Lingua lombarda
| Lombardo Lumbard | |
|---|---|
| Parlato in | |
| Regioni | |
| Parlanti | |
| Totale | 3,9 milioni[senza fonte] |
| Tassonomia | |
| Filogenesi | Lingue indoeuropee Romanze Galloromanze Galloitaliche Lombardo |
| Codici di classificazione | |
| ISO 639-2 | roa
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| ISO 639-3 | lmo (EN)
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| Glottolog | lomb1257 (EN)
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| Estratto in lingua | |
| Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 "Tücc i vèss üman a i nàssen libér e cumpàgn en dignità e driss. Lùur i hinn dutáa dë resün e cunscénza e duarìen agì l'ünn vèrss l'àlter 'n'ünn spirit dë fradelanssa." | |

Il lombardo (o dialetto lombardo; nomi nativi lombard, lumbard, lumbaart, codice ISO 639-3 lmo, IPA: [lumˈbaːrt]) è un sistema linguistico appartenente al gruppo delle lingue gallo-italiche[1], parlato principalmente in Italia (in Lombardia, nella porzione orientale del Piemonte, oltre che nei cantoni svizzeri del Ticino e dei Grigioni da almeno 3,9 milioni di persone.[2] Essendo classificabile come «dialetto romanzo primario», in ambito accademico e nella letteratura scientifica è indicato come dialetto, intendendo con questo termine l'accezione di "lingua contrapposta a quella nazionale".[3]
Distribuzione geografica
Il primo scritto in lingua lombarda a noi noto è il Sermon divin del 1264. L'autore è Pietro da Barsegapè, nato nella prima metà del Duecento.[senza fonte]
La lingua lombarda è distinguibile in sottogruppi linguistici che sono intelligibili fra loro.[senza fonte] Tali sottogruppi linguistici (che arrivano ad ovest al Verbano-Cusio-Ossola, al Novararese e ad est fino ad aree occidentali del Trentino) sono poi parzialmente intelligibili con altri gruppi di lingue gallo-italiche, come l'emiliano (in particolare i dialetti piacentino, oltrepadano, tortonese, pavese, parmigiano, e mantovano) e alcune varietà del piemontese (soprattutto l'alessandrino e il vercellese)
Riconoscimenti ufficiali
La lingua lombarda potrebbe essere ritenuta una lingua regionale e minoritaria ai sensi della Carta europea per le lingue regionali e minoritarie, che all'art. 1 afferma che per "lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue ... che non sono dialetti della lingua ufficiale dello Stato".[4][5] Nonostante ciò, lo Stato italiano non riconosce i locutori della lingua lombarda come minoranza linguistica. È anche per questo motivo che il lombardo viene erroneamente considerato un dialetto dell'italiano (a volte anche dai suoi stessi parlanti), nonostante faccia parte di un altro sottogruppo delle lingue romanze.
Nessun riconoscimento ufficiale è ancora avvenuto neanche dalla Svizzera, dove però la lingua viene studiata e protetta dal Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona.
Il lombardo, contraddittoriamente, è censito dall'UNESCO come "lingua in pericolo d'estinzione"[6] poiché viene parlato da un numero sempre minore di persone. Ma il lombardo non è riconosciuto come lingua regionale o minoritaria dal Consiglio Europeo[7]: sebbene abbia le caratteristiche per rientrare negli standard degli idiomi tutelati dalla Carta europea per le lingue regionali o minoritarie, questo documento non è ancora stato ratificato dallo Stato italiano.
Varietà
Le due varietà principali del lombardo, secondo quanto formulato da Bernardino Biondelli, [8] sono quella orientale (transabduano o orobico) e quella occidentale (denominata anche nei secoli scorsi cisabduano[9] o insubre[10]), le quali presentano differenze (principalmente fonologiche) piuttosto marcate[11], al punto che potrebbero essere considerate due lingue separate[2]. Differenze di rilievo si trovano anche all'interno del ramo orientale, mentre il ramo occidentale presenta un numero di variazioni minime[12] (principalmente riguardante il gruppo vocalico /o/, /ɔ/ e il passaggio da /ts/ a /s/). Le due varianti assumono poi differenze interne a seconda dei vari luoghi soprattutto nelle località prossime ai confini linguistici, come capita spesso nella Romània continua.
