Limonov

biografia romanzata della vita di Ėduard Limonov, scritta da Emmanuel Carrère

Limonov è un romanzo di Emmanuel Carrère, pubblicato nel 2011 in Francia e l'anno dopo in Italia, che narra la biografia romanzata di Eduard Limonov.

Limonov
Titolo originaleLimonov
L'autore del libro: Emmanuel Carrère
AutoreEmmanuel Carrère
1ª ed. originale2011
1ª ed. italiana2012
Generebiografia
Lingua originalefrancese
AmbientazioneRussia, USA, Francia, ex-Jugoslavia
ProtagonistiEduard Limonov

Eduard Limonov è stato poeta, scrittore, homeless a New York, ma anche acclamato frequentatore di cenacoli artistici, agitatore politico, galeotto, guerrigliero in Jugoslavia e leader di un partito contraddittorio; i suoi miti spaziano da Stalin a Benito Mussolini, dalla Banda Baader-Meinhof ai mistici orientali, da Lenin ai Sex Pistols.

L'autore, in prima persona, traccia la biografia di Limonov parallelamente alla propria, confrontando i momenti salienti che hanno modificato il corso delle due esistenze, portandole alcune volte ad intersecarsi o a sfiorarsi.

Trama

I capitoli del libro sono strutturati in parti che scandiscono temporalmente e geograficamente la vita di Limonov.

Prologo - Mosca, 2006-2007

L'autore viene inviato a Mosca per scrivere una serie di articoli sulla giornalista Anna Stepanovna Politkovskaja, assassinata nell'ottobre del 2006. Ad una manifestazione di protesta scorge un personaggio che aveva conosciuto negli anni '80, Eduard Limonov, uno scrittore anticonformista, che allora aveva ammirato, ma che in seguito aveva detestato scoprendo che aveva fondato un partito incongruamente para-nazista e stalinista, e che era stato incarcerato per traffico d'armi e tentato colpo di stato.

Poco dopo Carrère però scopre che la Politovskaya in alcuni articoli aveva difeso strenuamente sia il partito che Limonov. La cosa lo colpisce e decide che è il caso di indagare sullo strano personaggio: una volta ristabiliti i contatti, riesce a strappare il permesso di poterlo seguire per una quindicina di giorni, facendosi raccontare la sua vita.

Ucraina, 1943-1967

Eduard Veniaminovich Savenko, il vero nome di Limonov, nasce in una cittadina ucraina durante la seconda guerra mondiale. Il padre è un agente di basso rango della Čeka, succube della moglie, la quale impartisce una severa educazione al figlio inculcandogli il principio che lo sconfitto ha sempre torto. Eduard cresce tra i teppistelli della città, elaborando una specie di propria personale filosofia di disprezzo per l'ambiente e le persone che lo circondano. Nell'immediato dopoguerra passa un'adolescenza turbolenta nelle periferie di Kharkov, frequentando bande di strada e restando coinvolto in piccoli reati che non gli costano il carcere solo per una serie di fortunate coincidenze.

Comincia anche a scrivere poesie che riscuotono un certo successo nel piccolo ambiente underground che ha preso a frequentare. Rendendosi conto che le sue ambizioni non potranno mai essere soddisfatte restando in provincia, Eduard decide di trasferirsi nella capitale in compagnia di Anna, una donna parecchio più anziana di lui, che gli ha però permesso di muovere i primi passi al di fuori dell'ambiente dimesso e provinciale di Kharkov.

Mosca, 1967-1974

 
Eduard Limonov nel 2008

Trasferitosi a Mosca. Eduard inizia a frequentare parallelamente gli ambienti dell'intellighenzia ufficiale e quelli alternativi raccolti attorno al gruppo denominato SMOG, restandone disgustato su entrambi i fronti. Conosce Tanja, una bellissima modella amante di un apparatcik, che - dopo alcuni mesi di incontri furtivi - sposerà, lasciando Anna ed iniziando una bohème fatta di sesso, poesia e difficoltà finanziarie.

Vedendo che nessuno dei due riesce a raggiungere gli obiettivi che si erano proposti e convinti che il solo luogo in cui le loro ambizioni potessero essere soddisfatte siano gli Stati Uniti, verso la fine del 1974 i due riescono ad ottenere il visto per l'espatrio e partono per gli USA.

