Clemente Mimun

giornalista e conduttore televisivo italiano
Versione del 26 ott 2015 alle 22:51 di BetaBot (discussione | contributi) (Bot: Sistemo note con collegamenti esterni senza titolo (documentazione))

Clemente Jackie Mimun (Roma, 9 agosto 1953) è un giornalista italiano.

Giornalista dal 1976, è approdato alla RAI nel 1983 dove ha lavorato nella più importante testata giornalistica dell'azienda, il TG1, conducendo diversi speciali e conducendo numerose volte la rubrica Speciale TG1. Nel 1991 è passato in Fininvest, per poi diventare co-fondatore insieme a Enrico Mentana del TG5. Dal 1994 al 2002 è tornato in RAI in qualità di direttore del TG2; successivamente è stato direttore del TG1 fino al 2006, e di Rai Parlamento. Dal 3 luglio 2007 è direttore del TG5. È il primo giornalista italiano ad aver diretto nella sua carriera tre telegiornali.

Biografia

Clemente Mimun nasce a Roma nel 1953, da genitori di religione ebraica: madre italiana e padre libico. Emigrati in Tunisia, tornano in Italia per sfuggire alle persecuzioni anti-ebraiche quando Clemente ha cinque anni. Sposato con la giornalista Karen Rubin, ha due figli Simone (1990) e Claudio (1992)[1].

Inizia la sua carriera giornalistica come fattorino presso l'agenzia Asca di Roma, per poi iscriversi all'Albo dei giornalisti nel 1976. Viene assunto dalla RAI nel dicembre del 1983. Inizialmente fa parte del TG1 come redattore ordinario, per poi passare alla qualifica di giornalista parlamentare nel 1985, quindi caposervizio interni nel 1987 e successivamente capo della redazione degli speciali due anni dopo. Durante gli anni ottanta cura anche diverse rubriche di Speciale TG1, la rubrica notturna della testata in onda alle 23 su Rai 1. Conduce inoltre vari speciali in prima serata dei quali i più significativi rimangono quello per le Elezioni del 1987, e quello sulla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Vanno inoltre ricordati uno speciale dedicato al calcio denominato Passione rotonda (1984), e eventi dedicati, ad anni di distanza, rispettivamente alla morte di Enrico Berlinguer e all'Attentato a Giovanni Paolo II.

Nel 1991 passa alla Fininvest, dove collaborerà come inviato. Nel 1992, insieme a Emilio Carelli, Lamberto Sposini, Cristina Parodi, Enrico Mentana, è tra i fondatori del TG5 il primo notiziario di Canale 5, del quale diviene vicedirettore, ottenendo ogni sera quasi sette milioni di spettatori e battendo per la prima volta il TG1. Sempre in qualità di vicedirettore crea la rubrica di seconda serata Speciale TG5, molto simile a quella del tg della Rai. Dal 1992 al 1994, dopo il passaggio di Emilio Fede a direttore del TG4, diventa direttore di Videonews testata sempre del gruppo Mediaset, lasciando poi l'incarico ad Alessandro Banfi. In questi due anni inoltre conduce in prima serata su Canale 5 gli speciali Verso le elezioni e Braccio di Ferro. Nel 1994 torna in RAI succedendo a Paolo Garimberti come direttore del TG2, dove apporta numerose novità: dall'edizione delle 20:30 alla creazione del primo telegiornale di un'ora, quelle delle 13, coi supplementi costume & società e salute. Queste novità permangono ancora oggi e hanno permesso al tg di Rai 2 di raggiungere il più grande successo d'audience della sua storia, riuscendo in numerose occasioni a surclassare anche il TG1.

Viene criticato, nel 1997 da La Voce, il quotidiano diretto da Indro Montanelli, che pubblica in prima pagina un fotomontaggio con tutti i direttori considerati di centrodestra di RAI e Fininvest, tra cui figura anche lui, in divisa nazista. Mimun, che replicherà con un editoriale in diretta dal TG2, riceverà la solidarietà di molti colleghi e le scuse di Montanelli. Grazie al successo di ascolti della testa, vince numerosi riconoscimenti tra cui un Premiolino nel 1998 e un Oscar della TV nel 1999. Rimane direttore del TG2 per 8 anni, fino al 5 maggio 2002, apportando anche diverse novità alla linea editoriale. Dal maggio 2002 al settembre 2006 è stato direttore del TG1. Durante il suo periodo di direzioni, gli ascolti delle edizioni serali della testata oscillavano tra i 7 milioni e mezzo e gli otto milioni di spettatori con uno share molte volte superiore al 35%. Nel 2006 conduce la rubrica DopoTG1, approfondimento politico in onda dopo l'edizione del Tg1 delle 20. Il 14 marzo 2006 Clemente Mimun conduce il primo faccia a faccia tra Berlusconi e Prodi per la campagna elettorale del 2006, che registra oltre 16 milioni di telespettatori e il 50% di share[2]; si tratta del faccia a faccia più visto della storia della televisione italiana[3].

