Utente:Alessandro Facen/Sandbox
| Alessandro Facen/Sandbox | |
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| Ubicazione | |
| Stato | Non hai inserito il nome/codice della nazione! Leggi il manuale del template che stai usando! (bandiera) Non hai inserito il nome/codice della nazione! Leggi il manuale del template che stai usando! |
| Indirizzo | Via Orto Botanico, 15 Padova, Italia |
| Coordinate | 45°23′54.77″N 11°52′50.84″E |
| Caratteristiche | |
| Tipo | Orto botanico |
| Istituzione | 1595 |
| [Orto botanico di Padova Sito web] | |
| Orto botanico di Padova | |
|---|---|
| Tipo | scientifica, botanica |
| Criterio | C (ii) (iii) |
| Pericolo | Nessuna indicazione |
| Riconosciuto dal | 1997 |
| Scheda UNESCO | (EN) Botanical Garden (orto botanico), Padua (FR) Scheda |
L'orto dei Cappuccini a Cagliari è un giardino storico, ristrutturato nel 2016, situato tra il Viale Luigi Merello che lo delimita ad ovest, il Vico I Merello e la collina calcarea che ospita il convento dei Cappuccini e le facoltà universitarie che costituiscono il confine orientale.
Cenni storici
Realizzato nel 1591 sulla collina ad ovest dell’Anfiteatro romano, il Convento dei frati Cappuccini possedeva una vasta estensione di terreno, al cui interno si trovavano alcune antiche cisterne di epoca romana, adibita ad orto per la coltura delle piante officinali ("Hortus Simplicium")
fondato nel 1595 e nacque per la coltivazione delle piante medicinali che costituivano la maggioranza dei "semplici", medicamenti provenienti dalla natura. Per tale ragione la denominazione primitiva dell'orto era "Giardino dei Semplici" .Dal 1591, i frati Cappuccini avevano fondato sulla collina ad ovest dell’Anfiteatro il loro primo convento sardo, dotato di un vasto terreno adibito ad orto, ed inglobando nei loro terreni alcune antiche cisterne.
Il convento crebbe rapidamente, al punto che, nel 1649, includeva ben 65 celle per i frati, oltre alle cucine e al refettorio, con la presenza di un lanificio, di un'infermeria e di un vasto orto per la coltura delle piante officinali, era reso possibile solo grazie alla disponibilità di una grande quantità d’acqua, garantita soprattutto dalla presenza di un pozzo dentro al quale, grazie ad una complessa opera di canalizzazione idrica, confluiva l'acqua piovana.
Il padre cappuccino Giorgio Aleo, autore di una famosa “Storia Cronologica di Sardegna” riferisce una notizia relativa alla pestilenza cagliaritana del 1656, che probabilmente riguarda il cisternone dell’Orto dei Cappuccini. L’Aleo scrive infatti che negli ultimi giorni di maggio del 1656 la mortalità a Cagliari era diventata così elevata, che non vi erano “fossori” a sufficienza per seppellire i morti. Di fronte al crescente numero di cadaveri insepolti il magistrato di sanità decise allora di far “tumulare” i morti in pozzi e cisterne: ed i morti del quartiere di Castello finirono “in un antico cisternone vicino ai Cappuccini”. Nell'orto dei cappuccini, ora di proprietà comunale, si aprono varie monumentali cisterne scavate nella roccia calcarea, per lungo tempo attribuite a periodo punico. Si tratta, invece, di cave di blocchi aperte forse nel I-II secolo d.C., per la costruzione del vicino anfiteatro romano. Esse furono adibite a cisterne solo in un secondo tempo, una volta impermeabilizzate con il cocciopesto (un intonaco di calce mista a cocci triturati). La più ampia poteva contenere fino a un milione di litri d'acqua piovana, proveniente dall'anfiteatro attraverso un lungo cunicolo sotterraneo ancora percorribile. Varie prospezioni effettuate nel 1997 da Gruppo Speleologico Specus hanno consentito di appurare che la cavità subì gia in antico un ulteriore riadattamento a carcere, come testimoniano le numerose anelle osservabili lungo le pareti, destinate al fissaggio delle catene. In corrispondenza di una di queste è stato scoperto un importante graffito paleocristiano, forse risalente agli inizi del IV secolo d.C. Si tratterebbe, secondo una ipotesi, di un'immagine simbolica della Navicula Petri, la nave della chiesa, con l'albero della vela costituito da una croce monogrammatica e sul ponte i dodici Apostoli, "pescatori di uomini", schematicamente rappresentati nel salpare la rete. L'autore andrebbe probabilmente individuato in uno sconosciuto martire cristiano, detenuto prima di essere ucciso forse nei giochi dell'anfiteatro
Collezioni
L'orto ha attualmente una superficie di quasi 8.000 metri quadrati e contiene oltre 6.000 piante coltivate, raccogliendo 3.500 specie differenti; che rappresentano, seppur in forma ridotta, una parte significativa del regno vegetale. La struttura è circondata da un muro circolare costruito nel 1552 per arginare i furti di erbe medicinali. All'interno quattro spalti sono a loro volta suddivisi in aiuole. Al centro una piscina per le piante acquatiche viene alimentata da un fiotto d'acqua calda proveniente da una falda posta a quasi trecento metri sotto il livello dell'orto.
