato a raccogliere strumenti scientifici, con nella volta la figura della Matematica e nelle pareti, tra le altre, scene con le invenzioni di Archimede.
    • Per iniziativa di Ferdinando I agli Uffizi furono trasferiti i laboratori granducali e nel 1588 l'Opificio delle Pietre Dure, una manifattura di stato, dedita alla realizzazione di oggetti preziosi, nell'ala di ponente della galleria vennero sistemati i laboratori di orafi, gioiellieri, miniatori, giardinieri, artefici di porcellane, scultori e pittori e per consentire l'accesso venne realizzata lo scalone detto del Buontalenti.
    • Sempre nella Galleria sette sale vennero destinate ad accogliere la collezione di armi e armature, alcuni soffitti affrescati da Ludovico Buti nel 1588 vennero in seguito ridipinti; alla fine era la
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    • 1762 e sostituite da nuove decorazioni di Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni. La moglie di Ferdinando, Vittoria della Rovere. essendo l'ultima discendente dei duchi di Urbino portò a Firenze la cosiddetta eredità d'Urbino, con uno straordinario nucleo di opere di Tiziano, Piero della Francesca, Raffaello, Federico Barocci e altri. Le opere venete giunsero invece tramite il Cardinale Leopoldo de'
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    • duca Cosimo III la Galleria venne ampliata nel braccio di ponente dove furono aperti diversi ambienti allestiti con autoritratti, porcellane, medaglie, disegni e bronzetti. Nella Fonderia, ovvero la farmacia, venne
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    • allestito il museo delle curiosità naturali, tra cui prendevano posto: mummie, animali imbalsamati, uova di struzzo e corni di rinoceronte. Per quanto riguarda le raccolte, Cosimo III acquistò numerosi quadri fiamminghi (molti i Rubens) e alcune preziose statue romane, come la celebre Venere dei Medici, un originale greco fra le più importanti sculture della galleria.
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    • Estinta la dinastia medicea nel 1737, con la morte di Gian Gastone, la sorella di quest'ultimo, Anna Maria Luisa, con la Convenzione dello stesso anno, cedette le raccolte medicee alla dinastia
    • Pietro Leopoldo di Lorena, aprendo la Galleria al pubblico nel 1769 e provvedendo alla costruzione di un nuovo ingresso, su progetto di Zanobi del Rosso, promosse una radicale trasformazione della Galleria,
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    • affidandone la direzione a Giuseppe Pelli Bencivenni e la riorganizzazione, che fu realizzata negli anni 1780-82, a Luigi Lanzi, che seguì criteri razionalistici e pedagogici propri dell'Illuminismo, con "un suo proprio genere di cose o al più di due" in ogni sala. Nella Galleria venne rimossa l'armeria, venduta la collezione di maioliche e spostati nel museo de la Specola, gli strumenti scientifici; separando in questo modo la scienza dall'arte e concentrando negli Uffizi la pittura, di cui iniziò un riordinamento per scuole, la scultura antica e le arti minori.
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    • Nel 1779 venne realizzata da Gaspero Maria Paoletti la Sala della Niobe, dove vennero allestite un complesso di sculture antiche raffigurante Niobe e i suoi figli, proveniente dalla Villa Medici a
    • Tra il 1842 e il 1856, vennero realizzate le 28 statue in marmo, nelle nicchie dei pilastri all'esterno della Galleria, con gli uomini illustri della Toscana dal Medioevo all'Ottocento, tra queste a sinistra sul terzo pilastro la statua di Giotto di Giovanni Duprè, all'undicesimo Macchiavelli di Lorenzo Bartolini e a destra nel quarto pilastro la statua di San Antonino del Duprè.
    • Nella seconda metà del secolo XIX, gli Uffizi si avviarono a diventare soprattutto una raccolta di quadri, vennero rimosse alcune statue rinascimentali e trasferite al Museo del Bargello e alcune statue
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    • Nel 1900 venne acquistata la quadreria dell'arcispedale di Santa Maria Nuova, tra cui il trittico Portinari proveniente dalla chiesa di Sant'Egidio, e da inizio novecento si potenziarono aree, come il
    • Separando il teatro mediceo in due piani e ricavandone sei sale, vennero ristrutturate le prime nel 1956 su progetto di Giovanni Michelucci, Carlo Scarpa, Ignazio Gardella.
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    • Nel 1969 venne acquistata la Collezione Contini Bonaccosi e nel 1989 vennero recuperate da Rodolfo Siviero le opere sottratte dai nazisti.
    • Il 27 maggio 1993, a seguito di un attentato mafioso che ha provocato la morte di cinque persone e danneggiato alcuni ambienti della Gallerie e del Corridoio Vasariano, molti pezzi della
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    • collezione vennero sistemati nei depositi e gradualmente, con i restauri e la messa in sicurezza dell'ala ovest, sono tornati nell'allestimento museale.
