Esecuzione di Gesù secondo i Testimoni di Geova


Secondo i Vangeli Gesù di Nazareth fu messo a morte su di una struttura definita dalla parola greca σταυρός (stauròs) come fa per esempio il Vangelo secondo Giovanni capitolo 19, versetto 17, che nel testo greco di Westcott e Hort: è reso: «καὶ βαστάζων ἑαυτῷ τὸν σταυρὸν [stauròs] ἐξῆλθεν εἰς τὸν λεγόμενον Κρανίου Τόπον, ὁ λέγεται Ἑβραϊστὶ Γολγοθα»[4][5]
I Testimoni di Geova sostengono che con tale termine gli evangelisti designassero un singolo palo verticale tanto che la loro Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, rende stauròs (σταυρός) come "palo di tortura"[6][7] sostenendo, contro il pensiero della totalità della cristianità, che Gesù non sarebbe morto su una croce composta come afferma il Vocabolario Treccani: «nella forma più tradizionale (ma non più antica), da due legni, uno orizzontale l’altro verticale»[8]
Secondo i testimoni di Geova, l' adorazione della Santa Croce[9] e la sua devozione, è una pratica di idolatria[10] e basa le sue radici sulla adorazione di quel simbolo da parte di diversi popoli pagani[11]
Cosa affermano i Testimoni di Geova sulla esecuzione di Gesù
La morte di sacrificio di Gesù Cristo riveste per i Testimoni di Geova l' aspetto principale[13] della sua venuta sulla terra come uomo perfetto, con un sacrificio che ha a che fare con il suo Regno e la salvezza del genere umano riscattato dal peccato del primo uomo Adamo[14].
Tutto quello che riguarda il sacrificio e la morte di Gesù, è per i tdG, quello che la Bibbia stessa dichiara. Le Sacre Scritture sono ritenute dai testimoni l'unica autorità attendibile essendo convinti che sia la parola di Dio[15]. A loro avviso, qualsiasi autorità religiosa dopo la morte dell'ultimo apostolo biblico[16], è da ritenersi non attendibile, affermando che molti cosiddetti cristiani dopo il primo secolo, e nei secoli successivi, furono apostati, apostasia predetta dalle Sacre Scritture[17]. Cristo ad avviso dei testimoni di Geova mori su ciò che la Bibbia dichiara essere uno "stauros"[18].
Tutte le evidenze, secondo loro, dimostrano che il termine "stauros" fosse un palo di legno, senza traversa. Oltre all' aspetto della forma del mezzo dell'esecuzione di Gesù, ritengono che la venerazione, l' adorazione e l' indebita attenzione mostrata a quel mezzo riguardante l'esecuzione, che la stragrande maggioranza della cristianità ritiene essere una croce con traversa, è da ritenersi idolatria per cui contro i comandi di Dio[19].
Il culto e l'uso della croce, secondo i testimoni, non fu solo una prerogativa della cristianità apostata, ma trova origini documentate in culti di antichi popoli pagani[20]. Quanto asseriscono, a loro avviso, è comprovato oltre che dall'evidenza interna dell' Antico e del Nuovo Testamento, anche da diversi studi accademici, e testimonianze di storici, filologi e teologi, nonché da alcune Traduzioni della Bibbia.
Le fonti a cui fanno riferimento i Testimoni di Geova
Significato di "croce" nel tempo, e prima e dopo l'esecuzione di Gesù
Il significato di croce (in latino crux) è cambiato nel tempo, e al tempo della esecuzione di Gesù, non era il solo modo in cui oggi viene concepito dalle chiese, ovvero esclusivamente un palo con una traversa. «Il termine [latino] "crux" non si riferisce automaticamente ad una croce, mentre il termine "patibulum" viene generalmente utilizzato per la crocifissione. Senza contare che entrambi i termini sono utilizzati con significati diversi» ad affermarlo, fra gli altri, è Gunnar Samuelsson.
L'accademico e teologo Gunnar Samuelsson[24] dell'università svedese di Göteborg, esperto di greco del Nuovo Testamento, che su Gesù Cristo ha pubblicato studi dedicati alla sua esecuzione e ripresi da importanti pubblicazioni come The Oxford Encyclopedia of the Bible and Law e la Society of Biblical Literature[25], asserisce: «È un dato di fatto, che questi testi [quelli biblici] sono sorprendentemente silenziosi per quanto riguarda la raffigurazione dell'evento reale in sé. I testi dicono che Gesù portò uno stauros, che aveva un utilizzo ben più ampio nell'antichità di un semplice riferimento a una "croce" oggi, verso il Calvario, e stauron che viene utilizzato in un senso molto più ampio che il solo "crocifiggere". Perché Gesù portò uno stauros, a cosa somigliava (ad esempio, era l'intero strumento di esecuzione o solo una parte di esso, e cioè la "trave trasversale"), perché è stato costretto un passante secondo i Sinottici a partarla per Gesù, il testo è muto su questi punti. I testi che raccontano l'esecuzione non dicono nulla su come Gesù è stato fissato al patibolo. Questo è il cuore del problema. Il testo narrativo della passione non veicola esattamente le informazioni ad esso attribuite, come noi cristiani a volte vorremmo che sia»[26]
Il prof. Giovanni Bazzana, accademico per il Nuovo Testamento alla Harvard Divinity School [27] e storico del cristianesimo antico [28], fa eco riprendendo lo scopo della pubblicazione dell'accademico svedese, avvertendo: «che basarsi sul significato contemporaneo delle parole» per tradurre, per esempio, autori come Tacito o Cicerone«può essere un modo di procedere assai rischioso»[29][30].
Nella sua pubblicazione Crucifixion in Antiquity, il teologo svedese cita infatti una serie di personaggi e i loro scritti in cui i termini usati, denotano solo «sospensioni non specificate», e a volte un unico palo di legno, ma mai inequivocabilmente una crocifissione avvenuta su due pezzi di legno, anche se in certi casi è possibile che il riferimento sia a tale tipo di crocifissione.[31] A pp. 77, 81, 87, 114-115, 126, 121-122, 130 della sua opera, Samuelsson, cita greci, come gli storici Polibio e Appiano di Alessandria, teologi come Diodoro di Tarso, filosofi e scrittori come Plutarco; e romani, come lo scrittore e storico Giuseppe Flavio (pp. 99, 102, 109, 110).
Dopo aver esaminato anche la letteratura latina e scrittori, drammaturghi e storici come Valerio Massimo, Publio Cornelio Tacito, Gaio Svetonio Tranquillo, Tito Maccio Plauto e Lucio Anneo Seneca, la conclusione del teologo svedese è: «La mancanza di una terminologia distinta sulla crocifissione e l'uso disparato dei termini nel gruppo delle pene capitali con l'uso della sospensione, nei testi finora studiati, suggeriscono che non vi era alcuna punizione definita chiamata crocifissione prima della esecuzione di Gesù. Le forme della pena della crocifissione familiare al lettore di oggi sembrano essersi fermate dopo la morte di Gesù»[32]
Testimonianza negli scritti sacri cristiani in greco
Per indicare lo strumento della morte di Cristo, Giovanni, che nel Vangelo è indicato come presente alla morte di Gesù,[33] si servì della parola greca staurós[34] termine che secondo i Testimoni di Geova nel greco classico indicherebbe principalmente un palo diritto senza bracci trasversali, ma che secondo anche l'edizione ridotta di Liddell e Scott indicava nel greco del Nuovo Testamento e di Luciano di Samosata la croce.[35]
I Testimoni di Geova si appoggiano ad una serie di studi che hanno esaminato la questione: secondo John Denham Parsons, nel libro The Non-Christian Cross, nessuna frase del Nuovo Testamento indicherebbe in qualche modo che lo stauros usato per mettere a morte Gesù avesse la forma di una croce, lasciando perciò, secondo Parsons, la questione aperta.[36] Anche secondo Hermann Fulda, nel libro The Cross and Crucifixion,[37] Gesù sarebbe morto su un semplice palo di tortura, poiché questo sarebbe stato il mezzo di esecuzione utilizzato a quel tempo in Oriente e così sarebbe stato descritto nella storia della sua morte e in molte espressioni dei primi padri della Chiesa.
