Compagnia dell'Immacolata Concezione
Compagnia dell'Immacolata (Alcamo)
La Storia
A pagina 455 del Discorso Storico nella Opulenta Città di Alcamo di Ignazio Di Blasi, copia stampata, si legge testualmente:
n°9- Nel recinto delle mura di questo convento ritrovasi l’oratorio della Compagnia dell’Immacolata Concezione di Maria, la quale nella di lui chiesa tiene anche; la sua cappella fabbricata a spese dei confrati a cagione dell’aggregazione fatta con questo Convento negli atti del notar Filippo Mercadante, nel 1 luglio, 8 ind. 1595, o 9 ind.1596; dietro di che la fondazione di questa Compagnia allora Confraternita colla sua Cappella si effettuò per pubblico atto in Notar Antonino Vaccaro li 9 Gennaio Xind. 1596. In detta Cappella vi è il quadro dell’Immacolata Signora con cornice di marmo rosso e nel tetto di essa Cappella vi sono 34 quadri dei Santi, e nel mezzo vi è altro quadro di Maria SS. Immacolata con sua cornice dorata, il quale tetto si coprì di detti quadri nell’anno 1613, a spese delli confrati della Concezione, avendo fatto fare ognuno il suo quadro per devozione con scrivergli anche il suo nome.[1]
Con queste parole lo storico alcamese descrive la presenza della Compagnia e della Cappella con annesso oratorio nella chiesa di San Francesco d'Assisi (Alcamo). La fondazione probabilmente si deve all’attivo Padre Giuseppe Terrana, Guardiano del Convento per parecchi anni: un gruppo di uomini si impegnava a formare la Confraternita regolata da alcuni Capitoli che poi andranno a confluire in quelli più recenti. Dopo un anno dalla prova, il 30 luglio 1596, l’atto venne rinnovato: il convento era rappresentato dal Padre Giuseppe Terrana in qualità di Guardiano e col consenso della Comunità composta dai PP. Nicolò Badalucco, Palma Pietro, Nicolantonio Centorbi e Fra’ Vincenzo Sutera.
Furono stipulati alcuni patti con la Confraternita dell’Immacolata rappresentata da Vincenzo Cucinario Lo Vinario, governatore della stessa, i consultori Notaro Antonino Vaccaro, Maestro Vincenzo La Ghirlanda, il Cancelliere Leonardo da Messana, il tesoriere Michelangelo Ferrara. In forza a questo Atto, il Convento si aggregava la Confraternita e si impegnava a recitare l’Ufficio dei morti nel caso che uno dei confrati venisse a morire ed a celebrare sempre la festa dell’Immacolata.
I confrati sentivano la necessità di mettere la loro Cappella in comunicazione con la Chiesa ed aprirono un arco nel muro divisorio dopo aver presentato domanda al P.M. Guglielmo Hugues d’Avignone, socio dell’Ordine, Commissario e Visitatore Generale in Sicilia. Il 13 aprile 1603 fu dato il permesso desiderato con la clausola di ridurre la Cappella in forma quadrata, di non aprire porta esterna per entrare in Cappella, salvi sempre i diritti del Convento e previo il consenso della famiglia Scalisi che aveva il diritto di patronato nella Cappella di Santa Maria Maddalena e di un altro altare contiguo.
Nel 1600, con il moltiplicarsi delle Congregazioni, Confraternite e Compagnie, sono sorti gli statuti che regolavano la vita delle stesse. Era necessaria l’approvazione dell’Ordine Diocesano ed a tal fine furono presentati i Capitoli alla Curia Vescovile di Mazara del Vallo ed il 15 agosto del 1599 il vescovo Mons. Luciano Del Rossi li approvò. Il Vicario Generale della Curia P. Scannariato concesse il 2 febbraio 1687 ai governatori della Confraternita il permesso di fare in perpetuo la Processione dell’Immacolata per l’8 dicembre e di designare l’itinerario.
