La paleosalinità era la salinità dell'oceano globale o di uno specifico bacino oceanico in un dato momento della storia geologica del nostro pianeta.

Importanza

Dai diagrammi di Bjerrum, si ricava che una diminuzione della salinità di un fluido acquoso porta ad un aumento del valore della costante di equilibrio (pK*) del sistema anidride carbonica-carbonati. Questo significa che la proporzione relativa dei carbonati rispetto all'anidride carbonica (CO2) è più alta nei liquidi salini (come ad esempio l'acqua di mare) rispetto all'acqua dolce.

Per la paleoclimatologia è di cruciale importanza l'osservazione che un aumento della salinità ridurrà di conseguenza la solubilità dell'anidride carbonica negli oceani. Poiché si è avuto un abbassamento medio di circa 120 m nel livello del mare durante l'ultimo massimo glaciale a causa dell'estesa formazione delle calotte glaciali (che sono costituite solo di acqua dolce), questo ha comportato un deciso trend verso mari più salati durante i periodi glaciali. Di conseguenza questo comporta un outgassing di anidride carbonica nell'atmosfera a cusa della sua ridotta solubilità, contribuendo ad aumentare il livello della CO2 atmosferica del 6,5. Si ritiene che questo compensi in parte la riduzione complessiva dell' 80-100‰ osservata durante i periodi glaciali.[1]

Stratificazione

Si ritiene inoltre che un'estensiva stratificazione salina possa portare ad una riduzione dell'inversione della circolazione meridionale (MOC) attraverso il rallentamento della circolazione termoalina. Un aumento della stratificazione comporta una barriera alla subduzione delle particelle d'acqua; le isopicnali tendono a rimanere parallele alla superficie ma senza più affiorare. Si può dire che in questo caso l'oceano risulta meno ventilato e si ritiene che questo abbia implicazioni nel rallentamento della MOC.

Misurazione della paleosalinità

In passato la salinità è stata prevalentemente determinata attraverso la misura diretta della clorinità in fluidi porosi utilizzando i carotaggi ottenuti dall'Ocean Drilling Program,[2] in cui la paleoprofondità viene stimata in base ai circostanti orizzonti corallini. Si misurava la clorinità al posto della salinità, a causa del fatto che la concentrazione dei principali ioni non è costante lungo la colonna di sedimenti. Infatti la riduzione dei solfati e le interazioni tra cationi e l'argilla, possono influenzare la salinità globale, mentre la clorinità non ne è molto influenzata.

Note

  1. ^ D.M. Sigman, Glacial/interglacial variations in Carbon Dioxide (PDF), in Nature, vol. 407, n. 6806, 2000, pp. 859–869, DOI:10.1038/35038000. URL consultato il 17 maggio 2010.
  2. ^ J.F. Adkins, The Salinity, Temperature, and delta 18O of the Glacial Deep Ocean (PDF), in Science, vol. 298, n. 5599, 2002, pp. 1769–73, DOI:10.1126/science.1076252. URL consultato il 17 maggio 2010.


  Portale Scienze della Terra: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di scienze della Terra