Già dai tempi del Bernardino Biondelli, l'isoglossa principale che spinge ad una separazione fra le varianti orientali e quelle occidentali è determinata dal procedimento di lenizione, il quale interessa esclusivamente il primo dei due gruppi. Tale fenomeno coinvolge principalmente la consonante fricativa /v/ in posizione intervocalica e la sibillante sorda /s/, entrambe ridotte a fricativa aspirata (ma in alcuni casi la /v/ viene eliminata completamente); e quindi il cavàll dell'occidente diventa cahàll o addirittura caàll ad oriente. Alla stessa maniera, la parola che corrisponde all'italiano 'sopra' è resa come sura a occidente ma come hura ad oriente. Nelle varianti occidentali questo processo di debucalizzazione è sconosciuto, mentre la soppressione totale del suono /v/ è attiva solo in un numero minore di contesti, e precisamente in posizione intervocalica se preceduta da /u/ in parole che terminano con vocale tonica, come lavurà ('lavorare'), druvà ('usare') spesso pronunciate laurà druà.
Va comunque detto che l'analisi storica delle due varianti rivela due realtà linguistiche meno divergenti di quanto non si ritenga di solito, sebbene le due abbiano poi seguito sviluppi in direzioni diverse. Per esempio, una caratteristica che viene spesso citata come differenza principale fra variante orientale ed occidentale è la lenizione delle plosive in fine di parola, con la conseguenza che le parole che ad occidente sono spesso pronunciate lett e fred (letto, freddo) diventano leč e freǧ ad oriente. Questa caratteristica è però storicamente legata alla lingua lombarda in generale, anche se alcune delle varianti occidentali (essenzialmente il milanese) l'abbandonarono ai primi dell'Ottocento; una scelta che il Biondelli vede come un avvicinamento del lombardo occidentale al toscano (e dunque all'italiano.
Il lombardo occidentale
Le varianti dialettali principali del lombardo occidentale, secondo la suddivisione tradizionale, sono le seguenti:
- Milanese, parlato da Milano fino al Ticino milanese, lungo il medio corso dell'Olona, nel Saronnese, nel resto della provincia di Milano e nella parte settentrionale della provincia di Pavia[13]. Comprende i dialetti della zona occidentale della provincia di Milano (Castano Primo e Turbigo, Abbiategrasso e Magenta, corbettese della zona di Corbetta, ed il cuggionese, parlato a Cuggiono, i dialetti della zona orientale della provincia di Milano (Gorgonzola e Melzo, Bellinzago, Bussero, Cassina de' Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Liscate, Melzo, Pioltello, Pozzuolo Martesana, Rodano, Segrate, Settala, Truccazzano, Vignate), i dialetti della zona che si trova a nord del Naviglio Martesana ed è lambita dal canale Villoresi (Carugate, Cassano d'Adda, Gessate, Inzago, Masate, Pessano con Bornago), i dialetti di transizione fra le zone di Saronno e Rho, i dialetti della zona meridionale della provincia di Milano (zona di Binasco e Melegnano, cioè un milanese con caratteri lodigiani o pavesi), ed i dialetti della zona settentironale della provincia di Pavia (sopra Bereguardo, per esempio, Casorate Primo e Trovo).[14]
- Lomellino, parlato nella Lomellina, zona occidentale della provincia di Pavia, con influenze emiliane e piemontesi.
- Vigevanasco, parlato nel comune di Vigevano, differisce dal vicino dialetto lomellino.
- Bustocco, parlato a Busto Arsizio, a ovest della valle Olona, ha alcune caratteristiche fonetiche peculiari e si differenzia dalla maggior parte delle altre varianti lombarde-occidentali per la presenza della "u" atona finale nei sostantivi e negli aggettivi maschili (es. milanese: gatt, secch; bustocco: gatu, secu).
- Legnanese, parlato a Legnano, a sud di Busto Arsizio, ha in minor misura altre particolari caratteristiche fonetiche.