    • Nel 1998 il concorso internazionale per la nuova uscita degli Uffizi è stato vinto da Arata Isozaki, ma il progetto, molto criticato, è stato definitivamente accantonato nel 2005. Un altro progetto a lungo termine è la realizzazione dei Grandi Uffizi, raddoppiando la superficie espositiva grazie allo spostamento dell'Archivio di Stato dal primo piano, attingendo opere dai depositi (che sono situati all'ultimo piano)
    • Palazzo Pitti, sistemate però con il criterio della quadreria. Qui si trovano anche le migliori sculture classiche di Firenze, mentre il resto dell'arte antica si trova al Museo archeologico nazionale di
    • La scultura rinascimentale si trova invece al Museo Nazionale del Bargello. Dal periodo neoclassico alla prima metà del Novecento l'arte a Firenze è documentata alla Galleria d'arte moderna, sempre a Palazzo Pitti, mentre per trovare una importante raccolta di arte contemporanea nelle vicinanze, ci si deve spostare a Prato al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci.
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    • L'ambiente, costituito da tre vestiboli venne ricavato alla fine del Settecento col completamento dello scalone monumentale, il nuovo accesso alla Galleria, per volontà del granduca Pietro Leopoldo. Nel primo vestibolo sono busti in marmo e porfido dei Medici da Francesco I a Gian Gastone; comunicante con questo è il rettangolare vestibolo, decorato nella volta da Giovanni da San Giovanni con Capricci mitologici, allestito con are, busti antichi e moderni; nel Vestibolo ellittico: statue romane, sarcofagi e rilievi antichi. La porta che immette nella Galleria, con ai lati sono due Cani molossi, copie romane
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    • I tre corridoi che corrispondono ai tre corpi del palazzo, corrono lungo tutto il lato interno e su di essi si aprono le sale, anche se grazie alle porte di intercomunicazione interna, non è necessario attraversarli per il percorso principale della galleria. I corridoi sono decorati nei soffitti e le ampie vetrate rivelano il loro primitivo aspetto di loggia aperta coperta. Il Vasari le aveva già protette nel Cinquecento da vetri rinforzati con ferro e piombo poiché, grazie alla notevole luminosità degli ambienti, i Granduchi medicei scelsero questa area per l'esposizione di una
    • Oggi i corridoi ospitano la collezione di statuaria antica, iniziata da Lorenzo il Magnifico, che conservava le opere nel Giardino di San Marco vicino al Palazzo Medici per farle copiare dai giovani artisti, ampliata da Cosimo I, dopo il suo primo viaggio a Roma del 1560 quando scelse di destinare le statue per abbellire Palazzo Pitti e i ritratti e i busti per Palazzo Vecchio, e infine accresciute ancora all'epoca di Pietro Leopoldo di Lorena, quando portò a Firenze le opere di Villa Medici, raccolte in gran parte dal futuro granduca Ferdinando I,
    • È curioso notare che tali opere, oggi spesso distrattamente scansate dai visitatori, fino al primo Ottocento erano motivo di interesse principale della visita alla galleria. Secondo alcune fonti fu un saggio di John Ruskin a ridestare l'interesse per la pittura rinascimentale del museo, fino ad allora bistrattata.
    • Le sculture sono di grande valore e risalgono soprattutto all'epoca romana, con numerose copie di originali greci, secondo la consuetudine dell'epoca. A volte le statue incomplete o spezzate vennero restaurate e integrate dai grandi scultori del Rinascimento. La disposizione delle sculture oggi ricalca il più possibile quella di fine del Settecento, quando permettevano il confronto tra maestri antichi e moderni, un tema allora molto caro, e quindi la funzione delle statue è tutt'ora essenziale e fortemente caratterizzante dell'origine e della funzione storica della galleria.
    • Il primo, lungo corridoio è quello est, riccamente decorato nel soffitto da grottesche risalenti al 1581, mentre corre al limite del soffitto, una lunga serie di ritratti dello stesso periodo. Fra
    • La sala venne creata nel 1921, in questa sono allestite opere per lo più provenienti da Roma, tra queste tre statue romane copie del Dorifo di Policleto greco del I secolo a.C., una in bronzeo Doriforo di Policleto, una in marmo e quella che è considerata la copia più fedele, il Torso del Doriforo in basalto verde. Interessante è anche un Busto
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    • Questa sala venne ricavata sul finire dell'Ottocento dall'antico teatro mediceo. L'allestimento venne completato nel 1956 dagli architetti Michelucci, Scarpa e Gardella, che coprirono la sala, imitando le chiese medievali, con un
    • La sala espone opere databili tra la prima metà del XII secolo e gli inizi del XIV secolo, entrate agli Uffizi a partire dalla fine del Settecento, con la riscoperta dei
    • Tra le tavole, che illustrano gli inizi della pittura toscana, sono due Crocifissi: uno col Cristo trionfante, di iconografia ancora bizantina, l'altro il n. 434 con l'iconografia del Cristo sofferente, una
    • L'allestimento, inoltre, mette a confronto le tre grandi pale cuspidate di Cimabue, Duccio di Buoninsegna e Giotto, dipinte a pochi anni di distanza e con lo stesso soggetto: la Madonna in
    • In quella del 1280 realizzata da Cimabue è un primo tentativo di emancipazione dagli stilemi bizantini, dove prevale la ricerca di maggior volume e rilievo plastico; di fronte è la pala
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    • di Duccio, detta la Madonna Rucellai del 1285 costruita con una struttura ritmica e con figure aggraziate, maggiormente influenzata dalla coeva esperienza pittorica del gotico francese; infine, al centro della sala, la Maestà di Giotto, chiamata anche Madonna d'Ognissanti (1310 circa) di impianto monumentale e costruita molto più plasticamente accentuando il chiaroscuro e la volumetria dei corpi. Di Giotto è anche il
    • Nella sala, ricavata alla fine dell'Ottocento e ristrutturata negli anni Cinquanta del Novecento, è allestita una selezione di opere senesi del Trecento, in questa si fronteggiano l'Annunciazione (1333) di Simone Martini
    • al vero (il fiore, l'ombra del libro, la ritrosia della Vergine), mentre nella Presentazione al tempio di Ambrogio la complessa resa prospettica e l'attenzione alla resa degli affetti delle figure, elementi
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    • tipici della poetica giottesca, già ripresa da sua fratello Pietro, viene da Ambrogio conciliate con il gusto per il colore e la grazia della tradizione senese.
