Villa Maria (Livorno)
Villa Maria, nota anche come Villa Lazzara o Villa Capponi, si trova a Livorno, in via Calzabigi.
Villa Maria | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Località | Livorno |
Indirizzo | Via Calzabigi - via Redi |
Coordinate | 43°32′28.95″N 10°19′10.56″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XIX secolo |
Uso | biblioteca pubblica |
Durante il periodo di permanenza della Famiglia Lazzara,dal 1903 al 1960, la Villa fu sede della principale manifattura artigianale del periodo a Livorno, ossia la lavorazione del corallo.[1]
Successivamente ospitò, per un breve periodo, la sezione del "Centro di documentazione e ricerca visiva" della Biblioteca Labronica, dove erano conservate le fonti inerenti storia e cultura cittadina. Con l'avvio di un progetto di adeguamento funzionale, nei primi anni del Duemila, i fondi furono trasferiti a Villa Fabbricotti e l'edificio andò incontro ad un rapido degrado.[2] Con la ripresa dei lavori, la villa è stata riaperta parzialmente al pubblico solo il 22 ottobre 2013. All'interno sono stati trasferiti i fondi (circa 120.000 volumi) provenienti dalla sezione dei Bottini dell'olio.[3]
Nei pressi si trovano le ville Tavani, Dello Strologo e Rodocanacchi.
Il Nome
La denominazione "Villa Maria" come attestato dalla lapide posta nella Cappella della Famiglia Lazzara presso il Cimitero della Misericordia di Livorno, fu attribuita alla scomparsa della figlia del Cav. Giovanni Lazzara che nel 1905 morì di tisi. Si legge:Moriva ventiduenne la soavissima Maria Adelaide Lazzara il XXVI di Luglio MCMV dopo quattro lunghi anni d'ineffabile martirio e i suoi disperati congiunti la videro lentamente dileguare dalla loro tenerezza infinita e non poterono che piangere o vane lacrime! Oh umana inutile scienza!"[4]
Storia
Le origini della villa risalgono alla metà del Settecento, quando i fratelli Capponi, marchesi di origine fiorentina, fecero costruire un primo edificio nella "Cura di San Jacopo". Nel 1809 l'immobile passò a Michele Rodocanacchi. In seguito, con Pietro Rodocanacchi, furono apportate importanti trasformazioni sotto l'influenza dell'altra grande dimora che la famiglia possedeva presso il colle di Monte Rotondo (si veda Villa Rodocanacchi). Nel corso di questi lavori si registra un consistente ampliamento del fabbricato, il quale fu affiancato una torre a pianta quadrata di gusto medioevale. A dimostrazione del passaggio dei Rodocanacchi, al primo piano della villa è visibile in un pavimento a mosaico lo stemma di famiglia, ossia un cesto di rose e le lettere "PPR".
Nel 1904 l'immobile e il rigoglioso parco circostante passarono a Giovanni Lazzara, il quale fece costruire una torre serbatoio per immagazzinare l'acqua necessaria alle quattro serre della villa, alle scuderie e al lavatoio, oltre che alla lavorazione del corallo. Durante il periodo Lazzara la manifattura, posta all'ultimo piano della Villa in quanto zona maggiormente esposta alla luce, contava più di mille operaie specializzate. Oltre alla sede in Via Calzabigi, la ditta denominata "Giovanni Lazzara", fondata dall'omonimo nel 1880, possedeva altri due stabilimenti: uno a Montenero ed uno ad Avane. Il Cav. Giovanni Lazzara (1850-1929) fu insignito del Cavalierato del Lavoro per i meriti conseguiti nella occupazione femminile con la lavorazione del corallo, aggiudicandosi il primato cittadino nel settore dell'Artigianato.[5]
Durante la seconda guerra mondiale l'edificio divenne sede del comando tedesco di Livorno, per poi tornare, nel dopoguerra, in possesso della famiglia Lazzara; nel 1960 gli eredi della famiglia la donarono all'amministrazione comunale, che dapprima ne fece sede del Museo Progressivo di Arte Contemporanea (oggi scomparso, ma l'eposizione è stata ricreata virtualmente) e quindi del "Centro di documentazione e ricerca visiva".