Dopo una prima approvazione dello Statuto di questa Compagnia, fatta nel 1599 dal vescovo Luciano de Rubeis, lo stesso venne riapprovato, con aggiunte e lode da parte del vesvovo Bartolomeo Castelli, nel 1697. Tale lode risulta giustificata da alcuni capitoli che sono articolati in modo saggio: infatti si limitava il numero dei confrati ("perchè la moltitudine mal ordinata degenera in confusione"), gli amministratori, non inferiori a 25 anni di età, durano in carica un anno "acciocchè ognuno delli fratelli partecipino dell'honoranze e delle fatiche" (cap.III), "li fratelli debbiano essere sempre honesti e non giocare a giochi proibiti, ne quelli star a vedere, ne mai biasimare ne mai mormorare ne dir male di alcuna persona, conservando i matrimoni come sonno obbligati per legge divina, e l'altri vivere in castità e pudicitia" (cap.XVI). In caso di morte di un confratello "saranno tenuti ed obbligati tutti l'altri di congregarsi nel detto giorno nella Comp.a ed ivi gli diranno l'ufficio, de morti, gli faranno la S.Comunione seguitandole però l'ufficio per lo spatio di giorna quindici per l'Anima del fratello defunto" (cap.XXII).
Questo Statuto pluricentenario è stato abrogato alcuni decenni fa in seguito ai nuovi statuti decretati dalla Curia Vescovile di Trapani.All'inizio la Compagnia, allora Confraternita, era formata da "Gente Civile, Professori e Sacerdoti; oggi la maggior parte dei membri appartiene al ceto operaio. Essa rappresenta una delle più antiche aggregazioni di persone pie che porta avanti la devozione per l’Immacolata Concezione e si dedica alla preparazione della solenne festa con relativo novenario che è una delle più antiche tradizioni alcamesi.
Fu nel 1600 che ogni Congregazione, Confraternita o Compagnia adottò una tunica con visiera diversa per distinguersi dalle altre. La visiera voleva nascondere il riconoscimento degli appartenenti o componenti. Più tardi da questa visiera i confrati con detto abito presero il nome di “lupi”. I componenti della Compagnia dell’Immacolata di Alcamo portano ancora oggi la tunica bianca con un cingolo ai fianchi ed una mantella celeste con visiera bianca sul capo.
Quadro dell’Immacolata del Carrera
L’8 febbraio 1610 l’Amministrazione in carica ha contrattato con il signor Giuseppe Carrera di Trapani, pittore, la realizzazione del quadro di Maria SS. Immacolata e altri nel soffitto nel primo tratto della Cappella.
Il Carrera si impegnava a dipingere una tela di larghezza metri 4 per metri 2,75 raffigurante l’Immacolata Concezione con la mezzaluna sotto i piedi e i suoi misteri, e altri 34 quadri di larghezza 4 palmi per 13 centimetri in altezza con un’immagine a scelta del confrate che ne finanziava il costo. Lo stesso aveva il diritto di apporre su di essa il proprio nome e lo stemma di famiglia. Inoltre il Carrera doveva realizzare una tela con cornice dorata di misura 7 palmi per cm. 175 raffigurante pure l’Immacolata, con l’obbligo di collocare queste 35 tele sul soffitto della Cappella di detta Compagnia e di dipingere a guazzo tutta la chiesa di San Francesco ed infine si obbligava a dipingere a guazzo il tetto e a fare decorazioni. Di contro i governatori a nome della Compagnia si impegnavano a dargli come ricompensa la somma di 100 once. L’intera opera fu ultimata nel 1613: i quadri nel soffitto sono esistiti fino al 1884, poi sono andati distrutti a causa del rovinarsi del soffitto.
La statua dell’Immacolata
L’attuale statua lignea di Maria SS. Immacolata, venerata nella chiesa di San Francesco d’Assisi, è stata scolpita a Trapani nel 1695 dallo scultore trapanese Ignazio Ingrassia a spese dei confrati della Compagnia.
La festa
Nei giorni precedenti la festività dell’8 dicembre si svolge un solenne novenario ed il simulacro dell’Immacolata viene posto sull’altare maggiore della Chiesa; vengono poste delle decorazioni sui muri laterali e composizioni floreali adornano l’altare. A presiedere la santa Messa (dopo la recita del Santo Rosario) viene chiamato un padre predicatore, di solito forestiero, ed anticamente era un piacere ascoltare queste omelie in quanto questi predicatori erano dei veri e propri oratori! Dopo la Messa viene recitato lo Stellario e infine c'è la benedizione eucaristica.