Nell'autunno 2006 lascia la direzione del TG1 a Gianni Riotta. L'11 ottobre 2006 viene nominato direttore della Testata Servizi Parlamentari della RAI. Nei 9 mesi della sua direzione rinnova sigla, studio, grafica, linea editoriale della testata che assume la denominazione di Rai Parlamento. Conduce anche uno speciale sulla maratona Telethon. Il 3 luglio 2007 torna al TG5 stavolta nel ruolo di direttore, succedendo a Carlo Rossella e lasciando il posto a Giuliana Del Bufalo a Rai Parlamento.

Dal settembre 2007 cura una rubrica sul settimanale TV Sorrisi e Canzoni in cui commenta ogni settimana un fatto di attualità. Cura la nuova versione del telegiornale di Canale 5 che va in onda dal 5 novembre 2007. Il direttore decide di andare in onda personalmente, conducendo il tg serale alternandosi ad altri 4 giornalisti (Cristina Parodi, Cesara Buonamici, Alberto Bilà e Giuseppe De Filippi). Nell'ottobre del 2009 Clemente Mimun adotta quella che definisce una "rivoluzione" nell'edizione del TG5 dell'ora di pranzo. La grafica, lo studio, le notizie, restano identiche ma a cambiare è l'impostazione. Mimun rimuove ciò che era una peculiarità di quell'edizione, e cioè la conduzione doppia all'americana che era tradizione e marchio di quella fascia oraria. Mimun decide che quell'edizione deve essere condotta solo da donne e toglie dal video 4 giornalisti e conduttori: Salvo Sottile, Luca Rigoni, Fabrizio Summonte e Giuseppe Brindisi, scatenando le proteste di centinaia di telespettatori. I quattro giornalisti hanno deciso di fare ricorso contro la decisione del direttore, ma la sentenza del Tribunale di Roma del settembre 2014 respinge tale ricorso[4].

È inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Italia USA. Appassionato tifoso della S.S. Lazio, nel biennio 1998-1999 è stato consigliere di amministrazione della stessa società calcistica durante la gestione di Sergio Cragnotti. Il 24 giugno 2011 viene colpito da un grave ictus cerebrale, da cui si è ripreso ottimamente. Le sue memorie e i fatti accaduti quel giorno, sono raccolti nel libro "Ho visto cose" edito da Mondadori l'anno seguente. Nel maggio 2014, a seguito di un pesante calo di ascolti dell'edizione delle 20 del TG5, la stampa riporta di una possibile sostituzione di Mimun alla direzione della testata, ma dopo un mese viene rapidamente smentita[5][6].

Televisione

Controversie

L'uso del "panino"

Le critiche più forti nei confronti di Mimun sono state indirizzate verso l'utilizzo della tecnica giornalistica del "panino" nei servizi di politica. Tale metodo consiste nel mettere all'inizio ed alla fine della notizia la parte dedicata rispettivamente al governo e alla maggioranza parlamentare ed "imbottirlo" con la parte dedicata all'opposizione, in modo da far risaltare sempre l'opinione di un'unica parte politica. A causa di questo modo di presentare la notizia si dimise in segno di protesta il vicedirettore del TG1 Daniela Tagliafico dichiarando: "Si dà risalto solo al governo".[7]

Mimun si è difeso da tali critiche affermando che il "panino" è la conseguenza della politicizzazione della RAI: «La regola dei tre terzi dello spazio divisi tra governo, maggioranza e opposizione risale al presidente ulivista Roberto Zaccaria. L'allora direttore generale della RAI Claudio Cappon ha confermato: "Se facciamo il panino ci criticano, se non lo facciamo si lamentano"». Secondo il quotidiano La Repubblica l'invenzione del panino è precedente alla presidenza di Zaccaria ed è attribuibile allo stesso Mimun quando dirigeva il Tg2 al tempo del primo governo Berlusconi.[8]

Minimizzazione della gaffe di Berlusconi sul "kapò"

Mimun fu criticato da Marco Travaglio e dall'Ulivo[9] per il servizio andato in onda nell'edizione del TG1 del 2 luglio 2003, riguardante la seduta del Parlamento europeo in cui il premier Silvio Berlusconi paragonava ad un kapò l'eurodeputato socialista tedesco Martin Schulz, colpevole di avergli mosso delle critiche.

Il direttore scelse di non mandare l'audio dell'intervento, che fu sostituito con un resoconto di Susanna Petruni.[10] Secondo il Financial Times: Neanche il telegiornale sovietico di Breznev avrebbe potuto fare di meglio.[11]

Fotomontaggio del pubblico per il discorso di Berlusconi all'ONU

Nel settembre 2003 Striscia la notizia dimostrò come l'intervento di Silvio Berlusconi all'ONU, che il TG1 di Mimun presentò come accolto da applausi dell'aula al gran completo, fu fatto in realtà davanti a sedie semivuote e poca gente. Le immagini del pubblico erano quelle dell'intervento di Kofi Annan, avvenuto alcune ore prima di quello di Berlusconi.[12]

Mimun in altre occasioni tagliò le scene in cui Berlusconi veniva fischiato, e ne nacque un dissenso con Giorgino che contestò quella decisione, e per questo Mimun lo sospese dalle edizioni serali del Tg1.[13]

Scontro con il comitato di redazione del TG1

Nel 2003 ci fu uno scontro tra il consiglio di redazione del TG1 e il direttore Mimun, che fu poi portato in consiglio di amministrazione RAI. Il CdR lamentò "l'atteggiamento pesante" di Mimun nei propri confronti[14]: accuse mosse dall'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. Nel 2007 Mimun, che ha sempre respinto le accuse, ha dichiarato: «Per anni i DS hanno chiesto la mia testa»[15].

