Chiesa di Santa Maria della Pietà (Palermo)
La chiesa di Santa Maria della Pietà è un luogo di culto cattolico barocco di Palermo, situato in via Torremuzza nel quartiere Kalsa, poco distante dalla gemella chiesa di Santa Teresa alla Kalsa, entrambe opera dell'architetto Giacomo Amato.[1]
Chiesa di Santa Maria della Pietà | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Località | File:Palermo-Stemma uff.png Palermo |
Coordinate | 38°07′00.54″N 13°22′21.86″E |
Religione | Cristiana cattolica di rito romano |
Titolare | Santa Maria della Pietà |
Diocesi | Arcidiocesi di Palermo |
Architetto | Giacomo Amato |
Stile architettonico | barocco |
Inizio costruzione | 1678 |
Completamento | 1684 |
Storia
- 1495, Francesco Abatellis capitano al servizio di re Ferdinando II d'Aragona, rimasto senza eredi dispone la costruzione di un monastero retto dalla regola di San Benedetto sotto il titolo della «Madonna della Pietà».[2]
- 1526, Fondazione del monastero retto secondo la regola di San Domenico, contrariamente alle disposizioni testamentarie redatte nel 1508.[3] La dimora Abatellis, il monastero e l'annessa cappella sorgevano a breve distanza dalla Chiesa di Santa Maria degli Angeli detta «la Gancia».
- 1678, Inizio lavori, il prospetto della nuova chiesa è rivolto a oriente. La primitiva cappella di Santa Maria della Pietà costituisce l'attuale parlatorio.[4]
- 1684, Trasferimento del Santissimo Sacramento da parte dell'arcivescovo Giacomo Palafox y Cardona.[5]
- 1723, Solenne consacrazione presieduta dal vescovo Pietro Galletti vescovo di Patti e fratello della badessa Vincenza Maria Galletti.[6]
La chiesa, arretrata rispetto al filo della strada e fronteggiata dall'ottocentesco Palazzo Petrulla, dà luogo a una piazzetta che, nonostante le ridotte dimensioni, lascia trasparire il gusto per la teatralità tipicamente barocco. Il cantiere della chiesa, voluto dalle monache domenicane di clausura, si apre nel 1678 e si chiude già nel 1684. La facciata, vero capolavoro secentesco, è composta di due ordini di colonne completamente libere intramezzate da diverse statue, rappresentanti Santi o Beati domenicani secondo uno schema compositivo certamente influenzato dalla precedente chiesa del Gesù.
La volta fu decorata con stucchi di Giacomo, Giuseppe e Procopio Serpotta.
Facciata
Progettista del prospetto e dei rifacimenti interni è il religioso dell'Ordine dei Crociferi Paolo Amato autore del capolavoro in barocco fiorito.[7]
L'elegante facciata prende slancio e movimento nel doppio ordine sovrapposto di sei colonne simmetriche con ricchi capitelli corinzi. Le colonne binate centrali disposte avanzate, esaltano il senso di dinamicità dell'articolato prospetto in conci di tufo. L'alternanza di nicchie con statue, raffiguranti santi e beati domenicani, segue uno schema compositivo influenzato dalla celebre chiesa di San Domenico. Anche qui la felice sovrapposizione alla facciata in pietra progettata dal Cirrincione della doppia elevazione e decorazione in marmo di Billiemi ripresa dall'Amato.
Il sobrio portale centrale è sormontato da timpano ad arco intero che include uno stemma con ricca decorazione di volute, riccioli, palme e conchiglia. Nel centro della facciata la statua di San Domenico posta sul "globo" fasciato dai quindici misteri del rosario, opera di Giacomo Vitagliano.[8] Fanno ala una prima teoria di statue sormontate da oculi e ghirlande fitoformi.
Un grande oculo festonato con angeli e animali allegorici sormonta la lapide sul cornicione che reca inciso il motto: "QUASI STELLA MATUTINA IN MEDIO NEBULAE ET QUASI SOL REFULGENS SIC ISTE REFULSIT IN TEMPLO DEI". Ai lati, in edicole con timpani a triangoli, altre due statue raffiguranti Santa Margherita Regina e Santa Giovanna Regina arricchiscono il prospetto insieme a finestre con grate.
Chiude la prospettiva un doppio frontone sovrapposto, spezzato nella parte aggettante che delimita balconate belvedere con grate per le monache in clausura.
- Il portale settentrionale destro è sormontato da altorilievo raffigurante la Pietà di Gioacchino Vitagliano.[9]
Interno
Parete destra
Nella parete di destra c'è un'elegantissima acquasantiera sormontata dalla statua di San Giovanni Battista e rivestita da marmi policromi e vi si succedono tre cappelle:[10]
- Prima campata: Cappella dei Quattro Dottori della Chiesa" Sull'altare è collocata una tela raffigurante Cristo con Mosè, e i Dottori della Chiesa. Opera di Vincenzo Manno.
- Cantoria lignea dorata e decorata.
- Seconda campata: Cappella della Madonna del Rosario. Altare con tela raffigurante la Madonna del Rosario con San Domenico e San Tommaso d'Aquino, Papa Onorio III, Santa Rosa da Lima, Santa Caterina d'Alessandria e Santa Margherita opera di Francesco Manno del 1741.(Alcuni attribuiscono la tela ad Olivio Sozzi).
- Cantoria lignea dorata e decorata con leone e fauni del XVII secolo. Nello spazio retrostante è allocato un prezioso organo del settecento di Antonio La Manna.