New York, 1975-1980

Dopo lo stupore iniziale i due si rendono conto che la vita nel nuovo mondo non è facile come sognato ed il successo non è così a portata di mano, nonostante inizialmente riescano ad essere ammessi in alcuni dei “salotti buoni”. Eduard viene assunto in un giornale per esuli russi, ma si tratta di tradurre articoli dall'inglese al russo, non certo il giornalismo alla Hemingway o alla London vagheggiato dal giovane. Tanja illusa di poter diventare una modella di grido, diventa rapidamente l’amante di un fotografo di mezza tacca, finendo per lasciare il marito che per lo choc perde anche il misero lavoro.

Costretto a vivere col sussidio di disoccupazione, perennemente sbronzo, senza prospettive, Limonov inizia una discesa verso i gradini più bassi della scala sociale, vivendo quasi come un barbone in cerca d'affetto, che riesce a trovare iniziando a frequentare gay (uno di questi incontri con un omosessuale di colore sarà quello che darà il titolo al suo primo libro, un romanzo autobiografico, intitolato Il poeta russo preferisce i grandi negri). Ormai detesta la società americana e rimpiange di aver abbandonato la Russia che invece continua ad ammirare, ma al contempo sa bene che chi lascia l'Unione Sovietica non può più ritornarvi.

Nei suoi vagabondaggi omosessuali incontra un ex-ballerino russo, Gennady Smakov, che lo introduce nuovamente nel mondo culturale degli esuli russi. Ad una serata in uno splendido loft inizia a corteggiare Jenny, quella che ritiene essere la padrona di casa, riuscendo in breve a diventarne il fidanzato, ma scoprendo poi che si trattava della domestica di un miliardario, Steven, che trascorre di tanto in tanto qualche giorno presso la sua villa di New York. Dopo essere stato lasciato dalla ragazza, Eduard riesce a farsi assumere come maggiordomo nella casa di Steven, quando Jenny si trasferisce in California.

Nuovamente sistemato dal punto di vista finanziario Limonov si sente però frustrato ed umiliato dal nuovo lavoro, che peraltro esegue con competenza ed efficienza, fantasticando in cuor suo di ammazzare tutti i partecipanti alle serate organizzate da Steven, tra cui Evgenij Evtušenko, Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti. Dopo aver ricevuto innumerevoli rifiuti alla pubblicazione del suo libro, che lui ha intitolato Io, Edicka, quando ormai non ci credeva più gli arriva la notizia che qualcuno ha fatto avere il suo manoscritto ad un celebre editore francese, Jean-Jacques Pauver, che ha deciso di pubblicarlo col provocatorio titolo Il poeta russo preferisce i grandi negri. È l’autunno del 1980.

Parigi, 1980-1989

Visto il successo ottenuto dal primo libro Limonov si trasferisce a Parigi dove pubblicherà altri due romanzi sulle sue esperienze americane (Diario di un fallito e Storia di un domestico) e diventerà un ospite indispensabile degli ambienti modaioli che scandalizzerà con le sue tenute sovieto-post-punk, gli insulti a Solženicyn, Josif Brodskij e agli altri dissidenti ed i brindisi a Stalin. A quell'epoca risale il primo incontro con l'autore del libro, che lo intervista per una radio libera, così come l'incontro con quella che diventerà la sua seconda moglie, la cantante Natalya Medvedeva, che si rileverà ben presto essere alcolizzata e ninfomane, e quindi fonte di grande dolore per Eduard che ne è follemente innamorato.

Deciso a diventare uno scrittore veramente famoso in tutto il mondo Limonov inizia a lavorare in modo serio, pubblicando altri libri che rappresentano altre tappe della sua autobiografia: L'epoca gloriosa sull'infanzia stalinista e Eddy Baby ti amo e Piccola canaglia sulla sua giovinezza criminale, oltreché innumerevoli racconti sugli episodi che non avevano trovato spazio nei romanzi.

Quando, nel 1985, Michail Gorbačëv diventa il nuovo segretario del PCUS ed inizia la sua politica della Perestrojka, Limonov non si unisce al generale consenso, ritenendo che quelle scelte fossero il prologo alla fine della potenza sovietica. Risale a quel periodo l'incontro con Jean-Edern Hallier, direttore dell'Idiot international, un foglio provocatorio, rissoso ed anti-conformista, sul quale Limonov poté esprimere tutto il suo risentimento per l'establishment culturale e politico.

