Aquila 1902 Montevarchi
L'Associazione Sportiva Calcistica Dilettantistica Aquila 1902 Montevarchi, meglio nota come Aquila 1902 Montevarchi, è una società calcistica italiana con sede nella città di Montevarchi, in provincia di Arezzo.
A.S.C.D. Aquila 1902 Montevarchi Calcio ![]() | |
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Gli aquilotti, Rossoblu | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Inno | Oh, rossoblè (Montevarchi che rimbomba)... Sconosciuto |
Dati societari | |
Città | Montevarchi |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Eccellenza |
Fondazione | 1902 |
Rifondazione | 2011 |
Presidente | Angelo Livi |
Allenatore | Atos Rigucci |
Stadio | Stadio Gastone Brilli Peri (5.000 posti) |
Sito web | aquilamontevarchi.it/ |
Palmarès | |
Trofei nazionali | 1 Coppa Italia Dilettanti |
Si invita a seguire il modello di voce |
Fondato nel 1902 col nome di "Società Ciclistica Aquila" (che adottò come colori sociali il giallo ed il blu) per propagandare il ciclismo nel Valdarno e, più tardi, il calcio, vide espandersi la sua attività nel primo dopoguerra.
Dopo aver subito una "scissione" di alcuni ex soci, che dettero vita ad una associazione rivale, il "Club Sportivo Montevarchi" (che utilizzò come colori sociali il rosso ed il verde del blasone comunale), nel 1926 furono vinte le divisioni e le due società si fusero, dando origine al "Club Sportivo Aquila di Montevarchi", che scelse come livrea un compromesso tra le due precedenti, dando così origine alla maglia rosso-blu.[1]
La diffusione del gioco del calcio e la passione degli sportivi crebbero a livelli esponenziali, portando la dirigenza a realizzare il primo campo di calcio "professionale" della città, situato appena "fuori le mura", dove oggi si trova piazza della Repubblica.[2] Sempre in quegli anni sfiorò la promozione in serie B in due occasioni: nel 1932-33 e nel 1939-40 dopodiché, travolta dalle cause belliche, la società fu privata di tutti i suoi atleti più rappresentativi.[3] Praticamente rifondata nel secondo dopoguerra, la società, scoprendo che il vecchio impianto era ormai insufficiente ad accogliere gli sportivi, dette inizio alla costruzione dell'attuale stadio, intitolato alla memoria di Gastone Brilli Peri: più volte, nel corso degli anni, dopo essere precipitato nelle serie minori toscane, sfiorerà la promozione in categorie superiori, ma occorrerà attendere la stagione 1966-67 per poter ritrovarlo in Serie D nazionale. Da allora, fino alla stagione 1983-84, forte di un pubblico sempre più numeroso ed appassionato e di una società organizzata, il Montevarchi giocò per diversi anni in serie C, tra gli anni settanta e i primi anni duemila. Nella stagione 1983-84 vince il campionato di Serie D e conquista la Coppa Italia Dilettanti. In seguito a delle gestioni societarie controverse, a partire dal 1999-2000[4], la società cadde in una lenta quanto inesorabile crisi economica e finanziaria e, nonostante alcune stagioni positive (come il 2004-05 in C2 ed il 2008-09 in serie D), il Montevarchi divenne sempre meno protagonista dei campionati cui era iscritto.
Durante la stagione 2009-2010 la crisi raggiunse un punto fatale: nonostante la dignitosa posizione in campionato, i giocatori tesserati ad inizio stagione protestarono fermamente contro la società reggente, lamentando il mancato pagamento dei compensi promessi ed arrivarono addirittura ad effettuare un autentico "sciopero", ritardando l'inizio di un incontro di campionato e, successivamente, abbandonarono il club[4]. Di fronte ad una situazione paradossale (i giornali irrisero la "campagna acquisti" del Montevarchi, giunto a tesserare la grottesca cifra di 72 atleti, di cui 10 portieri, con un allenatore diverso in panchina per ogni partita del girone di ritorno), persa la pazienza, la totalità dei tifosi contestò la società arrivando al boicottaggio totale delle partite interne, disputati a spalti deserti.[4] Caduta in totale sfacelo, di fronte a numerose istanze di fallimento e ad una totale latitanza dei vertici, la vecchia società fu dichiarata fallita il 24 novembre 2011 e, di conseguenza, il Montevarchi Calcio Aquila 1902 srl venne escluso dal campionato di Eccellenza Toscana e radiato dalla FIGC.
