Colpo di Stato in Iran del 1953
L'Operazione Ajax (nome ufficiale TP-AJAX) fu una missione coperta da segreto e promossa nell'agosto del 1953 dai governi del Regno Unito e degli USA per sovvertire il regime democratico dell'Iran, allora governato dal nazionalista Mohammad Mossadeq, che aveva da poco nazionalizzato l'industria petrolifera. Londra puntava a rafforzare il potere personale di Mohammad Reza Pahlavi per recuperare il controllo sui redditizi giacimenti petroliferi iraniani. Washington temeva che la crisi economica e politica della Persia potesse aprire la porta, in piena guerra di Corea, alla penetrazione sovietica in Medio Oriente.

Contesto
Nel 1892 il diplomatico britannico George Curzon descrisse la Persia come i “pezzi su una scacchiera su cui si sta giocando una partita per il dominio del mondo”.[1] Nel corso del XIX secolo, infatti, la Persia si sitrovò tra due imperi in espansione: quello russo e quello britannico. Durante la seconda metà del XIX secolo le politiche di concessione della monarchia fronteggiarono una maggior opposizione. Nel 1872 un rappresentante di Paul_Julius_Reuter incontrò Nasser_al-Din_Shah_Qajar ed accettò di finanziare la prossima sontuosa visita dello scià in Europa in cambio di contratti che gli concedessero diritti esclusivi, tra le altre cose, sulle attività estrattive e ferrovie. Tali concessioni però non divennero mai effettive a causa della violenta opposizione, sia interna che da parte della Russia.[2] Nel 1892 lo scià fu costretto a revocare il monopolio del tabacco concesso al maggior G.F. Talbot da violente proteste e dal boicottaggio del tabacco.
Il petrolio nella storia dell'Iran
Nel maggio 1901, durante la fase imperiale britannica nota come il Grande gioco, il sovrano persiano Mozaffar ad-Din Shah Qajar rilasciò una concessione sessantennale per la ricerca di giacimenti petroliferi al britannico William Knox D'Arcy in cambio dell'alleggerimento del debito verso la potenza europea, in termini considerati sfavorevoli per la Persia.[3] Secondo lo storico e giornalista Stephen Kinzer D'Arcy pagò ventimila sterline e promise un'uguale divisione della proprietà, più 16% di ogni ricavo futuro (il calcolo sarebbe spettato alla compagnia). Lo storico L.P. Elwell-Sutton nel 1955 scrisse invece che «la quota della Persia era “non un granché” e i soldi non passarono di mano”»[4] Il 31 luglio 1903 D'Arcy ritirò le sue proprietà finanziarie dalla Persia e le trasferì nella britannica Burmah Oil Company. Il 26 maggio 1908 iniziò ad estrarre petrolio a circa 360 metri di profondità, la Compagnia si sviluppò lentamente fino alla prima guerra mondiale, quando la sua importanza strategica indusse il governo britannico ad assumerne il controllo, di fatto acquisendo la proprietà dell'industria petrolifera persiana, e a farne la principale fornitrice di carburante per la Royal Navy durante il conflitto[5]. A difesa dei giacimenti furono schierate truppe britanniche in territorio persiano.
