Giovanni Scattone
Giovanni Scattone (Roma, 7 febbraio 1968) è un saggista italiano, condannato per omicidio colposo per la morte della studentessa Marta Russo, avvenuta all'Università La Sapienza nel 1997.
Venne condannato nel 2003 a 5 anni e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo aggravato; assieme a lui venne condannato, per favoreggiamento, Salvatore Ferraro. Entrambi affermarono sempre la loro innocenza e all'epoca erano assistenti universitari del corso di filosofia del diritto.
Biografia
Giovanni Scattone è figlio di Giuseppe (1926-2003), ingegnere, e fratello di Mauro e Francesco, docente universitario negli Stati Uniti, presso il Massachusetts Institute of Technology.[1]
Studi e ricerca filosofica
Laureato in Filosofia (110 e lode con tesi sul rapporto tra mente e corpo) con master in Storia moderna e contemporanea e borsa di studio annuale presso il CNR per discipline giuridiche e politiche[2], è stato ricercatore universitario e assistente dei professori Bruno Romano e Gaetano Carcaterra; ha conseguito il dottorato di ricerca in "teoria generale del diritto e filosofia della politica", con una tesi su La responsabilità verso le generazioni future. Questioni etiche e giuridiche. Ha pubblicato volumi specialistici e divulgativi, oltre a numerosi articoli su riviste specializzate di filosofia del diritto e bioetica, e conseguito la licenza in Storia della Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana.[3] La sua attività di studio si svolse presso l’Università La Sapienza di Roma, l’Istituto Benincasa di Napoli e la European Academy of Legal Theory di Bruxelles.[4]
Svolse ricerche sui testi di John Locke e Immanuel Kant, in particolare sul legame tra giusnaturalismo, liberalismo e illuminismo, a al rapporto di queste ideologie classiche con le filosofie di Karl Popper, Benedetto Croce, James Rachels e Robert Nozick.[5]
Il caso giudiziario
A seguito di alcuni rilievi scientifici e di testimonianze, Giovanni Scattone e l'amico e collega Salvatore Ferraro vennero arrestati per concorso in omicidio per il delitto di Marta Russo, studentessa di giurisprudenza all'Università La Sapienza di Roma, vittima di un crimine compiuto all'interno della Città universitaria il 9 maggio 1997, quando la ragazza ventiduenne fu ferita a morte da un colpo di arma da fuoco, morendo quattro giorni dopo in ospedale; assieme a loro fu processato anche Francesco Liparota, poi assolto. Vennero inizialmente accusati di aver voluto compiere un "delitto perfetto" e in seguito di aver sparato per scherzo o per semplice errore.[6] L'omicidio fu al centro di un complesso caso giudiziario, oggetto di grande copertura mediatica alla fine degli anni novanta, sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per la difficoltà delle prime indagini, che non riuscivano a delineare un movente.
Durante il procedimento, i periti forensi smontarono molte delle "prove inoppugnabili" (cfr. Omicidio di Marta Russo#Le perizie chimico-balistiche), e alcuni di loro esclusero che il colpo fosse partito dall'aula 6 come affermava Gabriella Alletto.[7] Dopo un lungo e controverso processo, che vide vacillare tutti gli elementi tranne la testimonianza Alletto (col supporto delle testimonianze di Maria Chiara Lipari e Giuliana Olzai), la condanna definitiva arriverà nel 2003, sebbene gli imputati si siano proclamate sempre vittime di errore giudiziario. Scattone, condannato a 5 anni e quattro mesi per omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente, scontò in tutto due anni e mezzo di carcere e il resto prima agli arresti domiciliari, e poi ai servizi sociali.[6] Salvatore Ferraro, fu condannato limitatamente al reato di favoreggiamento personale; entrambi si sono sempre professati innocenti. Nella prima sentenza si specifica che Scattone avrebbe esploso un colpo per errore, maneggiando una pistola per motivi ignoti e senza sapere che fosse carica[8], e Ferraro lo avrebbe coperto, tacendo e portando via l'arma.[9] Il delitto fu definito colposo anche perché Scattone non avrebbe potuto, dalla posizione in cui si sarebbe trovato, esplodere un colpo dopo aver preso la mira.