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    • Dei fratelli Lorenzetti sono anche esposte altre opere: le Storie di San Nicola (1330 circa), la Madonna con i Santi Nicola e Procolo (1332) di Ambrogio e la Madonna in gloria
    • Di Simone dei Crocifissi, pittore bolognese che si rifà ad un gotico più vivace e popolaresco rispetto al gotico aulico senese, è la tavola con la Natività.
    • La sala è dedicata alla pittura fiorentina del Trecento, scuola influenzata dall'opera preponderante di Giotto e della sua bottega.
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    • Del cosiddetto Maestro della Santa Cecilia, un anonimo collaboratore di Giotto, è la tavola con Santa Cecilia e episodi della sua vita.
    • I primi giotteschi sono rappresentati da Pacino di Buonaguida, Jacopo del Casentino e Bernardo Daddi, di Taddeo Gaddi, attivo nella bottega giottesca per ventiquattro anni, è la Madonna col Bambino e
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    • sante. Sempre di ispirazione giottesca è il trittico con San Matteo e storie della sua vita di Andrea Orcagna. In queste opere si nota una certa stagnazione dei temi e delle
    • Da Giotto si allontana solo il cosiddetto Giottino, qui rappresentato con la Pietà di San Remigio, accentuando l'espressionismo delle figure e utilizzando un colore cromaticamente variato.
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    • Di Giovanni da Milano, un artista lombardo attivo a Firenze, appartiene il frammentario Polittico di Ognissanti, dove la preziosità dei dettagli annuncia il gotico internazionale.
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    • La sala del cosiddetto gotico internazionale, ristrutturata negli anni cinquanta, è dominata dallAdorazione dei Magi (1423) di Gentile da Fabriano, eseguita per il mercante fiorentino Palla Strozzi, e dalla monumentale Incoronazione della Vergine (1414) di Lorenzo Monaco, opera di grande eleganza dipinta per la chiesa di Santa Maria degli Angeli; dello stesso autore è anche unAdorazione dei Magi (1422) dai colori forti e brillanti, da confrontare con la tavola di Gentile da Fabriano, nella quale si fondono elementi più profani e naturalistici, segno dell'epoca cortese. Attribuita al Beato Angelico è la Tebaide, una tavola di modeste dimensioni, sulla vita eremitica. La Madonna dell'Umiltà, attribuita a Masolino è un'opera di grande dolcezza e perizia tecnica.
    • Questa sala dedicata ai primi artisti rinascimentali è piena di capolavori, a partire dal capostipite del rinnovamento in pittura, Masaccio, a cominciare dalla prima opera nella quale si intravedono i segni della rottura, la Madonna con bambino e Sant'Anna del 1424 realizzata con il suo maestro di bottega Masolino da Panicale. Di Masaccio è la Vergine, dipinta con una solenne corporatura così realistica da non potersi più definire gotica. Beato Angelico fu uno dei primi artisti a recepire la nuova sensibilità, come testimonia l'Incoronazione della Vergine del 1435 circa, che, seppur ancora circondata dallo sfondo oro tipicamente medievale, trasmette una sensazione di prospettiva ragionata nel dispiegarsi dei cori degli angeli.
    • Paolo Uccello fu forse il primo pittore ad essere "ossessionato" dalla prospettiva e ciò è chiaro nella grande tavola della Battaglia di San Romano, parte di un trittico dipinto su incarico di Cosimo il Vecchio che decorava la camera di Lorenzo il Magnifico nel Palazzo Medici, oggi diviso tra la National Gallery di Londra, il Louvre di Parigi e gli Uffizi, appunto. In questa raffigurazione apparentemente caotica della battaglia, tutto è razionalizzato e inquadrato dalla prospettiva che guida il pittore nella disposizione razionale di tutti gli elementi, dai cavalli ai soldati, alle lance
    • Molto famosi sono i Ritratti dei duchi d'Urbino di Piero della Francesca del 1465 circa, esemplare via di mezzo fra il realismo (soprattutto dei dettagli, come i gioielli, le acconciature, le rughe della pelle) e l'idealizzazione delle effigi dei duchi, con una grande attenzione anche ai paesaggi e alla prospettiva. Sul retro delle due piccole tavole i duchi sono raffigurati ciascuno sul
    • Filippo Lippi viene considerato tra i grandi padri del Rinascimento fiorentino, secondo a Masaccio, ma anticipatore di Sandro Botticelli. In questa sala si può notare l'evoluzione del suo stile verso soluzioni sempre di maggior raffinatezza, come l'Incoronazione della Vergine(1441-1447), che dimostra la conoscenza dei traguardi della scultura contemporanea di Donatello e Luca della Robbia, oppure le due Adorazioni del bambino per arrivare al capolavoro assoluto della Madonna con bambino e angeli (1465 circa), di commovente dolcezza e con un uso sottile e elegante del colore, maturato forse anche attraverso lo studio di opere
    • Sono qui presenti anche opere analoghe per stile e periodo del figlio di Filippo, Filippino Lippi, con la Pala degli Otto (1486) e l'Adorazione dei Magi (1496).