Le vignette anti-Islam di Calderoli

Nella puntata del DopoTG1 del 15 febbraio 2006, l'allora Ministro delle Riforme Roberto Calderoli ha tentato di esibire una maglietta contro l'Islam, nel quadro della polemica sulle caricature di Maometto sullo Jyllands-Posten[16], scatenando tensioni tra Libia e Italia. Mimun è stato criticato per aver mandato in onda la puntata.

Enzo Carra afferma che l'episodio sarebbe frutto di una combine e che sarebbe stato opportuno non mandarlo in onda visto che era registrato. Altri invece hanno criticato il fatto che Mimun non abbia impedito al ministro di mostrare la maglietta e non abbia tagliato il pezzo incriminato. Mimun si è difeso dicendo: «A Calderoli non è stato consentito di mostrare nulla. Se avessi disposto il taglio a quella parte dell'intervista vi sarebbe stato chi avrebbe denunciato una censura o, addirittura, una manomissione per evitare una gaffe del ministro».[16]

L'sms a Funari "Travaglio infame"

Il 7 gennaio 2008, Gianfranco Funari legge in diretta un sms ricevuto il 23 marzo 2007 da Mimun, quando quest'ultimo non era più direttore del Tg1 ma era ancora in Rai; nell'sms, Mimun dà dell'infame a Marco Travaglio[17], quella sera ospite in studio, e si lamenta anche del comportamento dello stesso Funari. Mimun eviterà di dare ulteriori chiarimenti sulla vicenda.

Le testimonianze dei bimbi seviziati

Nel luglio 2007 il TG5 mise in onda le registrazioni di alcune testimonianze rilasciate ai periti da alcuni dei bambini coinvolti nel caso di Rignano Flaminio. La scelta effettuata dal direttore di trasmettere questo documento è stata criticata dalle famiglie dei presunti abusati.[18]

La polemica con Santoro

Nel giugno 2009, Mimun attacca frontalmente Michele Santoro con un editoriale in prima serata al Tg5.[19] Santoro aveva infatti detto, la sera prima, che il Tg5 non aveva dato la notizia dell'intervento di Beppe Grillo in Senato. Mimun fa rivedere il servizio, a suo avviso, ineccepibile.[19] Ma alcune critiche sono rimaste, in quanto il servizio non riporterebbe invece con dovuta specificità la notizia in sé.[19] Tra l'altro, viene detto che l'intera commissione avrebbe querelato Grillo dopo il suo intervento, mentre i membri dell'Italia dei Valori non avevano seguito la linea comune di PD e PdL.[19]

L'epurazione di volti storici del TG5

Nell'ottobre del 2009 Clemente Mimun adotta quella che definisce una "rivoluzione" nell'edizione del TG5 dell'ora di pranzo. La grafica, lo studio, le notizie, restano identiche ma a cambiare è l'impostazione. Mimun rimuove ciò che era una peculiarità di quell'edizione, e cioè la conduzione doppia all'americana che era tradizione e marchio di quella fascia oraria. Mimun decide che quell'edizione deve essere condotta solo da donne e toglie dal video 4 giornalisti e conduttori: Salvo Sottile, Luca Rigoni, Fabrizio Summonte e Giuseppe Brindisi, scatenando le proteste di centinaia di telespettatori. I 4 conduttori "epurati" dalla conduzione hanno criticato e duramente l'operato del loro comitato di redazione composto da Paolo Di Mizio, Andrea Pesciarelli e Paolo Trombin. I tre sindacalisti in una infuocata assemblea sono stati accusati di non aver fatto nulla per difendere i colleghi rimossi dalle conduzioni, neanche una lettera "formale" di solidarietà, preferendo invece appiattirsi sulle posizioni del direttore Mimun per non inimicarselo. I conduttori rimossi a questo punto non potendo contare sui colleghi del CDR si sono rivolti all'associazione della stampa e all'ordine dei giornalisti chiedendo un intervento ufficiale a tutela dei loro diritti[senza fonte]. Il 22 settembre 2014 il tribunale di Roma respinge il ricorso fatto dai giornalisti contro la scelta di Mimun, giudicandolo "infondato"[4]

Onorificenze

Riconoscimenti

Note

Altri progetti

Controllo di autoritàVIAF (EN296397715 · ISNI (EN0000 0004 0161 6296 · SBN TO0V643682 · LCCN (ENno2013017907 · GND (DE1033604313