Descrizione
L'ingresso principale al parco della villa, lungo la via Calzabigi, è segnato da una sorta di porta turrita, a forma di castello denominato "Castelletto", oltre la quale si apre un viale alberato che conduce verso l'imponente dimora. Elemento di spicco della villa vera e propria è il caratteristico torrione che si erge sul lato settentrionale del complesso. Il fabbricato, riccamente affrescato, si innalza su tre piani fuori terra; l'attuale ingresso principale è segnato da un portico sostenuto da pilastri e arcate a tutto sesto.
L'interno
All'interno in passato vi erano imponenti vetrate in vetro veneziano e numerosi affreschi con rappresentazioni decorative sulle pareti e soffitti. Persiste sotto il loggiato dell'edificio denominato Castelletto le iniziali "GL" della Famiglia Lazzara. Tutti gli affreschi interni alla Villa, nel periodo in cui questa diventò sede del "Museo progressivo di Arte Contemporanea", furono coperti con vernice bianca in nome della modernità. Ad oggi solo gli affreschi del piano terreno sono stato in parte recuperati ed in parte ricostruiti.[6]
Il Parco
Il parco che circonda la Villa estende lungo i due ingressi: uno posto in Via Calzabigi e l'altro in Via Bonarroti. L'area del parco fu ridimensionata durante il susseguirsi degli anni del dopoguerra a causa dei vari piani regolatori. Ad oggi, a meno delle numerose statue ed elementi di decoro sottratte nei tempi passati, persistono i pini del viale principali, tre dei quali piantati in ricordo della nascita dei tre figli Lazzara. L'insolita struttura a pianta ottagonale presente nel parco veniva utilizzata in passato come spogliatoio in quanto nei pressi vi era collocato un campo da tennis.[7] Si legge:"Sicura nella sua cinta boscosa, nascondendo tra colonnati di pini, teneri prati e aiuole fiorite, Villa Lazzara avvertì solo come un'eco l'invasione delle nuove dimore nei dintorni della vasta proprietà in mezzo alla quale sorgeva. Il cancello è un divieto cortese: limita il passo ma permette all'occhio di entrare, frugare e godere la vista di aiuole, alberi e statue".[8]
La Donazione
Nel 1962 la Villa ed il parco furono donati dalla Famiglia Lazzara al Comune di Livorno con vincolo d'uso perpetuo a museo, una sala intitolata al Cav. Giovanni Lazzara ed il parco a verde pubblico. A commemorazione di questo evento è stata apposta una targa sulla facciata della Villa. Si legge:" Gli eredi per onorare la memoria di Giovanni Lazzara Cavaliere del Lavoro donarono questa villa e l'annesso parco alla amministrazione comunale affinchè l'edificio fosse destinato a museo e il giardino ad uso pubblico. 31 Ottobre 1962"[9]
Note
- ^ O.Lazzara "Villa Maria. Una Livorno tra passato e presente."
- ^ Il Tirreno del 12 marzo 2011.
- ^ Libri e decori: Villa Maria torna a vivere, Il Tirreno del 21 ottobre 2013.
- ^ O.Lazzara "Villa Maria. Una Livorno tra passato e presente."
- ^ O.Lazzara "Villa Maria. Una Livorno tra passato e presente"
- ^ O.Lazzara "Villa Maria. Una Livorno tra passato e presente."
- ^ O.Lazzara "Villa Maria. Una Livorno tra passato e presente."
- ^ B.F.Nencini, Villa Lazzara da Viburni Civitas. Rassegna di attività municipale A.5, n°2, Livorno
- ^ O.Lazzara "Villa Maria. Una Livorno tra passato e presente."
Bibliografia
- R. Ciorli, Livorno. Storia di ville e palazzi, Ospedaletto (Pisa), 1994.
- F. Canuto, Paesaggio, parchi e giardini nella storia di Livorno, Livorno 2007.
- O.Lazzara, Villa Maria. Una Livorno tra passato e presente, Livorno, 2013.
- B.F.Nencini, Villa Lazzara da Viburni Civitas. Rassegna di attività municipale A.5, n°2, Livorno