Tuttavia, già dal 16 dello stesso mese, un gruppo di imprenditori locali, dietro l'invito del sindaco, si erano detti disponibili a sostenere un altro progetto montevarchino di calcio, l'Audax Montevarchi (allora militante in Seconda Categoria toscana), che il 19 novembre 2011 divenne la prima squadra cittadina, acquisendo lo storico marchio "C.S. Aquila 1902", precedentemente donato alla città dall'ex presidente Vittorio Firli.[5][6][7] Il 16 luglio 2012 l'Audax cambiava ufficialmente denominazione in "A.S.C.D. Aquila 1902 Montevarchi".[8][9] La nuova società ha ricostruito (praticamente da zero) squadra, settore giovanile e rapporto coi tifosi (ritornati in massa allo stadio) ed ha iniziato un cammino per ritornare nei campionati più importanti, centrando (per la prima volta nella sua storia) tre promozioni consecutive, dalla Seconda Categoria fino all'Eccellenza. Nel 2014-2015 ha militato nel girone B toscano di Promozione, vincendo il campionato con un turno di anticipo.
Storia
Dagli albori agli anni venti
Il calcio iniziò a diffondersi dopo il 1910 e venne praticato a Montevarchi prima presso "Il Tondo" (piazza Cesare Battisti) usato come circuito per i cavalli (particolare curioso: date le ridotte dimensioni del campo da gioco le squadre disputavano incontri con soli 9 giocatori[10]!), poi allo sferisterio di via Mochi e presso un terreno adiacente a piazza Garibaldi detto l'Orto di Giorgio. La prima partita di cui si hanno notizie (vinta per 1-0) si svolse nel gennaio 1918 contro una rappresentativa di giovani figlinesi.
Nel 1920 avvenne una scissione che dette vita al "Club Sportivo Montevarchi" e le due società ebbero vita separata fino al 17 dicembre 1926 quando, in una "affollatissima" riunione al Regio Teatro Varchi, presieduta dal sig Enrico Pasqui, fu trovato un compromesso che dette vita a un'unica società, denominata "Club Sportivo Aquila Montevarchi", e furono scelti i nuovi colori sociali: rosso e blu.
In questo periodo nasce anche l'esigenza di realizzare uno stadio adeguato, cosa molto sentita dalla popolazione: a tale scopo alcuni cittadini si attivarono per ridurre i tempi di costruzione con donazioni e con prestazioni gratuite.
Il primo impianto fu costruito così presso il Campo di Nicco (l'odierna Piazza della Repubblica); il terreno di gioco era delimitato da una staccionata e per spogliatoi si usava, in principio, una stanza in una colonica adiacente.
Fino quasi al 1930 le fonti storiche riguardanti le gare disputate sono davvero scarne: i giornali dell'epoca riportavano appena il risultato degli incontri disputati e, nonostante si prodigassero (come il regime fascista imponeva) di riportare che le partite erano state disputate con "impegno lodevole", "lealmente combattute", "gagliardamente giocate", "virile intensità" sotto la guida dell'arbitro (solitamente uno sportivo del luogo), la cui conduzione era sempre "lodevole ed impareggiabile", le cronache del tempo preferivano rimarcare non solo il "gran concorso di pubblico" quanto piuttosto la presenza in tribuna di signore e signorine che, con la loro avvenenza, animavano gli incontri[11]
Eppure la passione del calcio si diffondeva sempre di più; ecco cosa riportava la locandina di propaganda pubblicata in vista del 2 aprile 1927:
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Dal 1929, finalmente, si iniziano ad avere fonti più certe.
In certi casi addirittura puntuali: le cronache locali riportano che, dopo un incontro interno, gli sportivi, "non gradendo la conduzione arbitrale, hanno invaso il recinto di gioco e rincorso la giacchetta nera, determinati a gettare il direttore di gara nel vicino Berignolo" (ovvero il canale di irrigazione adiacente l'impianto, allora a cielo aperto, oggi completamente sigillato nel sottosuolo); da allora (e tutt'oggi prosegue questa singolare "tradizione"), il grido "Arbitro, c'è il Berignolo" continua minaccioso a levarsi contro le conduzioni arbitrali ritenute ingiuste. Già in quel tempo, però, la federazione dimostrò tolleranza zero nei confronti di questi episodi, perché il campo del Montevarchi fu squalificato per un mese e la società si vide addebitare una pesante multa, oltre all'imposizione di recintare il rettangolo di gioco con una rete, al fine di impedire il ripetersi di questi gesti.[13]
Quello del 1929/30 è il primo campionato FIGC cui l'Aquila partecipa ufficialmente: il primo obiettivo della società fu quello di offrire agli sportivi una prestazione dignitosa, "al riparo da ogni sorpresa".
Il campionato iniziò il 27 ottobre ed il Montevarchi si trovò inserito in un girone di 6 squadre tra cui spiccava la presenza della A.C. Sangiovannese: i tifosi aspettavano con ardore il confronto, anche perché, fino ad allora, le squadre si erano affrontate solo in incontri amichevoli ma gli aquilotti avevano sempre perso.