- Terza campata: Cappella del Crocifisso. Altare reliquiario con Crocifisso settecentesco in legno, croce intarsiata in tartaruga e decorazioni in argento. Nel cartiglio si legge: IMITATI SUNT EUM IN MORTE SUA. Nell'urna in basso, Santa Felicita e un quadro dell'Immacolata Concezione.[11]
Parete sinistra
- Prima campata: Cappella dei santi domenicani. Sull'altare è collocata la tela della Vergine con San Vincenzo Ferrer, il Beato Pietro Geremia, Giovanni da Caccamo, Sant'Antonino Vescovo di Firenze e Santa Margherita d'Ungheria.[12] In precedenza era documentato un San Girolamo dello Zoppo di Gangi oggi in sacrestia.[13]
- Cantoria lignea dorata e decorata.
- Seconda campata: Cappella delle Sante domenicane. Sull'altare la tavola raffigurante L'istituzione dell'Ordine domenicano femminile di Vincenzo Manno fratello di Francesco Manno del 1787. Attribuzione controversa a Olivio Sozzi.
- Cantoria lignea dorata e decorata con leone e fauni del XVII secolo. Nello spazio retrostante è allocato un finto organo ivi sistemato per simmetria.
- Terza campata: Cappella della Madonna dela Pietà. Sull'altare, contornato da una meravigliosa cornice in legno intagliato il dipinto Compianto sul Cristo Morto. All'epoca, l'opera di Vincenzo da Pavia del XVI secolo fu trasferita dal monastero delle Domenicane nella nuova chiesa che le religiose vollero intitolata a «Santa Maria della pietà».[14]
In Santa Maria della Pietà sono conservate le statue della patrona di Palermo Santa Rosalia, e della Vergine Immacolata, quest'ultima tutti gli anni è condotta in processione.
Monastero domenicano di Santa Maria della Pietà
Il Monastero della Pietà, tanto grande da ospitare almeno 80 suore professe e tante altre converse, comprendeva nel suo complesso anche il Palazzo Abatellis adibito a parlatorio, oggi sede della Galleria Regionale della Sicilia.
- 1553, Il luogo di clausura è denominato monastero del Portolano per la carica ricoperta dal fondatore.[15]
- 1735, E' il primo monastero visitato per il viaggio compiuto da Carlo III di Borbone per la cerimonia di incoronazione.[16]
Cappella di Santa Maria della Pietà
- 1535 - 1541, L'architetto Antonio Belguardo edifica la primitiva Cappella di Santa Maria della Pietà. Nel 1684 la cappella fu abolita e suddivisa in diversi vani. La parte anteriore con l'ingresso su via Alloro fu adibita a parlatorio mentre la parte retrostante fu trasformata in magazzini e tolto l'altare, fu realizzata una porta di accesso nel muro dell'abside.
- 1943, La notte tra il 16 e il 17 aprile, il palazzo fu colpito durante un bombardamento aereo.
Chiesa di San Nicolò alla Kalsa o «dei Latini»
- 1306, Datazione dei primi documenti per la richiesta di costruzione di una cappella patrocinata dalla famiglia di Giovanni Chiaramonte.[17]
- 1338, E' documentata la costruzione della Cappella del Santissimo Crocifisso per seppellire i membri della famiglia Chiaramonte.[18]
- 1399, La facciata è rivolta ad occidente, i restauri trasformarono le colonne in pilastri, fu dotata di stucchi e dorature. Il prospetto è dedicato all'Immacolata Concezione, sono presenti le statue di Sant'Andrea Apostolo e San Giacomo Minore, Sant'Ambrogio e Sant'Agostino d'Ippona, San Gregorio Magno e San Girolamo, in cima alla cuspide è collocata la statua di San Nicola di Mira.[19]
- XV secolo, Il cappellone è patrocinato dalla famiglia Imperatore.[20]
- 1823, La chiesa è stata completamente distrutta dal terremoto di Pollina del 5 marzo. Le macerie ingombrano la piazza per decenni. Abbattuti i ruderi, al suo posto fu riassemblata una scultura di Ignazio Marabitti la Fontana del Cavallo Marino di piazza Santo Spirito, proveniente dal giardino di palazzo Ajutamicristo.
Compagnia del Santissimo Sacramento di San Nicolò alla Kalsa
- 1520 - 1590, Sono documentati la cappella e l'oratorio di Sant'Andrea.
- 1573, Costruzione del nuovo oratorio. Nel cappellone è documentato un quadro di Giovanni Francesco Barbieri detto il «Guercino» attorniato da statue in stucco della Fede e la Carità [21] e decorazioni del Serpotta raffiguranti gli Apostoli.
Ospedale di San Bartolomeo
{Sezione in aggiornamento}
Bibliografia
- Silvestro L. Pozzebon, "Due Chiese Sorelle. Santa Maria della Pietà, Santa Teresa alla Kalsa", Palermo, 1993.
- Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo" [2], Volume secondo, Palermo, Reale Stamperia, 1816.
Collegamenti esterni
- Foto di particolari e dettagli su: "Palermo & dintorni", su palermodintorni.blogspot.it.
Altri progetti
- Wikibooks contiene testi o manuali su chiesa di Santa Maria della Pietà
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria della Pietà
Note
- ^ Pagina 103, Abate Francesco Sacco, "Dizionario geografico del Regno di Sicilia", [1], Palermo, Reale Stamperia, 1800
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 351, 353
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 353
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 355
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 355
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 355
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 355
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 365
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 357
- ^ La disposizione delle opere all'interno dell'edificio non segue l'ordine descritto da Gaspare Palermo, pertanto le note assumono esclusivo valore documentale. Non tengono conto di lavori, restauri o diversa collocazione delle opere stesse.
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 356
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 356
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 357
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 356
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 357
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 357
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 5
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 6
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 7
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 9
- ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 9