Cloze test
Un test cloze, a volte indicato semplicemente come cloze, è un esercizio o un test di valutazione linguistica formato da un porzione di testo dalla quale sono state rimosse alcune parole. Al partecipante è richiesto di inserire le parole mancanti o eventualmente i sinonimi appropriati[1].
I test cloze richiedono la capacità di comprendere il contesto e il vocabolario al fine di individuare i termini o la tipologia grammaticale dei termini che vanno inseriti nelle parti cancellate di un testo; sono comunemente somministrati per valutare il livello di conoscenza di una lingua (lingua madre o lingua seconda) del partecipante[1].
Storia
Il termine cloze deriva dal termine inglese closure presente nella teoria della Gestalt, che studia la capacità da parte di un essere umano di ricostruire i dati parziali provenienti da una percezione incompleta della realtà[2].
Il primo a descrivere in letteratura la tipologia di test denominata cloze è stato il giornalista Wilson Taylor[3] esponendo più organicamente ed ampliando concetti già formulati in precedenza da altri studiosi. Taylor intendeva il test come un misuratore della capacità di lettura silenziosa di un soggetto[4] e vista la semplicità del metodo proposto, basato sulla cancellazione sistematica o casuale da un testo di alcune parole che gli studenti avrebbero dovuto reinserire, il test si diffuse inizialmente come ausilio per l'apprendimento dell'inglese come lingua madre, per essere in seguito utilizzato nei test internazionali per la valutazione dell'apprendimento della seconda lingua[5].
Struttura del test
Implementazione
La metodologia di implementazione è oggetto di una vasta letteratura accademica[6], anche se generalmente in ambito metacognitivo vengono utilizzate le seguenti varianti:
- i termini sono cancellati dal testo in maniera sistematica ogni numero prestabilito di parole (generalmente 7);
- i termini sono cancellati dal testo in maniera progressiva, ad esempio eliminando inizialmente una parola ogni sette, per poi passare ad una ogni sei e ad ogni cinque[1];
- i termini sono cancellati dal testo in maniera casuale[7].
Quindi sotto il punto di vista metacognitivo e considerando quanto afferma Oller quando si occupa di test pragmatici[8], il test cloze non andrebbe confuso con il test gap-fill (riempimento di spazi vuoti), il quale, se concettualmente molto simile, prevederebbe invece la cancellazione mirata di una tipologia particolare di parole, su base lessicale, grammaticale o funzionale, a prescindere dalla loro posizione nel testo[1].
I linguisti invece, soprattutto nell'ambito dell'insegnamento delle lingue, si sono allontanati dal concetto meccanico della cancellazione di parole ad intervalli fissi, tentando di sostituire con gli spazi vuoti i termini precisi che desiderano testare senza tenere conto della loro posizione. La differenza tra gap-fill e cloze è quindi più sfumata: generalmente per la prima categoria di test si utilizzano singoli periodi con uno o due spazi vuoti, per la seconda testi più lunghi con un numero maggiore di spazi[9][10]. Dal punto di vista dei test linguistici, il gap-fill, con la sua brevità, aiuterebbe a valutare le specifiche capacità del linguaggio (grammatica e lessico), mentre il più lungo test clize permetterebbe di valutare meglio la competenza linguistica degli studenti[11].
Esempi
In questa tipologia di test sono quasi sempre essenziali il contesto in termini linguistici e il contenuto.
Considerando il seguente testo:
gli studenti sarebbero tenuti a riempire gli spazi vuoti con le parole che meglio completerebbero il periodo. Il primo spazio è preceduta da "the"; che indica che secondo le regole della lingua inglese il termine seguente dovrebbe essere un sostantivo, un aggettivo o un avverbio. Dal momento però che lo spazio è seguito da una congiunzione il periodo non sarebbe grammaticalmente corretto se non venisse inserito un sostantivo. Le parole inglesi "milk" e "eggs" ("latte" e "uova") sono importanti per decidere quale sostantivo inserire nel primo spazio vuoto; "supermarket" è una risposta possibile, ma altre risposte corrette potrebbero essere "store", "shop", "market", "grocer", ecc., mentre per il secondo spazio sono risposte corrette "umbrella" o "raincoat" ("ombrello o "impermeabile").
Note
- ^ a b c d Licia Landi, Una tecnica metacognitiva: il cloze (PDF), su univirtual.it, Università Ca' Foscari.
- ^ Marco Ricucci (2013), pp. 357
- ^ Wilson Taylor (1953), pp. 415-433
- ^ Stefania Nuccorini (2001), p. 181
- ^ Marco Ricucci (2013), pp. 358
- ^ Sachs, Tung, Lam (1977)
- ^ Marco Ricucci (2013), pp. 356
- ^ J.M. Oller Jr. (1979), p. 38
- ^ J.M. Oller Jr. (1979), Oller per un test close afferma che sono necessari 50 spazi con un minimo di 250 parole.
- ^ Test question types, su teachingenglish.org.uk, British Council.
- ^ J. C. Alderson (2000)
Bibliografia
- Marco Ricucci, La dimensione valutativa dell’apprendimento linguistico del greco antico (PDF), in ELLE, vol. 2, n. 2, Università Ca' Foscari, Luglio 2013, p. 357, ISSN 2280-6792 .
- Wilson Taylor, Cloze procedure: A new tool for measuring readability, in Journalism Quarterly, vol. 30, 1953.
- J. Sachs, P. Tung, R. Lam, How to Construct a Cloze Test: Lessons from Testing Measurement Theory Models, in Perspectives, vol. 9, City University of Hong Kong, primavera 1977.
- Stefania Nuccorini, Il cloze test in inglese, Carocci Editore, 2001, ISBN 9788843018093.
- J.M. Oller Jr., Cloze tests of second language proficiency and what they measure, in Language Learning, n. 23, Università del New Mexico, 1973.
- J.M. Oller Jr., Language texts at school, Londra, Longman, 1979.
- J. C. Alderson, Assessing reading., Cambridge University Press, 2000.