Raffaele de Notaristefani
Raffaele de Notaristefani dei duchi di Vastogirardi, è un magistrato italiano.Nato a Napoli il 20 ottobre 1861 e morto a Roma il 13 dicembre 1933, sposa Luisa Caporali nel 1891 e dalla loro unione nasceranno Vito, Olga, Marianna e Sofia. Raffaele inizia gli studi di giurisprudenza a Napoli e in seguito intraprende la carriera di magistrato raggiungendo il grado di Procuratore Generale del Re d'Italia presso la Corte di Cassazione e diventando Presidente dell'Associazione Magistrati, dedicandosi con passione al servizio dello stato come i suoi fratelli: Ferdinando,primo presidente di corte d'appello; Michele,presidente di corte d'appello di Napoli; Marzio,Consigliere di Corte di Cassazione e Paolo, Procuratore del Re d'Italia. Nel 1907 viene coinvolto nel processo già in atto contro Acciarito, artefice del fallito attentato contro il re d'Italia Umberto I nel 1898, svelando "l'inganno ignobile", come lo defini la satampa progressista dell'epoca, architettato contro l'imputato Acciarito per indurlo a denunciare i propri complici con una falsa lettera della sua amante, da parte del Capo di Gabinetto del direttore delle carceri del regno Alessandro Doria in combutta con altri funzionari dello stato. Quando questo raggiro venne portato a conoscenza dell'opinione pubblica dal giornale cattolico "L'Avvenire d'Italia" nel 1907, lo scandalo fu grande e Raffaele de Notaristefani, resistendo alle pressioni per l'insabbiamento della vicenda, portò avanti l'istruttoria, a sostegno del pieno rispetto delle garanzie della difesa e ottenne il rinvio a giudizio dei funzionari pubblici. Trasferito d'ufficio a Napoli, Raffaele partecipa al processo intentato dal sindaco di Napoli, Summonte, e dal direttore del giornale "Il Mattino", Edoardo Scarfoglio, contro il piccolo giornale socialista "La Propaganda", che aveva denunciato collegamenti tra la camorra e il comine di Napoli, in occasione di commesse comunali, tramite il mediatore d'affari Casale. Il sostituto Procuratore del re Raffaele de Notaristefani, pronunciò la sua requisitoria contro il querelante il 31 ottobre 1900 e la sentenza di assoluzione a favore degli imputati, dimostrando l'esistenza di rapporti occulti e ambigui tra il comune e la camorra, dando torto al sindaco di Napoli che fu costretto alle dimissioni, travolto dallo scandalo. Dopo questa sentenza il Presidente del Consiglio Saracco firmò il decreto di istituzione della Commissione di inchiesta per indagare sulla camorra nell'amministrazione del comune a Napoli . Raffaele si impegna sempre più nella difesa delle prerogative e dell'indipendenza delle magistratura e nel 1919 viene eletto nel Consiglio Centrale della Associazione dei Magistrati; fu il primo firmatario della petizione contro la conversione in legge del decreto 18 luglio 1920 n.1004.
In seguito diviene Presidente dell'Associazione Magistrati, ma nel 1922 è costretto alle dimissioni dal regime fascista, continuando la sua carriera come avvocato civilista.