Mosca, Charkov, dicembre 1989

Nel nuovo clima politico russo i libri di Limonov vengono finalmente pubblicati anche in Unione Sovietica e il poeta riceve l'invito a partecipare ad alcune conferenze in patria. La realtà che scopre non gli piace: povertà diffusa ed un élite di ricchi arroganti (perlopiù ex-banditi) che può permettersi tutto. Ma ciò che veramente lo annichilisce è il notare che la polizia non gode più di rispetto alcuno e non incute più timore come succedeva un tempo, segno per lui della decadenza in cui versa lo stato un tempo tanto potente. La Russia non ha più interesse per lui, e torna in Francia dalla moglie, che, nel frattempo, aveva continuato il suo percorso di abbruttimento.

Vukovar, Sarajevo, 1991-1992

Nel novembre del '91 Limonov ha l'occasione di fare l'esperienza che secondo lui ogni uomo dovrebbe fare nella propria vita: partecipare ad una guerra. Invitato in Jugoslavia per la pubblicazione di un suo romanzo, viene portato a Vukovar, città croata facente parte dell'autoproclamata "repubblica serba della Slavonia", appena "liberata" dalle milizie serbe e ridotta ad un cumulo di macerie per i mesi di bombardamento. Eduard non ha dubbi ed abbraccia con entusiasmo la causa serba, offrendosi come volontario e divenendo intimo del comandante Arkan, capo delle "Tigri", che diverranno tristemente celebri per le efferatezze e la spietata pulizia etnica posta in atto dapprima in Croazia e poi in Bosnia.

Mosca, Parigi, repubblica serba di Krajina, 1990-1995

Nell'agosto del 1991, approfittando dell'assenza di Gorbačëv da Mosca, alcuni militari conservatori tentano un colpo di Stato attaccando il Parlamento a Mosca, ma sotto la guida di Eltsin, presidente della repubblica russa, viene organizzata una forte resistenza, che obbliga i golpisti a capitolare dopo quattro giorni. Limonov in quel momento è a Parigi, ed ovviamente si schiera coi golpisti, pubblicando articoli di plauso e sostegno a coloro che ritiene possano risvegliare gli antichi fasti dell'Unione Sovietica.

In questo periodo Limonov si muoveva tra Parigi, i Balcani e la Russia, dove torna ogni due o tre mesi, restando sconcertato dalla rapidità dei cambiamenti: la grigia Mosca si trasforma rapidamente in una città luminosa, e negozi e locali spuntano come funghi, ma parallelamente il vuoto di potere dà libero spazio alle mafie, che si combattono senza esclusione di colpi, e una gran parte della popolazione, sprofondata nella povertà, è costretta a vendere quello che aveva (da poche cianfrusaglie a jet militari a seconda della posizione occupata). La democrazia avanza ed il centro della città è percorso continuamente da cortei di protesta. Sempre più si rafforza in Limonov l'idea che la caduta dell'impero sovietico sia stata la più grande catastrofe del secolo.

Parallelamente entra in contatto con personaggi che la pensano come lui; uno di questi è il colonnello Alksnis, che propugnava la sacra unione di "marxisti-leninisti, stalinisti, neofascisti, ortodossi, monarchici e pagani" per salvare il paese, o l'intellettuale fascista Aleksandr Gel'evič Dugin, di cui resta affascinato dalla mostruosa cultura e dalla filosofia che mescola in un gran calderone Lenin con Mussolini, Hitler con Che Guevara, Majakovski con Sri Aurobindo, e così via. I due piano piano decidono che è necessario entrare in politica in prima persona e quindi fondano il Partito Nazional Bolscevico.

 
La bandiera del Partito Nazional Bolscevico, è interessante notare che essa è identica a quella nazista, con la sola differenza che la svastica è sostituita dalla falce-martello.

Nel settembre del 1993 Eltsin decreta lo scioglimento della Duma ed indice nuove elezioni. Per buona parte dei parlamentari si tratta di un nuovo tentativo di colpo di stato e si arroccano nel palazzo del parlamento, guidati dal vicepresidente Ruckoj. Limonov ed il colonnello Alknis, insieme a migliaia di altri “patrioti”, accorrono per difendere i ribelli contro l’odiato Eltsin. Ruckoj dà l’ordine di andare alla conquista della torre della televisione, la torre di Ostankino. Eduard parte verso la destinazione insieme ad una moltitudine di simpatizzanti, ma questi, una volta arrivati, vi trovano l’esercito che non esita a sparare sulla folla; vi sono molti morti ed anche Limonov viene ferito ad una spalla.