    • Anche i delicati traguardi nell'uso del colore di Alessio Baldovinetti sono qui testimoniati da alcune sue opere (Annunciazione e Madonna con il bambino).
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    • Piero della Francesca - Ritratti di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza (fronte), Trionfi di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza (retro)
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    • Legata alla sua opera è chiaramente quella dei suoi fratelli con i quale condivise la bottega, qui pure presentati con alcune opere interessanti.
    • Appartiene invece alla produzione del giovanissimo Sandro Botticelli una serie di dipinti fra i quali La Fortezza (1470), la prima opera documentata dell'artista.
    • non Lorenzo il Magnifico, ma un suo cugino che viveva nella Villa di Careggi, con il quale fra l'altro non scorreva buon sangue.
    • In questa sala si può comunque ripercorrere tutta l'evoluzione pittorica del maestro, dalla Madonna e santi, opera più giovanile legata ancora allo stile di Filippo Lippi, al Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1475), dove già si assiste ad una maturazione dello stile legata probabilmente allo studio del realismo di opere fiamminghe, alle opere mitologiche, come la commovente Pallade e
    • Con l'avvicinarsi del XVII secolo l'ondata reazionaria ultra-religiosa di Girolamo Savonarola iniziò a farsi sempre più pressante nella società fiorentina e questo si manifesta più o meno gradualmente in tutti gli artisti dell'epoca. Anche Botticelli , dopo un'opera fastosa come la Madonna del Magnificat inizia ad adottare uno stile più severo (Madonna della Melograna, Pala di San Barnaba), con qualche esperimento arcaicista
    • di misticismo pessimista nella sua pittura: La Calunnia (1495) simboleggia il fallimento dello spirito ottimistico umanista, con la constatazione della bassezza umana e la relegazione della verità.
    • Ma questa sala contiene anche altri numerosi capolavori: particolarmente azzeccata è la collocazione del Trittico Portinari, opera fiamminga di Hugo van der Goes del 1475 circa portata da una banchiere della ditta Medici a Bruges, che con la sua estraneità formale verso le opere circostanti ben rende l'effetto di fulgida meteora che questa opera ebbe nei circoli artistici fiorentini di fine del
    • olio che i pittori fiorentini cercarono di imitare, arrivando anche a copiare alcuni elementi dell'opera fiamminga, come gli omaggi chiari di Domenico Ghirlandaio nella sua analoga adorazione dei Magi.
    • La sala documenta gli esordi artistici di Leonardo da Vinci, a partire dalla prima opera documentata, il Battesimo di Cristo del 1475, opera del suo maestro Verrocchio nella quale il giovane Leonardo dipinse l'angelo di sinistra. Il Vasari racconta che Verrocchio sentendosi superato dall'allievo, abbandonò la pittura dedicandosi soltanto alla scultura.
    • Un'altra opera giovanile è l'Annunciazione, dipinta dal maestro ventenne, dove già sono visibili le qualità dello sfumato leonardesco, ma con qualche errore prospettico, come il libro sul quale la Vergine posa
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    • Ludovico Buti e Stefano Bonsignori - Raffigurazioni ad affresco della Toscana su rilievi cartografici, fine del secolo XVI
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    • Questa sala era un tempo una loggia aperta, e oggi espone alcune opere scultorie varie, fra le quali spiccano due sculture romane fra le più note del museo: l'Ermafrodito e il
    • vi furono collocati tutti i pezzi più preziosi e amati delle collezioni medicee. Divenuta molto popolare ai tempi del grand tour, si dice fu un'ispirazione per le Wunderkammer di numerosi
    • Oggi è l'unica sala nella quale si può comprendere lo spirito originario degli Uffizi, cioè di luogo di meraviglia dove si potessero confrontare direttamente le opere degli antichi, rappresentate dalla scultura, e quelle dei moderni, con le pitture. Attorno al pregevole tavolo intarsiato in pietre dure (del 1649) sono poste in circolo alcune delle più famosa sculture antiche dei Medici, come il Fauno Danzante (replica romana di un originale del III secolo a.C.), i Lottatori (copia di epoca imperiale), lArrotino, lo Scita, (copia di una statua della scuola di Pergamo che faceva parte di un gruppo con Marsia), lApollino e soprattutto la celebre Venere Medici, un originale del I secolo a.C. acquistata a Roma nel Cinquecento, tra i capolavori assoluti della statuaria classica.
    • Le pitture sono tutte del periodo dopo il 1530, in particolare risalgono al filone della maestosa pittura di corte fortemente promossa da Cosimo I e da sua moglie Eleonora da Toledo. Di quest'ultima è il clebre Ritratto della Duchessa Eleonora col figlio Giovanni di Agnolo Bronzino, autore anche dei ritratti di Bartolomeo Panciatichi e sua moglie Lucrezia, ''dei Pricipini medicei e del dipinto del Giovane con liuto. Altri ritratti sono opere del Vasari (Lorenzo il Magnifico), di Jacopo Pontormo (Ritratto di Cosimo il Vecchio), mentre fra i dipinti di soggetto diverso spiccano il
    • Il monumentale stipo in pietre dure conteneva la collezione di inestimabili pietre preziose, cammei antichi e pietre dure lavorate, una delle collezioni più amate dai Medici, che spesso facevano incidere le proprie iniziali sui pezzi più pregiati, che oggi sono esposte in diverse sedi, al Museo degli Argenti, al Museo archeologico nazionale fiorentino e al Museo di Mineralogia e Litologia.