[10][11] Il terzo indagato, l'usciere e laureando Francesco Liparota, venne assolto dall'accusa di favoreggiamento dalla Cassazione, tramite annullamento senza rinvio. Altri indagati furono assolti in primo grado. Se colpevoli di omicidio, sarebbe bastata l'ammissione di aver provocato un incidente per caso per ottenere un'assoluzione o una pena irrisoria: la decisione di non confessare nulla (a Ferraro sarebbe bastato confermare l'accusa contro il collega), pur rischiando teoricamente anche l'ergastolo o comunque anche quasi 20 anni di carcere (come da richiesta dell'accusa), aumentò la convinzione degli innocentisti sull'estraneità.[12] L'avvocato di parte civile rispose affermando che non avrebbero confessato "l'incidente" per paura di rivelare la provenienza della pistola, secondo lui "sporca" e proprietà di "qualcuno di importante".[13]
Polemiche, anche tra alcuni innocentisti, ci furono prima della sentenza del 2003 quando Scattone e il suo avvocato suggerirono, senza seguito tra gli inquirenti, di ritornare sulla pista terroristica e di indagare le Nuove Brigate Rosse, in particolare un ex dipendente delle imprese di pulizia della Sapienza (che lavorava anche nei luoghi da cui potrebbe essere partito il colpo), Paolo Broccatelli[14], arrestato quell'anno e condannato poi per associazione sovversiva nel processo per l'omicidio di Massimo D'Antona. In un articolo del 2007, scritto per l'Europeo[15], Scattone torna sulla propria versione e le piste alternative, considerando ancora le nuove BR come la sua idea principale su cosa sia davvero successo il 9 maggio 1997, ricordando che era anche l'anniversario della morte di Aldo Moro (9 maggio 1978); subito si era parlato, già il 10 maggio, di un gesto terroristico con errore di obiettivo (cfr. Omicidio di Marta Russo#Teorie alternative alla sentenza), così come subito fu battuta la pista delle imprese di pulizia.[14]
Riabilitazione penale
Dopo la condanna definitiva, la Cassazione decise di non comminare pene accessorie, cancellando l'interdizione all'insegnamento per Scattone, in quanto ritenuto responsabile di delitto non volontario. Gli viene quindi accordata la riabilitazione penale, a decorrere dal giorno della fine della pena, con revoca dell'interdizione dai pubblici uffici e restituzione dei diritti civili e politici.
Richieste di revisione del processo
Scattone ha continuato a proclamare la sua innocenza, chiedendo anche la revisione processuale: «Ho la coscienza pulita, perché sono innocente e con l’omicidio di Marta Russo io non c’entro. [I genitori di Marta] sono sempre stati colpevolisti e questo per me è un grande dolore», disse nel 2011, dopo la condanna in sede civile.[16]
Il caso mediatico
Il processo contro Scattone e Ferraro, in particolare nel decennio successivo il caso pubblico di Scattone, divenuto insegnante di Liceo, rappresentò il primo caso di processo mediatico italiano moderno. Su di esso furono pubblicati libri che analizzavano il caso dell'omicidio di Marta Russo e il processo seguente dal punto di vista giudiziario e sociale.[17]
Già si erano già avuti numerosi casi di questo tipo, ma con l'eccezione dei fatti che coinvolsero l'anarchico Pietro Valpreda (incriminato e assolto per la strage di piazza Fontana), era la prima volta che compariva un'operazione di "creazione dei mostri" a livello giudiziario e soprattutto nei quotidiani e nelle televisioni.[18] Fu da subito un processo mediatico, con l'opinione pubblica divisa innocenti e colpevolisti, come se ne sarebbero visti altri in seguito.[19][20][21][11]
Il francesista Alberto Beretta Anguissola a fare un paragone con l'affaire Dreyfus.[22] Beretta Anguissola, Guido Vitiello, Gian Antonio Stella e altri hanno descritto come un "cerimoniale di degradazione pubblica" la campagna-stampa contro Scattone e Ferraro[23][24], in particolare la mancata riabilitazione ufficiale con dichiarazione di innocenza dei due, sebbene condannati solo per un delitto colposo l'uno e per favoreggiamento l'altro.[25][17]
Sebbene una parte dell'opinione pubblica fosse divenuta favorevole a Scattone[26] (per l'innocenza o per il suo reinserimento), è rimasta una forte componente colpevolista e ostile[27], al punto da subire intimidazioni e insulti molti anni dopo i fatti.[17][28][29][30]
La colpevolizzazione pubblica