Il primo derby di campionato si disputò l'8 dicembre a Montevarchi: evidentemente l'umore dei rispettivi sportivi, in vista della partita, doveva essere decisamente "bollente" se la stampa locale si prodigò di propagandare a tutti quanti che i tifosi dovevano dimostrare "il vincolo sincero di legame che esiste fra queste laboriose popolazioni" ed anche la partita di ritorno, disputatasi a San Giovanni Valdarno, di nuovo le cronache riportano un appello della dirigenza bianco azzurra che diceva: "la squadra montevarchina avrà fra noi accoglienze fraterne, non una mischia invereconda e brutale ma una partita cavalleresca e combattuta"[2]
Il primo campionato si concluse in modo beffardo perché, proprio nelle ultime giornate, gli aquilotti, dopo aver condotto il girone tra le prime posizioni, furono sorpassati dal Santa Croce ma, a sorpresa, la rinuncia di tre squadre della costa labronica consentì il ripescaggio dei rossoblu in Seconda Divisione Toscana.
Dagli anni trenta agli anni sessanta
Al fine di irrobustire la squadra per disputare un campionato dignitoso la società non lesinò gli sforzi, potenziò la formazione, ampliò le tribune e chiamò quale allenatore l'ungherese Kàroly Csapkay (che i montevarchini, di fronte ad insormontabili problemi di pronuncia, italianizzarono in "Ceccai" o, più semplicemente, "Sòr Carlo"), già giocatore titolare nella Fiorentina e poi allenatore; fu grazie alla sua guida che il gioco degli aquilotti si "sgrezzò", votandosi ad un gioco più armonico e manovrato.
I risultati furono entusiasmanti: il campionato 1930/31 vide gli aquilotti secondi solo alla "Fiorentina B", ovvero alla squadra composta delle riserve dei Viola fiorentini, che però il regolamento dell'epoca lasciava virtualmente fuori classifica; in conseguenza di ciò fu ammessa al girone finale assieme a Piombino e Pontedecimo, che vide gli aquilotti prevalere nettamente.
È di allora la notizia della prima trasferta "di massa" dei tifosi montevarchini: al fine di non far mancare l'incitamento ai propri giocatori in una delle ultime decisive partite di campionato la società, il 1º marzo 1931, noleggiò due autobus che mise a disposizione degli sportivi i quali, al costo di 18 lire, poterono recarsi numerosi ad assistere l'incontro a Signa.
Dopo la seconda guerra mondiale (che, nel frattempo, aveva praticamente annichilito la società, continuamente dissanguata dai richiami alle armi dei giocatori) fu deciso di realizzare un nuovo e capiente impianto: nacque così il nuovo stadio, intitolato a "Gastone Brilli Peri", in memoria dell'omonimo pilota che risiedette in città (almeno) fino al 1909; esso era dotato di una tribuna coperta e di una pista, sfruttabile sia per le gare ciclistiche che di atletica.
I successivi ampliamenti comportarono, nei primi anni settanta, la realizzazione di una nuova gradinata e, nei primi anni ottanta, delle due "curve".
Dopo un ventennio avaro di soddisfazioni nei primi anni settanta la formazione, forte di una società solida, divenne una tra le più competitive del Valdarno e il coinvolgimento cittadino crebbe a livelli esponenziali.
Gli anni settanta e ottanta
Di quegli anni vanno ricordati, più di tutti, le promozioni in serie C negli anni 1969/70 e 1971/72 (quest'ultima risolta dopo un epico spareggio, giocato a Firenze, con la Pistoiese, dopo che lo stadio, caso unico nella storia della società, era stato squalificato per un anno intero a causa dell'invasione di campo avvenuta durante la partita col Foligno, causata dal pessimo arbitraggio del signor Foschi di Forlì), la vittoria a Marassi contro il Genoa per 0-1, la vittoriosa cavalcata del 1977/78 (conclusasi col III posto in classifica e, dunque, con la nuova promozione nella nascente C2) e, più di tutti, il campionato di Serie C2 1978-1979.
Quell'anno (caso fino ad ora unico!), al termine del campionato ben 5 squadre si presentarono a pari punti al secondo posto: Montevarchi, Sangiovannese, Carrarese, Cerretese ed Imperia, pertanto la lega decise di risolvere la questione con un mini torneo di spareggio, ovvero con un girone all'italiana, con partite di sola andata.
Incredibile ma vero, al termine degli incontri tutte quante le squadre erano nuovamente a pari punti (occorre tener presente che, all'epoca, la vittoria valeva 2 punti in classifica contro i 3 attuali e la differenza reti, almeno in questo caso, non era stata presa in considerazione quale parametro per definire la classifica).
La successiva rinuncia della Cerretese sbloccò la situazione: furono sorteggiati gli abbinamenti per gli scontri diretti (sempre da disputare con "partita secca" dove, in caso di parità al termine dei tempi supplementari, l'ultima parola l'avrebbe avuta la "monetina"), dopodiché le vincenti si sarebbero affrontate tra di loro e la vincente si sarebbe aggiudicata il secondo posto.