Numerose sono le piante introdotte per la prima volta in Italia attraverso l'orto botanico.
Fra queste il Ginkgo biloba, la magnolia, la patata, il gelsomino, l'acacia e il girasole.
Gli alberi storici
Nell'orto botanico dell'Università di Padova sono presenti alcune piante notevoli per la loro longevità, comunemente indicate come alberi storici. Ciascuna di queste, come tutte le piante conservate nell'orto, reca una apposita etichetta con il nome scientifico della specie, la famiglia di apparenza, le iniziali del catalogatore che per primo la ha descritta ed infine l'anno di impianto nell'Orto. All'interno dell' "Horus Sphaericus" (parte all'interno delle mura), possiamo ammirare:
Palma di Goethe (Chamaerops humilis)
Messa a dimora nel 1585 è attualmente la pianta più vecchia presente nell'orto botanico patavino, nota universalmente come "Palma di Goethe" da quando il poeta tedesco dopo averla ammirata nel 1786, formulò la sua intuizione evolutiva nel "Saggio sulla metamorfosi delle piante" pubblicato nel 1790. Situata in un'apposita serra ottagonale presso la Porta Nord, nel settore delle piante medicinali. I suoi vari fusti raggiungono l'altezza di 10 metri.
Ginkgo (Ginkgophyta)
Secondo la tradizione il maestoso ginkgo situato all'interno della Porta Nord venne importato in Padova nel 1750. Si tratta di un esemplare maschile su cui, verso la metà dell'Ottocento, fu innestato a scopo didattico un ramo femminile. La sua caratteristica a forma cono fu persa a causa di un fulmine. Lo stesso Wolfgang Goethe, affascinato dalla maestosa pianta le dedicò uno scritto.
Magnolia (Magnolia grandiflora)
Indicata come magnolia sempreverde, l'esemplare più antico presente nell'Orto risale al 1786 ed è ritenuto uno dei primi introdotti in Italia, se non il primo in assoluto. Si trova tra le porte Ovest e Sud; non ha grandi dimensioni, tuttavia è dotata di vistose radici. Altri due esemplari messi a dimora agli inizi dell'Ottocento si possono ammirare presso l'ingresso dell'Orto.
Le piante, per loro stessa definizione, sono legate all'ambiente, di cui diventano caratteristica prevalente insieme alla fauna. Le caratteristiche ambientali sono determinate dal tipo del suolo, dalla temperatura, dalla quantità di acqua e dall'irraggiamento solare. Nell'orto sono stati ricostruiti alcuni ambienti naturali dove sono coltivate le piante che li caratterizzano.