    • Luca Signorelli fu un pittore nativo di Cortona celebre per la profondità dell'uso del colore e per il senso di tesnione e movimento delle sue opere, che furono il modello più immediato per la pittura di Michelangelo. La sua Sacra famiglia per esempio ispirerà il grande artista del Cinquecento nel Tondo Doni. Sempre di Signorelli è la pregevole Madonna con bambino del
    • La sala è dedicata anche alle opere di Pietro Perugino, uno dei primi maestri della scuola umbra, che ebbe a bottega anche Raffaello Sanzio. Del Perugino sono esposte soprattutto opere legate alla sua attività di ritrattista, come la serie dei Monaci di profilo (1500), il Ritratto di Francesco Mariadelle Opere (1494) o il Ritratto di giovane.
    • Vicini allo stile pittorico di questi due maestri, troviamo opere di Lorenzo Credi, come l'Annunciazione, e di Piero di Cosimo, celebre epr il tono magico e fantasioso delle sue opere a
    • Nella sala 20 sono esposte importanti opere di scuola tedesca che testimoniano l'influenza e la diffusione dell'arte fiorentina verso anche altre scuole più lontane, nel periodo tra il Quattro e il
    • Il nucleo relativo a Albrecht Dürer è il più significativo, e mostra sia la capacità tipicamente nordica di infondere grande realismo alle opere (come nel Ritratto del padre del 1490), sia i debiti verso al pittura italiana nell'uso della prospettiva e della colorazione simbolica (come nell'Adorazione dei Magi del 1504 o nei Santi Filippo e Giacomo del 1516). Compelatano l'esposizione esempi di
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    • del primo Rinascimento veneto, illustrando lo sviluppo della scuola veneziana, da Bartolomeo Vivarini, qui presente con un San Ludovico di Tolosa a Giovanni Bellini di cui sono presenti sia il Compianto, un modello utilizzato nella bottega belliniana, e l'enigmatica Allegoria sacra, che nel tema risponde al nuovo gusto umanistico ermetico ed elitario, fino a Giorgione qui presente con tre opere molto problematiche: al maestro possono essere riferiti certamente i due paesaggi sullo sfondo del Giudizio di Salomone e della Prova del fuoco di Mosè, per il Ritratto di guerriero con scudiero detto Il Gattamelata invece l'attribuzione è discussa, comunque il dipinto ricrea un'opera perduta del pittore antico Apelle.
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    • Anche in questa sala sono esposti esempi di pittura nordica e fiamminga, con Albrecht Altdorfer (Storie di San Floriano 1530 circa), Hans Holbein il Giovane (Ritratto di Sir Richard Southwell, 1536, e Autoritratto) e Hans Memling, che fu influenzato dai pittori italiani (per esempio nelle tavole della Mater Dolosa o della Madonna in trono. Il Ritratto di Benedetto Portinari e il San Benedetto, sono parti di un polittico smembrato, pure opera di Memling, che testimoniano la sua spinta innovativa sul soggetto del ritratto collocato all'aperto.
    • Non a caso qui si trovano anche opere del pittore italiano più "fiammingo", tanto che a volte le sue opere furono scambiate in passato per quelle di maestri delle Fiandre, Antonello da Messina, che per primo applicò la pittura a olio in Italia, avendo modo di collaborare direttamente con maestri d'oltralpe come Petrus Christus: alcuni documenti proverebbero indirettamente questa collaborazione, che comunque non è ancora accettata da tutti gli storici dell'arte, anche se il debito stilistico fra i due pittori è senz'altro spiccato.
    • Andrea Mantegna fu pittore di corte a Mantova dal 1460, sotto il patrocinio dei Gonzaga, ed è considerato unanimamente il fondatore dell'arte rinascimentale lombarda, e profondo influenzatore di tutta la pittura dell'Italia settentrionale di quel periodo. In questa sala sono esposte diverse sue opere che permettono di valutare il suo percorso artistico, come la Madonna dell cave, il Ritratto di Carlo di
    • A Mantegna si ispirò per esempio Vincenzo Foppa, come nella Madonna con bambino e un angelo (1480 circa), mentre all'altro grande protagonista del Rinascimento lombardo, Leonardo da Vinci, si ispirarono le tele qui esposte di Boltraffio (il Narciso), Bernardo Luini (Erodiade) e il Sodoma (Cristo tra gli sgherri). Proprio a Leonardo era attribuita anche la Leda e il Cigno, oggi ritenuta più
    • Totalmente diversa è invece la pittura del Correggio, che ha in comune con il Mantegna solo il fatto di essere stato il più importante rappresentante di una scuola pittorica, quella emiliana del primo Cinquecento. Furono da lui dipinte la Madonna in adorazione e il Riposo dalla fuga in Egitto con San Francesco (1517 circa), che testimonia la grande originalità compositiva stupefacentemente anticipatrice,
    • Questa sala a pianta ellissoidale, visibile solo affacciandosi dall'esterno, ospita la collezione di miniature dei Medici, che per la fragilità dei supporti, non possono essere esposti alla luce quotidianamente e gli
    • Questo ambiente, spettacolore per le vedute sul Ponte Vecchio, sull'Arno e sulle colline a sud di Firenze, ospita da secoli le opere migliori della statuaria antica, per via della spettacolarità dell'ambientazione e per la masisma luminosità (infatti affaccia a sud). Qui si trova l'enorme Testa di gigante morente, oppure il celebre Spinario, cioè il fanciullo seduto che si cava una spina da un piede, forse la prima opera antica ad essere omaggiata da un artista occidentale moderno, cioè dal Brunelleschi che la inserì nella sua formella per il concorso per la porta del Battistero, poi chiamata Del Paradiso, che però fu vinto da Lorenzo Ghiberti. Il modello della statua dovrebbe risalire al periodo ellenistico, mentre la testa non è originale.