Testimonianze negli scritti sacri ebraici
Secondo i Testimoni di Geova, costituirebbero prove dell'effettivo significato di stauros come palo verticale anche alcune citazioni bibliche: nel Deuteronomio si fa menzione di mettere al "palo" il cadavere di un condannato a morte, non di metterci qualcuno per farlo morire.[38]
In lingua ebraica non esisterebbe una parola corrispondente al termine italiano "croce": per designare tale oggetto si utilizzava la locuzione "trama e ordito", alludendo ai fili su un telaio. Nel passo biblico del Deuteronomio, il termine ebraico tradotto "palo" è `ets, che significa principalmente albero o legno, precisamente un palo di legno.[39] La pena di morte descritta nella Bibbia presso gli Ebrei avveniva per lapidazione. La parola aramaica ’a‘, corrispondente al termine ebraico `ets, compare in Esdra,[40] dove riguardo ai violatori del decreto del re persiano vien detto: "Sarà tolta una trave dalla sua casa ed egli vi sarà messo al palo".
Nel tradurre i passi biblici del Deuteronomio e di Esdra, i traduttori della Versione dei Settanta usarono la parola greca xylon, lo stesso termine usato da Paolo nella Lettera ai Galati[41] e da Pietro.[42] Il termine greco xylon è usato diverse altre volte in riferimento al "legno" su cui fu appeso Gesù.[43] La parola greca, infatti, veniva applicata a molti oggetti fabbricati di legno, quali un piolo, una leva, il cavallo di Troia, un collare di legno messo sul collo di un prigioniero, le scorte in cui gli sono confinati i piedi, una forca, una panca, un tavolo.[44] È usata ripetutamente nella versione greca dell'Antico Testamento per indicare un albero vivo,[45] e anche nel Nuovo Testamento.[46]
Stauros e xylon secondo gli studiosi
Alla parola greca stauros viene attribuito il significato di un palo verticale, o di un elemento di una palizzata, a cui appendere qualsiasi cosa, o che si poteva usare per recintare un appezzamento di terra. Il cambiamento di significato si sarebbe verificato su influenza dei Romani, in seguito al loro dominio sul territorio in cui si parlava la lingua greca. Anche il termine latino crux avrebbe indicato in origine un palo verticale, e solo successivamente il significato sarebbe stato espanso in quello che aveva all'epoca dei vangeli, quando normalmente si eseguiva la crocifissione sospendendo il criminale da una traversa di legno.[47] Sono documentate presso i Romani anche forme di esecuzione in cui i condannati a morte erano appesi a dei pali senza alcun braccio trasversale.[48]
Traduzioni della Bibbia, dizionari e ausiliari biblici
Origini pagane della croce
L' Encyclopædia Britannica (Undicesima Edizione, Vol. VII, p. 506) riferisce che "nella sua forma più semplice, la croce è stata usata sia come simbolo religioso che come ornamento, dagli albori della civiltà umana. Sono stati trovati vari oggetti, che risalgono a periodi molto anteriori all'èra cristiana, contrassegnati da croci di diverse forme, quasi in ogni parte del vecchio mondo”. Non cade però nella trappola del sofisma post hoc ergo propter hoc. Dice infatti: "La morte di Cristo su una croce conferì necessariamente un significato nuovo a un segno, che fino allora era stato associato con un mondo religioso non solo non cristiano, ma radicalmente spesso ad esso contrario".[49]
Lo studio di Gunnar Samuelsson
I primi due secoli
Nel parlare delle forma del patibolo sul quale Gesù morì, i cristiani dei primi due secoli suppongono unanimamente che aveva traversa.
La cosiddetta Lettera di Barnaba, di cui non si sa l'anno esatto di composizione ma che deve appartenere al periodo tra il 70 e il 132, descrive il patibolo nel quale Gesù morì come avente la forma della lettera Τ: "la croce è raffigurata nel tau che doveva comportare la grazia" (σταυρὸς ἐν τῷ Τ ἔμελλεν ἔχειν τὴν χάριν).[50][51] E scorge un segno profetico della croce e di chi sarebbe crocifisso (ἐπὶ σταυροῦ καὶ τοῦ σταυροῦσθαι μέλλοντος) in quello che fece Mosè, quando "postosi più in alto di tutti distese le braccia" (cfr. Libro dell'Esodo, 17,8-13), "rappresenta[va] la figura della croce e di chi avrebbe dovuto patire (su di essa)" (ἵνα ποιήσῃ τύπον σταυροῦ καὶ τοῦ μέλλοντος πάσχειν).[52][53][54]
Anche Giustino martire (100–165) vede lo stesso significato nell'episodio di Mosè che allarga la braccia su entrambi i lati (τὰς χεῖρας ἑκατέρως ἐκπετάσας): dice che, se Mosè rilassava un po' questa figura che imitava la croce (τοῦ σχήματος τούτου τοῦ τὸν σταυρὸν μιμουμένου), il popolo veniva battuto, e se restava in questa posizione, il popolo prevaleva a causa della croce (διὰ τοῦ σταυροῦ). Aggiunge che non era a causa della preghiera di Mosè che ciò accadeva, ma perché al comando della battaglia c'era il nome di Gesù (in greco, Giosuè si chiama Ἰησοῦς, Gesù) e perché Mosè stava costituendo il segno della croce (τὸ σημεῖον τοῦ σταυροῦ ἐποίει).[55][56]
Nella stessa opera Giustino descrive la croce (τὸν σταυρόν) come composta di un pezzo di legno verticale, al quale si adatta l'altro orizzontale, mentre in mezzo c'è un altro pezzo su cui si mettono a sedere quelli che sono crocifissi.[57][51] E dice che l'agnello pasquale è simbolo della sofferenze della croce (τοῦ πάθους τοῦ σταυροῦ) che il Messia doveva subire: nell'arrostirsi viene disposto a croce (σχηματιζόμενον ὁμοίως τῷ σχήματι τοῦ σταυροῦ), trafitto con uno spiedo dalla base alla testa e con un altro nelle spalle, al quale vengono attaccati i piedi.[58]
In un'altra opera Giustino scrive: "La figura dell'uomo non differisce in nulla da quella degli esseri irrazionali, se non nella posizione eretta, nell'avere mani estensibili e nel fatto di portare sul volto, prominente sotto la fronte, quello che si chiama naso, per mezzo del quale l'essere vivente respira: e questo non mostra altro che la forma della croce" (τὸ σχῆμα τοῦ σταυροῦ).[59][60]
Ireneo di Lione (c. 130 - c. 202) dice che "la stessa struttura della croce presenta cinque extremità: due per il senso della lunghezza, due per la larghzezza, e una al centro, sulla quale riposa colui che vi è appreso con i chiodi" (ipse habitus crucis, fines et summitates habet quinque, duos in longitudine, duos in latitudine, et unum in medio, in quo requiescit qui clavis affigitur).[61][62]
Negli Atti di Pietro, libro apocrifo della seconda metà del secondo seculo, san Pietro, mentre è crocifisso, dice: "È giusto, infatti, salire sulla croce di Cristo (προσῆκεν γὰρ ἐπιβαίνειν τῷ τοῦ Χριστοῦ σταυροῦ) che è l'unica e sola parola distesa, della quale lo Spirito dice: "Che cos'è Cristo, se non la parola, l'eco di Dio?". Sicché la parola è l'asse dritto della croce, quello al quale sono crocifisso; l'eco è l'asse trasversale, cioè la natura dell'uomo; il chiodo che unisce l'asse trasversale a quello dritto è la conversione e la penitenza dell'uomo."[63][64]
Tertulliano (c. 160 - c. 220), come altri scrittori precedenti, paragona la croce alla lettera Τ e informa inoltre che era già tradizione per i cristiani tracciare ritualmente una croce sulla fronte ripetutamente nel corso della giornata.[65][66]