Le elezioni che seguiranno saranno le prime a cui partecipa il partito nazional-bolscevico, ed Eduard, dopo una rapida e spartana campagna elettorale, si presenta nel distretto di Tver. In realtà a quel momento il partito ha soli tre iscritti, per cui la campagna elettorale non può godere di finanziamenti e propagandisti, e praticamente devono far tutto Eduard e Rabko (il terzo iscritto al partito). I risultati non sono esaltanti e, ancora prima del termine degli scrutini, Limonov torna a Parigi, dove trova la moglie ubriaca dopo un'orgia di tre giorni con due sconosciuti.

Sconfortato e deluso da tutto e tutti, riparte immediatamente per i Balcani, dove si arruola tra le truppe di Arkan (lui vorrebbe essere un soldato semplice, ma viene immediatamente promosso a capitano), chiedendo di venire assegnato alla difesa della repubblica serba della Krajina. Però dopo un paio di mesi, in cui ha potuto combattere la feroce guerra partigiana sulle montagne della Krajina, i complessi giochi diplomatici fanno sì che Arkan cada in disgrazia ed il suo esercito venga smobilitato. Limonov si convince che quella era solo una guerra periferica, mentre la battaglia vera, quella a cui deve dedicarsi, si combatte a Mosca.

Mosca, Altaj, 1994-2001

Grazie alla pubblicazione di tutti i suoi libri Limonov è divenuto una celebrità in Russia, ma nonostante ciò non è ricco e, benché avvia venduto centinaia di migliaia di copie dei suoi libri, vive con Natasa in un palazzo pericolante e senza luce. Ma non gli interessa: tra fama e denaro ha sempre preferito la prima. Nell'autunno del '94 fonda Limonka (Bomba a mano), l'organo ufficiale del partito, redatto quasi interamente da lui e dalla moglie, che per l'occasione si firma "Margot Führer". Il giornale ha uno stile ed un aspetto grafico assolutamente innovativo per un foglio di partito, assomiglia ad una fanzine punk-rock e, nonostante la distribuzione artigianale, conquista in breve un certo seguito tra i giovani senza speranza delle periferie, affascinati da quella grafica innovativa, dai titoli provocatori e dai contenuti spesso ributtanti, ma sempre all'opposto di quelli della stampa e televisione ufficiali. In breve il partito riesce a raccogliere qualche migliaia di militanti (denominati "nazbol"), giovani, pronti a tutto e con niente da perdere; rapidamente vengono aperte nuove sedi in altre città, ma alle elezioni politiche del '96, non volendosi alleare con nessuno dei due grandi schieramenti (democratici di Eltsin e comunisti di Zjuganov), il partito ottiene un risultato misero. Inoltre Limonov attraversa un periodo durissimo dal punto di vista psicologico, in quanto Nastasa lo ha lasciato, questa volta definitivamente.

Una sera poco viene aggredito da tre uomini che lo massacrano di botte, constringendolo a passare otto giorni in ospedale. È un avvertimento di cui Limon non saprà mai chi sia il mandante, anche se sospetta di un generale candidatosi anche lui alle presidenziali, il generale Lebed. Da allora girerà sempre scortato da tre nerboruti nazbol, che fungono da deterrente a nuovi agguati. Sostituita Nastasa con una giovanissima punk di 22 anni, pazza di lui, Limon organizza il primo congresso del partito, affrontando notevoli difficoltà. Qui comunica ai delegati la nuova linea che ha elaborato: i tempi non sono ancora maturi per una presa del potere in Russia da parte del PNB, e nel frattempo occorre puntare sui russi che vivono nelle nazioni periferiche, abbandonati a loro stesso dopo il disfacimento dell'Unione Sovietica. Limonovo si riferisce soprattutto alle Repubbliche Baltiche e agli stati dell'Asia Centrale. Visto che negli stati baltici il partito è già ben radicato, intraprende con qualche volontario un viaggio di due mesi nelle repubbliche centro-asiatiche.