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Attività collaterali
Dal 1835, all'interno dell'orto botanico si trova una biblioteca che dispone di antiche e nuove testimonianze. Oltre ai libri, conserva altro materiale tra cui erbari secchi, manoscritti, fotografie, quadri, planimetrie storiche e oggetti museali.[1] Nello stesso anno fu fondato nel comprensorio dell'orto un erbario, diventato oggi un museo che ha al suo interno una fornita collezione di piante essiccate, alghe, funghi, muschi, licheni, galle, legni, semi e frutti. L'erbario del museo comprende circa 500.000 campioni provenienti da Italia, Europa, Asia, Africa e Americhe, pervenuti a partire dalla fine del XVIII secolo.[2]
In una palazzina attigua all'ingresso dell'orto, si trovano le sale espositive del Centro di Ateneo per i Musei, dove vengono allestite mostre relative alla botanica a fini di divulgazione scientifica. Durate tali eventi si possono ammirare vari reperti conservati nei musei dell'ateneo cittadino.[3]
Ristrutturazione e ampliamento
Nel maggio 2016, l'adiacente Collegio Antonianum dei gesuiti ha venduto gran parte dei suoi terreni all'orto botanico e nel 2008 sono cominciati i lavori di ampliamento. La nuova area è di circa 15 000 m²[4] ed è caratterizzata da importanti innovazioni tecnologiche realizzate in armonia con la vecchia struttura. La principale novità riguarda la realizzazione di quattro serre che riprodurranno diversi ecosistemi terrestri, da quello tropicale a quello arido. Oltre a concentrarsi sul rapporto tra pianta e ambiente, il nuovo intervento mette in risalto un possibile diverso utilizzo dei vegetali da parte dell'uomo. piante sono disposte secondo una metodologia fitogeografica, cosicché il visitatore ha l'immediata rappresentazione della ricchezza o povertà di biodiversità presente in ogni fascia climatica. a amente in base alle condizioni, di aprirsi e chiudersi per regolare al meglio il flusso di calore ed umidità presenti nella struttura. tate fedelmente riprodotte]] Questo clima si sviluppa a latitudini comprese tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno. La temperatura media in questa parte della serra si attesta sui 25 °C, con oscillazioni di 2-4 gradi nel corso dell'anno. All'interno della serra è riprodotta fedelmente il clima tropicale, come possiamo notare dalla foto a lato, questo per garantire la migliore sopravvivenza agli esemplari presenti in quest'area del Giardino della Biodiversità.
Foresta tropicale subumida
Le precipitazioni della fascia Subumida e della Savana sono notevolmente inferiori a quelle della fascia tropicale, all'interno di questa serra la temperatura media è di circa 20 °C, dove tale temperatura ha un'oscillazione di circa 10 °C nell'arco dell'anno.
Le cavità
In questa serra troviamo un'elevata biodiversità, caratteristica principe del clima mediterraneo, il quale tuttavia è il meno esteso tra i climi temperati, infatti, le zone di clima temperato ricoprono meno del 2% della superficie terrestre; ma conservano il 20% del patrimonio dell'intera biodiversità.
Il cisternone arido
A caratterizzare quest'area della serra è la scarsità di "precipitazioni" (meno di 250 millimetri all'anno), tale serra rispecchia i climi ardi caldi e i climi aridi freddi. i primi tipici della Africa settentrionale e della penisola arabica; i secondi tipici del Mar Caspio e del deserto dei Gobi (Mongolia).All'Alba ci sono 0° mentre durante il giorno 40°.
Note
- ^ Biblioteca dell'orto botanico, bibliorto.cab.unipd.it
- ^ Il museo botanico, ortobotanico.unipd.it
- ^ Le mostre, ortobotanico.unipd.it
- ^ Il nuovo orto botanico, ortobotanicopd.it
Bibliografia
- Else M. Terwen-Dionisius, ''Date and design of the botanical garden in Padua", Journal of Garden History, vol.14, number 4 (1994) 213-235
- A. Minelli, L'orto botanico di Padova (1545-1995), Marsilio, 1998 ISBN 88-317-6977-4
- G. Buffa, F. Bracco, N. Tornadore, Guida all'orto botanico di Padova. Quattro percorsi per conoscerne la storia e le piante. Centrooffset, Padova, 1999. ISBN 88-900229-1-4
- S. Zaggia, L'università di Padova nel Rinascimento. La costruzione del palazzo del Bo e dell'Orto botanico, Venezia, Marsilio, 2003, pp. 79–121. ISBN 88-317-8384-X
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Sito ufficiale dell'orto botanico di Padova, su ortobotanico.unipd.it.
- Proposte per le scuole all'orto botanico di Padova (dal sito ufficiale Unesco Veneto)
- Storia dell'orto botanico di Padova (dal sito del Gruppo di lavoro per gli orti botanici e i giardini storici della Società botanica italiana)
- Video (Università di Padova)
- (EN) Botanical Garden, Padua - UNESCO website