Aurangzeb- in lingua persiana اورنگ‌زیب: aurang (trono) e zaib (bellezza o ornamento) (3 novembre 16183 marzo 1707) , conosciuto anche come Alamgir I, è stato un sovrano indiano dell'Impero Mogul dal 1658 al 1707.

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Aurangzeb

È una figura molto controversa nella storia dell'Asia meridionale, ed è considerato un tiranno dalla maggior parte degli indù, dai sikh e dalla maggior parte degli indiani non musulmani.

Aurangzeb era molto religioso e a detta di alcuni anche fanatico: il suo regno seguiva rigidamente le l'Islam e la sharīʿa ne era la legge, a differenza dei suoi predecessori il cui regno era stato caratterizzato dalla tolleranza religiosa. Durante il suo regno, molti templi indù furono distrutti, e molti non musulmani (per lo più indù) furono convertiti con la forza all'islam. Anche la jizya, una tassa gravante esclusivamente sui non musulmani, fece la sua ricomparsa.

Ascesa al trono

Aurangzeb (il cui nome per intero era Abū Muẓaffar Muḥyī al-Dīn Muḥammad Aurangzēb ʿĀlamgīr, in persiano ابو مظفر محی الدین محمد اورنگزیب عالمگیر ), fu il terzogenito del quinto Gran Mogol, l'imperatore Shah Jahan (il costruttore dello splendido Taj Mahal) e della sua sposa Arjumand Bānū Begum (nota anche con il nome di Mumtaz Mahal).

A seguito di una ribellione di suo padre, parte dei suoi figli, compreso Aurangzeb, vennero spediti come ostaggi alla corte di suo nonno Jahangir. Alla morte di quest'ultimo, nel 1627, Aurangzeb tornò a vivere con i suoi familiari e Shah Jahan seguì l'usanza della sua dinastia nell'assegnare il comando ai propri figli, e nel 1634 nominò Aurangzeb Subahdar (ovvero governatore) della pianura di Decca, fu così che in quello stesso anno Aurangzeb si trasferì a Kirki, che ribattezzò Aurangabad. Nel 1637 sposò la principessa Rabia Daurrani in un periodo in cui la pianura di Decca era in uno stato di relativa tranquillità. Nonostante ciò, alla corte dei Moghul suo padre Shah Jahan cominciò a mostrare una particolare predilezione per il suo figlio maggiore Dara Shikoh a scapito degli altri figli. Fu così che nel 1644, quando una delle sorelle di Aurangzeb, la principessa imperiale Jahanara Begum Sahib morì arsa viva per un incidente, la forte tensione familiare scoppiò in tutta la sua virulenza con gravi conseguenze politiche. Accusato da suo padre di non essere tornato immediatamente alla notizia della morte accidentale di sua sorella, Aurangzeb venne destituito della sua carica e nel 1645 venne bandito per sette mesi dalla corte imperiale. In seguito suo padre Shah Jahan lo nominò governatore di Gujarat e nella nuova carica raccolse finalmente i dovuti riconoscimenti per le sue abilità politiche e amministrative. Fu così che nel 1647 venne eletto anche governatore di Balkh e Badakhshan (ai confini con l'attuale Turkmenistan), per sopperire all'inettitudine di suo fratello Murad Baksh.

Tutte le regioni sotto il suo governo erano sotto la continua minaccia degli attacchi di diversi nemici esterni, ma il talento militare di Aurangzeb fecero sì che esse non diventassero mai dei pericoli reali per l'impero. La sua abitudine di pregare durante la battaglia sul suo tappeto da preghiera divenne un esempio della sua freddezza e della sua razionalità, facendogli guadagnare una fama molto diffusa. Dopo essere stato eletto governatore di Multan iniziò una interminabile guerra contro la dinastia safavide per la conquista della città di Kandahar, il cui fallimento lo gettò nuovamente in disgrazia agli occhi del padre.

Tuttavia nel 1652 Aurangzeb venne nuovamente nominato governatore della pianura di Decca ma la sua esperienza di governatore fecero sì che il suo nuovo governatorato della regione fosse molto diverso dal primo. In precedenza Aurangzeb aveva permesso che la corruzione prosperasse e che la burocrazia avesse i pieni poteri, ora invece, egli cercò di rinnovare e riformare il sistema di riscossione delle tasse per eliminare lo sperpero e il profitto illecito dei burocrati, ma con scarsa risposta.

Fu in questo secondo periodo di governatore della pianura di Decca che risale la prima devastazione di un tempio Hindu da parte dei soldati di Aurangzeb, che, con la tacita connivenza del loro capo militare, si dettero alla persecuzione di tutti i non musulmani. La condotta dei suoi soldati sarebbe infatti stata giustificata e difesa dallo stesso governatore in una serie di lettere alla corte di Shah Jahan.

