Il Quartetto in mi minore di Giuseppe Verdi fu scritto nella primavera del 1873 durante una rappresentazione di Aida a Napoli. È l'unica composizione di musica da camera sopravissuta nel catalogo verdiano.

Quartetto in mi minore

Storia

 
Giuseppe Verdi
Ritratto di Ferdinand Mulnier

All'inizio del marzo 1873 Verdi si era recato a Napoli per la prima rappresentazione al Teatro di San Carlo dell’opera egizia Aida, ma il soprano Teresa Stolz[1], ingaggiata per la parte principale, si era ammalata. La prima era stata posticipata, e così Verdi «nei momenti di ozio all’albergo Crocella» aveva scritto il Quartetto in mi minore, eseguito per la prima volta il 1° aprile 1873, due giorni dopo la rappresentazione di Aida, durante un recital informale presso l'albergo, presenti non più di sette-otto ascoltatori; fra questi c’era il corrispondente della Gazzetta Musicale di Milano, sulla quale, pochi giorni dopo, era uscito un grande articolo intitolato “Un quartetto di Verdi!”. L'esordio, fu affidato ad un ensemble formato dai fratelli Finto (violini), Salvadore alla viola e Giarritiello al violoncello.[2].

Per molto tempo Verdi continuò a negare il consenso ad esecuzioni del quartetto in Italia, sostenendo, forse in modo polemico, che il suo Quartetto non lo conosceva nessuno. Due anni dopo l’esecuzione milanese, nel 1878, gli era arrivata una richiesta da Parma, in fondo la sua “patria”. Gli aveva scritto anche il sindaco, gli si erano rivolti vari notabili, pregandolo di concedere il Quartetto per l’esecuzione, e questa era stata la risposta: «Sono veramente dolente di non poter aderire a quanto ella domanda. Io non mi sono più curato del Quartetto che scrissi per semplice passatempo alcuni anni or sono a Napoli e che fu eseguito in casa mia alla presenza di poche persone che erano solite venire da me tutte le sere. Questo per dirle che non ho voluto dare nissuna importanza a quel pezzo e che non desidero almeno per il momento renderlo noto in nissuna maniera»[3].

In realtà ciò non corrispondeva a verità in quanto era già stato eseguito a Vienna e a Parigi con successo enorme; stava per essere suonato a Londra, addirittura in una versione adattata per un’orchestra di 80 archi. E l’autore, richiesto di assenso, lo aveva dato osservando che alcuni temi del primo e del secondo violino sarebbero risultati meglio in versione orchestrale… Più tardi, anche Arturo Toscanini avrebbe realizzato un “arrangiamento” per orchestra d’archi. E ancora, ad un altro corrispondente di Parma, per scusarsi del fatto che non voleva far eseguire il Quartetto: «È vero che questo quartetto mi viene richiesto da qualche società musicale, prima fra le altre dalla così detta Società del Quartetto di Milano, ma lo ricusai perché non volli dare nissuna importanza a quel pezzo». Il suo commento sulla validità di quanto aveva scritto fu il seguente: «Se il quartetto sia bello o brutto non so… so però che è un quartetto!»

La prima esecuzione pubblica del Quartetto avvenne a Milano il 5 dicembre 1876 e preoccupò molto Verdi. Così scrisse al suo editore Giulio Ricordi: «I tre primi tempi non presentano difficoltà di interpretazione, ma l’ultimo sì. Se alla prova voi sentite, termometro infallibile, qualche squarcio un po’ impasticciato, dite pure che, se anche bene eseguito, è male interpretato. Tutto deve sortire anche nei contrappunti più complicati, netto e chiaro. E questo si ottiene suonando leggerissimamente e molto staccato in modo che si distingua sempre il soggetto, sia dritto che rovesciato. Mi ha sorpreso assai nel sentire che siasi eseguito il quartetto a Vienna. Non avendone mai visto cenno nemmeno nella vostra Gazzetta, suppongo un fiasco, malgrado il buon successo che dice il vostro telegramma. Ditemene pure qualche cosa francamente e con verità: la voluttà del fiasco è qualche cosa nella vita dell’artista».

Il Quartetto esprime chiaramente l’intenzione verdiana di definire una diversa pratica musicale, che sintetizzi nella forma classica un gusto e uno stile tipicamente italiani, alieni da qualsiasi pedissequa “falsariga”. Particolarmente significativa, da questo punto di vista, la scelta di concludere la composizione con una Fuga, che non a caso era la parte cui il compositore teneva di più e per la quale, come si è visto, dettava anche suggerimenti esecutivi.

Nonostante le umili parole di Verdi, il suo Quartetto in mi minore è considerato tra le grandi opere da camera classiche del IXX° secolo . Esiste anche una versione per orchestra d'archi.

Struttura

Il Quartetto é scritto per il consueto quartetto d'archi composto da due violini, viola, e violoncello.

  1. Allegro
  2. Andantino
  3. Prestissimo
  4. Scherzo Fuga. Allegro assai mosso

Note

  1. ^ Wigmore, Liner notes from the Hyperion Records, 1999, p. 2.
  2. ^ Marco del Vaglio, I Quartetti di Verdi e Puccini, su quartettodiroma.it, ©Quartetto di Roma.
  3. ^ Cesare Galla, Verdi, un Quartetto per polemica, su cesaregalla.it, ©2015 Cesare Galla.

Bibliografia

Collegamenti esterni

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