Manifattura di Legnano

azienda tessile italiana di filatura

Manifattura di Legnano è stata un'azienda tessile italiana di filatura di cotone attiva dal 1903[2][3] al 2008[4]. Il complesso architettonico del sito produttivo di Legnano rappresenta un importante esempio di archeologia industriale[4].

Manifattura di Legnano
StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione
Fondata daEnea e Febo Banfi, Mariano delle Piane e Giuseppe Frua
Chiusura2008
Sede principaleLegnano (MI)
ProdottiFilati in cotone
Dipendenti1.162[1]

Storia

La fabbrica venne fondata a Legnano nel 1903[2] da Enea e Febo Banfi, Mariano delle Piane e Giuseppe Frua come Società in accomandita semplice[4]. Nell'atto di costituzione del 1901 si può leggere che la nuova società avrebbe avuto per oggetto la "[...] preparazione dei filati e dei tessuti e lavorazioni affini [...]" mentre, per quanto riguarda i soci, "[...] i primi tre sono soci gerenti, responsabili senza limitazioni, e l'ultimo socio accomandatario [...]"[4].

Nel giro di qualche anno l'azienda diventò conosciuta in Italia per la qualità e la varietà dei suoi filati di cotone, per l'avanzamento tecnologico dei suoi impianti e per il volume delle esportazioni[5]. Nel 1908 la Manifattura di Legnano arrivò ad impiegare 903 lavoratori[2]. Il gruppo tessile cotoniero importava principalmente cotone proveniente dalle Americhe, dall'Asia e dall'Africa, in particolare dopo il 1994 dall'Egitto[4] per la favorevole presenza del fiume Nilo; la filatura veniva effettuata in Manifattura di Legnano, mentre la tessitura e la stamperia dei tessuti venivano prodotte nella vicina fabbrica tessile De Angeli-Frua[4] risalente al 1896. Nel 1911 la Manifattura di Legnano diventò la terza industria tessile legnanese per importanza[4].

 
La fabbrica Manifattura di Legnano in mattoni rossi. Ai lati due delle tre torri e sullo sfondo la ciminiera.

La varietà produttiva dagli anni '30 (raggiunta dopo il 1994 dalla Manifattura di Legnano) consisteva in: "[...] filati pettinati di cotone makò, titoli dal 20 al 120, cardati e pettinati unici e ritorti per tessiture, calzifici, ricamifici, cucirini, tele per aeroplani e autocarri [...]"[5].

La fabbrica, per vari decenni, ha ospitato giovani donne provenienti dal Veneto, dalla Bergamasca, dal Cremasco, ecc. [5]. Le maestranze tessili erano alloggiate in un convitto situato all'interno della fabbrica che era gestito da suore religiose salesiane, in servizio a Legnano dal 1914 al 1973[6]. Le suore religiose salesiane offrivano in fabbrica anche un servizio di supervisione alle giovani maestranze femminili, ma i direttori e i capi potevano essere solo uomini[4]. Nei primi decenni di attività della Manifattura di Legnano, lavoravano nei reparti produttivi principalmente donne di corporatura esile dotate di mani affusolate, perché riuscivano ad arrampicarsi e destreggiarsi con più disinvoltura sul filatoio. Fino agli anni cinquanta la percentuale di forza lavoro femminile era compresa tra l'85% e il 90% delle maestranze totali[4]. Tra gli anni quaranta e gli anni '50 del Novecento, l'azienda ha conosciuto una fase di crisi economica causata dalla Seconda Guerra Mondiale. Nel Dopoguerra la manodopera maschile fu di gran numero più consistente, la maggior parte proveniva dal Legnanese; la gran parte delle maestranze tessili era rappresentata da soldati che, tornati dal fronte dopo la Seconda Guerra Mondiale[5][4] , vennero impiegati in fabbrica. Negli anni cinquanta infatti la Manifattura di Legnano tornò a crescere quando arrivò Achille Roncoroni (1923-2005) alla guida della fabbrica, trainata dal boom economico che interessava tutta la Repubblica Italiana[4]. Ciò portò a raggiungere negli anni '60 circa 1.000 dipendenti[4]. Negli ultimi decenni furono aperti nuovi siti produttivi industriali diffusi nel Nord Italia[4][5]. Nei primi anni settanta la società ha conosciuto una nuova fase di crisi che fu seguita poi da un periodo di stasi economica. E' da ricordare che nel 1973 le suore del convitto lasciarono però la fabbrica tessile. Nel corso degli anni '80 Manifattura di Legnano riuscì a diventare la leader italiana sul mercato nel settore dei filati pettinati pregiati[4]. I decenni successivi furono caratterizzati poi dall'ingresso di investitori stranieri nel capitale aziendale[4]. Negli anni 2000 gli stabilimenti della Manifattura di Legnano erano nove (otto in Lombardia, compreso quello di Legnano, e uno in Piemonte), che davano lavoro, complessivamente, a 1.162 dipendenti[1]. La Manifattura di Legnano ha chiuso definitivamente nel 2008 dopo una più che centenaria attività[4].

