Giuseppe Rizzo (presbitero)

presbitero, politico e giornalista italiano

Don Giuseppe Rizzo (Alcamo, 22 dicembre 1836Alcamo, 17 aprile 1912) è stato un presbitero italiano.

Biografia

Don Giuseppe Rizzo nacque ad Alcamo il 22 dicembre 1863. Nonostante le condizioni disagiate della famiglia (il padre Gaspare era un umile operaio e sua madre morì quando lui aveva solo 3 anni), frequentò il Regio Ginnasio di Alcamo e completò gli studi filosofici e teologici nel Seminario Vescovile di Mazara del Vallo, dove fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1888.[1]

Durante il conflitto risorgimentale tra Stato e Chiesa, allo scopo di dare un'adeguata formazione sociale, politica e religiosa al popolo, diede vita al circolo "Don Bosco", all'Oratorio "San Francesco di Sales" e a una scuola di Religione per i giovani. Fu eletto consigliere comunale e fece sempre da mediatore per portare la pace tra i partiti avversari; educava all'esercizio del voto libero e disinteressato, moralizzando anche la gestione amministrativa del Comune.[2]

In un periodo storico particolarmente travagliato per la vita dei concittadini, stremati a causa di una grave crisi economica per il fallimento di 2 banche locali(la Banca Segestana di Castellammare del Golfo e la Popolare Cooperativa di Alcamo) e per i grossi problemi nel settore agricolo dovuti alla filossera della vite, fondò la Cassa Rurale e Artigiana, che oggi è una solida realtà nel grande comprensorio economico in cui opera. Diede pure vita a una cooperativa agricola, una cooperativa di consumo e una Cucina economica.

La vita di Don Rizzo non è stata mai facile: era ossessionato dalla febbre del fare e non perdeva occasione per impegnarsi su tutti i fronti: banchiere, giornalista, animatore culturale, consigliere comunale, e, naturalmente, sacerdote.

Il suo attivismo non era ben visto dai conservatori di quel periodo, e così don Giuseppe finì in prigione con l'accusa di essere un sovversivo. Questa drammatica esperienza fiaccò il suo fisico ma non il suo morale. Dopo il carcere riprese con la vecchia lena la sua sfida per la modernizzazione di Alcamo. Visse nello spirito del Vangelo e nel rispetto degli ultimi, morendo in fama di santità a soli 48 anni.

Nell'elogio funebre, davanti a una folla commossa, Don Vincenzo Adragna disse: "Non dimenticate che egli versava in estrema povertà fino a non avere più volte nemmeno solo pane per mangiare, fino a sentirsi più volte spinto a chieder l'elemosina come un mendicante; lo disse più volte a me. E perciò avrebbe avuto l'imperioso bisogno ed anche il diritto di procurarsi un posto, una carica, un ufficio da cui ricavarne un onesto e decoroso stipendio e l'avrebbe ottenuto facimente e subito sol che l'avesse voluto. Eppure egli non cura la sua salute nè la sua miseria e continua per anni nelle opere intraprese. Questi fatti non mostrano ad evidenza nel sac. Rizzo il vero sacerdote bruciato dalla sete di dio e delle anime?"[3]

Dal 1995, per volontà dei soci del sodalizio e del Consiglio di Amministrazione, le sue ceneri riposano nella cappella della Basilica Mara Santissima Assunta, realizzata su progetto dell'architetto prof. Paolo Portoghesi e con le sculture di Paolo Borghi.

La sua banca solidale

In quel terribile 1902 ad Alcamo due banche locali erano fallite portando alla rovina parecchie persone; era la conseguenza di grande scandalo finanziario, che aveva sconvolto l' Italia e si abbatteva sulle zone del Sud Italia. I contadini erano alla mercè degli usurai, anche perchè La fillossera della vite aveva distrutto l' agricoltura locale. Fu in quella occasione che a don Giuseppe Rizzo venne l'idea di fondare la Cassa rurale e artigiana, una banca cooperativa, per liberare i poveri dall'usura.[4] Oggi i 24 soci iniziali sono circa 3.000 e la banca ha aperto 17 agenzie: a Palermo, Castellammare del Golfo, Balestrate, Montevago (Ag) e diversi centri della provincia di Trapani e Palermo.