È da notare che nello scrivere di quello su cui Gesù morì questi cristiani usarono la parola greca σταυρός (stauros), di cui il significato basilare è "palo diritto".[67] Come si sa, le parole cambiano significato con il passare degli anni e dei secoli.[68][69] La parola σταυρός, che si trova adoperata solo nel senso basilare nel periodo classico della lingua greca, era applicata al tempo di Cristo, mezzo millennio più tardi, ad una struttura lignea usata dai romani per giustiziare criminali.[70] Opere contemporanee descrivono tali strutture come consistenti a volte in un palo diritto verticale (denominato più specificamente stipes in latino) con un accessorio orizzontale chiamato patibulum:[71][72][73] Seneca (4 a.C. – 65), nato all'incirca nello stesso anno in cui è nato Gesù, nel parlare dell'esecuzione di criminali in diverse varietà di cruces, menziona quelli le cui braccia venivano estese sul patibulum: Video istic cruces ne unius quidem generis sed aliter ab aliis fabricatas: capite quidam conuersos in terram suspendere, alii per obscena stipitem egerunt, alii brachia patibulo explicuerunt[74] ("Vedo là delle croci, neppure di un unico genere, ma fabbricate da alcuni in un modo, da altri in un altro: alcuni hanno sospeso (uomini) rivolti colla testa verso terra, altri hanno spinto un paletto attraverso le parti oscene, altri hanno divaricato le braccia sul patibolo").[75]
Il termine σταυρός, applicato nei vangeli e dai primi cristiani alla struttura su cui è avvenuta la morte di Gesù, è applicato a simili instrumenti di morte da, per esempio, Filone di Alessandria (altro contemporaneo di Gesù, 15/10 a.C – 45/50) nel libro da lui scritto contro il governatore romano di Egitto, Flacco,[76][77] ed è così applicato anche da Flavio Giuseppe (c. 37/38 – c. 100), Plutarco (46/48 – 125/127) e Caritone (attivo forse a metà del I secolo), i quali, a parere di Gunnar Samuelsson, non forniscono descrizioni che permetterebbero di dichiarare che lo σταυρός in parola aveva o non aveva traversa,[78] come succede anche nel caso dei vangeli, ma non degli autori cristiani citati sopra e del pagano Luciano di Samosata.[51]
In A Greek-English Lexicon di Liddell e Scott, l'ultimo scrittore greco citato per avere chiaramente usato σταυρός per significare solo un palo verticale è Senofonte, morto nell'anno 354 a C. Con la parola "croce" la stessa fonte traduce il termine σταυρός in un testo dello storico greco del I secolo a.C. Diodoro Siculo.[79] Samuelsson considera questa interpretazione possibile ma non certa.[80]
I cristiani che parlavano della specifica croce di Cristo non erano gli unici a considerare una traversa elemento normale della struttura denominata σταυρός: autori pagani avevano lo stesso pensiero in relazione allo σταυρός in generale. Luciano di Samosata (125-181), nel suo Giudizio delle vocali fa proporre per la lettera Τ (Tau) la pena di morte sulla croce, perché questa sarebbe fatta secondo la forma della stessa lettera:[51] "Dicono che è stato perché ispirati dalla sua figura e imitandola che i tiranni hanno fabbricato strutture lignee di forma analoga su cui crocifiggere gli uomini; ed è da questo che tale congegno perverso ha preso il suo nome perverso. Per tutti questi crimini, quante condanne a morte voi pensate che merita la Tau? Da parte mia, ritengo che in giustizia resta per la Tau solo questa punizione: che sia giustiziata sulla sua propria forma".[81] Anche Artemidoro di Daldi dice che per fabbricare uno σταυρός si usano più pezzi di legno.[82][51]
Le prime raffigurazioni ancora esistenti
Il Graffito di Alessameno è considerato una beffa anticristiana: raffigura in croce un uomo con testa di asino accompagnato da un altro uomo che lo adora. Secondo la maggior parte degli studiosi è dell'inizio del III secolo, ma alcuni lo attribuiscono al I secolo. Un altro graffito di mano pagana, che similmente mostra una croce a T, è stato trovato a Puteoli. È della prima metà del II secolo e mostra una donna crocefissa.[83]
Se si lascia da parte il Graffito di Alessameno, la più antica raffigurazione dell'esecuzione di Gesù ancora esistente sembra essere quella scolpita alla fine del II secolo o all'inizio del seguente, probabilmente in Siria, in una gemma di diaspro destinata ad essere usata como amuleto e conservata oggi presso il British Museum di Londra. Presenta la figura di un uomo nudo le cui braccia sono legate con vincoli alla traversa di una croce. L'iscrizione in lingua greca combina parole magiche con termini cristiani. Il catalogo di una mostra del 2007 dice: "L'apparizione della Crocifissione in una gemma di data così precoce suggerisce che immagini di tale tema (ora perdute) possono essere state diffuse nel II e nel III secoli, probabilmente in contesti cristiani normali".[84][85][86]
Della metà del IV secolo è un'altra gemma, probabilmente anch'essa di provenienza siriana, che faceva parte di un sigillo personale. Presenta Gesù in croce con i dodici apostoli a destra e a sinistra.[84][87][88]
La più antica raffigurazione della crocifissione di Gesù in un contesto narrativo si trova negli avori Maskell, presso il British Museum. I quattro quadri di tali avori sono di c. 420–430.[89] [90] Pochissimo più tardiva (432) è la raffigurazione della Crocifissione nella porta lignea della Basilica di Santa Sabina a Roma.
Le prime affermazioni dell'assenza di traversa
L'immagine della croce di Gesù presentata da scrittori dei primi due secoli, che vivevano a poca distanza di tempo dalla morte di Gesù e che conoscevano bene la maniera normale in cui veniva eseguita la crocifissioe, restava uguale, anche dopo la legalizzazione del cristianesimo nell'Impero romano.[91]
Più tardi, la crocifissione è andata in disuso. La prima fonte che dice espressamente che, per rispetto verso Gesù, Costantino I abolì la pena della crocifissione è Sozomeno, che nacque circa 65 anni dopo la morte dell'imperatore. Prima di Sozomeno, Aurelio Vittore (c. 320 – c. 390) dice che Costantino abolì una pena di morte, forse la crocifissione, per un motivo di umanità, non di religione. Dall'altra parte Firmico Materno, nello scrivere pochi anni dopo la morte di Costantino, parla della crocifissione come ancora pena legale.[92][93]
Nel 1593/4, Giusto Lipsio pubblicó il suo studio De cruce, concernente la crocifissione nell'antichità. Inventò[94] i termini crux simplex (un unico palo al quale legare la vittima) e crux compacta (un congiunto di due pali o travi in legno) e concluse che la crocifissione di Gesù è stata effettuata in una crux compacta, probabilmente nella forma † (crux commissa) ma forse invece nella forma T (crux immissa).[95]
La terminologia di Lipsio e le sue conclusioni sui vari tipi di croci impiegate storicamente trovarono accettazione generale. Scrittori quali Jacob Gretser e Thomas Godwin eran d'accordo con Lipsio nell'affirmare che Gesù morì in una crux compacta.[96][97] Ma alla fine dell'Ottocento sono apparse le prime affermazioni che Gesù morì in un palo senza traversa.