- Lonatese, parlato a Lonate Pozzolo, a ovest di Busto Arsizio, ha in minor misura altre particolari caratteristiche fonetiche. Si possono riscontrare differenze anche con il dialetto della frazione di sant'Antonino.[15]
- Brianzolo, parlato in tutta la Brianza; in base agli influssi lecchesi, comaschi, monzesi e milanesi, è suddivisibile nel dialetto dell'alta Brianza (appartenente al territorio amministrativo della provincia di Lecco, e suddivisibile nelle zone di Merate, di Casatenovo e di Oggiono), nel dialetto della Brianza occidentale (appartenente al territorio amministrativo della provincia di Como, e suddivisibile in quello della zona di Cantù o della bassa Brianza (Alzate Brianza, Arosio, Brenna, Cabiate, Cantù, Capiago Intimiano, Carimate, Carugo, Casnate con Bernate, Cermenate, Cucciago, Figino Serenza, Fino Mornasco, Inverigo, Lipomo, Luisago, Mariano Comense, Novedrate, Senna Comasco, Vertemate con Minoprio, Tavernerio), in quello della zona dell'alta Brianza di Erba ed in quello della zona dell'alta Brianza di Canzo) e nel dialetto della bassa Brianza (appartenente alla provincia di Monza e Brianza, e suddivisibile nelle zone della bassa Brianza occidentale, della bassa Brianza centrale nord, della bassa Brianza centrale sud e della bassa Brianza orientale).
- Monzese, parlato a Monza e nel monzese storico (Brugherio, Villasanta, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni, Vimodrone).
- Trezzese, parlato nei comuni di Trezzo, Basiano, Cambiago, Grezzago, Pozzo d'Adda, Trezzano Rosa e Vaprio d'Adda.
- Laghée, parlato nella parte settentrionale del lago di Como; nel comune di Colico subisce qualche variazione.
- Lecchese, parlato nei dintorni di Lecco, a seconda delle zone simile ai vicini dialetti comaschi e brianzoli con più o meno influssi di origine bergamasca e valtellinese. Suddivisibile in dialetto di Lecco con Pescate, Malgrate e Valmadrera, dialetto di Oliveto Lario, dialetto della Valsassina e della sponda orientale del Lago di Como, dialetto della Val San Martino.
- Comasco, parlato a Como e in buona parte della sua provincia. Suddivisibile in dialetto di Como, di Maslianico e della sponda occidentale del basso lago di Como, dialetto del medio lago di Como (sponda occidentale, con influenze laghée e ticinesi), dialetto dei comuni lacuali e perilacuali del triangolo lariano della provincia di Como (Blevio, Torno, Faggeto Lario, Pognana Lario, Nesso, Zelbio, Veleso, Lezzeno, Bellagio, Valbrona), dialetto della zona di Olgiate Comasco (Albiolo, Appiano Gentile, Beregazzo con Figliaro, Binago, Bizzarone, Bulgarograsso, Cagno, Carbonate, Cassina Rizzardi, Castelnuovo Bozzente, Cirimido, Drezzo, Faloppio, Fenegrò, Gironico, Guanzate, Limido Comasco, Locate Varesino, Lurago Marinone, Lurate Caccivio, Mozzate, Olgiate Comasco, Oltrona S. Mamette, Paré, Rodero, Ronago, Solbiate, Uggiate Trevano, Valmorea, Veniano), dialetto della zona di Porlezza e dialetto della zona che da dopo Casnate con Bernate arriva alle sorgenti del Seveso.
- Vallassinese, parlato nei comuni della Vallassina.
- Canzese, parlato nel comune di Canzo.
- Saronnese, parlato a Saronno e nei comuni limitrofi.
- Lazzatese, parlato a Lazzate e nei comuni limitrofi, è chiamato "Parlà de Lazzàa".
- Ticinese, parlato in Svizzera nel Canton Ticino e più precisamente nel Sopraceneri (Val Leventina, Val Maggia, distretto di Blenio), in parte del Canton Grigioni (Val Mesolcina e Val Calanca) e in alcune zone italiane confinanti.
- Ossolano, parlato nella val d'Ossola, ma riconosciuto da molti linguisti come variante del dialetto ticinese. Suddivisibile i dialetto della zona di Omegna e Gravellona Toce (influenzato dalla lingua piemontese), dialetto della media Val d'Ossola e dialetto dell'alta Val d'Ossola.