Tale processo mediatico cominciò subito dopo il loro arresto: si disse, da parte della procura di Roma, che una ventina di studenti (in realtà solo alcuni avevano accennato cose del genere) testimoniarono che il "delitto perfetto", su cui avrebbero tenuto anche un seminario, era ricorrente nei discorsi dei due assistenti universitari[31]. [32] Questo fatto spinse subito parte della stampa e della televisione ad una sorta di accanito linciaggio mediatico dei due principali sospetti: i giornali ipotizzarono anche delle fantasiose connessioni tra il "Superuomo" di Nietzsche (tesi portata avanti durante il processo di primo grado dal pm Ormanni, nonostante Scattone non fosse mai stato uno studioso del filosofo tedesco) e la figura di Raskolnikov, il protagonista immaginario di Delitto e castigo di Dostoevskij, che realizza un delitto quasi perfetto e che reputa a fin di bene, ma poi confessa tutto al giudice Porfirij Petrovič, spinto dal rimorso, o con i film di Hitchcock Delitto perfetto e Delitto per delitto; seppur considerata una pista poco consistente, gli inquirenti insistevano che i due avessero voluto "inscenare" o "simulare" un delitto senza movente, ma che la situazione fosse degenerata per colpevole imprudenza, circostanza sempre negata con determinazione da Scattone e Ferraro e poi caduta nel corso delle indagini e del primo processo.[33]
In realtà i due non tennero mai un seminario universitario sul tema citato: il professor Carcaterra andò al processo a smentire, precisando che era lui a decidere il titolo e il contenuto; un altro assistente riferì che Ferraro pronunciò solo una volta, per scherzo, l'espressione "delitto perfetto", e che gli studenti avevano equivocato. Qualcun altro ipotizzò che lo sparatore avesse preso esempio da una scena del film Schindler's list, andato in onda la sera prima, in cui si vede il nazista Amon Göth (interpretato da Ralph Fiennes) sparare a casaccio sugli ebrei, pur non risultando che i due indagati avessero simpatie per l'estrema destra o la passione delle armi. Alle fantasiose ricostruzioni giornalistiche collaborarono anche scrittori come Niccolò Ammaniti.[31] Intervennero personalità della cultura, come Margherita Hack, all'inizio tutti colpevolisti.
Un investigatore si spinse invece a paragonare Scattone e Ferraro ai "compagni di merende" del caso del Mostro di Firenze, coniando il nome "compagni di pizzeria" e citando molestie, mai avvenute o accertate, da parte dei due assistenti alle studentesse. Durante il processo vennero usati anche scritti personali - come racconti di genere poliziesco o noir, nonché testi di canzoni e poesie, o gli appunti e il diario - di Ferraro, onde dimostrarne la presunta "personalità criminale", secondo il teorema accusatorio. Alle stesso modo, per Scattone l'accusa tentò di usare come argomento un articolo dal titolo J. Rachels sull'uccidere e il lasciar morire (1995), che in realtà non aveva nulla a che fare con gli omicidi, ma era una pubblicazione scientifica sul tema dell'eutanasia tratta dalla rivista specialistica Bioetica.[34]
Sia Scattone sia Ferraro che l'altro indagato, Liparota, manifestarono propositi suicidi a causa di ciò e della carcerazione lunga. Particolarmente aggressivi e violenti nei confronti di Scattone, accogliendo pienamente le tesi dell'accusa, furono gli articoli che affermarono (spesso invadendone la privacy e a torto) che fosse appassionato di tematiche violente e con propositi omicidi programmati assieme a Ferraro: parlarono di "personalità psicopatica", di "liste con persone da uccidere", di superomismo, volontà omicida, ecc.[35], ma nessuna di questa affermazioni trovò riscontro al processo.
Il movimento innocentista
Dopo il video dell'interrogatorio della testimone dell'accusa Gabriella Alletto, sottoposta a fortissime pressioni, intervenne il Presidente del Consiglio Romano Prodi definendo l'atteggiamento del pubblici ministeri "una vicenda gravissima" e ci furono interrogazioni parlamentari in cui si accusò, sulla base di "indiscrezioni", di avere sottoposto la testimone-chiave all'ipnosi regressiva per generare falsi ricordi. Il COPASIR dichiarò illegittimo l'uso dei servizi segreti nel caso. I due magistrati Italo Ormanni e Carlo Lasperanza furono messi sotto indagine per abuso d'ufficio e violenza privata.