Nel tentativo di guadagnare nuova gloria, Aurangzeb attaccò i confini con i regni vicini di Golconda (1657) e di Bijapur (1658), ma in entrambi i casi i suoi successi vennero impediti dal richiamo di Shah Jahan, o forse di suo fratello il Principe Dara.

La lotta per la successione

Nel 1657 Shah Jahan cadde gravemente malato, e si diffuse la notizia precoce della sua scomparsa, dando inizio alla lotta per la successione. Anche se il principe Dara Shikoh era l'erede nominale al trono tuttavia la sua ascesa alla corona era tutt'altro che certa. Alla notizia della supposta morte di suo padre, il fratello di Dara dal Bengala, Shah Shuja, si dichiarò imperatore, ma l'invio di armate da parte di suo fratello Dara e di suo padre lo fecero recedere dal reclamare la corona imperiale.

Tuttavia subito dopo, Murad Baksh, fratello minore di Shuja, grazie ad accordi segreti con Aurangzeb per il suo sostegno, si dichiarò imperatore a Gujarat. In aperto sostegno di suo fratello, Aurangzeb iniziò a marciare da nord partendo da Aurangabad per raccogliere il sostegno dei nobili e dei capi militari. Dopo aver ottenuto una serie di vittorie, Aurangzeb dichiarò formalmente che suo fratello Dara aveva usurpato in maniera illegittima il trono del padre, il quale, ancora vivo, per tutta risposta, elesse proprio Dara come il suo legittimo successore. A sostegno del principe Dara si schierò un nobile Hindu, il Maraja Jaswant Singh, il quale si scontrò con Aurangzeb e Murad a Dharmatpur nelle vicinanze di Ujjain. Nonostante avesse subito delle pesanti perdite, Aurangzeb sconfisse il Maraja, potendo concentrare le sue forze contro suo fratello Dara. A seguito di una serie di sanguinose battaglie, le truppe fedeli ad Aurangzeb sconfissero quelle di Dara a Samugarh. Dopo aver accerchiato in pochi mesi la città di Agra, le forze di Aurangzeb costrinsero il principe Dara alla fuga a Delhi, lasciando nelle retrovie il vecchio Shah Jahan, che si arrese dopo essersi arroccato nel Forte rosso di Agra. Nonostante gli inviti da parte di suo padre, Aurangzeb rifiutò ogni tipo di trattativa dichiarando suo fratello Dara il suo principale nemico. Nonostante il cambio di fronte da parte di suo fratello Murad, il quale cercò di assassinarlo per avvelenamento e venne arrestato, l'ostinata caccia a Dara da parte di Aurangzeb non venne frenata. I precedenti sostenitori di Murad si schierarono con lui mentre Dara raccoglieva un nuovo esercito nel Punjab. Nel frattempo l'esercito inviato contro suo fratello Shuja venne messo in rotta e i suoi capi militari, il generale Jai Singh I e Diler Khan si arresero ad Aurangzeb, consentendo tuttavia che il figlio di Dara, Solimano, potesse sfuggire dalle mani dello zio e, attraversando i passi dell'Himalaya, potesse raggiungere il padre nel Punjab. Aurangzeb offrì a suo fratello Shuja il governatorato del Bengala, ma questi, non confidando nella buona fede del fratello, continuòa combattere per Dara. Tuttavia le sue armate subirono una serie di pesanti sconfitte per mano di Aurangzeb e Shuja fu costretto all'esilio ad Arakan, l'antico nome dell'odierno stato birmano di Rakhine, dove scomparve poco dopo e, probabilmente, morì.

Con i suoi fratelli in rotta e con suo padre prigioniero ad Agra, Aurangzeb era libero di inseguire e punire il suo più acerrimo nemico: suo fratello Dara. Dopo aver attraversato i confini nord-occidentali del regno, Aurangzeb inseguì l'esercito di Dara, e dopo numerose battaglie, riuscì a catturarlo grazie al tradimento di uno dei generali di Dara. Nel 1659 il principe Dara fu condotto in catene a Delhi e giustiziato e la sua testa inviata per dispregio a suo padre, prigioniero al Forte Rosso, per ironia, così vicino al colossale Taj Mahal, capolavoro architettonico del regno di Shah Jahan.

Il regno di Aurangzeb

Il rafforzamento della legge islamica

Prima di Aurangzeb, i Gran Mogol erano sempre stati relativamente tolleranti nei confronti delle altre religioni e dei loro credenti, permettendo a questi ultimi di praticare le loro usanze ed i loro culti religiosi senza particolari ingerenze. Nonostante l'emanazione di alcune leggi a protezione della religione musulmana, come la proibizione di edificare templi hindu e la tassa contro i non musulmani (detta Jizya), voluta dall'imperatore indiano Akbar, nel 1562, l'impero mogol era sempre stato tollerante nei confronti delle altre religioni (lo stesso Akbar aveva sempre incoraggiato la tolleranza religiosa verso i non musulmani).