- Valtellinese e Chiavennasco, suddivisibili in dialetto valtellinese (parlato in tutta la Valtellina, anche se nella zona di Morbegno, dove è parlato il dialetto talamonese, presenta influssi comaschi), dialetto chiavennasco (parlato nella Val Chiavenna, comprende anche la variante bregagliotta, più arcaica) e dialetto poschiavino, nel Canton Grigioni.
- Varesotto, parlato in tutta la provincia di Varese (ad esclusione del Saronnese e del Bustese) e lungo la sponda orientale del Lago Maggiore. Suddivisibile in dialetto di Varese città, dialetto della zona di Tradate, dialetto della zona di Gallarate e Somma Lombardo, dialetto della sponda orientale del Lago Maggiore e dialetto dell'alta provincia di Varese.
- Verbanese, parlato lungo la sponda occidentale del lago Maggiore. Suddivisibile in dialetto di Verbania, dialetti delle zona di Arona, Stresa, Cannobio e Cannero Riviera. È un dialetto fortemente correlato al varesotto, tanto da rappresentarne un continuum dialettale.
- Lodigiano, parlato in provincia di Lodi, nel comune di San Colombano al Lambro (MI) e nei comuni più orientali della provincia di Pavia confinanti con il Lodigiano. Suddivisibile in: dialetto di Lodi dell'alto Lodigiano, e dialetto della zona di Casalpusterlengo e Codogno, con influenze piacentine.
- Novarese, parlato a Novara e provincia, con varianti di transizione piemontesi nei comuni più occidentali.
Questa suddivisione è quella più riconosciuta a livello linguistico anche se esistono diverse altre versioni che individuano altre varianti del Lombardo occidentale a nord di Milano. Infatti in ogni cittadina, paese, frazione o borgo, si parla una tipica variante dialettale locale, con differenze a volte minime e quasi impercettibili, altre volte più marcate, rispetto agli abitati circostanti.
Il lombardo orientale e alpino-orientale
Le varianti dialettali principali del lombardo orientale e alpino-orientale, secondo la suddivisione tradizionale, sono le seguenti.
- Lombardo orientale:
- Bergamasco, parlato nella provincia di Bergamo, con varianti più arcaiche nelle valli laterali orobiche.
- Cremasco, parlato nella bassa bergamasca e nel Territorio Cremasco (provincia di Cremona).
- Soresinese, parlato a Soresina (CR) e nei comuni limitrofi della media provincia di Cremona; è un dialetto di transizione fra il cremasco ed il cremonese.
- Alto mantovano, affine al bresciano dell'area gardesana, è parlato nei comuni centro-settentrionali della provincia di Mantova.
- Bresciano, parlato nella provincia di Brescia, tra cui le varianti lumezzanese, camuna, gardesana, bagossa (a Bagolino) e rendenese (in Trentino).
- Trentino occidentale, parlato nel Trentino occidentale, nella Valle di Ledro, nella Val Rendena e nella Valle del Chiese; nel resto del Trentino il dialetto è definito dialetto trentino ed è molto simile al veneto.
- Lombardo alpino-orientale:
- Bormino, parlato nella zona di Bormio.
- Livignasco, parlato nel comune di Livigno.
- Alto camuno, in Valcamonica (da non confondersi con l'antica lingua camuna).
Il lombardo meridionale
In parte della Lombardia meridionale si estende il continuum dialettale emiliano-romagnolo[16], pertanto, secondo la classificazione standard, i dialetti pavese e oltrepadano (talvolta definiti pavese-vogherese), parlati nel circondario di Pavia e nell'Oltrepò Pavese appartengono al gruppo emiliano[17][18][19] (codice ISO 639-3 "eml"). Già nel 1853 Bernardino Biondelli, nel suo "Saggio sui dialetti gallo-italici", inseriva il pavese nel novero delle parlate di tipo emiliano[20]. Del gruppo emiliano-romagnolo fanno parte inoltre il mantovano (con la variante basso mantovana) e il dialetto casalasco-viadanese (parlato tra la parte meridionale della provincia di Cremona e quella di Mantova).
