Rub' al-Khali

Area desertica della Penisola araba
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Carta con la localizzazione del Rub' al Khali in Arabia
Dune di sabbia del Rub' al Khali
La tipica disposizione subparallela ad elevato sviluppo longitudinale (“seif”) delle dune del Rubʿ al-Khālī, in una foto scattata dal sensore remoto ASTER che equipaggia il satellite per telerilevamento Terra (EOS AM-1).

Il Rubʿ al-Khālī (الربع الخالي), ossia "Il quarto vuoto" ("quarto" inteso come "quarta parte"), è il secondo più grande deserto di sabbia del mondo. Ricopre il terzo più meridionale della Penisola araba.

Ancora ampiamente inesplorato e praticamente disabitato, il deserto è lungo circa 1.000 km e largo circa 500, con un'area totale di oltre 650.000 km². Persino i Beduini ne sfiorano solo le zone marginali. Ciò nonostante esistono compagnie di viaggi che offrono escursioni assistite da GPS nel deserto. Il primo occidentale di cui si ha notizia che abbia attraversato il Rub' al-Khālī fu Bertram Thomas nel 1931. Successivamente fu esplorata da St John Philby e da Wilfred Thesiger che descrisse le innumerevoli peripezie dell'attraversamento nel libro Sabbie arabe. L'unico esploratore che sia realmente stato in grado di attraversalo in solitaria è l'italiano Max Calderan[senza fonte].

Con temperature estive che vanno da vari gradi sotto lo zero di notte ad oltre 60 °C sopra lo zero a mezzogiorno, e dune più alte della Torre Eiffel - oltre 330 metri - il deserto potrebbe essere l'ambiente più inospitale del pianeta. Comunque, come quasi ovunque, la vita vi fiorisce. Vi si trovano aracnidi, roditori e piante appartenenti alla famiglia delle succulente.

La desertificazione è progredita nel corso dei millenni. Prima che questa rendesse così difficoltose le rotte che lo attraversavano, le carovane del commercio dell'incenso passavano in età preislamica attraverso distese oggi virtualmente impercorribili, fino alla fine del III secolo d. C. circa. Si veda ad esempio la città perduta di Ubar (in arabo Wabar), che dipendeva da questo commercio.
In età a noi più vicine, invece, le due rotte carovaniere erano quelle "del Hijāz", parallela al Mar Rosso, e quella più impervia "dell'Iraq". La prima metteva in collegamento lo Yemen al Mar Mediterraneo mentre la seconda l'Oman alla Mesopotamia.

Nella cultura di massa

Il deserto è presente nel videogioco Uncharted 3: L'inganno di Drake, in cui è nascosta la città perduta di Ubar (nel gioco chiamata anche "Atlantide del deserto"). Fa una sua apparizione anche in Ninja Gaiden 3 e Ninja Gaiden 3: Razor's Edge. Viene anche citato nel romanzo d'avventura "La città sepolta" di "James Rollins", che richiama la leggenda degli spiriti malvagi che infestano le sabbie, i "nisnases" e della città sepolta "Ubar".

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