Utente:Rossetto Ilaria/Sandbox2
Avvenimenti del 1915
Il 24 Maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Il primo colpo di cannone venne sparato alle ore 4.00 dal Forte Verena. Secondo la testimonianza dell'aspirante ufficiale Fritz Weber [1] già dalla sera precedente alcune granate vennero sparate contro pattuglie italiane, in movimento verso i Marcai, dal Forte Verle. Successivi studi dimostrarono l'improbabilità dell'accaduto. Da questa data iniziò la guerra delle fortezze. Il piano del capo di Stato Maggiore Luigi Cadorna prevedeva l'avanzamento in direzione di Lubiana attaccando sul Carso e sull'Isonzo ed entrare così nel "ventre molle" dell'Impero. I comandanti italiani non approfittarono, però, della debolezza del fronte austriaco in Trentino, ancora in fase difensiva. Così, al quinto giorno, il Forte Luserna si arrese issando bandiera bianca. La strategia italiana prevedeva l'arrivo verso Dobbiaco in Pusteria e sull'Isonzo, non sugli altopiani, dove si doveva mantenere la posizione difensiva. In questo modo si perse la possibilità di scardinare la linea dei forti e scendere a Trento. L'esercito italiano, poco addestrato, non riuscì ad approfittare della sua supremazia numerica sul nemico e per questo le prime offensive sul Fronte del Carso e dell'Isonzo non ebbero successo.
La notte del 24 maggio la 108^ compagnia del battaglione alpini "Vicenza" salì sulla sommità del Pasubio dove non trovò forza avversarie. Così, con l'appoggio di nuove unità, occupò il Col Santo, issandovi una batteria di medio calibro. Ciò consentì l'avanzata lungo la Vallarsa e Val Terragnolo.
Martedì 25 maggio ore 6.00: delle granate italiane caddero sulla piazza e sulla chiesa di Luserna causando tre vittime. La popolazione fuggì terrorizzata a Costalta e Monterovere. Quando arrivarono a Trento i Lusernesi furono uniti a migliaia di trentini fuggiti dalla linea del fronte. Diventarono profughi ad Aussig, nella Boemia del Nord, in Repubblica Ceca. Tra il 24 e il 28 maggio nel Forte Lusern ci fu un pesante bombardamento. Si temeva l'esplosione di depositi delle munizioni e del carburante, provocando così un cambiamento decisivo nello svolgimento della guerra; in questa disastrosa situazione, il 28 maggio, il Forte Lusern issò la bandiera bianca della resa. Fu una decisione del comandante Emanuel Nebesar. Egli venne successivamente sostituito dal tenente medico Gasperi che fu incaricato di trattare la resa con gli italiani. I vicini Forti Busaverle e Belvedere Gschwent decisero di aprire il fuoco a ritmo accelerato sul Forte Luserna dalle loro artiglierie. Inoltre una pattuglia scese da Costalta con l'ordine di strappare la bandiera bianca. Il comandante Nebesar fu arrestato con l'accusa di tradimento.
La notte del 30 maggio si verificò un tentativo di attacco italiano ai Forti Verle e Pizzo di Vezzena, nella speranza di non aver nessuna opposizione.Purtroppo non fu così e il battaglione degli alpini "Bassano" e i fanti della brigata "Ivrea" dovettero indietreggiare con dolorose perdite
Nei giorni seguenti l' intero nodo sommitale di Cima Carega venne occupato, e con esso il lunghissimo ed aspro contrafforte calante verso Cima Levante, Cima Mezzana, Passo Buole, Monte Coni Zugna e la Zugna Torta. Operazioni seguenti, che si verificarono fino a dicembre 2015, portarono gli italiani alle porte di Rovereto, sull'allineamento Mori - Lizzana - Castel Dante - S.Colombano - Noriglio.
Il 12 giugno una batteria di modernissimi mortai da 305 austriaci demolì prima il Forte Campolongo, senza però provocare vittime, e successivamente diresse il tiro sul Forte Verena: l’esplosione di un proiettile nel corridoio della casamatta uccise oltre quaranta artiglieri e il capitano Turchetti, comandante del Forte. Gli austro-ungarici si imposero, attaccando di sorpresa, sul Monte Coston sull’altopiano dei Fiorentini. Così in una sola giornata le maggiori opere italiane furono sconfitte.
22 giugno 1915:dei fanti e guerrieri del 115° Regimento Fanteria Brigata Treviso e degli austriaci, usciti da Forte Verle, si scontrarono. Scoppiò la forcella di Monte Malon: gli italiani si lamentarono dei loro cannoni, ormai troppo logori e antiquati, e dell'efficenza dei loro mortai.