Vi sono però dialetti della Bassa Lombardia centro-orientale che, pur conservando strutture morfologiche lombarde, presentano alcuni influssi emiliani nella fonetica. Si tratta, in particolar modo, del
- cremonese, parlato nella città di Cremona e nella parte meridionale della sua provincia;
- alcuni dialetti del Lodigiano.
Da alcuni studiosi le diverse parlate della Lombardia meridionale sono definite "dialetti lombardi di crocevia"[21], oppure "dialetti misti" (alla luce delle influenze emiliane, piemontesi e liguri nella vasta provincia di Pavia, emiliane e venete nel Mantovano e ancora emiliane a Cremona)[22].
Diverse interpretazioni considerano l'intero gruppo dei dialetti emiliani (ma non tutti i romagnoli) nella varietà meridionale della lingua lombarda. Dialetti lombardi, emiliani ed in parte romagnoli sono comunque fra loro intelligibili.
Isole linguistiche lombarde
Esistono delle isole linguistiche lombardofone:
- In Sicilia esistono varianti locali del lombardo occidentale risalenti al Medioevo e alla conquista normanna e alla migrazione storica lombarda. Queste varianti sono chiamate dialetti gallo-italici di Sicilia, variamente influenzate dai dialetti siciliani orientali[23].
Dialetti gergali
Alcuni dialetti gergali conosciuti sono
- il gaì, il dialetto ormai quasi estinto dei pastori della Val Camonica e di altre valli bergamasche;
- lo spasell, gergo commerciale dei Vallassinesi utilizzato in passato;
- il rungin, parlato in Val Cavargna;
- il rügin, parlato in Val Colla;
- il larpa iudre, ancor oggi molto diffuso in Svizzera nel Mendrisiotto. L'utilizzo di tale gergo, analogamente allo spassel, ha lo scopo di non farsi capire all'infuori della regione in cui vengono o venivano parlati.
Fonologia e fonetica
- La palatalizzazione dei complessi latini CL- e GL- in c(i), g(i) (es. CLAMARE > ciamà, GLAREA > gièra 'ghiaia');
- La lenizione delle consonanti occlusive sorde intervocaliche (es. FATIGAM > fadiga, MONITAM > moneda/muneda);
- La trasformazione di -CE, -GE in affricate alveolari o in sibillanti (es. GELUM > dzel/zel 'gelo');
- La perdita delle vocali finali latine eccetto la a, risultata dal procedimento di sincope[24] (es. MUNDUM > mund/mond 'mondo') (presente anche nella lingua francese).
- L'evoluzione in ü della ū latina (PLUS > pü);
- La presenza della vocale ö (NOVU > növ/nöf).
La presenza di queste vocali anteriori arrotondate (dette anche "vocali turbate") è considerata una delle caratteristiche determinanti della lingua lombarda[25] caratteristica che la accomuna con il piemontese, il ligure e alcuni dialetti di tipo emiliano, ma la separa altre varietà della lingua emiliano-romagnola e dal veneto. Il lombardo si separa poi dal piemontese per mancanza della vocale media centrale (ovvero la “terza vocale piemontese”, ortograficamente rappresentata dalla lettera ë). Altra caratteristica che lo distingue dal piemontese è l'infinito della prima coniugazione che termina in à(r) (es. fà, fare, al posto del piemontese fè).
La presenza delle vocali arrotondate ha poi causato uno "spostamento vocalico", per mezzo del quale la "o" latina appare come "u" in lombardo: (POTÌRE > pudè/pudé/pudì 'potere') (procedimento che si trova anche in altre lingue neolatine a sostrato celtico, come il francese e l'occitano).
Il lombardo ha poi mantenuto la "u" latina in molte posizioni dove il toscano (e quindi l'italiano) la perse: CURRERE > cur 'correre'; TURRIM > tur 'torre'
Morfologia e sintassi
- La frase lombarda affermativa usa obbligatoriamente il pronome in forma cliticizzata, con o senza il pronome personale tonico: (luu) el dis (pronunciato /al/ - /el/ - /ol/ - /ul/ a seconda della variante dialettale).
- Nella frase interrogativa il soggetto clitico si sposta dopo il verbo, a formare una sorta di suffisso verbale, caratteristica tipica del gallo-italico[26]: se disel?.