Il Montevarchi, dopo aver sconfitto l'Imperia per 1-0, affrontò in "finale" la Carrarese, all'epoca allenata da Corrado Orrico e, dopo essere stato rimontato nei tempi regolamentari da 2-0 a 2-2, s'impose nei supplementari per 3-2.
Lo stesso anno la società si trovo curiosamente coinvolta in un affare che riguardava direttamente la Roma: quest'ultima aveva contattato l'Internacional di Porto Alegre per acquistare Falcao ma i brasiliani reclamavano un pagamento con una scadenza assai perentoria che, probabilmente, il club giallorosso non avrebbe potuto permettersi.
Fu così che l'allora presidente Viola contattò Vasco Farolfi (storico presidente montevarchino), il quale anticipò per intero la somma richiesta dai brasiliani: quale contropartita (e segno di ringraziamento), oltre al saldo della somma, quell'anno la prima amichevole che la Roma disputò fu col Montevarchi.
Gli anni '80 si aprirono all'insegna delle amarezze: Il campionato 1979-80 si concluse con una retrocessione, evento ripetutosi al termine della stagione 1981/82, che vide i rossoblu ritornare tra i dilettanti ma già durante il campionato 1982-83 la società aveva gettato le basi per un subitaneo ritorno tra i professionisti (fallito solo alla penultima giornata) e nel 1983/84 l'Aquila vinse il campionato (e, conseguentemente, fu promosso in C2) e anche la Coppa Italia Dilettanti.
Dopo un paio di annate poco fortunate (disastrosa quella del 1985/86, con lo spareggio retrocessione perso col Civitavecchia per 0-4: soltanto a causa della radiazione del Palermo Calcio fu successivamente riammesso in C2) riuscì nuovamente ad essere promossa in C1 al termine del campionato 1987/88 (dopo lo spareggio con la Massese, disputatosi ad Empoli, e vinto per 3-2 ai calci di rigore) ed a conseguire la salvezza quello successivo.
Un paio di annate terribili (ovvero quelli disputati in Serie C2 1989-1990 e Serie C2 1990-1991) ne decretarono però la doppia retrocessione in serie D (anche stavolta per colpa di uno spareggio perso: 0-2 contro il Cecina) ma, nel mentre che la società si stava attrezzando per disputare un campionato di vertice, che permettesse alla squadra di riguadagnare la categoria perduta, giunse (cogliendo tutto l'ambiente di sorpresa) la notizia che la squadra, a causa di defezioni nelle serie superiori, era stata ripescata in C2.
Gli anni novanta
Il campionato successivo, quello di Serie C2 1991-1992, fu addirittura sorprendente: per un lungo periodo il Montevarchi occupò le prime posizioni della classifica finché, complice un calo di forma nelle giornate finali, nell'ultima giornata di campionato, disputata sul campo del "fatal Pesaro", impattò per 3-3 contro la squadra locale, vanificando così il secondo posto in classifica (e la conseguente promozione).
Il 1994-95 fu un anno di cambiamenti: la proprietà (guidata da Lezio Losi e Vasco Farlofi, appoggiata da altri imprenditori montevarchini) decise di scegliere la "linea verde" per "disegnare" la squadra, sia per riassestare il bilancio societario sia affinché l'Aquila diventasse un trampolino di lancio per giovani motivati verso una carriera tra i professionisti. In panchina arrivò Piero Braglia, ex-giocatore rossoblu con lunghi trascorsi anche in Serie A, che forgiò una squadra grintosa, aggressiva e che fece del suo carattere la carta vincente.
I risultati superano di gran lunga le aspettative: in casa la squadra non aveva rivali e sapeva imporsi anche fuori dalle mura amiche e dalla quinta giornata il Montevarchi salì in testa alla classifica, dove rimase fino alla 27ª giornata, sorpassato da San Donà di Piave, unica squadra in grado di reggere il passo dei rossoblu.
La partita decisiva di disputò il 14 maggio 1995, col Montevarchi distanziato di 2 punti in classifica: nonostante una fitta pioggia il Brilli Peri si gremì in ogni ordine di posti e le squadre, a dispetto del campo allentato, si affrontarono a viso aperto.
Il primo tempo sorrise però ai veneti, che andarono al riposo in vantaggio per 2-0. Per il Montevarchi sembrava svanire il sogno promozione e invece i rossoblù trovarono la forza di reagire, accorciando le distanze al 49° con Menchetti e trovando il pari all'84° con Scattini. Sospinti dall'incitamento dei tifosi i valdarnesi moltiplicarono energie e determinazione, trovando così il vantaggio con Ermini all'87° ed il goal del definitivo 4-2 con Arcadio al 91°.