Scattone, Ferraro e Liparota denunciarono anche atti violenti perpetrati contro di loro dalla polizia.[36][7][10]
Dopo la sentenza di primo grado, Scattone e Ferraro, nel frattempo scarcerati nel 1999 e posti prima agli arresti domiciliari e in seguito in libertà per scadenza dei termini della custodia, furono illecitamente invitati in esclusiva a Porta a Porta dietro compenso di 130 milioni di lire ciascuno. Agostino Saccà, al tempo direttore di RaiUno, fu indagato in concorso con altri per «mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice» che aveva vietato tali pagamenti; i compensi, che Scattone e Ferraro intendevano utilizzare per coprire parte delle ingenti spese legali, furono sequestrati per un periodo.[37]. Anche il direttore del Tg1 Giulio Borrelli, realizzò alcune interviste retribuite a Scattone e Ferraro.[38]
Già prima della sentenza di primo grado, circa 375 tra intellettuali, cittadini comuni, giornalisti, avvocati e politici provenienti da tutti gli schieramenti e partiti firmarono una petizione per un esposto[39] al Consiglio Superiore della Magistratura, e in seguito al Presidente Carlo Azeglio Ciampi[40], contro i pubblici ministeri Ormanni e Lasperanza (difesi dal procuratore capo Salvatore Vecchione) e in favore degli imputati, citando anche i dubbi espressi da Romano Prodi e Giovanni Maria Flick.[41]
Al fine di una controffensiva mediatica, si costituì un Comitato per la difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro (non legata agli avvocati ufficiali Siniscalchi, Rossi e Petreilli), per iniziativa del francesista Alberto Beretta Anguissola (autore di numerosi interventi pubblici in favore degli imputati[42]); al comitato e alla campagna innocentista aderirono, in vario modo, numerose personalità, tra cui: Alessandro Figà Talamanca, Giovanni Valentini (sostenitore dell'insufficienza di prove[43]), Guido Vitiello, Antonino Lo Presti, Alfredo Mantovano, Alberto Simeone, l'ex Rettore della Sapienza Giorgio Tecce, lo scrittore Vincenzo Cerami, lo storico Giovanni Sabbatucci, il giornalista Giuseppe D'Avanzo, Marco Taradash, Daniele Capezzone, Alfredo Biondi, Guido Calvi, Filippo Mancuso, Enzo Fragalà, Gustavo Selva, Ettore Bucciero, Carlo Giovanardi, Emanuele Macaluso (che definì "un tipo di tortura" l'interrogatorio della Alletto), Maurizio Pieroni, Carlo Taormina e altri 148 cittadini[44][45][41][46]; nell'esposto vennero citati: l'intercettazione ambientale del colloquio Lasperanza, Ormanni e la testimone Gabriella Alletto, l'intercettazione ambientale del colloquio tra Francesco Liparota e suo padre Antonio, «l'omessa ed incompleta verbalizzazione dei colloqui tra l'autorità giudiziaria e le persone informate sui fatti», la nomina irregolare o in forma insolita dei difensori d'ufficio dell'Alletto, l'uso in giudizio delle perizie psicologiche di Scattone e Ferraro (proibito dal codice di procedura penale), «l'incongrua richiesta della trasmissione degli atti» e la «tardiva verifica degli alibi».[47][48].
Lo scopo del Comitato era di sostenere moralmente ed economicamente i due assistenti universitari, nonché di favorire un giusto processo e un'eventuale assoluzione.[49][50]
Espresse dubbi anche il magistrato Ferdinando Imposimato.[51] Secondo il magistrato la maggioranza dei processi mediatici generano errori giudiziari. In tal modo il giornalista diventa complice: quello che accade e che si scrive nei primi giorni diviene spesso determinante l'opinione pubblica né quella dei giudici popolari, che si rifanno alla prima impressione, adeguandosi alla tesi dell'accusa. A causa del "libero convincimento del giudice", una campagna di stampa colpevolista può avere effetti irreversibili ai fini di un'ingiusta condanna. Nel caso citato, benché la sentenza di condanna per colpa abbia escluso il dolo, la prima ricostruzione (un omicidio effettuato per gioco o per realizzare il "delitto perfetto") rimase legata al caso nella mente di parte dell'opinione pubblica, a causa di una campagna stampa aggressiva e accondiscendente verso le tesi degli investigatori e dei pubblici ministeri, i quali si avvalsero spesso dello strumento della querela per difendere il loro teorema giudiziario. Gli imputati, secondo il magistrato e avvocato, sono stati, quindi, gravemente danneggiati dalla stampa, e nessuno ha dovuto pagare un prezzo o un risarcimento per questo, come in altri casi simili, a differenza di quanto avviene in altri Paesi (ad esempio, negli Stati Uniti, anticipare sugli organi di stampa, in maniera netta, un verdetto di un tribunale può portare anche all'incriminazione per oltraggio alla corte).[21] La stampa ha cessato di essere colpevolista a prescindere solo dopo il video della Alletto, mentre già prima sarebbe stato possibile dare una valutazione di innocenza.[21]
Il professor Giovanni Sabbatucci, innocentista da subito, disse che
Anche l'ex giudice Edoardo Mori pronunciò in anni seguenti un giudizio fortemente critico.[52]
Inoltre, se colpevoli di omicidio, sarebbe bastata l'ammissione di aver provocato un incidente per caso per ottenere un'assoluzione o una pena irrisoria (questa fu un'altra obiezione). La decisione di non confessare nulla (a Ferraro sarebbe bastato confermare l'accusa contro il collega), pur rischiando teoricamente anche l'ergastolo, aumentò la convinzione degli innocentisti sull'estraneità di Scattone e Ferraro.[53] L'avvocato di parte civile, invece, rispose agli innocentisti affermando che i tre (comprendendo anche Liparota) non avrebbero confessato "l'incidente" per paura di rivelare la provenienza della pistola, secondo lui "sporca" e proprietà di "qualcuno di importante".[54]
Tale campagna stampa continuò in seguito, soprattutto contro Scattone, ogni volta che assumeva un nuovo lavoro come insegnante supplente di scuola superiore.