Nel suo lungo studio della materia, pubblicato nel 1878, Herman Fulda diceva che l'esecuzione di Gesù avvenne così e che i termini σταυρός (stauros) e crux (rispettivamente greco e latino) si riferivano a un semplice palo, una crux simplex. Allo stesso tempo egli affermava che spesso si univa al palo verticale una traversa temporanea chiamata in latino patibulum, dando all'insieme, per la durata della crocifissione, la forma di una crux immissa.[98][99]
Nello stesso periodo, Ethelbert W. Bullinger dichiarò nel suo A Critical Lexicon and Concordance to the English and Greek New Testament, del quale la prima edizione è uscita nel 1877, che il significato dei termini σταυρός e crux non corrispondeva affatto all'idea di una croce: "Lo σταυρός non era altro che un palo diritto al quale i romani inchiodavano i cosiddetti crocifissi. [...] Non significa mai due pezzi di legno uniti ad un angolo qualsiasi".[100] Nella sua Companion Bible (1922) ripeté quello già detto sul senso di σταυρός, osservando che questo era il significato della parola nelle opere di Omero e durante tutto il periodo classico della lingua greca (che terminò nel quarto secolo avanti Cristo). Nell'opera del 1877 affermò che i cristiani, dopo avere impiegato la lettera greca Χ, lettera iniziale di Χριστός (Christos), per indicare il nome di Cristo, cominciarono a partire dell'anno 400 circa a rimpiazzarla con la lettera iniziale T del nome del dio pagano Tammuz. Nel 1922 invece affermò che la lettera iniziale Χ o le due prime lettere Χρ del nome Χριστός sono state sostituite dal chi-rho ☧ o dallo staurogramma, due monogrammi da lui interpretati come simboli del dio-sole babilonico.[101]
Bullinger era proponente di spicco della dottrina denominata iperdispensazionalismo o ultradispensazionalismo o anche, secondo il suo nome, bullingerismo. Questa dottrina si distingue da quella della corrente principale dispensazionalista nel sostenere che l'Età della Chiesa, che si rivela nelle Lettere di Paolo, ebbe inizio non a Pentecoste ma nel rigetto divino di Israele alla conclusione degli avvenimenti raccontati negli Atti degli Apostoli.[102][103] Insegnò anche che i ladroni crocifissi con Gesù erano quattro, non due.[104]
John Denham Parsons, noto anche per le sue tesi che le opere di Shakespeare le aveva scritto qualcun altro,[105][106] e che il cristianesimo esisteva già prima di Cristo come culto del sole,[107] dichiarò in un libro auto-pubblicato nel 1895 che non è stato dimostrato che Gesù morì in una croce con traversa.[108]
Nel suo Expository Dictionary of New Testament Words del 1940, W.E.Vine riassume molto brevemente le idee di Bullinger.[109]
Nel 1928, Joseph Franklin Rutherford, secondo presidente dell'organizzazione alla quale egli nel 1931 diede il nome di Testimoni di Geova,[110] dichiarò che Gesù morì non su una croce ma su un palo, una delle "purificazioni" della dottrina dell'organizzazione operate sotto Rutherford: prima essa aveva come distintivo una croce e una corona ornata di crocette e diceva che Cristo è morto in una croce.[111][112][113] Ora, per tradurre la parola σταυρός, i Testimoni di Geova usano l'espressione "palo di tortura".[114][115]
Conviene notare che i tre maggiori studi accademici del XXI secolo sulla crocifissione in generale (non specificamente sull'esecuzione di Gesù), ognuno dei quali è dotato di una amplissima bibliografia, non menzionano Bullinger, John Denham Parsons e Rutherford,[116][117][118] e nei quali si menziona Vine, in una nota in calce, come vittima del "sofisma etimologico" di supporre che la parola σταυρός possa significare nient'altro che un palo unico eretto.[70]
Critiche alla tesi dei Testimoni di Geova
Studi da parte di appartenenti ad altre confessioni cristiane contestano le conclusioni dei Testimoni di Geova sul significato del termine stauròs: mancherebbe infatti qualsiasi certezza sulla forma dello stauròs, che fosse conformato a palo oppure a croce e la seconda ipotesi viene considerata più attendibile. Secondo Carpenter e Comfort,[119] l'iscrizione posta sulla Croce di cui parla il Vangelo secondo Matteo: "al di sopra della sua testa (di Gesù) posero la scritta dell'accusa contro di lui: Questo è Gesù, il re dei giudei",[120] indicherebbe che lo stauròs fosse fatto a forma di croce, perché se fosse stato un palo l'iscrizione sarebbe stata sopra le mani. La parola epano, che significa al di sopra di, viene usata qui come in Matteo 2:9 ("si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino"), Luca 11:44 ("la gente vi passa sopra senza saperlo") e Giovanni 3:31 ("Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti"). Secondo i Testimoni di Geova, Matteo avrebbe voluto indicare semplicemente che la scritta era posta al di sopra di Gesù, considerando la testa un riferimento più importante delle mani.[121] Secondo Piccirilli[122] la forma dello stauròs fu diversa nelle diverse epoche. Ritengono che, nel caso dell'esecuzione di Gesù, lo stauròs indicasse effettivamente un palo con braccio trasversale Davies[123] e Isbouts[124] e lo stesso Picirilli.[122]
Nel descrivere il supplizio della crocifissione, fonti antiche anche pagane del periodo immediatamente dopo la composizione dei Vangeli rappresentano il condannato con le braccia aperte. Luciano di Samosata (ca. 120 – tra il 180 e il 192) così descrive la posizione di Prometeo crocifisso sul Caucaso: "su questo precipizio potrà esser crocifisso: stenderà una mano a questa rupe, ed un'altra a questa dirimpetto" ("ἐκπετασθεὶς τὼ χεῖρε ἀπὸ τούτου τοῦ κρημνοῦ πρὸς τὸν ἐναντίον").[125] Artemidoro di Daldi (ca. 96 – ca. 180) dice che è malaugurio sognare di ballare in alto su qualcosa: l'altezza e l'estendere le braccia sono presagi di crocifissione come criminale.[126]
Lo stesso Artemidoro dichiara che lo "stauròs" è composto di più travi tenute insieme con chiodi: ἐκ ξύλων καὶ ἤλων γἐγονεν ὁ σταυρός.[127][128]
Lo "stauròs" era considerato simile alla lettera tau (T),[129] e questo accostamento compare anche, in relazione allo "stauròs" specifico di Gesù in fonti cristiane delle origini.[130] Un'altra prefigurazione del simbolo della Croce era stata ritenuta dai primi cristiani la posizione di preghiera di Mosè durante il combattimento contro Amalec[131] Nella Lettera di Barnaba si dice: "Lo Spirito parla al cuore di Mosè di rappresentare la figura della croce (σταυρός) e di chi avrebbe dovuto patire (su di essa), per significare che se non crederanno in Lui saranno in guerra eterna": lettera di Barnaba, 12. La croce. Giustino di Nablus (100-165) paragona la croce a come veniva cotto l'agnello pasquale ebraico ovvero che si infilzava in verticale e poi sul dorso si metteva un pezzo di legno di traverso all'altezza del dorso per attaccarci gli arti[132] e ancora parla della posizione di Mosè come imitante la croce.[133] Nel II secolo i cristiani attribuivano allo strumento della morte di Gesù sempre forma di croce, mai di palo.[134] Ireneo di Lione, padre della Chiesa vissuto nella seconda metà del II secolo scrive: "È per opera del Verbo di Dio che tutte le cose quaggiù sono state disposte e strutturate; per questo la crocifissione del Figlio di Dio si è compiuta anche lungo tutte e quattro queste dimensioni, quando egli ha tracciato sull'universo il segno della sua croce"[135]; e la Lettera di Barnaba, ancora più antica, dice che Mosè, quando distese le braccia, rappresentava la forma della croce[136] Come riferito sopra, i Testimoni di Geova affermano al contrario che "Gesù sarebbe morto su un semplice palo [...] e così sarebbe stato descritto nella storia della sua morte e in molte espressioni dei primi padri della Chiesa", senza specificare quale "storia della sua morte" e senza citare nemmeno una delle asserite molte espressioni dei primi Padri.