Con una sola partita rimasta da giocare e con un punto di vantaggio la società mise a disposizione degli sportivi ben due treni speciali per affrontare l'ultima trasferta della stagione: la domenica successiva più di tremila montevarchini invasero (pacificamente) Lugo di Romagna per l'atto finale della stagione.
La partita terminò con la vittoria dei rossoblu per 2-1, aprendo così al Montevarchi le porte della C1[14]
Il successivo campionato si aprì anch'esso in modo inaspettato: dopo essersi rafforzato nei vari reparti i rossoblu si trovarono, inaspettatamente, in testa alla classifica dopo poche giornate e, sull'onda dell'entusiasmo, mantennero un passo che permetteva loro di occupare un posto nei play off per la promozione in serie B.
L'atmosfera cambiò bruscamente il 17 gennaio 1996 quando, a fronte di un intervento cardiaco fallito, morì Vasco Farolfi: la squadra perse di coesione e precipitò nei bassifondi della classifica, riuscendo comunque a mantenere (ed a farlo per altri 4 campionati) la permanenza in C1.
Tra i calciatori più famosi che hanno vestito la maglia del Montevarchi in quel periodo si ricordano l'attaccante dell'Udinese Bernardo Corradi e l'ex della Salernitana Antonio Arcadio, quest'ultimo protagonista della promozione in Serie C1.
A questi si aggiunge anche Guido Carboni, fratello maggiore di Amedeo (ex calciatore di Sampdoria, Roma e Valencia): proprio nel Montevarchi Guido ha realizzato il record di reti segnate in una sola stagione nella sua carriera.
Al termine della stagione 1997/98 Grazia Farolfi, figlia del defunto Vasco, comunicò l'intenzione di lasciare la società ed il suo posto (riservatole fin dal giorno dopo la morte del padre) fu rilevato da Giuliano Sili, fino ad allora direttore sportivo della squadra.
I successivi campionati, però, videro prima la retrocessione in C2 (nel 1998/99) e poi un lunga schiera di annate grigie, pur militando tra i professionisti.
Gli anni duemila
Evento rimarchevole nella storia della società di quegli anni fu la vittoria contro l'allora Florentia Viola sul campo dell'Artemio Franchi di Firenze nel girone d'andata di Serie C2 del 2002, con gol all'82' dell'attaccante Marco Cellini, che successivamente militò (anche) in serie B nelle fila dell'Albinoleffe.
Terminata quella stagione, in cui il Montevarchi si salvò evitando i play-out per un solo punto grazie ad una clamorosa rimonta nelle ultime giornate di campionato, la squadra ne attraversò una molto travagliata in cui, guidata (tra l'altro) da Francesco Graziani e, infine, dall'ex Gianluca Gallorini, retrocesse direttamente in serie D dopo la sconfitta nel campo della Rosetana.
La stagione successiva, ripescato in Serie C2 e affidata di nuovo a Gallorini, il Montevarchi (schierando una formazione totalmente rinnovata) ottenne un lusinghiero nono posto ma nella stagione 2005/06 la squadra, dopo un inizio affidato a Claudio Luperto, in seguito sostituito da Claudio Filippi, non seppe mai uscire dalle zone basse della classifica e fu costretta ad affrontare il Prato ai play-out: il doppio pareggio per 0-0 favorì i lanieri, che avevano una miglior posizione nel campionato, decretando così la retrocessione in Serie D dei rossoblu dopo 28 anni passati tra i professionisti.
Durante l'estate successiva si chiuse la (molto discussa) amministrazione di Giuliano Sili (durante la quale la società arrivò ad un passo dal crac finanziario[15]), cui subentrò Enrico Rossi nella veste di presidente, assieme a Lorenzo Cappelletti, unico rimasto della vecchia società.
L'inizio della nuova gestione fu in sordina: la prima stagione di serie D (2006/07) si concluse con il settimo posto e il mancato raggiungimento dei play-off, mentre nel 2007/08 la squadra (dopo che la società fu coinvolta in un autentico braccio di ferro col comune che, lamentando il mancato pagamento dei canoni di utilizzo dello stadio, negò l'utilizzo dell'impianto nelle prime giornate, costringendo così la squadra a disputare gli incontri interni in campo neutro ed a porte chiuse) terminò il campionato con un quindicesimo posto e la salvezza ai play-out.
Nella stagione 2008-2009, il Montevarchi, allenato da Marco Brachi, non riuscì ad ottenere la promozione diretta a causa del dominio assoluto della Lucchese, ma si qualificò comunque ai play-off, dove fu sconfitta dal Gavorrano 2-0 (fuori casa) direttamente al primo turno.
Nel 2009/10, sotto la guida di Stefano Mobili (ex Cagliari in serie A) la squadra disputò un campionato tormentato, riuscendo ad evitare i play out per un solo punto.