Attività successiva
Scontata la pena, prima in carcere (fino al 2004) poi ai servizi sociali (nella riabilitazione dei disabili) fino al 2006, e non più interdetto dai pubblici uffici, Giovanni Scattone lavorò come professore di liceo supplente; nel 2011 ottenne una supplenza in storia e filosofia presso il liceo scientifico Cavour di Roma, dove aveva studiato Marta Russo, generando pareri contrastanti tra insegnanti, genitori e studenti riguardo la sua riammissione all'insegnamento.[55][56][57]
Non essendo stato interdetto dai pubblici uffici (l'interdizione dall'insegnamento venne revocata dalla Cassazione), né privato di diritti civili e politici in quanto colpevole di delitto colposo e non doloso, poté essere assunto. Dopo un periodo di polemiche accese, Scattone decise di abbandonare l'incarico, nonostante fosse la sua principale fonte di sostentamento nonché di pagamento dei risarcimenti civili e processuali.[58] Tornò poi a insegnare filosofia nel liceo Primo Levi[59], e in anni successivi come insegnante supplente di materie umanistiche in altri licei. Ci furono alcune manifestazioni di protesta da parte di giovani di estrema destra, e dichiarazioni di studenti e genitori in difesa di Scattone.[60][61] Ha scritto inoltre due libri di divulgazione filosofica.[62]
Nel 2015 ottiene una cattedra in psicologia all'istituto Einaudi di Roma, diventando insegnante di ruolo, a seguito del superamento nel 2012 del relativo concorso a cattedra.[63][64] Rinuncia tuttavia all'incarico pochi giorni dopo affermando di aver perso la serenità necessaria per quel tipo di lavoro[65], in seguito alle polemiche accanite suscitate dalla stampa e dai social network; ha deciso anche di abbandonare l'attività di insegnante.[66] Riguardo alla vicenda, ha ricevuto invece la solidarietà di Roberto Saviano[67] e Sergio Staino[68] (che gli ha dedicato una vignetta di "Bobo" su l'Unità) i quali ne hanno difeso il diritto al reinserimento lavorativo, oltre che di altri che in passato lo avevano difeso, come l'innocentista Marco Taradash.
Vita privata
Giovanni Scattone sposò nel 2001 Cinzia Giorgio, scrittrice e sceneggiatrice. In conseguenza della vicenda giudiziaria, il matrimonio fu al centro dell'attenzione dei mass media (che definirono la moglie "una sua fan", in quanto aveva, dopo averlo visto in televisione, intrapreso una corrispondenza tramite un amico con lui e con Ferraro, e organizzato numerose raccolte fondi per provare l'innocenza dell'assistente universitario, seguendo anche tutte le udienze del processo)[69][70][71]; lei sostiene da sempre l'innocenza del marito, e lo ha ribadito anche nel 2011, in seguito a nuove accuse pubbliche da parte dei genitori di Marta Russo (i quali credono da sempre alla verità processuale, cioè che Scattone sia l'assassino della figlia, e che Ferraro abbia cercato di coprirlo) dopo la sentenza civile di risarcimento danni e la riammissione di Scattone all'insegnamento.[72][73][74]
Opere
Pubblicazioni scientifiche
- Recensione a Matteini, Maria, MacIntyre e la rifondazione dell'etica, Roma, Città Nuova, 1995, pp. 160, su Rivista internazionale di filosofia del diritto, 1997
- J. Rachels sull'uccidere e il lasciar morire, su Bioetica, 1995
- Problemi di giustizia intergenerazionale, 2-1, su Filosofia e questioni pubbliche, 1996, pp. 196-202
- Recensione a G. Neri, Eutanasia, su Rivista internazionale di filosofia del diritto, Volume 73, 1996, pp. 222-224
- Etica, ragione e legge di Hume, 2, 2, su Filosofia e questioni pubbliche, 1996, pp. 161-168
- Recensione a Penco, C. ; Sarbia, G. (a cura di), Alle radici della filosofia analitica, Erga, Genova, 1996, pp. 852, su Rivista internazionale di filosofia del diritto, 1997