Esistono due papiri: il Papiro 66 e il Papiro 75 datati 200 d.C. dove il termine stauròs si presenta in una strana forma dove la T e la R sono unite proprio per formare una croce.[137]
Tra le testimonianze archeologiche, che avallano la tesi della morte in croce e non su un palo, si menzionano lo scheletro, trovato nel 1968, di un uomo crocifisso vicino a Gerusalemme nello stesso secolo in cui è morto Gesù, e il graffito di Alessameno, un graffito blasfemo dove un uomo con la testa d'asino è posto su una croce e sotto delle scritte in greco, mentre a Ercolano (città colpita dall'Eruzione del Vesuvio del 79 d.C.) è stato trovato un inginocchiatoio a muro dove è presente incastonato il segno di una croce.[138]
La casa editrice Le Monnier ha protestato contro il modo di agire dei Testimoni di Geova nel citare il dizionario Liddell-Scott con omissioni che ne altererebbero la sostanza: si tratta della soppressione del termine "la Croce", riportato nel dizionario fra le accezioni possibili della parola greca ξύλον, e omesso nella citazione dei Testimoni di Geova.[139] Tale incomprensione è stata comunque risolta inserendo e correggendo la citazione nelle versioni posteriori al 1985.
Anche la citazione delle voci "σταυρός" e "crux" da The Imperial Bible-Dictionary del 1866 omette la parte nella quale si sostiene che quando questi termini sono stati per la prima volta usati in relazione a Gesù, il significato usuale non sarebbe più stato quello primitivo.[140]
Altre chiese cristiane
Le chiese cristiane in generale continuano ad usare la stessa terminologia e le stesse immagini riguardanti lo strumento di morte di Gesù che usavano i cristiani dei primissimi secoli, senza preoccuparsi di eventuali cambiamenti del senso delle parole. A differenza dei Testimoni di Geova, non dogmatizzano sulla forma della croce di Gesù. Generalmente la rappresentano nelle forma della crux immissa ma accettano anche altre forme, come quella della croce a tau, che è anche la forma della quale esistono le più antiche testimonianze, sia letterarie (v. sopra I primi due secoli riguardante la Lettera di Barnaba) che raffigurative (cfr. gli intagli e i graffiti di cui nella sezione Le prime raffigurazioni ancora esistenti sopra). Mentre i Testimoni di Gesù non permettono la raffigurazione della morte di Gesù se non su un "palo di tortura", la tradizionale arte sacra cristiana non pretende che le crocifissioni siano state eseguite unicamente su croci. Così Antonello da Messina, nella sua opera del 1475 ora conservata nel Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, poté dipingere la crocifissione su alberi dei due ladri morti con Gesù.
Gli studiosi cristiani, anche se credono più probabile che la croce di Gesù sia stata con traversa (crux immissa o crux commissa), affermano che i testi neotestamentari non ne specificano la forma. Dichiarono che "nei Vangeli canonici la croce non è descritta".[141] Il sacerdote cattolico Raymond Edward Brown osserva che nei vangeli canonici "non si riferisce nemmeno una parola sulla forma della croce, su come egli vi sia stato apposto, su l'intensità del dolore".[142] Il pastore protestante Gunnar Samuelsson, che per avere detto che mancano prove filologiche che i termini usati da scrittori anteriori all'anno 100 dell'era volgare indicassero con precisione la crocifissione e la croce molti mezzi di informazioni di massa hanno presentato come se avesse detto che Gesù non morì in una croce, dichiara al contrario: "Le relazioni evangeliche, che mancano di dettagli, non contraddicono l'interpretazione tradizionale. Perciò è corretta l'interpretazione tradizionale, ma converrebbe accettare che essa si basa meno sulle narrazioni evangeliche della Passione che sulle relazioni dei testimoni oculari. [...] Non ho difficoltà a credere che Gesù morì nella maniera che si vede raffigurata in quasi tutte le chiese – in una croce normale. È plausibile che quelli che erano stati testimoni oculari della morte di Gesù abbiano poi dopo la sua risurrezione raccontato come morì. La maniera della sua morte, l'aspetto visibile, assunse importanza. Tali racconti venivano ripetuti dai cristiani con grande venerazione e divennero parte fondamentale delle tradizioni cristiane."[143]
Voci correlate
Note
- ^ Lipsio, sulla diversificazione di crux, distingue la crux simplex dalla crux commissa, nella quale Lipsio conclude che Gesù doveva soffrire e morire - alle pag. 3-4 della seconda edizione di Gunnar Samuelsson, Crucifixion in Antiquity
- ^ Giusto Lipsio, De cruci libri tres, Anversa 1629, p.19
- ^ Opera conservata nel Koninklijk Museum voor Schone Kunsten (Museo Reale di Belle Arti) di Anversa
- ^ Il testo greco di Giovanni 19:17 di Westcott e Hort nella Bibbia on line de La parola.it, [1]
- ^ Westcott e Hort rende il versetto 25 del capitolo 19 in «Εἱστήκεισαν δὲ παρὰ τῷ σταυρῷ τοῦ Ἰησοῦ ἡ μήτηρ αὐτοῦ καὶ ἡ ἀδελφὴ τῆς μητρὸς αὐτοῦ, Μαρία ἡ τοῦ Κλωπᾶ καὶ Μαρία ἡ Μαγδαληνή», Vedi La parola.it
- ^ Perspicacia nello studio delle Scritture dei testimoni di Geova, volume II, pag. 472, parola "Palo di tortura" asserisce: «Strumento come quello su cui fu messo a morte Gesù Cristo. (Mt 27:32-40; Mr 15:21-30; Lu 23:26; Gv 19:17-19, 25; vedi "Palo", "Mettere al"). Nel greco classico il sostantivo stauròs, reso palo di tortura nella Traduzione del Nuovo Mondo, indica principalmente un’asta o palo diritto, e non c’è nessuna prova che gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane lo usassero per indicare un palo con un braccio trasversale.»
