Radio Bologna per l'accesso pubblico

stazione radiofonica italiana locale
Versione del 9 gen 2016 alle 10:47 di Botcrux (discussione | contributi) (Bot: fix citazione web (v. discussione))

Radio Bologna per l'accesso pubblico,[1] è stata una delle primissime radio libere italiane. La radio nacque quando lo sviluppo della tecnologia delle trasmittenti radio in modulazione di frequenza rese possibile la realizzazione di radio alternative al monopolio RAI. Radio Bologna fu la prima radio libera a coinvolgere un'intera città e la sua comparsa ebbe grande risonanza sui media nazionali[2]

Storia

Nata il 23 novembre 1974, già dal luglio dello stesso anno, la Corte Costituzionale aveva iniziato a scalfire il monopolio Rai con una sentenza che ammetteva la trasmissione via cavo, ma per il mezzo radio la soluzione più naturale era la trasmissione via etere e, appunto, l'emittente fu in questo senso una apripista.

La programmazione era costituita in buona parte da interventi dei cittadini, incentrati spesso sui problemi del traffico o sulla crisi economico-finanziaria, seguiti poi da brani musicali. Talvolta ascoltatori qualunque erano invitati dalla redazione a condurre delle puntate di queste trasmissioni.

La sede di "Radio Bologna per l'accesso pubblico" era costituita da una roulotte,[3] situata vicino a una vecchia abitazione sul colle dell'Osservanza sulle colline bolognesi; gran parte delle attrezzature necessarie per la trasmissione erano autocostruite. Animatore dell'iniziativa fu Roberto Faenza (con l'aiuto di Rino Maenza[4]) che aveva anche lanciato nel maggio 1974 l'idea di una Telebolognacavo, con l'aiuto di Peppo Sacchi, forte dell'esperienza di Telebiella ma che era stata fermata dalla polizia postale dopo due giorni.

Anche per quello che riguarda la radio, dopo una settimana di trasmissioni, la polizia localizzò e perquisì la sede e furono interrotte le trasmissioni. Il fatto ebbe una enorme eco sulla stampa, pressoché tutti i giornali dedicarono ampi articoli. Al processo che ne seguì tutti gli imputati furono assolti. La questione, nel frattempo, aveva assunto una valenza anche politica di grande rilevanza. La fine del monopolio radiotelevisivo Rai era stata la causa della caduta del governo Andreotti II e poi di due pronunciamenti della Corte Costituzionale. In particolare la sentenza 102 del 1976 portò alla così detta libertà dell'etere.

I promotori dell'iniziativa (costituiti in forma di cooperativa) puntavano molto sull'esperienza di un mezzo di comunicazione sociale che fosse espressione del territorio e su questo tema avevano l'appoggio di Guido Fanti già sindaco di Bologna e poi presidente della regione Emilia-Romagna. Tuttavia in una città allora monopartito non ebbero l'appoggio del PCI, che aveva operato altre scelte. L'istituzione di Rai 3, allora in discussione e poi assegnata nella lottizzazione alle sinistre, aveva indotto i dirigenti del partito ad abbandonare l'appoggio alle televisioni e radio locali, per scegliere, invece l'appoggio al monopolio pubblico.[5]

Sull'esperienza di Radio Bologna scese, perciò, l'oblio, interrotto solo dal grande dibattito sorto per il trentennale della sentenza della Corte Costituzionale che aveva liberalizzato l'etere.[6]

Successivi utilizzi del nome

Il nome Radio Bologna risulta poi utilizzato anche successivamente,[7] ma il collegamento ipotizzato con l'originaria Radio Bologna non è documentato.

Bibliografia

Ortoleva Trent'anni di libertà di antenna 1976-2006 pagine 480 Catalogo mostra

Note

  1. ^ Radio Bologna per l'accesso pubblico - Storia e cronaca della prima radio libera italiana
  2. ^ Rassegna stampa
  3. ^ Anche la precedente esperienza del regista Faenza era stata simile: TeleBologna cavo aveva la sua base nel furgone prestato da Telebiella
  4. ^ Rino Maenza era il presidente della Cooperativa lavoratori informazione, editore della radio
  5. ^ sugli accordi della Camilluccia che fissarono nei minimi dettagli il concetto di lottizzazione vedi: Enrico Menduni La televisione e società italiana Studi Bompiani ISBN 88-452-4562-4. Su una successiva esperienza del 1980 in cui il PCI per breve tempo sembrava aver modificato il suo atteggiamento verso le radio-televisioni locali vedi: Idem ibidem p.78.
  6. ^ trentanni di libertà di antenna
  7. ^ Cliccarimini

Collegamenti esterni