- La responsabilità verso le generazioni future: questioni etiche e giuridiche, 1998, tesi di dottorato, Università La Sapienza, Roma
- Apriorismo e anarchia contro fallibilismo e stato minimo, con Nicola Iannello, lezione per Amici della Fondazione Einaudi di Roma, 2003
- Liberalismo, liberismo e globalizzazione su Rivista della scuola superiore dell'economia e delle finanze, 2004
- Su alcuni aspetti filosofici e giuridici del silenzio, su Rivista della scuola superiore dell'economia e delle finanze, 2005
Opere in collaborazione
- Il tempo perduto, in P. Ciardella, M. Gronchi (a cura di), Il corpo, ed. Paoline, 2006
- La paura tra liberalismo e totalitarismo, in AA.VV. e B. Coccia (a cura di), L'Europa contemporanea tra la perdita delle radici e la paura del futuro, Apes, 2007
- Il borghese inesistente. A partire da un saggio di Benedetto Croce in: Borghesia, con L. D'Orazio, F. Pizzuti, F. Salsano, M. L. Pulito, a cura di B. Coccia, Istituto di Studi Politici S. Pio V, Apes, 2010, ISBN 978-88-7233-058-6
Saggi divulgativi
- Due filosofie della libertà: Karl Popper e Robert Nozick, Rubbettino editore, 2002, contenente Diritto e razionalità in Karl Popper e La filosofia politica di Robert Nozick
- Introduzione alla filosofia contemporanea. Da Kant a Derrida, UNI Service, 2007, ISBN 978-88-6178-002-6
Altre pubblicazioni
- Assassino sconosciuto, su l'Europeo, 2007
Note
- ^ La crociata dell'ingegner Scattone
- ^ A SCATTONE UNA BORSA DI STUDIO DEL CNR
- ^ Giovanni Scattone - Istituto di Studi Politici San Pio V
- ^ Giovanni Scattone - Biografia
- ^ Scattone, due anni dopo. "M'hanno lasciato il segno"
- ^ a b Di Gianvito Lavinia, Marta Russo, libero Scattone «Voglio un lavoro e dei figli», su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 3 aprile 2004. URL consultato il 23 febbraio 2013.
- ^ a b Marta Russo, sull'aula 6 si sbriciolano le prove
- ^ Questa ipotesi venne invece criticata dalla sentenza d'appello
- ^ "Scattone non sapeva che la pistola con cui sparò era carica"
- ^ a b Leggete la sentenza del processo "Marta Russo", da il Foglio
- ^ a b Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, Le cosiddette piste alternative
- ^ Andrea Montemurro, Il delitto di Marta Russo (Seconda parte)
- ^ Il 9 maggio ‘97 la studentessa fu colpita a morte da un colpo di pistola. Se la condanna sarà confermata, Scattone e Ferraro torneranno in carcere «Un processo gestito dai media» Delitto Marta Russo, parla l'avvocato di parte civile, Flamminii Minuto: un coro di innocentisti nonostante le perizie
- ^ a b La morte di Marta Russo, l' uomo delle pulizie e i dubbi di Scattone
- ^ Giovanni Scattone, Assassino sconosciuto
- ^ Scattone: "Ho la coscienza pulita, sono innocente"
- ^ a b c Gli innocenti pronti alla sfida con tre libri
- ^ Guido Vitiello, Come si diventa il mostro. Non essere colpevole, né un lupo solitario; essere “bello e impassibile”. Ecco i veri “crimini” che hanno fatto di Scattone l’assassino perfetto di stampa e giustizia, il Foglio, 15 settembre 2015
- ^ negli anni seguenti tale attenzione mediatica, sebbene con meno colpevolizzazione, venne ripetuta per numerosi omicidi irrisolti o poco chiari, come il delitto di Cogne, il delitto di Garlasco e l'omicidio di Meredith Kercher, con risonanza anche internazionale e politica, e venne fatto un paragone con altri fatti celebri, come il caso dell'omicidio Kennedy (con Lee Harvey Oswald e la cosiddetta "pallottola magica"), il caso Tortora (con tredici pentiti e testimoni che accusavano il presentatore, poi rivelatosi innocente) e quelli di Dreyfus, Giuseppe Gulotta, Massimo Carlotto e Adriano Sofri.