- ^ Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture edizione large 1987, Appendice, "palo di tortura" pag.1579
- ^ "Croce", nel Vocabolario Treccani on line qui
- ^ L'adorazione della croce nel sito Regina Mundi
- ^ Pubblicazione dei testimoni di Geova: Accertatevi di ogni cosa, 1974, parola croce, sottotema L’uso della croce come oggetto di devozione è idolatria
- ^ Svegliatevi!, 22 agosto 1972, articolo: Uno sguardo a Martin Lutero pp.17-21
- ^ Fu nel 1931 che La Torre di Guarda, allora quindicinale, riportò per l'ultima volta il simbolo di una croce e una corona ancora nell'edizione del 1° ottobre del 1931. L'edizione seguente, quella del 15 ottobre 1931 non riportava più i due simboli
- ^ Paragrafo: Il suo [di Gesù Cristo] ruolo vitale nel proposito di Dio: «Per l’importantissimo ruolo che ha nel proposito di Dio, Gesù poté giustamente e senza esagerazione dire: 'Io sono la via e la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me'. — Gv 14:6» - Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1, pag.1068, 1988, Watch Tower, New York
- ^ «Per immeritata benignità del Padre, Cristo Gesù depose la sua perfetta vita umana in sacrificio. Questo rese possibile che i suoi eletti seguaci fossero uniti con lui nel suo Regno celeste e inoltre che ci fossero sudditi terreni del suo Regno. (Mt 6:10; Gv 3:16; Ef 1:7; Eb 2:5» - Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1, pag.1069, 1988, Watch Tower, New York
- ^ «Ci dobbiamo dunque rivolgere alle sacre scritture della Sacra Bibbia per avere autorevoli informazioni [...] Per Bibbia intendiamo non solo i ventiquattro libri delle Sacre Scritture a cui si limitano gli Ebrei o Giudei, ma l’intera Bibbia che contiene non solo quelle Sacre Scritture Ebraiche ma anche le ispirate Scritture Cristiane. L’ultimo libro in tale Bibbia completa fu scritto diciannove secoli fa dal cristiano apostolo Giovanni ed è chiamato Rivelazione. Molto appropriatamente, esso pone termine a questa ispirata Bibbia di Dio con il tema della vittoria divina» - Opuscolo Vittoria Divina, p.5, par.5, Watch Tower, 1973, New York
- ^ «Successivamente l’apostasia iniziò a corrompere la primitiva congregazione cristiana, in particolare dopo la morte degli apostoli (2 Tess. 2:3-7)» - La Torre di Guardia, 15 marzo 2013, pp. 27-28, Watch Tower, New York
- ^ «Entro il 300 E.V. una versione corrotta del cristianesimo si era diffusa in tutto l’impero romano. Questa corruzione, un allontanamento dalla vera adorazione, era stata predetta. (2 Tessalonicesi 2:3-10) Si verificò una vera e propria apostasia. Durant spiega: "Il cristianesimo non distrusse il paganesimo: lo adottò" - Storia della Civiltà, Parte III, Cesare e Cristo, di Will Durant, trad. di A. Mattioli, p.753, Mondadori, Milano, 1957» - Svegliatevi!, 22 ottobre 1994, p.20
- ^ «La parola greca tradotta "croce" in molte versioni bibliche moderne ("palo di tortura" in NM) è stauròs. Nel greco classico questa parola indica semplicemente un palo verticale. In seguito si cominciò a usarla anche per indicare un palo d’esecuzione con un braccio trasversale. Un dizionario biblico ne dà atto, dicendo: "La parola greca per croce, [stauròs], significava propriamente un palo verticale, o un elemento di una palizzata, a cui si poteva appendere qualsiasi cosa, o che si poteva usare per recintare un appezzamento di terra. . . . Anche tra i Romani la crux (da cui deriva la nostra croce) pare fosse in origine un palo verticale ... Non può esserci dubbio che ... intorno al periodo evangelico la crocifissione veniva generalmente eseguita appendendo il criminale ad un braccio trasversale di legno". — The Imperial Bible-Dictionary, a cura di P. Fairbairn, Londra, 1874, Vol. I, p. 376. Che dire dello strumento usato per mettere a morte il Figlio di Dio? È interessante che la Bibbia usa anche il termine xỳlon per identificare lo strumento usato. Il Dizionario illustrato greco-italiano di Liddell e Scott ne dà questa definizione: "Legno tagliato e pronto per l’uso, sia legna da ardere, sia legname da costruzione, . . . pezzo di legno, tronco, trave, palo, . . . bastone, clava, randello, . . . asse o trave a cui erano legati i malfattori, la Croce, N.T. . . . di legno vivo, pianta, albero". (Le Monnier, 1975, p. 875) Per illustrare l'applicazione alla "Croce" dell'accezione "qualsiasi oggetto fabbricato di legno" (anything made of wood in inglese), l’edizione inglese di questo dizionario, più ampia, cita Atti 5:30 e 10:39. In questi versetti xỳlon è tradotto "legno" da Con, Di, EP, Mar, Na, VR[senza fonte] e "albero" da KJ, RS[senza fonte]. (Confronta questi significati con Galati 3:13; Deuteronomio 21:22, 23; vedi anche la nota ad Atti 5:30 in Ge)» - Ragioniamo facendo uso delle Scritture, p. 85 parr.1,2, 1989, Watch Tower, New York
- ^ «L’uso della croce come oggetto di devozione è idolatria * Eso. 20:4, 5 “Non ti devi fare immagine scolpita né forma simile ad alcuna cosa che è su nei cieli o che è giù sulla terra o che è nelle acque sotto la terra. Non devi inchinarti a loro né essere indotto a servirle”.* 1 Giov. 5:21 "Figliuoletti, guardatevi dagli idoli"» - Accertatevi di ogni cosa, p. 128, 1974, Watch Tower, New York
- ^ «Un altro libro (Strange Survivals) dice in merito a Costantino e alla sua croce: "Non c’è dubbio che il suo comportamento rispondeva ad una strategia: il simbolo che innalzò soddisfaceva da una parte i cristiani del suo esercito e dall’altra i Galli [pagani] [...] Per questi ultimi esso era la garanzia del favore della loro divinità solare", il dio-sole che adoravano. No, il 'segno celeste' di Costantino non aveva nulla a che fare con Dio o con Cristo, bensì è intriso di paganesimo» - La Torre di Guardia, 1° maggio 1989, p.25, Watch Tower, New York
- ^ La storia della croce - Da simbolo pagano fallico dello hieros gamos, a emblema del cristianesimo di John Denham Parsons, Henry Dana Ward, Mourant Brock - Hermann Fulda, pp.500, 501, Azzurra7 editrice, Gardigiano di Scorzè 2014, ISBN 978-88-889-0734-5
- ^ Crucifixion in Antiquity, una delle pubblicazioni di Gunnar Samuelsson sulla crocifissione
- ^ Gunnar Samuelsson non è, e non è mai stato testimone di Geova
- ^ Gunnar Samuelsson nel sito della University of Gothenburg
- ^ Pubblicazioni che fanno riferimento a Gunnar Samuelsson
- ^ La storia della croce - Da simbolo pagano fallico dello hieros gamos, a emblema del cristianesimo di John Denham Parsons, Henry Dana Ward, Mourant Brock - Hermann Fulda, p.503, Azzurra7 editrice, Gardigiano di Scorzè 2014, ISBN 978-88-889-0734-5
- ^ Il proff. Giovanni Bazzana
- ^ Ta Biblia, dello storico Giovanni Bazzana
- ^ La storia della croce - Da simbolo pagano fallico dello hieros gamos, a emblema del cristianesimo di John Denham Parsons, Henry Dana Ward, Mourant Brock - Hermann Fulda, p.508, Azzurra7 editrice, Gardigiano di Scorzè 2014, ISBN 978-88-889-0734-5
- ^ Ta Biblia, sulla "croce" del prof. Giovanni Bazzana
- ^ Per esempio in Gunnar Samuelsson, Crucifixion in Antiquity (Mohr Siebeck 2013 ISBN 978-31-6152508-7), p. 87
- ^ Crucifixion in Antiquity - An Inquiry into the Background and Significance of the New Testament p. 205 Crucifixion in Antiquity - An Inquiry into the Background and Significance of the New Testament p. 205
- ^ Vangelo secondo Giovanni, 19:25-30.
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- ^ Henry George Liddell, Robert Scott, An Intermediate Greek-English Lexicon, Oxford 1889, s.v. σταυρός (voce on-line su Perseus.tufts.edu).
- ^ "Che quest'ultimo tipo di stauros, certamente quello a cui Gesù è stato apposto, avesse sempre una traversa, è falso; che la avesse nella maggioranza dei casi, è improbabile; che la avesse nel caso di Gesù, non è stato dimostrato" (John Denham Parsons, The Non-Christian Cross. An Enquiry into the Origin and History of the Symbol eventually adopted as that of our Religion, London 1896, p. 13 e seguenti (capitolo I, "Was the Stauros of Jesus Cross-Shaped?", testo on-line).