I britannici irritarono i persiani intervenendo nei loro affari interni e nella rivoluzione costituzionale persiana.[6][7][8] Grandi proteste popolari obbligarono Mozaffar a riconoscere la costituzione del 1906, nonostante questa limitasse i suoi poteri. Concesse all'assemblea consultiva islamica (Majlis) il potere di scrivere le leggi dopo essere stata eletta democraticamente, e al primo ministro di firmarle e renderle effettive. Il primo ministro sarebbe stato nominato dallo scià dopo un voto di fiducia del parlamento. Ciò nonostante la nuova costituzione diede allo scià molti poteri esecutivi, come la facoltà di emettere decreti reali (i firmani), nominare di nominare o licenziare primi ministri (dopo un voto di fiducia del parlamento), nominare metà del senato (che però non venne convocato fino al 1949),[9] presentare progetti di legge e anche sciogliere il parlamento.[10] Abolì la dittatura, ma lo scià aveva un ruolo esecutivo, e non meramente cerimoniale, di conseguenza quando lo scià era debole il governo era più democratico, mentre quando lo scià era forte, gli aspetti democratici del governo potevano essere messi da parte. Gli aspetti contraddittori di questa costituzione avrebbero causato dei conflitti in futuro.[11] La rivoluzione costituzionale venne osteggiata da Britannici e Russi, che tentarono di sovvertirla supportando il figlio di Mozaffar, Mohammad, che provò a rovesciare con la forza il governo democratico; il movimento guerrigliero guidato da Sattar_Kahn lo depose nel 1910.[10][11]
Il rinnovo della concessione APOC
All'indomani della prima guerra mondiale c'era una diffusa insoddisfazione nei confronti delle concessioni petrolifere date ai britannici, sotto la Anglo-Persian Oil Company (APOC), cone le quali la Persia riceveva il 16% dei “profitti netti”. Nel 1921, dopo anni di grave malgestione da parte della dinastia cagiara un colpo di stato (a quanto si dice sostenuto dai britannici) portò un generale, Reza Kahn, al governo. Nel 1923 era diventò primo ministro e si fece una reputazine da politico efficace e incorrotto.[10] Entro il 1925, sotto la sua influenza, il parlamento votò per rimuovere Ahmad Qajar dal trono, e Reza Kahn venne incoronato Reza Shah Pahlavi, della dinastia Pahlavi. Reza Shah iniziò una rapida e fruttuosa modernizzazione della Persia, che era finita per diventare uno dei paesi più impoveriti del mondo. Nondimeno Reza Shah fu anche un sovrano duro e intollerante nei confronti dei dissidenti. Entro gli anni trenta aveva eliminato tutta l'opposizione ed estromesso gli aspetti democratici della costituzione. Gli oppositori vennero incarcerati ed in alcuni casi condannati a morte. Mentre alcuni erano d'accordo con le sue politiche, sostenendo che erano necessarie dato che la Persia era scosso da tali disordini, altri le ritenevano ingiustificate.[10] tra questi ultimi c'era Mohammad Mossadeqm che venne incarcerato nel 1940; l'esperienza del carcere gli diede un duraturo disgusto per i governi autoritari e per la monarchia, e aiutò MOssadeq a diventare un appassionato sostenitore della totale nazionalizzazione della Persia.[12]
Reza Shah tentò di attenuare il potere delle forze coloniali in Persia e in gran parte ci riuscì., ma aveva anche bisogno di aiuto per modernizzare il paese. Cercò quindi di tenersi in equilibrio tra le varie potenze coloniali, tra cui impero britannico e Germania.[10] Negli anni trenta Reza Shah provò a porre termine alle concessioni petrolifere all'APOC che la dinastia cagiara aveva garantito, ma la Persia era ancora debole e i britannici non lo permisero. Dopo una lunga trattativa, la concessione fu rinnovata nel 1933 in termini che erano ancora favorevoli ai britannici, anche se la concessione D'Arcy venne alleggerita.[10] Il 21 marzo 1935 Reza Shah cambiò il nome del paese da Persia a Iran. La Anglo-Persian Oil Company venne quindi rinominata in Anglo-Iranian Oil Company.
Nel 1941, dopo l'invasione nazista dell'Unione Sovietica, i britannici e le forze del Commonwealth delle nazioni e l'Armata Rossa invasero l'Iran. Reza Shah aveva dichiarato la neutralità nella seconda guerra mondiale e provò a bilanciarsi tra le due maggiori potenze, i britannici e la Germania nazista.[9][10] La principale ragione dell'invasione fu quella di assicurarsi i giacimenti petroliferi iraniani e la ferrovia transiraniana, in modo da fornire rifornimenti all'Unione Sovietica. Reza Shah venne arrestato, deposto ed esiliato dai britannici, ed alcuni importanti ufficiali vennero incarcerati.[9] Il figlio ventiduenne, Mohammad Reza Pahlavi, divenne scià. Quest'ultimo, a differenza di suo padre, fu inizialmente un leader debole e a tratti indeciso. Durante gli anni quaranta non assunse un ruolo indipendente nel governo, e gran parte delle politiche autoritarie del padre vennero ritirate. Di conseguenza la democrazia venne effettivamente ripristinata in questo periodo.[9][10]
I soldati britannici si ritirarono dall'Iran dopo la fine della guerra. L'Unione Sovietica rimase parzialmente promuovendo due “Repubbliche democratiche del popolo” all'interno dei confini Iraniani. A causa di ciò scoppiò una crisi internazionale che finì quando gli Stati Uniti fecero pressioni affinché l'esercito iraniano riprendesse il controllo dei territori occupati. La convenzione sul petrolio sovietico-iraniano non venne mai onorata.[9] I leader nazionalisti in Iran divennero influenti cercando una riduzione degli interventi stranieri a lungo termine nel paese — specialmente le concessioni petrolifere che erano più profittevoli per l'occidente che per l'Iran. L'Iran chiese alla Anglo-Iranian Oil Company (AIOC) un'analisi della contabilità per stabilire se tutte le royalty erano state effettivamente pagate, ma la Compagnia oppose un rifiuto intransigente che infastidì il popolo iraniano.