    • Si trova qui anche la cosiddetta Fanciulla seduta pronta alla danza e un'ara con il Sacrificio di Ifigenia. Inoltre è di notevole spettacolarità il grande cratere neoattico chiamato Vaso Medici, già a Villa Medici, un capolavoro in marmo dell'arte greca per le dimensioni, per la qualità delle pitture e delle decorazioni a rilievo e per lo stato di conservazione. Vi è raffigurata
    • Nel corridoio ovest continua la serie di statue classiche di porvenienza soprattutto romana. Fra le opere più interessanti le due statue a tutto tondo di Marsia, poste una di fronte all'altra, o quella della cosiddetta Venere celeste. Notevole è il realismo ritrattistico del Busto di Fanciullo. A differenza del corridoio est, la decorazione del soffitto è più tarda, di epoca barocca.
    • Questa sala, la prima dell'ala ovest, è dedicata al Cinquecento fiorentino. L'opera esposta che attira subito l'attenzione è il magnifico Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti, una Sacra famiglia altamente innovativa, sia per la composizione che per l'uso dei colori, che oltre a rappresentare uno dei rarissimi dipinti su tavola del maestro, fra l'altro ancora nella cornice originale forse disegnata da Michelangelo stesso con le graziose teste intagliate che guardano il dipinto, è anche l'archetipo di tutto il manierismo, l'opera con la quale si confrontò tutta la genereazione seguente di pittori. Dipinta verso il 1504, è un'opera non convenzionale per la posa, con il bambino in braccio a San Giuseppe piuttosto che alla Madonna, voltata di spalle. I soggetti in primo piano creano una strutture triangolare sul cui sfondo si staglia la fascia orizzontale dei putti nudi, forse un riferimento al mondo pagano escluso dalla salvezza.
    • Un'inquietante Salomè (1515) del pittore spagnolo Alonso Berruguete, attivo a Firenze nel primo Cinquecento, si trova pure nella sala, così come opere coeve di Fra Bartolomeo (come l'Apparizione della Vergine a San Bernardo del 1504-1507) e di Mariotto Albertinelli (come la Visitazione del 1503) che risultano ancora più tradizionali dal confronto con le innovazioni di Michelangelo.
    • Le prime opere di Raffaello Sanzio sono quasi contemporanee al Tondo Doni di Michelangelo, ma denotano un'impostazione ancora legata al passato, alle opere di Pietro Perugino, anche se la qualità pittorica aveva già superato il maestro. In questa fase l'artista aveva sviluppato un'arte estremamente dolce e pacata, sia nel controllo della resa pittorica, sia nella scelta delle pose dei soggetti, con risultati di estrema armonia e bellezza. Sono qui custoditi i Ritratti dei duchi di Urbino Elisabetta Gonzaga e Guidobaldo da Montefeltro nonche quello del loro nipote ed erede Guidobaldo da Montefeltro; la famosa Madonna del cardellino, armonica sintesi di diverse esperienze pittoriche (Perugino, Leonardo da Vinci, Fra Bartolomeo...). Il periodo successivo dell'arte di Raffello, il cosiddetto periodo romano, quando divenne pittore principale della corte vaticana, è caratterizzato da una maggiore monumentalità e un poieno possesso della tecnica del colore, qui ben rappresentato dal sommo Ritratto del papa Leone X con i cardinali Giulio de'
    • Un altro capolavoro è rappresentato dalla Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto (1517) esemplare del periodo centrale della sua produzione pittorica, dinamico e con una piena padronanza del colore, influenzato dai coevi risultati pittorici di Michelangelo, mentre la Pala Vallombrosana e il San Jacopo (1528) sono tipici dello stile più maturo, l'ultimo periodo dell'artista, dove ormai aveva sviluppato un proprio linguaggio
    • Due grandi esponenti del primo manierismo fiorentino sono rappresentati in questa sala: di Jacopo Pontormo è presente la Cena in Emmaus del 1525, mentre sono opere di Rosso Fiorentino la Madonna col bambino e santi (1518) e il Mosè che difende le figlie di Jetro (1523 circa), opere tipiche del suo stile voluttuoso e di rottura con gli schemi tradizionali. Corredano la sala anche degli interessanti lavori di artisti dell'epoca, come Agnolo Bronzino, con il Compianto sul Cristo morto e la Sacra famiglia Panciatichi. Artisti minori, ma interessanti della cultura figurativa dell'epoca, sono
    • Opera celeberrima è la Venere d'Urbino, di raffinata sensualità evidenziata dalla piena plasticità del colore che dà corpo al volume corporeo della dea. Sempre a tema mitologico sono i dipinti della
    • Completano la sala anche alcune notevoli opere di Palma il vecchio, come la Sacra Famiglia con san Giovannino e la Maddalena, del 1515 circa. Il suadente stile di Sebastiano del Piombo
    • Le successive tre sale dalla 29 alla 31 ospitano artisti cinquecenteschi dell'Emilia Romagna (soprattutto delle aree di Parma e di Ferrara) e dell'Italia centrale.