- ^ Hermann Fulda, Das Kreuz und die Kreuzigung, eine antiquarische Untersuchung. Zugleich vier Excurse über verwandte Gegenstände, Breslau 1878[senza fonte]
- ^ Deuteronomio, 21:22, 23. Nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture edita dai Testimoni di Geova, di seguito il testo direbbe "Il suo corpo morto non dovrebbe restare sul palo per tutta la notte; ma lo dovresti senz'altro seppellire quel giorno, perché colui che è appeso è qualche cosa di maledetto da Dio; e tu non devi contaminare il tuo suolo". L'apostolo Paolo riporta nella Lettera ai Galati (3:13: confronto fra le versioni bibliche CEI, Nuova Riveduta e Nuova Diodati) il passo biblico: "perché è scritto: ‘Maledetto ogni uomo appeso al legno'", così tradotto nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture edita dai Testimoni di Geova).
- ^ King James Version Old Testament Hebrew Lexicon (sul sito BibleStudyTools.com), s.v. `ets
- ^ Esdra, 6:11.
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- ^ Apocalisse 22:2, 14, 31
- ^ {https://books.google.it/books?id=ZMECAAAAQAAJ&pg=PA376&dq=Fairbairn+patibulum&hl=en&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=Fairbairn%20patibulum&f=false Patrick Fairbairn, The Imperial Bible-Dictionary, I, London 1866, pp.376-377
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- ^ Encyclopædia Britannica (Undicesima Edizione), voce "Cross"
- ^ Lettera di Barnaba, IX, 7
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- ^ Testo originale greco e traduzione latina dalla Patrologia del Migne
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- ^ versione italiana (Dialogo con Trifone, Paoline 1988 ISBN 978-88-3150105-7), p. 283
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- ^ Giustino martire, Apologia Prima, 55: testo originale greco e traduzione latina dalla Patrologia del Migne
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- ^ Irenaei, Lugdunensis Episcopi, Adversus Haereses libri quinque (Roma 1907) p. 420
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- ^ Testo greco originale
- ^ Tertuliano, Adversus Marcionem, 3, xxii, 6
- ^ De corona, 3: "Ad omnem progressum atque promotum, ad omnem aditum et exitum, ad uestitum, ad calciatum, ad lauacra, ad mensas, ad lumina, ad cubilia, ad sedilia, quacumque nos conuersatio exercet, frontem signaculo terimus."
- ^ Testimoni di Geova, "Gesù morì su una croce?"
- ^ Claudio Bosio, "Le parole che cambiano significato"
- ^ Linkiesta, "Cinque parole che in origine significavano tutt'altro
- ^ a b David W. Chapman, Ancient Jewish and Christian Perceptions of Crucifixion (Mohr Siebeck 2008 ISBN 978-3-16-149579-3), p. 11
- ^ Eva Cantarella, I supplizi capitali. Origine e funzioni delle pene di morte in Grecia e a Roma (Feltrinelli 2011 ISBN 978-88-0772277-6), n. 5.3
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- ^ Henry George Liddell, Robert Scott, A Greek-English Lexicon: σταυρός
- ^ Samuelson (2011), p. 87
- ^ τῷ γὰρ τούτου σώματί φασι τοὺς τυράννους ἀκολουθήσαντας καὶ μιμησαμένους αὐτοῦ τὸ πλάσμα ἔπειτα σχήματι τοιούτῳ ξύλα τεκτήναντας ἀνθρώπους ἀνασκολοπίζειν ἐπ᾿ αὐτά· ἀπὸ δὲ τούτου καὶ τῷ τεχνήματι τῷ πονηρῷ τὴν πονηρὰν ἐπωνυμίαν συνελθεῖν. τούτων οὖν ἁπάντων ἕνεκα πόσων θανάτων τὸ Ταῦ ἄξιον εἶναι νομίζετε; ἐγὼ μὲν γὰρ οἶμαι δικαίως τοῦτο μόνον ἐς τὴν τοῦ Ταῦ τιμωρίαν ὑπολείπεσθαι, τὸ τῷ σχήματι τῷ αὑτοῦ τὴν δίκην ὑποσχεῖν (https://www.loebclassics.com/view/lucian-consonants_law/1913/pb_LCL014.409.xml Luciano di Samosata, Δίκη Φωνηέντων ad finem]
- ^ Σταυροῦσθαι πᾶσι μὲν τοῖς ναυτιλλομἐνοις ἀγαθόν· καὶ γὰρ ἐκ ξύλων [plurale] καὶ ἥλων γέγονεν ὁ σταυρός ὡς καὶ τὸ πλοῖον, καὶ ἡ κατάρτιος αὐτοῦ ὁμοία ἐστὶ σταυρῷ (Artemidoro, L'Interpretazione dei sogni (Ὀνειροκριτικὰ), 2, 53) = Venire crocifissi è buon segno per tutti i naviganti, in quanto la croce è fatta di legni (ἐκ ξύλων) e di chiodi come la nave, e l'albero maestro di questa è simile a una croce.
- ^ John Granger Cook, "Crucifixion in the Ancient Mediterranean World"
- ^ a b Extracto del The Earliest Christian Art (Yale University Press, 2007), pp. 227-232
- ^ First depiction of Jesus on cross - the Bloodstone amulet
- ^ British Museum Collection online: magical gem / intaglio
- ^ Earliest crucifixes
- ^ British Museum Collection online: intaglio
- ^ British Museum Collection online: Casket
- ^ Felicity Harley-McGowan, "The Maskell Passion Ivories and Greco-Roman art: notes on the iconography of crucifixion"
- ^ Per esempio, Giulio Firmico Materno (fl. 337-350, De errore profanarum religionum, 21.3-6; Rufino di Aquileia (344/345–411), Expositio Symboli, 14
- ^ Brian Palmer, "When and why did we stop crucifying people?", 29 marzo 2013
- ^ Roger Pearse, "Constantine banned crucifixion – sources", 26 febbraio 2015
- ^ Gunnar Samuelsson, Crucifixion in Antiquity (Mohr Siebeck 2013 ISBN 9783161525087), p. 3
- ^ Justus Lipsius, De cruce (Anversa 1594), I,X, pp. 22–28
- ^ Jacob Gretser, De cruce Christi, rebusque ad eam pertinentibus (Sartorius 1598). pp. 3–7
- ^ Thomas Godwyn, Moses and Aaron: Civile and Ecclesiastical Rites, Used by the Ancient Hebrews (S. Griffin 1662), p. 219
- ^ Hermann Fulda, "Das Kreuz und die Kreuzigung", Breslau (Wroclaw), 1878, pp. 109 e 219–220
- ^ Gunnar Samuelsson, Crucifixion in Antiquity (Mohr Siebeck 2013 ISBN 9783161525087), pp. 9–10
- ^ Etherbert W. Bullinger, A Critical Lexicon and Concordance to the English and Greek New Testament (4ª edizione, Longmans, Green & Co., 1895), pp. 818–819
- ^ E.W. Bullinger, The Companion Bible (ristampa di Kregel Publications 1999 ISBN 978-0-82542099-3), appendix 162, p. 186
- ^ E.W. Levend Water, "English Books by Dr E.W. Bullinger
- ^ E.W. Bullinger, The Companion Bible, appendix 181, p. 187
- ^ E.W. Bullinger, The Companion Bible (ristampa di Kregel Publications 1999 ISBN 978-0-82542099-3), appendix 164, p. 187
- ^ John Denham Parsons, William Shakespeare, "another's name;" or, The suppressed evidence of the Elizabethan satirists--Marston and Hall--concerning the author of 'Venus and Adonis' (auto-pubblicato 1920)
- ^ John Denham Parsons, Boycotted Shakespeare facts : being a preliminary report upon the admissable but hitherto unallowed for evidence affecting the problem of the poet Shakespeare's identity (auto-pubblicato 1920
- ^ John Denham Parsons, Our sun-god; or, Christianity before Christ. A demonstration that, as the fathers admitted, our religion existed before our era, and even in pre-historic times (auto-pubblicato 1895)
- ^ John Denham Parsons, The Non-Christian Cross: An Enquiry into the Origin and History of the Symbol Eventually Adopted as That of Our Religion, 1896 (ristampa dell'editrice "Library of Alexandria", s.d. ISBN 978-1-46550157-8)
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- ^ Testimoni di Geova, "Il Re raffina il suo popolo sul piano spirituale"
- ^ George D. Chryssides, 'The A to Z of Jehovah's Witnesses (Scarecrow Press 2009 ISBN 978-0-81086891-5), p. xlix
- ^ James A. Beverley, Nelson's Illustrated Guide to Religions: A Comprehensive Introduction to the Religions of the World (Thomas Nelson 2009 ISBN 978-1-41857746-9
- ^ La Torre di Guardia, aprile 2011: "Gesù: Perché morì"
- ^ La Torre di Guardia, marzo 2014: "Lo sapevate?"