Gli obiettivi degli Stati Uniti in medio oriente rimasero gli stessi dal 1947 al 1952 ma la strategia cambiò. Washington rimase “pubblicamente in solidarietà e privatamente in conflitto” con i britannici, alleati nella seconda guerra mondiale. L'impero britannico si stava costantemete indebolando, e con un occhio alle crisi internazionale rivalutarono i rischi di essere associati agli interessi coloniali britannici. «In Arabia Saudita, con estrema disapprovazione dei britannici, Washington avallò un accordo tra la ARAMCO e l'Arabia saudita nell'accordo 50/50 che ebbe eco in tutta la regione».[13]
La nazionalizzazione
Agli inizi degli anni 1950 il parlamento iraniano (Majlis), sotto la regia di Mohammad Mossadeq, si oppose al rinnovo della concessione del 1933. Il Primo Ministro Razmara, che invece la sosteneva, fu assassinato da un fanatico. Dopo la morte di Razmara il Majlis elesse Mossadeq Primo Ministro e questi approvò subito una proposta di nazionalizzazione dell'industria petrolifera (maggio del 1951). Furono costituite alcune compagnie statali - in particolare la NIOC, National Iranian Oil Company - che però non riuscirono a tenere la produzione ai livelli precedenti alla nazionalizzazione. La risposta inglese fu molto dura: il blocco economico dell'Iran. Si generò in tal modo la crisi di Abadan. Il governo di Londra sosteneva l'illegalità della nazionalizzazione e si rivolse al Consiglio di Sicurezza dell'ONU che tuttavia diede ragione all'Iran. L'AIOC sottopose quindi il caso alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia che diede tuttavia anch'essa ragione al governo iraniano[14] Il governo britannico cominciò allora a pensare a un colpo di Stato. Nel frattempo, l'alleanza politica che aveva sostenuto l'ascesa di Mossadeq - il Fronte Nazionale - si era andato via via sgretolando per l'opposizione alle riforme modernizzatrici ed alla deriva populista di Mossadeq da parte del clero sciita militante, guidato dall'Ayatollah Kashani[15].
La pianificazione dell'operazione
Le crescenti tensioni con il governo di Londra portarono Mossadeq ad interrompere i rapporti diplomatici ed a chiudere l'Ambasciata inglese. Per la riuscita del piano era quindi necessario che i britannici convincessero la nuova potenza del secondo '900 ad intervenire direttamente, ma il presidente degli USA Harry S. Truman rifiutò. Washington puntava infatti su di un'opera di mediazione diplomatica affinché Londra e Teheran trovassero una soluzione di compromesso alla questione petrolifera in modo che la ripresa delle esportazioni facesse uscire l'Iran dalla crisi economica. Dopo l'elezione di Dwight Eisenhower gli europei sottoposero il piano al nuovo presidente ponendo l'accento sul rischio che l'Iran e il suo petrolio finissero nella sfera di influenza dell'URSS, e che proprio il confine con l'URSS rendeva strategicamente appetibile un Iran filo-americano che si aggiungeva alla Turchia, membro della NATO e anch'essa confinante con i sovietici. Essendo ormai in piena Guerra Fredda, avendo Mossadeq rifiutato ogni proposta di mediazione statunitense ed essendo Washington sempre più preoccupata che la crisi iraniana potesse spalancare la porta ai sovietici, questa strategia britannica si rivelò vincente.
Nel farsi carico dell'operazione gli statunitensi posero comunque come condizione la fine del monopolio della AIOC, che sarebbe stata affiancata dopo il colpo di Stato dalla Royal Dutch Shell, dalla Compagnie Française des Pétroles e dalle maggiori compagnie petrolifere USA. La pianificazione congiunta anglo-americana si svolse a Cipro, dove si trasferì la stazione del Secret Intelligence Service britannico (SIS) dopo l'espulsione degli inglesi dalla Persia.