Gli anni duemiladieci
Durante il campionato 2010/11 la crisi societaria raggiunse un punto critico: il comune, stanco delle insolvenze che si trascinavano da anni, negò fino all'ultimo istante la disponibilità dello stadio alla società, che concesse solo 5 giorni prima dell'inizio del campionato[15].
La stagione incominciò in modo ingannevolmente accattivante: in panchina tornò Tommaso Volpi (che nella stagione 2007/08 aveva contribuito al raggiungimento della salvezza, seppure ai play out), la campagna acquisti fu scoppiettante (su tutti si segnalarono gli arrivi di Foglia, Pecorelli, il ritorno di Sala, già protagonista nella stagione 2004/05, e gli innesti di Roma, Gai, Frijio, Rossi, Leto, Raso, Caligiuri e Carrozza) e l'inizio di campionato fu sorprendente, in quanto la squadra si trovò a lottare per il primo posto col Perugia.
Il 26 settembre la Curva Sud, intitolata a Vasco Farolfi, per l'ultima volta si riempì (come ai bei tempi) per il derby con l'Arezzo e prima della fine di ottobre il Montevarchi si trovò in testa alla classifica.
Sembrava l'anno buono per il rilancio del calcio cittadino ed invece, a novembre, tutto cominciò a crollare.
Il 14 di quel mese la partita interna col Castello Group iniziò con 25 minuti di ritardo: il motivo ufficiale fu l'assenza di un medico al bordo del campo ma, si scoprirà il giorno dopo, la vera causa fu dovuta al fatto che giocatori avevano deciso di manifestare (in modo clamoroso e plateale) il loro dissenso contro la società per il mancato pagamento dei compensi loro promessi.[16]
Non erano i soli: a loro si aggiunsero il comune (che continuava a reclamare gli arretrati dei canoni di utilizzo dello stadio, evidentemente ancora non corrisposti, negando alfine l'utilizzo dell'impianto al di fuori delle gare domenicali, costringendo così la squadra ad allenarsi nei campetti di periferia) e numerosi altri fornitori, che lamentavano la medesima situazione.
La situazione diventò insostenibile ed a dicembre, quando si riaprì il mercato, i giocatori ingaggiati inizialmente se ne andarono l'uno dopo l'altro in un'autentica diaspora (anche Volpi se ne andò, salvo ritornare nelle ultime giornate, disertando però i play out) e, nell'imperversante caos societario (si parlò di un iniziale interessamento di un imprenditore a rilevare la squadra ma, alla prova dei fatti, tutto sfumò nel nulla), si riaccese una vorticosa quanto clamorosa campagna acquisti: partenze e arrivi si susseguirono di giorno in giorno, fino a totalizzare la pazzesca quota di 72 giocatori tesserati dall'inizio della stagione (tra cui 10 portieri!), con un allenatore diverso per ogni partita disputata nei primi 2 mesi del girone di ritorno.[15]
Nel frattempo i tifosi, esausti ed esasperati, persero definitivamente la pazienza e decisero di manifestare il proprio dissenso (e disprezzo) nei confronti della società in modo eclatante, disertando in massa lo stadio: lo slogan "Assenza maggiore presenza" fu applicato in modo duro e, durante l'intero girone di ritorno, le partite casalinghe si disputarono in un'atmosfera spettrale, con spalti totalmente deserti[17] (non accadeva dalla stagione 1940/41 ma, all'epoca, il motivo era ben più grave, dovuto all'imperversare della II guerra mondiale e la società era vittima degli eventi).
La stagione, dopo una lunga agonia di sconfitte ed un colossale tracollo in classifica, terminò con la retrocessione dopo i play-out: pareggiando l'andata per 0-0 e perdendo il ritorno per 3-0 contro l'Orvietana, il Montevarchi scese, per la prima volta nella sua storia, in Eccellenza Toscana.
Nel frattempo sia Enrico Rossi che Lorenzo Cappelletti lasciarono la guida della società, cui subentrò tale Angela Perez (compagna, tra l'altro, di Tommaso Volpi).
Iniziò così un'estate rovente per il Montevarchi: il nuovo sindaco dichiarò pubblicamente che la città non aveva più fiducia alcuna nella dirigenza e chiese che questa consegnasse "le chiavi" della società al comune, che avrebbe provveduto a cercare un possibile acquirente.
Ma Perez e compagni non mollarono: l'iscrizione al campionato arrivò al fotofinish grazie, sostenne la presidentessa, al contributo di un anonimo legato al "Comitato Orgoglio rossoblu", che però smentì categoricamente tutto quanto con un comunicato durissimo nei confronti della proprietà.