- ^ Osvaldo Duilio Rossi, Capri espiatori di massa, 2011, pag. 2-3
- ^ a b c d Tavola rotonda sul tema: "Informazione e giustizia: un rapporto difficile"
- ^ Caso di alto tradimento coinvolgente il capitano ebreo Alfred Dreyfus nella Francia di fine XIX secolo, sottoposto a degradazione militare e popolare, prima di essere graziato dopo lunghi anni, e risultare innocente (pur essendo coinvolta anche una componente di antisemitismo, mentre nel caso Scattone furono messi sotto accusa intellettuali, filosofi e sistema universitario, tacciato di omertà). Per lui si impegnarono Émile Zola e Marcel Proust e l'opinione pubblica fu divisa tra dreyfusards e antidreyfusards. Dreyfus fu riabilitato dopo molti anni, in seguito alle confessioni dei colpevoli, in maniera "irregolare" dalla Cassazione francese (senza pronuncia di innocenza, ma solo con grazia presidenziale e annullamento) e riammesso dal Parlamento nell'esercito, e anche Scattone e Ferraro ebbero l'annullamento della condanna dalla Corte di Cassazione nel 2001 (su richiesta dello stessa pubblica accusa, ma di un altro procuratore), ma la Corte d'appello emise nel 2002 un verdetto quasi identico a quello cassato e la Cassazione, in altra sezione, confermò nel 2003, pur con pene basse e riammettendo Scattone all'insegnamento. Sempre secondo il paragone fatto dal professor Beretta Anguissola, nel caso di Dreyfus rimasero nella società dei convinti colpevolisti (al punto che l'ex ufficiale subì anche un attentato nel 1908), nonostante le prove lo avessero scagionato; allo stesso modo sarebbe avvenuto nel caso Scattone-Ferraro
- ^ Guido Vitiello, Il delitto perfetto (quello vero) e i platonici dell’Aula Bunker
- ^ Quante crepe nel castello delle accuse ai due assistenti
- ^ Scattone e Ferraro nella rete
- ^ Il paese ipocrita che condanna a vita il professor Scattone
- ^ Guido Vitiello, L’errore giudiziario non esiste, i cattivi giudici sì
- ^ Scattone torna ad insegnare, la mamma di Marta Russo: “E’ assurdo”
- ^ L'omicida Scattone in cattedra Scoppia la rivolta delle famiglie
- ^ Alessandra Pilloni, Muoia Scattone con tutti i filistei
- ^ a b Di Gianvito Lavinia, "Provavano il delitto perfetto", su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 5 settembre 1997. URL consultato il 23 febbraio 2013.
- ^ Scattone e Ferraro nella rete
- ^ Kennedy, Frances. "It was the perfect crime. So who made the fatal error?", The Independent, 1999-06-08. Retrieved on 2009-07-08.
- ^ Raccolta di volumi de L'Espresso - Volume 43, Edizioni 26-30 - Pagina 68
- ^ Si veda: Fabrizio Roncone, Hanno scelto Marta per il delitto perfetto. Ecco il movente, il caso ora è chiuso, su l'Unità; Roncone in seguito parve cambiare idea (cfr. «Caso Marta Russo, giudichiamo anche i cronisti»)
- ^ Processo Marta, il giallo delle bobine
- ^ Haver Flavio, Saccà, direttore di RaiUno indagato per i milioni dati a Scattone e Ferraro, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 12 dicembre 1999. URL consultato il 23 febbraio 2013.
- ^ MARTA RUSSO: TG1 - SGARBI, LOGICA E COSTITUZIONE CON BORELLI
- ^ Testo dell'esposto
- ^ Al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura
- ^ a b MARTA RUSSO: B. ANGUISSOLA,NO A COLORITURE DI PARTE NEL COMITATO
- ^ ad esempio, l'articolo Psicanalisi della giustizia
- ^ Una recensione del libro di Giovanni Valentini Il mistero della Sapienza, di Alberto Beretta Anguissola
- ^ MARTA RUSSO: MANTOVANO, METODI DA 'STRISCIA LA NOTIZIA'
- ^ Articoli in pdf de l'Unità
- ^ Cerami: ma contano solo i fatti
- ^ Adesioni al Comitato pro Scattone e Ferraro
- ^ MARTA RUSSO: DA SCATTONE E FERRARO ESPOSTO CONTRO I PM
- ^ Un'inchiesta troppo poliziesca condotta con metodi da inquisizione
- ^ Comitato per la difesa di Scattone e Ferraro
- ^ F. Imposimato, L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici, caso 20: Marta Russo, pp. 159-162
- ^ La drammatica situazione delle scienze forensi in Italia
- ^ Andrea Montemurro, Il delitto di Marta Russo (Seconda parte)
- ^ «Per pura ipotesi si potrebbe supporre che la pistola avesse una provenienza sporca, magari era stata usata per qualche cosa di orrendo, magari da qualcuno importante. Nessuno è riuscito ad accertare la provenienza della pistola... Perché Liparota era terrorizzato e, terrorizzato, aveva ritrattato tutto? Per le minacce che aveva subito lui stesso o per le minacce che avevano subito Scattone e Ferraro? Per pura ipotesi naturalmente ce lo chiediamo... Due poveri ragazzi: dietro c'è qualcosa d'altro?» cfr.Il 9 maggio ‘97 la studentessa fu colpita a morte da un colpo di pistola. Se la condanna sarà confermata, Scattone e Ferraro torneranno in carcere «Un processo gestito dai media» Delitto Marta Russo, parla l'avvocato di parte civile, Flammini Minuto: un coro di innocentisti nonostante le perizie
- ^ Fonte: La Repubblica, 26.11.2011, "Scattone nella scuola di Marta Russo. La madre: «Non dovrebbe educare i giovani»"
- ^ Fonte: Ansa,29.11.2011,"La mamma di un'allieva di Scattone",
- ^ Fregonara Gianna, UNO SBAGLIO CHE RINNOVA IL DOLORE, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 26 novembre 2011. URL consultato il 24 febbraio 2013.
