Codice fridericiano di Innsbruck
Il Codice federiciano di Innsbruck è un manoscritto medievale di compilazione alto trecentesca, venuto alla ribalta nel 2005, anno della sua scoperta tra i manoscritti della Biblioteca dell'Università di Innsbruck (Codex 400 del catalogo[1]).

L'importanza del codice risiede nel fatto che vi è tramandata copia di un carteggio di oltre 200 documenti, tra epistole e mandati, appartenuti alla dinastia Hohenstaufen, tra i quali circa 30 documenti di Federico II di Svevia, oltre un centinaio di suo figlio Corrado IV, e altre epistole provenienti da eminenti personaggi politici di spicco dell'epoca, tra cui vari papi, il Sultano mamelucco d'Egitto, e il Re di Gerusalemme Giovanni di Brienne - che fu anche suocero di Federico, che ne aveva sposato, in seconde nozze, la figlia Jolanda di Brienne.
Tradizione e scoperta del documento
Il documento, rimasto a lungo nell'ombra, è stato portato all'attenzione degli studiosi dai due scopritori, Walter Neuhauser, ex bibliotecario dell'ateneo, e Josef Riedmann, medievista e docente a Innsbruck.
Prima della destinazione finale, il codice era stato custodito a lungo nella Certosa Allerengelberg, in Val Senales, da dove era poi confluito nel patrimonio librario dell'ateneo tirolese, dopo che nel 1782, nell'ambito della riforma giuseppinista, si giunse alla chiusura del monastero certosino.
Prima di uscire dall'anonimato, la silloge recava l'oscuro titolo di Notulae Rhetoricales Diversae, che sembra alludere a una probabile raccolta di modelli epistolari da tener presente nella redazione della corrispondenza del monastero. Si ritiene che questo titolo, insieme all'aspetto dimesso e poco appariscente del codice, abbia concorso a fuorviare l'attenzione degli studiosi potenzialmente interessati, lasciando così che il manoscritto rimanesse sconosciuto per oltre sette secoli.
Caratteristiche
La scrittura è caratteristica della fase di passaggio dalla minuscola carolingia alla scrittura gotica: questo permette, su base paleografica, di datare la composizione del manoscritto agli anni 1260/1270. Sono presenti moltissime abbreviazioni scribali, indice della necessità di risparmiare spazio: coerente con questo spirito è l'assenza sui fogli di qualsiasi concessione a elementi decorativi.
I nomi propri contengono spesso dei refusi: Hector von Armenien anziché Hethum von Armenien (Aitone I d'Armenia) o Anfusus von Kastilien anziché Alfons von Kastilien (Alfonso di Castiglia). In generale, la corruzione dei nomi si avverte maggiormente per le personalità più "distanti" mentre, al contrario, può capitare che nomi di personalità più vicine siano riportati correttamente e per esteso. Queste particolarità fanno ipotizzasse che il copista fosse uno parlante di lingua tedesca.
Secondo gli scopritori, è da escludere che i testi delle lettere siano il frutto di contraffazioni o di esercizi di stile di qualche scrittore del XIII secolo.
Prospettive storiografiche
Dopo la scoperta, se ne è avuta la presentazione agli studiosi dell'età normanno-sveva. Un primo rapporto preliminare è stato pubblicato nel 2006 da uno degli scopritori.[2]
Si è in attesa di un'edizione critica, attualmente in preparazione nell'ambito della collezione Monumenta Germaniae Historica.
Tuttavia, già da un primo e sommario esame, i suoi contenuti autorizzano un notevole ottimismo tra gli studiosi: si ritiene infatti che il codice sia in grado di svelare alcuni aspetti sconosciuti della personalità dell'imperatore svevo e, soprattutto, di gettare nuova luce sulla figura politica del figlio Corrado, la ricostruzione della cui immagine è stata afflitta dalla penuria di fonti. Il profilo e il ruolo politico di quest'ultimo, in particolare, sembrano uscire notevolmente valorizzati, nella capacità esibita di proseguire l'azione del padre e di intrattenere relazioni diplomatiche di alto profilo internazionale, estese dall'Inghilterra all'Europa continentale fino al Medio Oriente. Al contempo, le carte mostrano il giovane imperatore in grado di esercitare la sovranità che gli deriva dalla corona di Sicilia, investito personalmente di questioni come l'ampliamento del porto di Salerno e di quello di Barletta, dettando le linee organizzative dello Studium Universale di Salerno (secondo il modello dell'Università di Napoli), intervenendo sulla manutenzione di ponti, sulle misure per incentivare l'immigrazione ebraica nel Regno di Sicilia, fino a occuparsi personalmente perfino di faccende minute e quotidiane, in ambiti molto disparati, come la costruzione di un mulino ad acqua, questioni di vicinato o dispute giuridiche in materia di successioni.
Note
- ^ Walter Neuhauser, Lav Śubarič, Katalog der Handschriften der Universitätsbibliothek Innsbruck, Teil 4: Cod. 301-400 (Österreichische Akademie der Wissenschaften, phil.-hist. Klass, Denkschriften 327; Veröffentlichungen der Kommission für Schrift- und Buchwesen des Mittelalters II.4.4), Wien, 2005
- ^ Josef Riedmann, Unbekannte Schreiben Kaiser Friedrichs II. und Konrads IV. in einer Handschrift der Universitätsbibliothek Innsbruck. Forschungsbericht und vorläufige Analyse, in «DA», vol. 62 (2006), pp. 135-200.
Bibliografia
- (DE) Josef Riedmann, Unbekannte Schreiben Kaiser Friedrichs II. und Konrads IV. in einer Handschrift der Universitätsbibliothek Innsbruck. Forschungsbericht und vorläufige Analyse, in «DA-Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters», vol. 62 (2006), pp. 135-200
- Ranieri Polese, Le lettere scoperte nella biblioteca di Innsbruck gettano nuova luce sul sovrano di Svevia, Corriere della Sera del 1º agosto 2005
- Marco Brando, Scoperto in Austria un carteggio inedito di Federico II. Corriere del Mezzogiorno, 20 luglio 2005, da stupormundi.it
Collegamenti esterni
- (DE) Neu aufgefundene Texte von Schreiben Kaiser Friedrichs II. († 1250) und seines Sohnes König Konrads IV. († 1254) in einer Handschrift der Universitätsbibliothek Innsbruck (su una conferenza tenuta da Riedmann a Hildesheim l'11.2.2009)
- (DE) Paul Jandl, Die Freuden der Schweigemönche. Briefe der Stauferkaiser in Innsbruck entdeckt, in Neue Zürcher Zeitung, 23 luglio 2005