Alla fine di luglio, in modo grottesco, la società invitò pubblicamente (con tanto di annunci sui giornali) chiunque fosse stato interessato a vestire la maglia rossoblù a proporre la propria candidatura inviando in sede il curriculum sportivo![17]
Iniziò così un campionato, quello del 2011-12, disastroso, costellato di sconfitte e disertato dalla totalità degli sportivi (che mai smisero di contestare la proprietà), durante il quale cadde la goccia che fece traboccare il vaso: a fronte di numerose istanze di fallimento il Tribunale di Arezzo[18] chiese alla società il pagamento perentorio delle somme ancora insolute e, constatando la totale latitanza della proprietà (che non si presentò alle convocazioni), tra il 30 ottobre e l'11 novembre 2011 ne dichiarato ufficialmente il fallimento[19].
Il successivo 24 novembre la squadra fu anche esclusa dal campionato di Eccellenza Toscana dopo sole 13 giornate,[20] in conseguenza della radiazione dalla Federazione.[21], sconvolgendo (tra l'altro) la classifica del girone[22] con l'annullamento dei risultati ottenuti dalle varie squadre contro i rossoblu ed obbligando (da allora in poi) le avversarie ad un turno forzato di riposo quando avrebbero dovuto incontrare il Montevarchi.
La giustizia sportiva comminerà, in seguito, pesanti sanzioni sia ad Enrico Rossi che ad Angela Perez, rimproverando loro, tra l'altro, la pessima gestione societaria e l'omissione della presentazione dei bilanci relativi agli esercizi 2010 e 2011[23][24]
Nella stagione 2011-12 l'altra società cittadina, denominata Audax Montevarchi, militante in seconda categoria, si rese disponibile a raccogliere testimone ed eredità (sportiva) della vecchia Aquila e, pertanto, diviene la prima squadra, acquisendo subito la (storica) denominazione di "Club Sportivo Aquila 1902 di Montevarchi" (per gentile concessione di Vittorio Firli, legittimo depositario del marchio), gettando così le basi per il rilancio del calcio cittadino[25]
In quel momento, però, l'Audax, dopo 11 turni, occupava il penultimo posto in classifica, avendo racimolato la miseria di 4 punti e neppure gli innesti dei giocatori provenienti dalla vecchia Aquila (con Antonio Arcadio come allenatore) riuscirono ad invertire il preoccupante trend quando, inaspettatamente, Christian Riganò (che era entrato in disaccordo con l'U.S.D. Jolly e Montemurlo, militante nel campionato di Eccellenza) chiese di potersi allenare coi rossoblu.
La società colse al volo l'occasione e tesserò l'ex viola per il resto della stagione: da allora, sostenuta da un numero sempre crescente di tifosi e tonificata dai gol del nuovo centravanti, la squadra iniziò una clamorosa rimonta (vincendo 14 partite su 16, senza più subire sconfitte) che la portò a sfiorare i play off per la promozione, mancati per un solo punto !
Nella stagione 2012-2013 il Montevarchi, ha militato nel girone L toscano di 2ª Categoria, vincendo il campionato con 4 turni di anticipo ed ottenendo la promozione in 1ª Categoria[26].
Nella stagione 2013-2014 ha militato nel girone E toscano di Prima Categoria, vincendo il campionato ed ottenendo la promozione nella categoria superiore[27].
Nella stagione 2014-2015 ha militato nel girone B toscano di Promozione, vincendo il campionato con un turno di anticipo ed ottenendo l'accesso in Eccellenza [28] (centrando, per la prima volta nella sua storia, la terza promozione consecutiva).
Cronistoria
Cronistoria dell'Aquila Montevarchi Calcio | |
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Colori e simboli
I colori sociali sono il rosso e il blu, mentre la seconda maglia è da sempre bianca con pantaloncini bianchi (anche se recentemente sono state proposte numerose varianti).
Il (rinnovato) simbolo societario, ripristinato dopo la rifondazione del 2011, riprende il marchio storico della società fondata all'inizio del XX secolo e mostra un cerchio dorato sovrastato da un'aquila argentata (con le ali aperte); al suo interno racchiude lo stemma cittadino, con le sei colline di Montevarchi, su sfondo bianco, attraversato verticalmente da due strisce, di uguale dimensione, rosse e blu, colori sociali della squadra.
Strutture
Stadio
Gioca le sue partite casalinghe allo Stadio Gastone Brilli Peri.
L'impianto presenta le seguenti caratteristiche:
Allenatori e presidenti
Giocatori
Tifoseria
Gemellaggi
- Empoli[29][30]
- Perugia[29][30] (con i gruppi Armata Rossa e Ingrifati)
- Lanciano[29][30]
- Template:Ponte Preta (con Torcida Jovem Amor Maior / Comando Capital)
Amicizie
Rivalità
Con tutte le toscane ad eccezione di Empoli[29], ed in particolare con:
Altre sezioni
La società nacque nel 1902 con il nome di "Società Ciclistica Aquila", con colori sociali bianco e blu, principalmente orientata alla propaganda del ciclismo; il primo presidente fu Grevi. La società ebbe subito un buon numero di iscritti, che si riunivano per gite, raduni e convegni nei paesi vicini. Gli atleti più rappresentativi di questo periodo, per le gare in linea e di velocità, furono: N. Parigi, G. Cosi e su tutti Gastone Brilli Peri.