Fino al regno di Aurangzeb, l'India musulmana aveva seguito gli insegnamenti basati sui precetti dei mistici Sufi, sebbene Sunniti per origini, tutti gli imperatori Mogol (da Humayun in poi) avevano tollerato o addirittura apertamente abbracciato l'ordine islamico del sufismo Chishti. Tuttavia, con l'avvento di Aurangzeb, gran parte dei punti di vista liberali e tolleranti dei suoi predecessori ebbero termine. Egli fondò una osservanza molto più rigida dell'Islam, basato sulla legge islamica (Sharia) che tradusse in editti e leggi, tutte contenute nel suo codice di 33 libri, il Fatawa-e-Alamgiri.

Sotto il regno di Aurangzeb la corte Mogol cambiò radicalmente, seguendo i precetti dei predicatori islamici più fondamentalisti, il sovrano bandì ogni tipo di musica, bandendo musici, danzatori e cantanti (è ironico da questo punto di vista l'iconografia dell'imperatore mentre suona una vina, uno strumento a corde dell'epoca). Successivamente, sempre seguendo la sua interpretazione fondamentalista dell'islam, Aurangzeb proibì la rappresentazione di immagini, ponendo fine così alla ricca e raffinata produzione iconografica delle pitture miniate, che aveva raggiunto il suo apice prima del suo regno. Egli diede ordine ai suoi soldati e ai suoi seguaci di distruggere tutte le immagini presenti nel regno, comprese quelle presenti nel palazzo imperiale stesso. Un numero impressionante di immagini venne distrutto sotto il regno di Aurangzeb, il quale abolì tutte le usanze attinte dalla religione Hindu e istituite dai suoi predecessori, soprattutto quella del darshan, ovvero l'apparizione per la benedizione pubblica e quella delle celebrazioni pubbliche per il compleanno del Mogol.

In sintonia con la sua intolleranza religiosa, Aurangzeb promulgò numerose leggi che erano tendevano apertamente a impedire il culto di altre credenze religiose. Egli fece demolire molti templi, in maggioranza Hindu, e proibì le adunanze religiose non musulmane, fece chiudere tutte le scuole dottrinali di altre religioni e proibì alcune usanze di culto che definì immorali, come le danze sacre all'interno dei templi; le sanzioni per il mancato rispetto di queste leggi era spesso la pena di morte.

L'intolleranza di Aurangzeb scatenò diverse ribellioni, tra le quali sono da annoverare quelle dei regni di Jodhpur (l'attuale Marwar) e di Udaipur, oltre che dei Sikh. La ribellione aperta di questi ultimi fu la conseguenza dell'esecuzione del guru Teg Bahadur, che venne torturato ed ucciso da Aurangzeb perchè aveva rifiutato di convertirsi all'Islam. Il suo successore Gobind Singh guidò la rivolta contro l'oppressione religiosa di Aurangzeb.

L'ortodossia religiosa di Aurangzeb è stata a lungo interpretata come la causa scatenante non solo di queste rivolte ma anche del conseguente smembramento dell'Impero Mogul dopo la morte di Aurangzeb. Tuttavia interpretazioni storiche più recenti offrono una lettura diversa per la fine dell'Impero Mogul, da riscontrarsi nell'eccessiva estensione del suo territorio, diventato ormai impossibile da controllare, ma anche dall'impoverimento dello stesso impero, causato dal protrarsi delle guerre volute dallo stesso Aurangzeb, sia durante il suo governatorato della pianura di Decca che per le sue guerre per l'espansione dei confini. Oltre a ciò occorre aggiungere la scarsa fedeltà dei nuovi nobili creati da Aurangzeb, soprattutto provenienti dal suo governatorato di Decca, poco propensi alle vecchie usanze di lealtà nei confronti dell'Impero Mogul.

E' interessante notare il fatto che, a dispetto del fondamentalismo religioso di Aurangzeb, gran parte del vertice militare del suo esercito continuò a professarsi Hindu, e tra di essi c'era il suo più celebrato generale, Mirza Raja Jai Singh.

La lotta per l'espansione dell'Impero Mogul

Durante tutto il suo regno, dall'ascesa al trono fino alla sua morte, Aurangzeb portò avanti numerose campagne militare per espandere i confini dell'Impero Mogul. Per questo motivo promosse lo sviluppo di un esercito più potente e numeroso e cercò di inoltrarsi soprattutto verso il confine nord-occidentale, nel Punjab e nel territorio dell'attuale Afghanistan. Le sue campagna si diressero inoltre anche a sud, per conquistare gli antichi regni avversari di Bijapur and Golconda, oltre che i regni Maratha di recente conquistati da Shivaji.