    • Spicca qui una delle opere più famose della galleria, la Madonna dal collo lungo di Parmigianino. La sinuosa bellezza della Vergine fa spesso non fa spesso accorgere che si tratta di un'opera rimasta incompiuta nella parte destra, con uno sfondo approssimativo nel quale erano previste altre figure (esiste infatti il piede in un personaggio interrotto)
    • Sempre del Parmigianino è la Madonna col bambino e santi (1530), mentre altre opere significative sono quelle di Luca Cambiaso (Madonna col bambino 1570) o dell'eccentrico Dosso Dossi, pittore di corte presso gli Este di Ferrara (Apparizione della Vergine ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista o la grottesca scena della Stregoneria del 1535 circa).
    • Questa salal, come la precedente, è dedicata ad artisti emiliani del Cinquecento. I due artisti qui rappresentati sono Ludovico Mazzolino, con opere quali la Madonna col Bambino e santi del 1522-23 o la Strage degli innocenti, e Benvenuto Tisi, detto il Garofalo, autore di tre tele esposte: lAdorazione dei pastori, lAnnunciazione e un San Girolamo.
    • In questa sala furono collocate le opere del pittore ferrarese Dosso Dossi dopo il riallestimento degli anni 90 (in precedenza era dedicata a Paolo Veronese, le cui opere sono state spostate
    • Le sale dalla 32 alla 35 sono state dedicate al Cinquecento Veneto. in particolare in questa sala sono stati scelti due autori ben rappresentativi di questa scuola, Sebastiano del Piombo, presente con opere come il Ritratto di donna e La morte di Adone (1511 circa), e Lorenzo Lotto, autore di Susanna e i vecchioni, uno dei suoi capolavori risalente al 1517.
    • Questo corridoio rappresenta un intermezzo decorato con una serie di ritratti di pittori europei e con alucni quadri della scuola del Cinquecento fiorentino.
    • Paolo Veronese fu uno dei più importanti pittori veneti del Cinquecento, celebre per il suo stile grandioso e teatrale. Tra le sue opere spicca una Sacra Famiglia (1534) di impianto manieristico. Sono esposte qui anche altre opere di scuola veneta e lombarda come la Trasfigurazione del bresciano Giovan Girolamo Savoldo e il Ritratto di ignoto con libro del pittore bergamasco Giovanni Battista
    • Vi sono conservati ritratti, temi sacri e soggetti mitologici di quest'ultimo, come una celebre Leda, e non a caso e stato collocato anche un dipinto dello spagnolo El Greco, che da lui fu profondamente influenzato ed attinse le caratteristiche pennellate veloci del suo stile (Santi Giovanni Evangelista e Francesco, 1600 circa). Qui sono esposte anche opere di Federico Barocci, artista attivo ad Urbino. Suoi il Ritratto a Francesco Maria II della Rovere, il Noli me tangere (1590 circa) e la grande e corale Madonna del Popolo (1579).
    • Tra la sala 36 e la 41 si trova il vestibolo d'uscita, un tempo accesso del museo nel quale erano sistemate altre piccole sale dalla 27 alla 40, che oggi non fanno più parte del percorso museale. Da questo ambiente, dove si trovano alcuni quadri anche importanti, come la Madonna della Neve di Guido Reni, un Torso di satiro e un Cinghiale,
    • Le sezione dedicata al Seicento non poteva non iniziare con uno dei più importanti pittori che inventarono l'arte barocca, Pieter Paul Rubens. Fra le sue tele, nel tipico stile monumentale dell'artista di Anversa, sono qui custodite Enrico IV alla battaglia di Ivry e Ingresso trionfale di Enrico IV a Parigi, del 1627-1630, due episodi della storia francese trasformati in epopee dal sapore mitologico. Interessanti sono anche l'Autoritratto e il Ritratto di Isabella Brandt, sua moglie. Si trovano qui anche opere di Antonie van Dyck, come il Ritratto di Jean de Monfort (1628 circa)
    • Questa sala interrompe la serie cronologica dell'esposizione pittorica della galleria, vi si trova infatti il Gruppo dei Niobìdi, una serie di statue romane copia di originali ellenistici. Il mito di Niobe è dei suoi figli è legato all'amore materno, che portò la sventurata donna a vantarsi tanto della sua prole da paragonarsi a Latona, madre di Apollo e Diana, suscitando così l'ira degli dei che si vendicarono uccidendoli uno ad uno. Le sculture vennero alla luce a Roma nel 1583 e fecero parte del corredo decorativo di Villa Medici, dalla quale furono trasferite a Firenze nel 1781, dove vennero esposte direttamente in questa sala, che fu decorata con i notevoli stucchi che si ammirano ancora, importante esempio dello stile neoclassico. Una delle sculture del gruppo si trova curiosamente a Villa Corsini a Castello, dove esiste un piccolo museo archeologico della Soprintendenza. Fra le altre sculture nella sala è da segnalare il grande cratere neoattico del
