Lavaggio delle mani nell'ebraismo

Lavaggi delle mani nella religione ebraica
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Coppa d'argento per il lavaggio delle mani

Il lavaggio delle mani (in ebraico נטילת ידיים?, netilat yadayim) nell'ebraismo comporta diversi obblighi dettati dalla Legge ebraica (Halakhah), tra cui:

  • Lavarsi le mani quando ci si sveglia dal sonno (abluzione nota in yiddish come נעגל וואַסער, negel vasser), con acqua versata da un vaso tre volte, ad intermittenza, su ciascuna mano. Questo lavaggio si dice rimuova uno spirito maligno dalle proprie dita.[1]
  • Lavarsi le mani prima di pregare.[2]
  • Lavarsi le mani quando uno/a si tocca parti private, o il sudore del proprio corpo (esclusa la faccia), o quando ci si tagliano le unghie[3]
  • Lavarsi le mani dopo essere stati al gabinetto, latrina o stanza da bagno[4]
  • Lavarsi le mani quando si lascia un cimitero[5]
  • Lavarsi le mani prima di toccare il pane servito a cena, e solo pane fatto di uno dei cinque grani principali (frumento, orzo coltivato, farro, orzo selvatico,[6] e avena).[7]

Sviluppo del rituale

Funzione dei sacerdoti

Tradizioni farisaiche

Gradi di impurità

Benedizione prima delle abluzioni

(ebraico)
« בָּרוּךְ אַתָּה הָ׳ אֱלֹהֵינוּ מֶלֶךְ הָעוֹלָם אֲשֶׁר
קִדְּשָׁנוּ בְּמִצְוֹתָיו וְצִוָּנוּ עַל נְטִילַת יָדָיִם
»
(italiano)
«Benedetto sei Tu, O Signore nostro Dio, Re dell'universo, che ci hai santificato coi Tuoi comandamenti, e ci hai comandato il lavaggio delle mani.»

Subito dopo la recita della benedizione, bisogna asciugarsi le mani con un panno.[8]

Note

  1. ^ Shulkhan Arukh (Orach Chayim 4:2; 4:18), basato sul Talmud babilonese, Shabbat 108b (fine) — 109a. Altri dicono che questa abluzione delle mani sia necessaria prima di recitare lo Shemà al mattino, o le preghiere, o anche quando si studiano le parole dei Saggi di Israele, come viene citato nel Bavli, Berakhot 11b. "R. Hiyya, figlio di Ashi ha detto: 'Molte volte mi alzavo [di mattina] per andare da Rab per recitare le nostre letture nel Sifra di Beit Midrash. Rab iniziava innanzi tutto a lavarsi le mani e benedire [con esse], e solo dopo ci recitava le letture'." Si veda Maimonide, Codice della Legge Ebraica (Mishne Torah, Hil. Berakhot 6:2). Altri ancora prescrivono il lavaggio delle mani non solo per la Preghiera Mattutina (Shacharit), ma per ogni preghiera. (Cfr. il libro di preghiere yemenita Tiklāl Etz Ḥayim, col commentario di Rabbi Yihya Saleh, e Tiklāl Qadmonim di Rabbi Yiḥya al-Bashiri).
  2. ^ Shulkhan Arukh (Orach Chayim 92:4–5; 233:2), basato sul Bavli, Berakhot 15a. Questo lavaggio è un'abluzione speciale, in quanto non richiede l'uso di un vaso o caraffa.
  3. ^ Shulkhan Arukh (Orach Chayim 4:18)
  4. ^ Shulkhan Arukh (Orach Chayim 4:18)
  5. ^ Shulkhan Arukh (Orach Chayim 4:18)
  6. ^ Le parole in ebraico qui usate sono shippon e shibboleth shu'al, che Rashi traduce seguendo questo ordine, "segale e avena", invece di "avena e orzo selvatico" (Maimonide). Maimonide, in disaccordo, chiama shibboleth shu'al in Mishnah Pesahim 2:5 "orzo selvatico".
  7. ^ Shulkhan Arukh (Orach Chayim 158:1)
  8. ^ Talmud babilonese (Bavli), Sotah 4b.

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