Il 2 luglio il Comando Supremo italiano ordinò di rimuovere le artiglierie esposte ai tiri nemici, al fine di utilizzarle all'esterno delle fortezze: il Comando non si fidava più dei criteri costruttivi dei forti al cospetto dei nuovi 305 nemici austriaci.
Lungo la Val Sugana le truppe italiane inizialmente si imposero nell'altopiano dei sette comuni: conquistarono Ospedaletto, si allargarono verso Strigno, salirono sul monte Civeron ed entrarono in Val di Sella. Così facendo occuparono il ciglione dell'Armentara ed, infine, entrarono nella cittadina di Borgo il 15 agosto 1915.
Durante la notte del 18 agosto iniziarono delle azioni offensive sull'altipiano di Folgaria verso Malga Zonta e Malga Melegna, ma soprattutto lungo il crinale proteso dal Monte Maggio verso settentrione. Monte Coston venne riconquistato il 20 agosto, mediante aggiramento da parte di consistenti forze: tutto questo suggeriva di procedere con un ulteriore tentativo verso la testata dell'Astico, impiegando tutte le unità ancora disponibili. Nello stesso momento,sull'altro lato della Val d'Astico, il Forte Belvedere, con la sua massa di cemento e di acciaio, issava sornionamente la guardia. Il 25 agosto 1915 si attuò infine l'occupazione di Monte Maronia.
Il 24 agosto la quinta compagnia di volontari dell'alta Austria, comandati dal generale Rauch, decisero di difendere il territorio di fronte ai Forti Vezzena e Verle. Alle ore 22.00 la 34° divisione italiana, insieme al battaglione, attaccarono i Forti Vezzena e Verle. Le mitragliatrici imperiali furono respinte dagli alpini Bassano e Val Brenta. Alle 3.00 di notte la battaglia si sviluppò nel settore del Cotesin,il fronte nord è tranquillo.
Il 25 agosto, alle 4.00 di notte, il Basson venne attaccato in quattro assalti dalla brigata Treviso con i reggimenti 115° e 116°. Questo scontro causò moltissime perdite italiane, invece, le vittime austriache furono minime. La brigata Ivrea contribuì all'azione di attacco aggredendo le testate delle valli Rio Torto e Scuro, 234 uomini morirono .Ma i soldati delle valli Rio Torto e Scuro riuscirono comunque a trincerarsi. Nel M. Coston avvenne un attacco del 154° reggimento di fanteria Novara.
Tra il 18 e il 23 settembre 1915 si susseguirono continui attacchi e contrattacchi austriaci tra Malga Secondo Posto e Soglio d'Aspio. Il 22 settembre, nel forte Tre Sassi, in Alta Val delle Lanze, gli austriaci bombardano la trincea italiana del capitano De Castiglioni. Tutto il terreno venne battuto. L'alba del giorno successivo riservò nuove sorprese agli italiani: la fucileria scoppiò. Gli austriaci attaccarono il plotone del tenente, della 4° compagnia, Dotto. Il 23 settembre infine si verificò l'occupazione definitiva di Monte Coston.
Nei primi giorni di ottobre avvenne la prima mossa offensiva sferrata da Malga Melegna e Malga Pioverna contro il nudo dosso del Plaut e del vicino Durer. il 7 ottobre alle otto entrano in azione le nostre artiglierie. Sparano anche le batterie da montagna. Alla nostra sinistra inizia il fuoco di fucileria. A mezzogiorno vengono distribuite le granate a mano, le S.I.P.E. Dunque, attaccheremo anche noi. Questa notte i nostri andranno a tagliare i reticolati del Durer con le pinze a mano. … 8 ottobre, riprende il fuoco, questa volta violento, furioso, impressionante, sì che la valle ne rintrona. I soldati sono alle feritoie in attesa dell’attacco, mentre sul versante orientale di valle Fonda si sente crepitare la fuciliera e “cantare” le mitragliatrici nemiche. Sono impegnati i nostri compagni del terzo battaglione con gli alpini ed i bersaglieri. Ecco le parole tratte dal diario di Luigi Gasparotto, che sintetizzò così l'accaduto.
- ^ Fritz Weber nacque a Vienna il 4 giugno 1895. Nel maggio del 1915 fu arruolato come alfiere nel 6^ battaglione d'artiglieria in servizio al Forte Busa Verle. Egli fu testimone del bombardamento sul Fronte Verle; dimostrò il suo coraggio durante la resa e per questo venne premiato con la medaglia d'argento a valor militare. Morì nel 1972, dopo la pubblicazione della sua autobiografia Das Ende einer Armee, opera di denuncia degli orrori della Guerra.