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    • Officina romana - Sarcofago: Vita di un generale romano, replica di età romana da un originale di età tardo ellenistica Officina romana - Statua di musa restaurata come Niobide, replica di età romana da un originale di età tardo ellenistica Officina romana - Statua di ninfa o musa "Trophos" dei Niobidi, replica di età romana da un originale di età tardo ellenistica Officina romana - Gruppo di Niobe e della figlia minore, replica di età romana da un originale di età tardo ellenistica
    • Officina romana - Niobide caduto sul ginocchio sinistro, replica di età romana da un originale di età tardo ellenistica Officina romana - Niobide caduto sul ginocchio sinistro, replica di età romana da un originale di età tardo ellenistica
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    • Le opere di Caravaggio a Firenze non sono molte, ma rappresentano bene la fase giovanile del maestro, densa di celebri capolavori fin dalle prime produzioni artistiche. Dopo avere aveuto una sala apposita fuori dal percorso del museo, fino dagli anni '80 circa non erano più visitabili per la chiusura di queste sale extra. Solo con il riallestimento in seguito al 1993 questa
    • Spicca sicuramente il Bacco, così disincantatamente realistico, e la Testa di Medusa, in realtà uno scudo ligneo per occasioni di rappresentanza, come i tornei. L'espressione di terrore di Medusa impressiona per la cruda violenza della rappresentazione. Sullo stesso stile è rappresentato il Sacrificio di Isacco. Tra i caravaggeschi spicca Artemisia Gentileschi (Giuditta decapita Oloferne), una delle poche donne artiste ad avere un
    • Di impronta più classica sono le opere di Annibale Carracci, qui rappresentato da una Venere (o Baccante) del 1588. Altre opere interessanti sono del Guercino (Diporti estivi del 1617), del francese
  • yahoo - http://www.webnote.info/it/La_Cattedrale_di_Rouen,_la_sera_(Claude_Monet).htm
    • La Cattedrale di Rouen, la sera è un dipinto ad olio su tela di cm 101 x 65 realizzato nel 1894 dal pittore francese Claude Monet.
    • Nel ciclo delle Cattedrali, che comprende oltre cinquanta dipinti, eseguiti tra il 1892 ed il 1894, indaga e riproduce in maniera sistematica il variare della luce sull'architettura, in rapporto ai diversi
    • La Cattedrale di Rouen, raffigurata nelle ore del crepuscolo, appare spenta ed opaca. I contrasti si accentuano e si definiscono, anziché su toni squillanti, su toni bruni picchiettati; nelle zone più luminose su toni di gialli sporchi. La veduta è frontale e quasi simmetrica nella quantità di spazio riservata per le parti di destra e di sinistra. Sulla sommità della tela le
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    • Nel ciclo delle Cattedrali, che comprende oltre cinquanta dipinti, eseguiti tra il 1892 ed il 1894, Monet indaga e riproduce in maniera sistematica il variare della luce sull'architettura, in rapporto ai
  • yahoo - http://www.worlditems.info/it/Ninfee_bianche_(Claude_Monet).htm
    • Ninfee bianche è un dipinto ad olio su tela di cm 89 x 93 realizzato nel 1899 dal pittore francese Claude Monet.
    • La vegetazione rigogliosa occupa tutto il quadro, che risulta senza cielo e senza la linea dell'orizzonte. Questo è uno dei primi dipinti sulle ninfee ed uno dei più famosi.
  • yahoo - http://en_uncstd.en.buypda.org/it/Lo%20stagno%20delle%20ninfee,%20armonia%20rosa%20(Claude%20Monet)
    • Ninfee rosa è un dipinto ad olio su tela di cm 200 x 425 realizzato nel 1918 dal pittore francese Claude Monet.
  • yahoo - http://albanova.altervista.org/?q=node/817
    • Le imperfezioni non sono censurate, anzi Caravaggio sottolinea col il pallore del volto e il colore bluastro delle labbra, la sua condizione fisica. Lo stesso avviene per la frutta. Alcuni studiosi hanno interpretato la rappresentazione di Bacco come una prefigurazione di Cristo, in quanto l'uva rimanda alla Passione
    • Il Bacchino malato, secondo lo studioso Maurizio Marini, non rappresenta in realtà una condizione malata del pittore. La tonalità verdastra dell'immagine sarebbe infatti dovuta a una sbagliata procedura di restauro avvenuta
  • yahoo - http://darkhunters.forumfree.net/?act=Print&f=2039882&t=11704913
  • yahoo - http://darkhunters.forumfree.net/?t=13864463&view=old
    • Bacco è un dipinto ad olio su tela di cm 95 x 85 realizzato tra il 1596 ed il 1597 dal pittore italiano Caravaggio.
    • La rievocazione della divinità pagana, alla quale si riferiscono tutti gli attribuiti della composizione, avviene in un'atmosfera di luminosa chiarezza che evidenzia la verità e la naturalezza del modello.
    • Bacco viene rappresentato con una corona in testa fatta di uva e foglie di vite mentre alza un calice di vino, in primo piano vi è una natura morta. Il vino è stato versato da poco come indicano le bollicine nella caraffa, mentre il Bacco tiene in mano il calice con poca sicurezza come mostrano le vibrazioni , le guance

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