Nell'Altaj Eduard e otto nazbol allestiscono un campo, dove si allenano alla sopravivenza per 3 settimane, lasciandovi poi tre seguaci per tutto l'inverno, senza aiuti ed in completa solitudine. Durante questo viaggio Eduard scopre le popolazioni locali, ossia kirghisi, kazaki, uzbeki, tagiki, popolazioni fiere e depositarie di antiche tradizioni, a cui va tutta la sua simpatia. Influenzato dai serbi aveva sempre disprezzato i musulmani, ora invece riesce ad apprezzare l'Islam, immaginandosi come il liberatore delle popolazioni asiatiche dai dittatori giunti al potere dopo che i sovietici se ne sono andati. Ma in Russia giunge al potere Vladimir Putin che, con la scusa della lotta al terrorismo, attacca la Cecenia, mettendo al contempo fuori legge alcuni partiti scomodi, tra cui il Partito Nazional Bolscevico, benché i nazbol non si siano mai fatti conoscere per atti criminali, bensì piuttosto per azioni clamorose per le quali hanno pagato un caro prezzo in termini di pestaggi, morti ed anni di carcere.

Tornato a Mosca si trova a combattere per cercare di far funzionare il suo partito semiclandestino, ma ormai i suoi pensieri sono per l'Altaj, dove ha anche imparato a meditare. Finalmente in primavera riparte per il campo dove ritrova i tre in buona salute e maturati psicologicamente. Ma il la mattina seguente la polizia politica giunge in elicottero, arrestando tutti quanti con l'accusa di preparare un colpo di stato e di essere dei terroristi, anche se le uniche armi trovate sono due fucili da caccia.

Lefortovo, Saratov, Engels, 2001-2003

Limonov viene rinchiuso nel carcere di Lefortovo a Mosca, dove vengono detenuti i più pericolosi nemici dello stato. I detenuti vivono in perpetuo isolamento e sottoposti ad una dura disciplina; la maggior parte ne esce schiantata ma non Eduard che anz , in un anno scrive quattro libri.

Dopo quindici mesi viene trasferito a Saratov dove verrà celebrato il processo. Il nuovo carcere è l'opposto del precedente, i detenuti sono ammucchiati in celle troppo piccole per accoglierli e, per la maggior parte sono criminali comuni. Limonov vi arriva con la nomea di essere un capo terrorista e quindi ottiene da subito il rispetto degli altri prigionieri. D'altra parte lui ha sempre ambito a far parte della società più reietta e si trova benissimo in quella condizione.

Al processo il pubblico ministero chiede 15 anni di condanna. Una mazzata. Tre giorni dopo una seconda: gli arriva la notizia che Natasa, sua moglie è morta, probabilmente per overdose. Dovrà scontare la pena nel campo di lavoro di Engels nel sud della Russia, ma pochi mesi dopo, viene scarcerato con tanto di troupe televisiva che riprende l'evento. Il clima politico è cambiato e non è possibile tenere in galera un grande scrittore nonché leader di un partito.

Epilogo - Mosca, 2009

Dopo quattro anni di ricerche, l'autore torna a Mosca per rincontrare Limonov, il quale gli racconta degli ultimi anni: una nuova moglie, da cui ha avuto due figli, ma che lo ha lasciato; l'alleanza politica "L'altra Russia" con l'ex-campione di scacchi Garri Kasparov naufragata dopo poco tempo e coi due divenuti rivali (Eduard è contento che il suo sito abbia più accessi di quello dell'avversario), la creazione del nuovo movimento "Strategia 31", che organizza una manifestazione il 31 dei mesi con 31 giorni, in cui generalmente viene arrestato, l'attività letteraria che procede a rilento e che non sembra interessargli più molto.

Alla fine dell'intervista è Limonov a chiedere a Carrère perché voglia scrivere un libro su di lui: “perché ha avuto una vita appassionante. Una vita romanzesca, pericolosa. Una vita che ha avuto il rischio di calarsi nella storia.” gli risponde, al che sorprendentemente Limonov chiosa: “Una vita di merda!”. L'autore decide però che un finale così non gli piace, non si adatta a tutto il libro un Limonov così rassegnato e la cui unica gioia è di avere più amici su Facebook del suo rivale. Termina quindi col ricordo di quando Limonov gli aveva parlato dei vecchi mendicanti di Samarcanda che aspettano all'ombra di un minareto l'elemosina per cui non ringraziano. “Sono dei relitti. Sono dei re.” gli aveva detto. Questo è un finale che gli piace.

Edizioni

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