La vigilia della festa, dopo la Messa serale, si svolgono i solenni Vespri tenuti dall’Arciprete di Alcamo e a cui assistono, oltre ai fedeli ed ai confratelli della Compagnia dell’Immacolata, le Autorità civili e militari. Dal 1948, dietro espresso invito dell'allora Presidente Salvatore Pugliesi, l’Amministrazione Comunale con a capo il Sindaco presenzia, assieme alle Autorità Militari, Civili e al Clero, ai Vespri della Vigilia, alla Messa Solenne delle ore 10,30 dell’8 dicembre, tenuta dal Vescovo o dal suo Vicario, e infine alla Processione nel pomeriggio.
Dal 1954 (anno Mariano) per la vigilia dell’Immacolata, il Sindaco della città offre annualmente alla Santa Vergine un cero di 5 chili consacrando a Lei la città.A conclusione dei Vespri il Premiato Complesso Bandistico “Città di Alcamo” intona le due caratteristiche pastorali (chiamate “ninnareddi” in siciliano); all’alba dell’8 dicembre la Banda fa il giro delle vie cittadine e suona queste melodiose pastorali.
San Benedetto Giuseppe Labre
San Giuseppe Benedetto di Labre, passando da Alcamo ebbe alloggio presso l’Oratorio della Compagnia dell’Immacolata: poi è partito per Erice a piedi e di là si è recato a visitare i santuari della Madonna di Custonaci e poi quello di Trapani. Dopo essere arrivato a Roma dalla Sicilia il mercoledì santo dello stesso anno, morì sulla soglia della chiesa di Santa Maria dei Monti al tramonto di quel 16 aprile 1783.
Era francese e ha girato a piedi la Francia, la Spagna e l’Italia visitando tutti i santuari: ogni anno veniva in Italia per la settimana santa a Loreto o ad Assisi. Il Santo, mentre era in vita, fu conosciuto dal pittore Antonio Cavallucci che ha dipinto il suo ritratto che si trova nella Biblioteca della Galleria in Via Nazionale a Roma
Non c’è nessun documento nell’archivio della Compagnia che parli di lui: dopo sei anni dalla sua beatificazione, avvenuta l’8 dicembre 1883 nel 1° centenario dalla sua morte da papa Leone XIII, il signor Giuseppe Provenzano (allora Presidente della Compagnia) ha pensato di fare dipingere il ritratto di questo santo al pittore alcamese Nicolò Pizzitola nel dicembre 1888.
Nel 1983 il dipinto è stato restaurato dal Professore Rosolino La Mattina di Palermo e nello stesso anno, ricorrendo il 2° centenario della sua morte, si è solennizzato con un triduo l’anniversario (14,15 e 16 aprile 1983), tenuto da Mons. Giuseppe Barone che era stato per 4 anni Rettore nella chiesa di S.Maria dei Monti a Roma.
L’Amministrazione
La Compagnia, che ha un Oratorio di sua proprietà, dipende direttamente dalla Curia Vescovile di Trapani, ma collabora fattivamente con i frati Francescani che operano in seno alla Parrocchia. Essa, a norma dello Statuto che ne regola il funzionamento, è diretta da un’amministrazione eletta liberamente dai confrati ogni 3 anni ed è composta da un Presidente e 2 Amministratori, il Segretario, il Tesoriere (cassiere), il Prefetto ed il Maestro dei Novizi (scelto dal Direttore Spirituale che è il Parroco della Chiesa di San Francesco di Assisi). Di solito entro una settimana, il verbale dell'elezione è inviato al vescovo per l'approvazione. Solo dopo di essa, ogni eletto può insediarsi nella nuova carica.
Note
Bibliografia
- Vincenzo Regina, Una compagnia quattro volte centenaria e l'Immacolata nel culto e nell'iconografia alcamese, Cassa Rurale ed Artigiana di Alcamo "Don Rizzo", 1995.
- Ignazio Di Blasi, Discorso Storico della Opulenta Città di Alcamo, XVIII secolo.