Carica di Poloj

episodio bellico della Seconda guerra mondiale, ultima carica di cavalleria compiuta da truppe regolari
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La Carica di Poloj (Croazia) è un episodio bellico consumatosi durante il Secondo conflitto mondiale nel Fronte jugoslavo il 17 ottobre 1942, passato alla storia come ultima carica posta in essere da truppe militari regolari. L'episodio ha visto come protagonisti da una parte il Regio Esercito, con il 14º reggimento Cavalleggeri Alessandria e dall'altra l'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia. Fu l 'ultima carica di cavalleria italiana [1].

Carica di Poloj
parte del Fronte jugoslavo della seconda guerra mondiale
Data17 ottobre 1942
LuogoPoloj, Croazia
EsitoVittoria italiana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
760 uominiSconosciuto
Perdite
129 morti (9 ufficiali, 4 sottufficiali, 116 Cavalieri, 160 cavalli)
70 feriti circa
Sconosciuto
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Antefatto

Dopo l'invasione della Jugoslavia nel 1941 e la conseguente spartizione dei territori occupati voluta dalla Germania Nazista, il Regno d'Italia era presente a Zara, in una parte della Slovenia (Provincia italiana di Lubiana), nella parte nord-occidentale della Banovina di Croazia (congiunta alla Provincia di Fiume), in una parte della Dalmazia e nella zona della Bocche di Cattaro (Governatorato di Dalmazia). L'Italia assicurava i propri confini con diverse divisioni, stanziate in basi nel Friuli Venezia Giulia, nell'Istria, in Zara, e in Albania.

Con il crescere del malcontento popolare causato dall'occupazione dell'Asse, nel Regno di Jugoslavia prendeva sempre più piede un movimento armato filocomunista di opposizione, chiamato ufficialmente Armata popolare di liberazione della Iugoslavia; I quali gruppi seguivano, a grandi linee, le direttive del loro autoproclamato generale Josip Broz Tito, che sarebbe poi diventato, con l'instaurarsi del Comunismo nella regione, primo presidente della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. I primi scontri si svolsero già nei primi giorni dell'invasione, per poi continuare durante tutta l'occupazione, principalmente sotto forma di azioni di guerriglia, di sabotaggio e di disturbo.

Il 14º Cavalleggeri di Alessandria era uno dei reggimenti italiani presenti nei territori occupati in cui le truppe erano prevalentemente a cavallo: era di sicuro il reggimento con la più alta mobilità tra tutti quelli nella zona. Il reggimento, inquadrato nella 1ª Divisione Celere "Eugenio di Savoia", compiva azioni di pattugliamento e controllo del territorio e gli incontri con i partigiani erano frequenti.

La battaglia

Al sorger del sole del 17 di ottobre 1942, il 14º reggimento, guidato dal colonnello Antonio Ajmone Cat e supportato da una colonna di artiglieria ippotrainata, il 3º squadrone carri basato su carri L6/40 ed il battaglione Camicie Nere divisionale[2] (81°), muoveva verso Primislje in una normale operazione di controllo quando, nelle prossimità del fiume Korana, un manipolo di partigiani Jugoslavi esplosero dei colpi di grosso calibro dalle alture circostanti, uccidendo subito un ufficiale e un cavalleggero e ferendo diversi uomini e cavalli. Dopo un leggero ripiegamento del 14°, che però ha dato tempo ai partigiani di riorganizzarsi e di appostarsi nelle alture vicine, alle 13.00, il reggimento si mosse in formazione a losanga, rinforzato dallo /40squadrone di supporto con carri e pezzi d'artiglieria.

Alle 14.30, questo raggiunse Poloj e si schierò nella valle in ordine di combattimento, poiché le alture erano tenute dai partigiani, e subito iniziò un violento scontro a fuoco. Alle 17.00 si accentuò la pressione avversaria, così il generale Lomaglio, comandante della 1ª Divisione Celere "Eugenio di Savoia"[2], ordinò dal comando di proseguire per Primislje e mandò sul posto il generale Mazza, vicecomandante la divisione. Alle 18:30 Lomaglio, col far del buio, decise di far ritirare le forze a Perjasica, ma ormai i partigiani aspettavano questa mossa. Il colonnello Cat mandò in scoperta il primo squadrone del capitano Antonio Petroni con lo squadrone comando e quello dei mitraglieri.

Nel frattempo il terzo squadrone, sfoderate le sciabole, si lanciò alla carica sui partigiani che scendevano dalle alture a sinistra, mentre il secondo faceva lo stesso dal lato opposto; in retro guardia il quarto squadrone del capitano Vinaccia caricò ripetutamente per coprire la ritirata dell' artiglieria e degli automezzi: il capitano cadde nello scontro, ma le perdite partigiane furono nettamente superiori. I pochi partigiani rimasti, a questo punto, decisero di organizzare un terzo sbarramento, ma una poderosa carica di sciabole riuscì a spezzare l'accerchiamento formatosi e a metterli in fuga.

A fine battaglia, in tarda serata, il 14º Cavalleggeri contava 129 caduti e una settantina di feriti, ma le perdite partigiane erano abbastanza alte da determinare per l'Italia non solo una vittoria strategica, ma anche una vittoria tattica. I cavalleggeri rientrarono vittoriosi la mattina del 18 ottobre a Perjasica, accolti dagli alti comandi con tutte le glorie, nonostante l'amarezza per aver perduto nello scontro il regio stendardo che accompagnò quel reparto durante tutta la sua storia.

Conseguenze e critiche

La carica di Poloj fu una azione di grande importanza, in tutti gli aspetti, pur non essendo scaturita dalla autonoma decisione del suo comandante ma quasi imposta dall’alto, per eseguire un ordine; eseguita in maniera esemplare dai soldati italiani, con diversi atti di eroismo individuali, che valsero loro 12 Medaglie d'Argento al Valor Militare, altre di Bronzo e Croci di Guerra ad ognuno.

Alessandria rientrò come gli era stato ordinato ma pagando un alto prezzo in vite umane: 129 morti e una settantina di feriti che, secondo analisti militari e strateghi, avrebbero potuto essere evitate o quantomeno ridotte se il combattimento fosse stato condotto liberamente dal comandante sul campo. Difatti su questa carica, dopo un galvanizzamento generale, venne quasi immediatamente steso un velo di imbarazzato silenzio. Divulgare completamente le circostanze in cui avvenne avrebbe forse messo in luce le manchevolezze dei comandi e la leggerezza con cui venivano impartiti gli ordini.

Curiosità

Uno dei riconoscimenti, forse il più popolare, fu quello espresso dal comandante nemico Tito: «Abbiamo avuto l'onore di scontrarci con i Cavalleggeri di Alessandria». E non furono rari gli elogi verbali da parte di personaggi di spicco del Terzo Reich, come Erwin Rommel, e di molte altre nazioni.

Voci correlate


Note