- ^ David W. Chapman, Ancient Jewish and Christian Perceptions of Crucifixion (Mohr Siebeck 2008 ISBN 978-3-16-149579-3) – testo completo
- ^ Gunnar Samuelsson, Crucifixion in Antiquity (Mohr Siebeck 2011 ISBN 978-3-16-150694-9), testo completo della prima edizione – seconda edizione 2013 (parziale) in Google
- ^ John Granger Cook, Crucifixion in the Mediterranean World (Mohr Siebeck 2014 ISBN 978-3-16-153124-8)
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- ^ Matteo 27, 37.
- ^ Vedi Croce o Palo? Su quale mezzo morì Gesù?
- ^ a b Robert E. Picirilli, The Gospel of Mark, Randall House Publications, 2003 ISBN 0-89265-500-3, p. 417).
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- ^ Jean-Pierre Isbouts, Young Jesus: Restoring the "Lost Years" of a Social Activist and Religious Dissident, Sterling Publishing Company 2008 ISBN 978-1-4027-5713-6, p. 273).
- ^ versione italiana di Luigi Settembrini, p. 96, disponibile pure qui
- ^ Artemidoro, Oneirocritica, 1.76 (Siegfried Lebrecht Crusius, Leipzig 1805, p. 106): Εἰ δέ τις ὑψηλὸς ἐπί τινος ὀρχοῖτο εἰς φὀβον καὶ δἐος πεσεῖται· κακοῦργος δὲ ὢν σταυρωθήσεται διὰ τὸ ὕψος καὶ τὴν τῶν χειρῶν ἔκτασιν.
- ^ Artemidoro, Oneirocritia, 2.53 (p. 234 dell'edizione di Leipzig 1805)
- ^ John Granger Cook, Crucifixion in the Mediterranean World (Mohr Siebeck 2014 ISBN 978-316153124-8), p. 32
- ^ Luciano di Samosata, (Giudizio delle vocali, 12) immagina che il Sigma chieda che il Tau sia punito con la sua stessa figura ("ἐγὼ μὲν γὰρ οἶμαι δικαίως τοῦτο μόνον ἐς τὴν τοῦ Ταῦ τιμωρίαν ὑπολείπεσθαι, τὸ τῷ σχήματι τῷ αὑτοῦ τὴν δίκην ὑποσχεῖν").
- ^ Nella Lettera di Barnaba si interpreta come una prefigurazione della crocifissione di Gesù il numero 318, corrispondente al numero di uomini circoncisi da Abramo (Genesi 14, 14): nella sua trascrizione in lettere diventa ΙΗ (lettere iniziali di ΙΗΣΟΥΣ, Iesus, per 18) e Τ (interpretato nella fonte come simbolo della Croce, per 300): vedi Lettera di Barnaba, 9. La circoncisione dell'udito, sul sito ANSDT.it. Anche Clemente Alessandrino (Stromateis VI, 9) dà la stessa interpretazione della cifra 318 e in tale contesto usa l'espressione "il segno del Signore" (τὸ κυριακὸν σημεῖον) per indicare la croce.
- ^ Esodo Esodo 17,12 17, 12
- ^ Giustino di Nablus, Dialogo con Trifone, 40,3
- ^ Giustino di Nablus, Dialogo con Trifone, 90,4-5, p. 283 della traduzione italiana Edizioni Paoline, 1988 ISBN 8831501054)
- ^ Ireneo di Lione (130-202), Contro le Eresie, 2,24,5: ""La forma della croce ha cinque punte ed estremità, due nella lunghezza, due nella larghezza, e una nel mezzo, là dove si posa colui che vi è confitto.""; Tertulliano (ca. 155 – ca, 230), Ad gentes 1, 12, 3-5: parla della "croce intiera, s'intende con la sua traversa, e il suo sedile sporgente".
- ^ Ireneo di Lione, Dimostrazione della predicazione apostolica, 34
- ^ "Lo Spirito parla al cuore di Mosè di rappresentare la figura della croce (σταυρός) e di chi avrebbe dovuto patire (su di essa), per significare che se non crederanno in Lui saranno in guerra eterna. Mosè in mezzo al combattimento ammucchiò armi su armi, e postosi più in alto di tutti distese le braccia, e così Israele vinceva nuovamente" (Lettera di Barnaba, 12. La croce)
- ^ Stauròs negli antichi manoscritti
- ^ ritrovamenti di Ercolano
- ^ Scambio di corrispondenza al riguardo
- ^ "Non può esserci dubbio che... intorno al periodo evangelico la crocifissione veniva generalmente eseguita appendendo il criminale ad un braccio trasversale di legno" Patrick Fairbairn, The Imperial Bible-Dictionary, vol. 1, p. 376
- ^ Massimo Olmi, Indagine sulla croce di Cristo (Edizioni Lindau 2015 ISBN 978-88-6737050-4)
- ^ "Not a word is reported about the form of the cross, about how he was affixed, about the amount of the pain" – Raymond E. Brown, The Death of the Messiah, vol. 2 (Doubleday/Chapman 1994 ISBN 0-225-66746-0), p. 945
- ^ "The non-detailed accounts of the Gospels do not, however, contradict the traditional understanding. So the traditional understanding of the death of Jesus is correct, but we could acknowledge that it is more based on the eyewitness accounts than the actual passion narratives. [...] I have no problem to believe that Jesus died in the way that you can see depicted in almost every church – on a regular cross. It is plausible that those who were eyewitnesses of Jesus' death retold how he died after his resurrection. It became important how Jesus died, what it looked like. These accounts were retold by the Christians with great awe, and they became a crucial part of the Christian traditions" – Gunnar Samuelsson, "Questions and Answers"
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Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su esecuzione di Gesù secondo i Testimoni di Geova
Collegamenti esterni
- Concordi ai Testimoni di Geova
- Gesù è morto davvero sulla croce?, articolo dal sito ufficiale dei Testimoni di Geova (Watchtower.org)
- Croce o palo?, articolo da un sito non ufficiale gestito dai Testimoni di Geova (TdGonLine.net)
- Questione croce o palo, articolo da un sito non ufficiale gestito dai Testimoni di Geova (CristianiTestimonidiGeova.net)
- Critici verso i Testimoni di Geova
- Justus Lipsius, De Crvce libri tres, ad sacram profanamque historiam utiles, Anversa 1594), su archive.org.
- Croce o palo?, articolo critico della tesi dei Testimoni di Geova scritto da fuoriusciti