La Banca Don Rizzo, in occasione del centenario dalla fondazione, ha dedicato una mostra al suo fondatore: giornali e documenti che mostrano la lungimiranza del prete venuto dalla povertà. I suoi articoli, pubblicati nel periodico da lui fondato "Il granellino" dimostrano la sua genialità: fu il primo ad Alcamo a capire che il futuro dell'economia locale sarebbe stato nell' industria vitivinicola.[5] La Don Rizzo continua tuttora la sua azione nel territorio, ispirandosi agli insegnamenti del fondatore.

Il Circolo Don Bosco

Il Circolo Don Bosco doveva essere il portavoce dell'omonima associazione, istituita da don Rizzo per lo scopo indicato chiaramente nello statuto: "per educare ad una vita praticamente ed apertamente cristiana e per studiare e promuovere secondo i principi della Democrazia Cristiana, voluta dal Papa, le opere di Azione Cattolica, utili al paese".[6] Don Rizzo è consapevole che non può esistere una duratura armonia sociale, se non c'è sinergia fra teologia e sociologia, se,quindi, il Vangelo non penetra nella vita dei singoli e nella comunità. Anche Papa Leone XIII, nell'Enciclica "Tametsi futura" del 1900, aveva proclamato che occorreva sì rispettare i diritti dell'uomo ma anche quelli di Dio.

Maestro di spiritualità

Don Rizzo rimane maestro di spiritualità perchè visse i suoi 23 anni di fervido sacerdozio, alla luce degli insegnamenti evangelici che sono attuali perchè Cristo è di ieri, di oggi e di sempre. E rimane tale anche quando entrò in affari economici, gestendoli gratuitamente per donare e donarsi agli altri ed anche quando entra in politica perchè essa è un modo esigente di vivere l'impegno cristiano al servizio degli altri.

la partecipazione alla politica

Maestro di spiritualità, entrò in politica con una purezza e libertà di spirito che gli permise, per esempio di scrivere su "Il Granellino" del 19 luglio 1903, in occasione delle elezioni amministrative (a cui si presentava a capo di una lista di 10 cattolici impegnati e che aveva preparati nel Circolo Don Bosco) un mirabile Manifesto. Egli scrive: "O voi tutti che ci seguite e lavorate pel trionfo della lista cattolica o democratica cristiana, sappiate che alle vostre fatiche e ai vostri sudori nessuna ricompensa viene da noi riservat; avrete solamente quella che vi darà Iddio se avrete operato con giuste intenzioni. Chiunque lavora nel nostro campo, acquista certamente una benemerenza presso Dio e presso tutti i concittadini onesti, ma l'Azione Cattolica non potrà tenerla in conto nell'amministrazione comunale, dove si amministra ciò che appartiene alla comunità.Chiunque lavora nel nostro campo con l'intento di acquistar qualche cosa che non gli competa per diritto, ci farà piacere se si allontanerà alquanto da noi.[7]

Il Granellino

Note

  1. ^ Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo maestro di spiritualità, Alcamo, artigrafichecampo, 2002,p.33.
  2. ^ Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo maestro di spiritualità, Alcamo, artigrafichecampo, 2002.p.34
  3. ^ Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo maestro di spiritualità, Alcamo, artigrafichecampo, 2002.p.40-41
  4. ^ ricerca.repubblica.it, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/12/15/don-rizzo-il-banchiere-solidale.html?refresh_ce .
  5. ^ ricerca.repubblica.it, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/12/15/don-rizzo-il-banchiere-solidale.html?refresh_ce .
  6. ^ Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo politico e giornalista, Alcamo, artigrafichecampo, 2003.
  7. ^ ^ Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo maestro di spiritualità, Alcamo, artigrafichecampo, 2002,p.45-46

Bibliografia

  • Rosanna Marsala, Alle radici del popolarismo: Lo Cascio, Sturzo, Traina, G. Giappichelli Editore.
  • Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo politico e giornalista, Alcamo, artigrafichecampo, 2003.
  • Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo maestro di spiritualità, Alcamo, artigrafichecampo, 2002.
  • Vincenzo Regina, Don Giuseppe Rizzo e l'azione sociale dei cattolici dal 1860 al 1912, Alcamo, aracne, 1988, ISBN 978-0001420991.