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Versione del 9 apr 2016 alle 14:19 di Carlo.benini (discussione | contributi) (Bibliografia: Aggiunto un articolo sul supplemento del Giornale di Brescia)

Giacomo Perlasca, nome di battaglia "Capitano Zenith" (Brescia, 19 dicembre 1919Brescia, 24 febbraio 1944), è stato un militare, partigiano e antifascista italiano, medaglia d'argento al valor militare. Perlasca è bresciano ma la famiglia è originaria di Como. Il padre, Francesco (1868-1936) promuovendo opere benefiche, nel 1923 fonda un banco poi assorbito dall’Unione Bancaria Nazionale che nel 1932 è costretta al fallimento per le difficoltà frapposte dal regime fascista e da invidie.

Biografia

Studente in ingegneria al Politecnico di Milano, arruolato alle armi nel 1941 entra a far parte del corpo degli alpini come sottotenente del 4° Reggimento Artiglieria. L’8 settembre 1943 sfugge a Roma alla cattura e alla deportazione. Dopo l'Armistizio di Cassibile rientra a Brescia all’attività partigiana come comandante e coordinatore delle formazioni Fiamme Verdi in Valle Sabbia e Valtenesi. Promuove la costituzione di nuove formazioni e stabilisce collegamento con la Svizzera per il passaggio di prigionieri alleati. Dirige a Rocca d’Anfo colpi di mano su autocolonne ed attrezzature del nemico. A causa di una delazione viene arrestato dai tedeschi il 18 gennaio 1944 in via Moretto a Brescia per opera di fascisti, assieme ai partigiani Astolfo Lunardi, Tita Secchi, Mario Bettinzoli e Giuseppe Pelosi, vice comandante della stessa formazione. Processati il 14 febbraio 1944, dal Tribunale Militare tedesca di Brescia, quale organizzatore di bande armate e per intelligenza col nemico. Vengono fucilati il 24 febbraio 1944, presso la caserma del 30° Artiglieria di Brescia.

Teresio Olivelli, su Il Ribelle, periodico delle Fiamme Verdi, lo ricorda con queste parole:

«Pensando a Te sentiamo che l'Italia rinasce... non nei reparti arruolati con la minaccia del piombo o con l'incentivo del denaro, ma sulle fosse insanguinate di quanti, come Te, hanno dato opera e vita per la Patria libera da stranieri e da tiranni, pura nella sua povertà, grande nello spirito dei suoi figli»

[1] [2] [3]

Perlasca e la resistenza nella Valsabbia (ottobre 1943 - gennaio 1944)

La situazione delle bande in Valsabbia

La coordinazione di Perlasca e Bettinzoli

L’aviolancio dell’8 dicembre

Gli arresti del gennaio 1944 e la cattura di Perlasca e Bettinzoli

Il processo e la fucilazione di Perlasca e Bettinsoli

La Brigata Perlasca

Onorificenze

Riconoscimenti

Brescia gli ha dedicato un quartiere. Anche l'Istituto di Istruzione Superiore di Idro-Vobarno (BS) e la Scuola Secondaria di Primo Grado di Rezzato (BS) sono stati intitolati a Giacomo Perlasca.

Note

Bibliografia

  • Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945), Torino, Einaudi, 1952.
  • Brescia libera, Il Ribelle 1943-1945 (ristampa anastatica), a cura di D. Morelli, Brescia, Editrice Sintesi - Istituto storico della Resistenza bresciana, 1974.
  • Giannetto Valzelli (a cura di), Brescia ribelle : 1943-1945 : cronaca e testi della Resistenza bresciana per le scuole primarie e medie, Brescia, Il Comune di Brescia, 1966.
  •   Angio Zane, Ribelli Brigata Perlasca, Museo Archivio Audiovisivo Gardesano Onda, giugno 2003.
    «...arrivano i nostri»
  • Rolando Anni, Fiamme Verdi in Valsabbia (8 settembre 1943 - 24 febbraio 1944), in Supplemento del Giornale di Brescia, n. 78, Brescia, Editoriale Bresciana S.p.A., 16 aprile 1985, pp. 21-25.

titolo= Cap 4. Temi e contenuti de Il Ribelle

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