La fabbrica tessile di Legnano

Lo stabilimento di Legnano ha due caratteristiche che lo differenziano dai siti produttivi delle altre storiche fabbriche legnanesi. La prima è il fatto di non essere stata fondata lungo le rive del fiume fiume Olona che proviene da Varese e attraversa la città di Legnano, mentre la seconda è che la fabbrica tessile disponeva di alcuni edifici, come ad esempio le ville per dirigenti e impiegati, le case operaie distribuiti nei pressi della stazione ferroviaria, una peculiarità delle industrie padronali. Questa concezione è stata influenzata dalle fabbriche inglesi sorte soprattutto nei dintorni di Manchester[4]. Per quanto riguarda l'approvvigionamento di acqua a servizio della Manifattura di Legnano, erano stati costruiti dei pozzi e delle vasche per il prelevamento e per la raccolta dell'acqua utilizzati per l'antincendio ed il mantenimento dell'umidità necessaria degli ambienti produttivi.[4].

L'edificio più tipico del complesso industriale di Legnano è il capannone opificio di filatura del cotone, che risale al 1903, anno di costruzione della fabbrica. Questo fabbricato è stato progettato da tecnici inglesi, come conferma un documento che è conservato presso gli archivi storici e che fa riferimento ad un progetto del tetto firmato dallo studio Mather & Platt di Manchester[4]. Lo stile architettonico del fabbricato richiama quello della fabbrica tessile De Angeli-Frua costruita nel 1896, quindi molto prima della Manifattura di Legnano[4]. Il primo capannone della Manifattura di Legnano venne realizzato con mattoni rossi inglesi.

 
Arco rinascimentale del convitto di Manifattura di Legnano.

Con la crescita produttiva della fabbrica, vennero costruiti altri edifici sempre con lo stesso stile architettonico in mattoni in cotto inglese e finestre ad arco ribassato[4]. In particolare, nel 1907, venne edificato un magazzino per lo stoccaggio delle balle di cotone ed alcune abitazioni per i dipendenti situate in via G. Rossini angolo via Gaeta e dintorni e la villa padronale situata all'angolo tra via Alberto da Giussano e via Saule Banfi[4]. Nel 1919 fu realizzata inoltre l'officina meccanica, mentre nel 1912 fu costruito un altro piccolo fabbricato e successivamente un edificio destinato agli uffici, che si trova in via Lega[4]. L'anno successivo. Nel 1913, fu edificato un magazzino per i cotoni sulla via Lega[4]. Tra il 1914 e il 1915 vennero realizzati i dormitori di fabbrica per le maestranze del convitto[4]. I fabbricati architettonici furono realizzati da edilizia di zona[4].

Negli anni '30 del Novecento vennero ampliati gli edifici architettonici adibiti ad uffici impiegatizi con la costruzione di un nuovo fabbricato in stile inizio Novecento sulla via Lega[4]. Nel 1933 fu aggiunto un nuovo fabbricato adiacente, che era stato destinato a lavanderia. Quest'ultimo edificio, a differenza dei precedenti è di stile più moderno. Tra gli anni '40 e gli anni '60 l'opificio in mattoni rossi nei pressi della ciminiera fu ampliato nuovamente con la costruzione della centrale termica e di nuovi padiglioni produttivi; che tuttavia richiamano meno lo stile originario[4].

Lo stabilimento principale è caratterizzato da un ingresso con pensilina in ferro in stile Liberty[4]. La tipologia del tetto è a shed, che significa in italiano a "capanna", mentre il perimetro presenta grandi finestre coronate ad arco ribassato[4]. L'opificio possiede tre torri angolari a due piani in mattoni rossi di forma rettangolare [4]. La ciminiera di fabbrica, alta 78 mt, è in mattoni rossi, in inglese "brick" e rappresenta il simbolo del passato produttivo tessile della fabbrica e della città. Essa era utilizzato come veicolo di scarico del processo di combustione del carbone e, successivamente, dai derivati del petrolio che, con le altre ciminiere sparse a Legnano ricordava una piccola Manchester d'Italia fumante e nebbiosa[4][7]. La ciminiera della Manifattura di Legnano è l'ultima rimasta nella città legnanese; dal dicembre 2013 è provvista di un sistema di illuminazione notturna[4][7].