- Le interrogative introdotte da avverbio o pronome necessitano spesso l'uso del pronome “che”. Altrettanto gli avverbi e i pronomi delle frasi affermative: cumè che l'é? "com'è?"; induè che te l'è mandaa(t)? "dove l'hai mandato?".
- La negazione si pone dopo il verbo o l'ausiliare: a parlen no "non parlano"; han no/minga/mia parlaa "non hanno parlato" (Dalla negazione 'minga' deriva anche una delle denominazioni della lingua).
- Esiste una serie di quantificatori inerentemente negativi, una caratteristica che si trova anche nell'inglese, ma assente nell'italiano:[27] hoo vist nissu(n) "non ho visto nessuno" (cfr. l'inglese I saw nobody).
- Esiste un imperativo negativo (assente in italiano, ove si usa la forma infinita): va no int'la nita! "non andare nel fango".
- Al posto del participio presente e del gerundio (che non esistono) si usa l'espressione son(t) (a)dré a, letteralmente "sono (a)dietro a", esempio: te set (a) dré a cantà? "stai cantando?".
- Il tempo verbale che in italiano corrisponde al passato remoto è caduto in disuso sin dal tardo Settecento[28]. Al suo posto è usato il passato prossimo: "un mese fa andai" si dice un mes fa son(t) andaa(t).
Sistema di scrittura
Il lombardo non ha mai goduto di un'unificazione ortografica istituzionale, ma due sono i sistemi di scrittura più usati. Quello con più prestigio e tradizione storica è il milanese classico, già nel XVI secolo e fino alla prima metà del XX secolo era adottato, sebbene con piccole differenze, in tutte le zone lombardofone. Claudio Beretta ed il Comitato per il Vocabolario Italiano - Milanese hanno iniziato nel 1979 un lavoro di semplificazione del sistema ortografici generando la versione ora in uso, detta ortografia moderna. Il secondo sistema è quello ticinese (o "alla tedesca", perché fa uso delle vocali ö e ü) che ha avuto ha origine nel cantone svizzero lombardofono. Questo sistema è oggigiorno usato anche in alcune zone lombardofone di confine, sia ad est che a ovest dell'Adda).
Produzione letteraria
Cinema
I film in lombardo sono molto pochi. Se ne conoscono almeno sei:
- L'albero degli zoccoli prodotto da Ermanno Olmi nella versione in dialetto bergamasco
- Ona strada bagnada, pluripremiato documentario di Lamberto Caimi
- Desmentegass, di Lamberto Caimi
- El prét nöf, serie di film in dialetto bresciano. In una delle puntate vi compare per beneficenza anche Cesare Prandelli, Commissario Tecnico della Nazionale italiana di calcio[29].
- La palmira ul film
- Frontaliers
Note
- ^ meno comunemente detta anche gallo-romanzo-cisalpina, famiglia che costituisce un sistema linguistico distinto sia rispetto all'italiano, sia rispetto al retoromanzo
- ^ a b (EN) Ethnologue report for language lmo
- ^ Loporcaro 2009, p. 5.
- ^ La "Carta europea per le lingua regionali minoritarie è stata approvata il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 1º marzo 1998. L'Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ma non l'ha ancora ratificata.
- ^ In ogni caso, la carta non specifica quali lingue europee corrispondono al concetto di lingue regionali o minoritarie quali definite al suo articolo 1. In realtà, lo studio preliminare sulla situazione linguistica in Europa effettuato dalla Conferenza permanente dei poteri locali e regionali d'Europa ha condotto gli autori della carta a rinunciare ad allegarvi un elenco delle lingue regionali o minoritarie parlate in Europa. Malgrado la competenza dei suoi autori, un tale elenco sarebbe stato di certo ampiamente contestato per ragioni linguistiche, come pure per altre ragioni. Inoltre, rivestirebbe un interesse limitato poiché, almeno per quanto riguarda i provvedimenti specifici che figurano nella Parte III della carta, le Parti avranno un ampio potere discrezionale per stabilire le misure che si devono applicare ad ogni lingua. La carta presenta delle soluzioni appropriate per le varie situazioni delle diverse lingue regionali o minoritarie, ma non avanza giudizi sulla situazione specifica rispetto a dei casi concreti". Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie, Consiglio d'Europa, Rapporto Esplicativo STE n. 148; traduzione non ufficiale
- ^ Red book of endangered languages
- ^ Carta europea delle lingue regionali o minoritarie
- ^ Dialetti Lombardi, su treccani.it. URL consultato il 5 maggio 2015.