Il piano, affidato al direttore Allen Dulles della CIA e ai suoi collaboratori, era incentrato sulla destituzione e l'arresto di Mohammad Mossadeq da parte dello Scià, che lo avrebbe sostituito con il generale Fazlollah Zahedi, gradito agli anglo-americani. Era stata anche organizzata una forza militare per condurre una guerriglia nel caso in cui i comunisti del Partito Tudeh volessero approfittare del caos per cercare di prendere il potere. Il Tudeh era allora ancora formalmente illegale, ma di fatto tollerato da Mossadeq e ben visibile nelle proteste e manifestazioni di piazza.
Nonostante l'accurata preparazione, il piano inizialmente fallì, costringendo lo Scià a lasciare il paese e a rifugiarsi a Roma. La resistenza dei nazionalisti e il sostegno di cui godevano nel paese era stato evidentemente sottovalutato dagli organizzatori del colpo di Stato. Entro breve tempo, comunque, i lealisti sostenuti dagli anglo-americani la spuntarono. Ad una grande manifestazione pro-Mossadeq alla notizia dello sventato colpo di Stato, seguì l'indomani una grande manifestazione contro Mossadeq ed in favore dello Scià sostenuta anche dal clero sciita militante guidato dall'Ayatollah Kashani. Partita dal Bazar di Teheran la manifestazione fu rinforzata da reparti militari e carri armati che diedero l'assalto alla residenza di Mossadeq[16]. Il sovrano poté quindi fare ritorno a Teheran, Zahedi fu nominato Primo Ministro e Mossadeq, dopo un processo farsa, fu condannato a morte. Lo Scià commutò in seguito la condanna in esilio e arresti domiciliari perpetui.
Note
- ^ Daniel Yergin, Il Premio. L'epica storia della corsa al petrolio, Milano 1996
- ^ A.W. Ford, The Anglo-Iranian oil dispute of 1950-52, Berkeley 1954
- ^ Stefano Beltrame, Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica, Rubbettino 2009, p. 171
- ^ vedi Stefano Beltrame, Mossadeq, p. 202
- ^ Daniel Yergin, Il Premio. L'epica storia della corsa al petrolio, Milano 1996
- ^ Mangol Bayat, Iran's First Revolution: Shi'ism and the Constitutional Revolution of 1905–1909, Studies in Middle Eastern History, 336 p. (Oxford University Press, 1991). ISBN 0-19-506822-X.
- ^ Browne, Edward G., "The Persian Revolution of 1905–1909", Mage Publishers (July 1995). ISBN 0-934211-45-0
- ^ Afary, Janet, "The Iranian Constitutional Revolution, 1906–1911", Columbia University Press. 1996. ISBN 0-231-10351-4
- ^ a b c d e Abbas Milani, The Shah, 4 gennaio 2011, ISBN 9780230115620.
- ^ a b c d e f g h Kaveh Farrokh, Iran at War: 1500-1988.
- ^ a b Iran's 1906 Constitution, su fis-iran.org, Foundation for Iranian Studies. URL consultato il 13 June 2014.
- ^ Abbas Milani, Eminent Persians, 1º novembre 2008, ISBN 9780815609070.
- ^ Notes From the Minefield: United States Intervention in Lebanon and the Middle East, 1945–1958 by Boston University political science Professor Irene L. Gendzier, (Westview Press, 1999) ISBN 978-0-8133-6689-0 pp. 34–35
- ^ A.W. Ford, The Anglo-Iranian oil dispute of 1950-52, Berkeley 1954
- ^ Stefano Beltrame, Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica, Rubbettino 2009, p. 171
- ^ vedi Stefano Beltrame, Mossadeq, p. 202
Bibliografia
- Stefano Beltrame (2009), Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica. ISBN 978-88-498-2533-6
- Stephen Kinzer (2003), All the Shah's Men: An American Coup and the Roots of Middle East Terror. ISBN 0-471-26517-9.
- Ryszard Kapuściński (1982), Shah-in-Shah. ISBN 88-07-81778-0.
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- (EN) The C.I.A. in Iran—New York Times inchiesta basata sui documenti della CIA
- (EN) The Secret CIA History of the Iran Coup, 1953
- (EN) How to Overthrow a Government—intervista a Stephen Kinzer, autore di All the Shah’s Men: An American Coup and the Roots of Middle East Terror