Raggio verde
Il raggio verde è un fenomeno ottico visibile quando il sole al tramonto, appena prima di scomparire sotto l'orizzonte, crea un sottile striatura luminosa dal colore verde che dura pochi istanti.
Il fenomeno è dovuto alla rifrazione della luce solare al tramonto da parte dell'atmosfera, quando i raggi solari radenti, attraversando uno strato d'aria più spesso, vengono scomposti come in un prisma nelle varie componenti colorate, e fra queste quella verde si distingue per contrasto con la tonalità generale giallo-arancione del cielo.
Fin dall'antichità varie popolazioni — tra cui caldei, babilonesi ed egizi — annotarono il fenomeno senza riuscire a spiegarne l'origine, che fu oggetto di elucubrazioni anche da parte di Lord Kelvin nel 1893. Jules Verne vi si ispirò in un suo romanzo (Il raggio verde, 1882); altrettanto fece Eric Rohmer in un suo film (Il raggio verde, 1986).
Descrizione del fenomeno
Il raggio verde, come già accennato nell'incipit, è un effetto ottico che consiste nella visione di una debole striatura luminosa, di un'intensa tinta verde smeraldo di una purezza spettrale, che si può osservare per qualche secondo al sorgere o al tramontare del Sole; occasionalmente, può sfumare nel blu-indaco, dando vita al «raggio blu».
L'origine del raggio verde, che è sperimentabile solo in presenza di un cielo terso, sgombro da brume, e di un orizzonte basso e ampio (come quello descritto dal mare), è ascrivibile al fenomeno della dispersione atmosferica. Lo spessore dell'atmosfera, infatti, aumenta in prossimità dell'orizzonte, e quindi in occasione delle albe e dei tramonti: ciò fa sì che il Sole, in questi due istanti, appaia come una serie di dischi leggermente sfasati tra di loro, che scompaiono progressivamente seguendo il grado di rifrangibilità delle varie componenti spettrali della luce. In questo modo svaniscono prima il rosso e il giallo, caratterizzati da una lunghezza d'onda maggiore, e solo dopo il verde e il blu (lunghezze d'onda minore).[1]
Diversi altri fenomeni, oltre a quello della dispersione, concorrono nel loro insieme alla formazione del raggio verde. Vi sono infatti diverse particelle presenti nell'atmosfera, quali l'ozono, l'ossigeno, il vapore acqueo e il particolato, che riescono ad assorbire selettivamente i colori rosso e arancione, favorendo quindi la visibilità del verde:[2] il blu, analogamente, scompare alla vista per via di particolari fenomeni di interferenza ottica.[1]
Storia
Il raggio verde non tardò molto ad essere conosciuto, venendo annotato già nell'antichità dagli antichi astronomi caldei, babilonesi ed egizi, che però non riuscirono a determinare i fattori che determinano la visione del fenomeno. Gli Egizi, in particolare, ritenevano che il disco solare una volta sparito al di sotto dell'orizzonte si tingesse di verde smeraldo, per poi riprendere la colorazione usuale all'alba successiva.[3]
L'interesse per le origini di questo curioso fenomeno crebbe grazie alle diverse testimonianze di chi lo avrebbe sperimentato, per lo più marinai in giro per il globo. Tra i tanti, a rimanere affascinati da questi racconti fu Jules Verne, che nel 1882 dedicò al raggio verde un romanzo, Le Rayon vert per l'appunto. La materia narrativa del romanzo di Verne attinge dal folclore scozzese, secondo cui chi riesce a catturare con lo sguardo quest'effimero «raggio dell'anima» sarebbe in grado di riconoscere con chiarezza i sentimenti propri ed altrui: sembra, tuttavia, che questa si tratti solo di un'escogitazione letteraria dell'autore, e non di una leggenda realmente esistente.[3]
Verne descrive il raggio verde in questi termini:[4]
«... un raggio verde, ma di un verde meraviglioso, di un verde che nessun pittore può ottenere sulla sua tavolozza, un verde di cui la natura né nella varietà dei vegetali, né nel colore del mare più limpido, ha mai riprodotto la sfumatura! Se c'è del verde in paradiso, non può essere che quel verde, il vero colore della speranza»
Il romanzo di Verne fu decisivo per divulgare il fenomeno anche in ambito accademico, dove fu oggetto di diversi studi e dibattiti: sia Joule nel 1869 che Lord Kelvin nel 1893 descrissero il raggio verde nei loro appunti, ritenendolo però una mera illusione ottica. Questa tesi ricevette una decisiva smentita nel Novecento, quando diversi autori pubblicarono un'accurata documentazione fotografica del fenomeno, che riuscì poi anche a essere spiegato grazie a una serie d'osservazioni visuali e strumentali.[3]
Malgrado la dimostrazione scientifica del fenomeno, questo non ha mai cessato di esercitare un certo fascino, tanto che il raggio verde - oggetto anche di un film del 1986 di Éric Rohmer - è ormai radicato nella mitologia di diverse città, prime tra tutte Forio d'Ischia e Capri. Il costume ischitano, infatti, vuole che solo le persone pure di cuore affacciate dalla terrazza della chiesetta di Santa Maria del Soccorso siano in grado di scorgere il raggio verde.[5] Analogamente, Capri ha dedicato al fenomeno addirittura un belvedere, dinanzi villa Lysis, dove si ritiene sia più facile cogliere il guizzo verde sprigionato quando l'acqua e l'astro si incontrano.[6] Il luogo è adornato anche di una mattonella, che recita:
Note
- ^ a b Cos’è e come si forma il raggio verde?, su focus.it, Focus. URL consultato il 15 maggio 2016.
- ^ Il raggio verde Leggenda e realtà, su astrocultura.uai.it. URL consultato il 15 giugno 2016.
- ^ a b c Michele Marenco, La fisica della domenica. Brevi escursioni nei quattro elementi, Sironi Editore, 2011, p. 127, ISBN 885180138X.
- ^ Jules Verne, capitolo 3, in Le Rayon vert, Hetzel, 1882, pp. 16-27.
- ^ Il Raggio Verde della Chiesa del Soccorso a Forio d’Ischia, 30 gennaio 2015. URL consultato il 16 giugno 2016.
- ^ a b Il Belvedere del Raggio Verde, in Capri Review, n. 36, 2016, p. 9.
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