3,7 cm Infanteriegeschütz M. 15

cannone d'accompagnamento
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Il 3,7 cm Infanteriegeschütz M.15 fu un'cannone d'accompagnamento austro-ungarica sviluppata per l'impiego in trincea durante la prima guerra mondiale. La denominazione indica il calibro in centimetri ed il modello secondo l'anno di introduzione, il 1915; il nome Infanteriegeschütz sta per "cannone da fanteria" in tedesco. Presso il Regio Esercito sia i pezzi di preda bellica che quelli di produzione nazionale furono denominati prima Cannone da 37F (Fanteria[1]) poi, negli anni 1930, 37/10 F. Mod. 1915.

3,7 cm Infanteriegeschütz M.15
Cannone da 37F
37/10 F. Mod. 15
Infanteriegeschütz M.15 esposta nel castello Hohensalzburg di Salisburgo
Tipocannone d'accompagnamento
OrigineAustria-Ungheria
Impiego
UtilizzatoriAustria-Ungheria
Italia (bandiera) Italia
ConflittiPrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
Produzione
ProgettistaŠkoda
Data progettazione1915
CostruttoreŠkoda
ČKD
F.lli Marzoli
Arsenale Regio Esercito di Napoli (AREN)
Arsenale Regio Esercito di Torino (ARET)
Entrata in servizio1916
Ritiro dal servizio1945
Descrizione
Peso72 kg
Lunghezza canna372 mm
Rigaturaelicoidale sinistrorsa a 12 riga
Calibro37 mm
Munizioni37 × 57 mm R
Tipo munizionigranata HE, shrapnel, tracciante
Peso proiettile0,650 kg
Cadenza di tiro10 colpi/min
Velocità alla volata175 m/s
Tiro utile2200 m
Gittata massima3000 m
Elevazione0°/45°
Angolo di tiro10°
Landships
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Storia

Questo tipo di artiglieria campale, prima di allora totalmente inedito, trova origine nelle peculiarità della guerra di trincea. La fanteriadella Grande Guerra si trovava ad affrontare posizioni ben protette, soprattutto nidi di armi automatiche e mitragliatrici scudate, che potevano essere battute solo da pezzi di artiglieria in appoggio diretto alle truppe in prima linea. La risposta austriaca a tale esigenza fu appunto questo cannoncino da 37 mm e fu talmente valida da essere subito imitata dagli italiani e dai francesi con i loro 25,4 Mod. 1916 e 37 Mle 1916 TRP. La precisione compensava il ridotto calibro della munizione e la leggerezza del pezzo ne permetteva il trasporto durante gli assalti, a differenza dei cannoni da montagna fino ad allora impiegati nello stesso ruolo. Nel novembre del 1915 i primi prototipi dalla Škoda furono testati dall'Imperial regio Esercito austro-ungarico sul fronte italiano. Nel 1916 furono ordinati 1000 esemplari del 3,7 cm Infanteriegeschütz M.15, prodotti in vari stabilimenti della Duplice monarchia e rapidamente inviati al fronte a partire dallo stesso anno.

I pezzi di preda bellica caduti nelle mani del Regio Esercito italiano furono rapidamente immessi in servizio nei gruppi alpini. Contemporaneamente negli stabilimenti nazionali venne avviata la produzione di una copia senza modifiche del cannoncino[2]. A Torino venivano prodotti affusti e bocche da fuoco, rispettivamente dall'Arsenale (ARET) e dall'Officina costruzioni d'artiglieria[3]. Pezzi completi venivano invece prodotti dall'Arsenale Regio Esercito di Napoli (AREN) e dalla ditta privata F.lli Marzoli di Palazzolo sull'Oglio
, che ricevette una commessa per 800 bocche da fuoco e 950 affusti[4]. Superato come arma dopo la Grande Guerra, nel 1940 al momento dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, risultavano ancora in servizio[5].

Impiego tattico

Nella k.u.k. Armee era previsto che l'organico di ogni reggimento di fanteria comprendesse due plotoni armati di cannoncino, che nella realtà si riduceva ad uno a causa della scarsità di armi. Ogni plotone era formato da un ufficiale, due sottufficiali, 26 soldati ed aveva in dotazione quattro cannoncini, un carro e quattro animali da soma.

Tecnica

La canna è in acciaio, con rigatura elicoidale sinistrorsa a 12 rilievi ed otturatore a blocco verticale. La bocca da fuoco scorre su una slitta con freno di sparo idraulico. La slitta è imperniata per il brandeggio su una culla munita di orecchioni, tramite i quali è incavalcata sull'affusto. Il movimento in elevazione è dato da manovellismi che agiscono su un settore dentato sul bordo inferiore della culla. Il sistema di mira è a cannocchiale periscopico. L'affusto è a treppiede in tubolari d'acciaio, con due gambe regolabili arpionate laterali ed una coda centrale, munita di vomero. La culla può essere incavalcata in entrambi i sensi, in modo da avere la coda indifferentemente posteriormente o davanti alla volata. La culla può montare una scudatura d'acciaio, mentre per il trasporto sull'affusto vengono montate due ruote.

Il traino si effettua a mano[6] o, tramite un piccolo avantreno porta-munizioni, da un animale da soma o da una coppia di cani[7]. Per il someggio invece l'arma viene scomposta in tre carichi:

  • bocca da fuoco, pesante 34,6 kg
  • culla: 25,3 kg
  • affusto: 24,4 kg.

Il munizionamento era costituito dal cartoccio-proietto rimmed 37 × 57 mm R con spoletta ad impatto, disponibile in versione granata HE, shrapnel e tracciante e trasportato in cofani da 15 proietti, pesanti 26,5 kg.

Note

  1. ^ F. Cappellano, op. cit., pag. 82.
  2. ^ F. Cappellano, op. cit., pag. 91.
  3. ^ F. Cappellano, op. cit., pag. 82
  4. ^ F. Cappellano, op. cit., pag. 83
  5. ^ Artiglierie italiane al 10 giugno 1940.
  6. ^ Foto d'epoca del traino a mano.
  7. ^ Foto d'epoca del traino con i cani.

Bibliografia

  • Filippo Cappellano, La Vickers-Terni e la produzione di artiglierie in Italia nella prima guerra mondiale, in Società Italiana di Storia Militare, Quaderno 1999, Edizioni Scientifiche Italiane, 2003, pag. 69-93 [1].

Voci correlate

Collegamenti esterni