All'interno del perimetro dello stabilimento erano anche presenti un giardino con alberi da frutto e una piccola Cappella votiva medievale della Trasfigurazione o Ascensione di Gesù situata nel convitto, in seguito spostata nell'edificio di fronte che era adibito a scuola materna con Chiesa di Maria Ausiliatrice, poi sconsacrata nel 1973, perché a meta' degli anni '80 questo fu adibito a laboratorio tecnico, chimico e magazzino[4]. La cucina del convitto con servizio di mensa, (in origine chiamato refettorio di fabbrica), si trovava proprio nel cortile del convitto ed era impreziosito da un arco rinascimentale. In seguito il refettorio di fabbrica è stato adibito ad uffici. Negli anni '90 il servizio di mensa aziendale è stato collocato nell'edificio realizzato alla fine degli anni '80, che si trova dietro quello produttivo storico in mattoni rossi.

Le religiose suore salesiane vivevano nel Palazzo adiacente di colore giallo, il Convitto di fabbrica, situato sull'angolo tra via Palestro e via Cavallotti[4]. Questa dimora nobiliare gentilizia, secondo il Catasto Teresiano, risultava essere una residenza estiva di delizia del Settecento appartenuta prima ai Duchi Cambiaghi Visconti, poi ceduta ai Conti Brivio Sforza Brunswick[8]. Il Palazzo Settecentesco sorgeva tuttavia su una struttura preesistente risalente al XV secolo[8] e divenne parte integrante della Manifattura di Legnano solo agli inizi del Novecento[4]. Al piano terreno l'edificio si presenta con un ampio atrio d'ingresso sorretto da due imponenti colonne neo-doriche di granito di Baveno, mentre una delle sale è caratterizzata da un soffitto a cassettoni decorato con motivi floreali a quadrifoglio[4][8]. Il primo piano è caratterizzato da un piccolo balcone con 44 motivi geometrici di forma ovale.

Nella fabbrica tessile durante le festività domenicali, le suore salesiane (poi le maestre laiche terziarie in servizio fino ai primi anni '80) organizzavano diverse attività educative e garantivano il loro servizio durante tutto l'anno soprattutto la dottrina di catechismo cattolico, l'oratorio femminile, pernottamento, l'asilo infantile, la mensa e l'infermeria. Il Convitto ha ospitato in seguito dopo il 1973 parte degli uffici tecnici, un laboratorio chimico, il refettorio di mensa aziendale e le officine per gli idraulici ed i falegnami[4].

Note

  1. ^ a b Manifattura di Legnano, 600 esuberi, su archiviostorico.corriere.it, corriere.it. URL consultato il 23 settembre 2015 (archiviato dall'url originale in data pre 1/1/2016).
  2. ^ a b c D'Ilario, 1984, p. 106
  3. ^ Ferrarini, 2001, p. 11
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al Ex Manifattura di Legnano - Relazione storico architettonica (PDF), su comune.legnano.mi.it. URL consultato il 22 settembre 2015.
  5. ^ a b c d e Quando suonava la sirena - Vita, lavoro e sindacato nelle fabbriche del Legnanese 1950-1985 (PDF), su spicgillombardia.it. URL consultato il 22 settembre 2015.
  6. ^ Faimarathon, appuntamento alla Manifattura di Legnano e Palazzo Cambiaghi, su assesempione.info. URL consultato il 22 settembre 2015.
  7. ^ a b La ciminiera della Manifattura di Legnano illuminata per le feste di fine anno, su assesempione.info. URL consultato il 22 settembre 2015.
  8. ^ a b c Faimarathon, appuntamento alla Manifattura di Legnano e Palazzo Cambiaghi Visconti, su assesempione.info. URL consultato il 22 settembre 2015.

Bibliografia

  • Nicoletta Bigatti, L'altra fatica. Lavoro femminile nelle fabbriche dell'Alto Milanese 1922-1943, Milano, Guerini e Associati, 2008.
  • Renata Castelli, La fabbrica ritrovata. Archeologia Industriale nella Valle Olona, Università popolare di Varese, 1989.
  • Giovanni Battista Raimondi, Legnano. Il suo sviluppo, i suoi monumenti, le sue industrie, Busto Arsizio, Pianezza & Ferrari, 1913.
  • Gabriella Ferrarini, Marco Stadiotti, Legnano, una città, la sua storia, la sua anima, Carnate, Telesio Editrice, 2001.
  • Giorgio D'Ilario, Egidio Gianazza, Augusto Marinoni, Marco Turri, Profilo storico della città di Legnano, Edizioni Landoni, 1984.
  • Gabriella Ferrarini, Marco Stadiotti, Legnano una città, la sua storia, la sua anima, Telesio editore, 2001.

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