- ^ Fregonara Gianna, Scattone: «Rinuncio alla cattedra», su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 1º dicembre 2011. URL consultato il 24 febbraio 2013.
- ^ Scattone dal carcere alla cattedra insegna storia e filosofia al liceo, La Repubblica, 6 ottobre 2005.
- ^ Marta Russo, Scattone farà il professore di liceo: supplente di storia fino a giugno
- ^ Scattone, Lotta Studentesca critica il prof: "Un assassino" Ma i genitori degli studenti si oppongono: "Un ottimo insegnante"
- ^ Due filosofie della libertà. Karl Popper e Robert Nozick, Rubbettino, 2002, collana Scaffale Universitario e Introduzione alla filosofia contemporanea: da Kant a Derrida, UNI Service, 2007
- ^ Scattone ottiene una cattedra Insegnerà psicologia alle superiori, su roma.corriere.it. URL consultato l'8 settembre 2015.
- ^ Giovanni Scattone assunto con la Buona Scuola. Nel '97 uccise Marta Russo, su Il Fatto Quotidiano. URL consultato l'8 settembre 2015.
- ^ Giovanni Scattone, rinuncia alla cattedra il docente condannato per l’omicidio Marta Russo, su ilfattoquotidiano.it, 10 settembre 2015. URL consultato il 10 settembre 2015.
- ^ Caso Marta Russo, Scattone: «Parlo tre lingue, ma adesso potrei fare l’imbianchino»
- ^ Roberto Saviano, Perché Scattone deve stare in cattedra
- ^ La matita di Sergio Staino dell'11 settembre
- ^ Scattone e Ferraro, lacrime e gioia. "Ora va trovato il vero assassino"
- ^ Marta Russo, Scattone si sposa con una sua fan
- ^ Corriere della Sera, Nozze segrete per Scattone, 15 ottobre 2001, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 29 novembre 2011.
- ^ Corriere della Sera, 'Credo soltanto alla giustizia divina', 2003, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 29 novembre 2011.
- ^ Marta Russo, moglie di Scattone: "Mio marito innocente", su blitzquotidiano.it. URL consultato il 29 novembre 2011.
- ^ Secondo lei "La sentenza è stata un errore giudiziario molto grave ed io sono stufa di sentire chiamare mio marito assassino. Il vero assassino non è stato mai individuato e mi dispiace che i genitori di Marta Russo non cerchino la verità vera", cfr. Marta Russo, i genitori: «Scattone assassino». Lui: «Sentenza sbagliata», I genitori di Marta Russo: "È un assassino, giusto che paghi" e Marta Russo, parlano i genitori: "Scattone è un assassino"
Bibliografia
- Giovanni Valentini, Il mistero della Sapienza. Il caso Marta Russo, Baldini e Castoldi, 1999.
- Alberto Beretta Anguissola e Alessandro Figà Talamanca, La prenderemo per omicida. Caso Marta Russo: il dramma di Gabriella Alletto, Koinè, 2001.
- Marco Catino, Sociologia di un delitto. Media, giustizia e opinione pubblica nel caso Marta Russo, Roma, Luca Sossella, 2001.
- Salvatore Ferraro, Il dito contro. Memoriale del processo per l'assassinio di Marta Russo, prefazione di Vittorio Feltri, Avagliano, 2001.
- Rita Di Giovacchino, Il libro nero della Prima Repubblica, Fazi, 2005.
- Sabina Marchesi, I processi del secolo. Enigmi, retroscena, orrori e verità in trenta casi giudiziari italiani da Gino Girolimoni a Marta Russo, Olimpia, 2008.
- Massimo Picozzi e Carlo Lucarelli, La nera. Storia fotografica di grandi delitti italiani dal 1946 a oggi, Mondadori, 2008.
- Nino Luca, Parentopoli. Quando l'università è affare di famiglia, Marsilio, 2009.
- Ferdinando Imposimato, L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici, Giuffrè, 2009.
- Annalisa Chirico, Condannati preventivi. Le manette facili di uno Stato fuorilegge, Rubbettino, 2012.
- Gennaro Francione, Paolo Franceschetti e Ferdinando Imposimato, Temi Desnuda (Vademecum per creare una giustizia giusta), Roma, Herald, 2015