Negli anni venti l'atleta più rappresentativo fu Gino Failli, che negli anni 40 sarà anche presidente del "Club Sportivo Aquila Calcio".
Nel 1940 Franco Naldini vinse il campionato toscano Allievi e fu secondo al campionato italiano di ciclismo.
Dopo la guerra iniziò il cosiddetto "periodo d'oro" del ciclismo montevarchino con alcuni atleti di indiscusso valore a livello nazionale: Valeriano Falsini, Amerigo Sarri, Marcello Ciolli e Bruno Tognaccini.
L'attività agonistica ciclistica proseguì fino al 1970.
Note
- ^ Manfredo Angoletti, Massimo Anselmi, Carlo Fontanelli, Roberto Rotesi, Una Storia Lunga Cento Anni, Montevarchi, GEO edizioni, 2001.
- ^ a b Una Storia Lunga Cento Anni, [Op. Cit.].
- ^ Una Storia Lunga Cento Anni, [Op. Cit].
- ^ a b c Andrea Tani, L'Ultimo Volo dell'Aquila, su valdarnopost.it.
- ^ L'Aquila riparte dall'Audax., su valdarnopost.it.
- ^ Il Cs Aquila appartiene alla città, firmato l'atto di passaggio, su valdarnopost.it.
- ^ Il Cs Aquila è realtà, rinasce il calcio montevarchino, su valdarnopost.it.
- ^ Mercato, abbonamenti e nuova società: tutte le novità sull'Aquila, su valdarnopost.it.
- ^ Comunicato Ufficiale n. 35 del 27/02/2013 F.I.G.C. Comitato Regionale Toscana, su figc-crt.org.
- ^ Il Tempio del Tifo, Montevarchi, 2002.
- ^ Una Storia Lunga Cento Anni, [Op. cit.].
- ^ Una Storia Lunga Cento Anni, [Op. cit.].
- ^ Una Storia Lunga Cento Anni, [Op.cit.].
- ^ Andra Tani, Cent'anni di glorie, su valdarnopost.it, Valdarnopost, 8 novembre 2011.
- ^ a b c Andrea Tani, L'ultimo volo dell'Aquila, su valdarnopost.it, Valdarnopost, 8 novembre 2011.
- ^ Andra Tani, L'ultimo volo dell'Aquila, su valdarnopost.it, Valdarnopost, 8 novembre 2011.
- ^ a b Andrea Tani, L'ultimo volo dell'Aquila, su valdarnopost.it, Valdarnopost, 8 novembre 2011.
- ^ Dichiarato fallito il Montevarchi Aquila. La Gazzetta dello Sport
- ^ Andrea Tani, L'ultimo volo dell'Aquila, su valdarnopost.it, Valdarnopost, 10 novembre 2011.
- ^ Ufficiale: il Montevarchi escluso dal campionato di Eccellenza RadioBruno Toscana
- ^ FIGC
- ^ Andrea Tani, Montevarchi radiato, classifica rivoluzionata, su valdarnopost.it, Valdarnopost, 25 novembre 2011.
- ^ Andra Tani, Pesanti squalifiche per gli ex dirigenti della vecchia Aquila, su valdarnopost.it, Valdarnopost, 1º agosto 2012.
- ^ FIGC, Comunicato ufficiale FIGC 12227, su figc-crt.org.
- ^ Giornata rossoblù al Brilli Peri, su valdarnopost.it.
- ^ Montevarchi promosso in Prima Categoria Radio Bruno Toscana
- ^ Il Montevarchi vince in trasferta e vola in Promozione
- ^ Andrea Tani, Tripudio rossoblu: il Montevarchi torna in Eccellenza, su valdarnopost.it.
- ^ a b c d e f Tifonet
- ^ a b c d e f g h i Tifoserie toscane
- ^ Rivalità con Poggibonsi
Bibliografia
- "Montevarchi com'era" (a cura dell'associazione fotografica "f.mochi")1980.
- Manfredo Agnoletti, Massimo Anselmi, Carlo Fontanelli e Roberto Rotesi, Una storia lunga cento anni, Geo edizioni, 2002.
- xxvıı mostra filatelica "il calcio"(omaggio della città alla società sportiva aquila 1902 nel centenario della sua fondazione) numero unico.2002. (Circ.fil.num.benedetto varchi)
- Il tempio del tifo, 30 anni di ultras a Montevarchi, Levane (AR), Tipografia La Zecca, 2003.