- ^ Clemente Merlo, L'Italia dialettale 1 (1924): 12-26.
- ^ Gabriele Rosa. Dialetti, costumi e tradizioni delle provincie di Bergamo e di Brescia; Tipografia Pagnoncelli, Bergamo, 1857.
- ^ Bernardino Biondelli, Saggio sui dialetti gallo-italici, Milano, 1853.
- ^ Gian Battista Pellegrini, Carta dei dialetti d'Italia, Pacini, Pisa, 1977.
- ^ Bernardino Biondelli, Saggio sui dialetti gallo italici, su archive.org. URL consultato il 16 gennaio 2014.
- ^ Saggio sui dialetti gallo-italici
- ^ Bertolli, 2015, p.263
- ^ Fabio Foresti, Profilo linguistico dell’Emilia-Romagna, Editori Laterza, Bari, 2010, pag. 120
- ^ Profilo linguistico dei dialetti italiani, Loporcaro Michele, Editori Laterza, Bari, 2009, pag. 97, cfr Salvioni C., Dell'antico dialetto pavese. Bollettino della Società Pavese di Storia Patria
- ^ Devoto Giacomo, Giacomelli Gabriella, I dialetti delle regioni d'Italia, Sansoni Università, Firenze, 1972, pag. 54
- ^ Francesco D'Ovidio, Wilhelm Meyer-Lübke, Grammatica storica della lingua e dei dialetti italiani, su archive.org, Hoepli. URL consultato l'11 febbraio 2014.
- ^ http://www.archive.org/stream/saggiosuidialet02biongoog#page/n8/mode/1up "Saggio sui dialetti Gallo-italici" di B. Biondelli
- ^ Giovanni Bonfadini, Dialetti lombardi, su treccani.it, Treccani. URL consultato il 13 marzo 2014.
- ^ Glauco Sanga, Dialettologia Lombarda, Aurora Edizioni - Università di Pavia, Pavia, 1984, pag. 8
- ^ Cfr. Western Lombard (Piazza Armerina, Novara, Nicosia, San Fratello)
- ^ Hermann W. Haller: "The Other Italy". University of Toronto Press, 1999.
- ^ Giovan Battista Pellegrini, La carta dei dialetti d'Italia. Pacini editore, Pisa, 1977.
- ^ Cecilia Poletto: Dialectal Variation in the Northern Italian Domain.
- ^ Zanuttini, R. (1997). Negation and clausal structure: A comparative study of Romance languages. Oxford University Press, USA.
- ^ Il Biondelli riporta che il dialetto milanese fu la prima variante lombarda a perdere questo tempo verbale
- ^ Notizie e informazioni da Brescia e Provincia
Bibliografia
- Bertolli, Francesco, La parlata popolare di Lonate Pozzolo, Pro Loco Lonate Pozzolo, 2015.
- Devoto, Giacomo e Giacomelli, Gabriella, I dialetti delle regioni d'Italia, Firenze, 1972.
- Loporcaro, Michele, Profilo linguistico dei dialetti italiani, Nuova edizione, Roma-Bari, Editori Laterza, 2009, ISBN 978-88-593-0006-9.
- Salvi, Sergio, Le lingue tagliate, 1975.
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su lombardo
- Wikibooks contiene testi o manuali su lombardo
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «lombardo»
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su lombardo
- Wikisource contiene alcuni canti in lombardo
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Collegamenti esterni
- Scienafregia
- La canzon milanesa
- La Storia de Milan e del so teritorii
- UNESCO RED BOOK ON ENDANGERED LANGUAGES: EUROPE
- I dialetti galloitalici di Sicilia
- In_Lombard - Sito dedicato alla lingua lombarda, con uno sguardo particolare alla pianificazione linguistica e quindi ai procedimenti che possono assicurarle un futuro nella la società moderna, come per esempio la standardizzazione ortografica, la segnaletica bilingue e l'uso in una varietà di contesti comunicativi.
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