LABEN
LABEN, acronimo di LABoratori Elettronici e Nucleari, è stata una azienda italiana produttrice di equipaggiamenti elettronici in campo spaziale e nucleare con sedi storiche prima a Milano e poi a Vimodrone (MI).
LABEN | |
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Stato | ![]() |
Fondazione | |
Chiusura | 1º giugno 2004 |
Sede principale | Vimodrone (Milano) |
Gruppo | Montedison, Marconi, Finmeccanica, Alcatel, Thales |
Prodotti | Equipaggiamenti elettronici, software e apparati di test per lo spazio, monitoraggio nucleare, avionica, minicomputer |
Dipendenti | 430[1], prima della fusione in Alenia Spazio-LABEN |
Slogan | «Consider LABEN your single source (dal 1970), LABEN. A Finmeccanica Company (dal 1991)» |
Note | oggi sito milanese di Thales Alenia Space |
Sito web | www.laben.it |
Oggi essa è parte integrante della azienda leader europea di sistemi spaziali Thales Alenia Space ed ha sede a Gorgonzola (MI).
Storia
Dagli albori alla fine degli anni sessanta
La LABEN fu fondata nel 1958, con sede e laboratori originariamente in un edificio di via Bassini[2][3] a Milano sito dietro alla facoltà nucleare del Politecnico, condividendo lo stesso stabile del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) (settore di Astrofisica) dove allora lavoravano il Nobel Occhialini e il giovane Giovanni Bignami, futuro presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
Attiva da subito nel campo della progettazione, ingegneria, test e produzione di apparecchiature elettroniche in ambito nucleare, l'azienda fu quindi inquadrata come "divisione nucleare" della MONTEDEL S.p.A. (acronimo di MONTecatini EDison ELettronica, divenuta poi Montedison)[4][5][6]. Ma già nei primi anni '60 estese le sue attività all'emergente settore spaziale, focalizzandosi sulla produzione di equipaggiamenti e circuiti stampati per supportare i primi lanci e sperimentazioni europee[7][8][9][10][11].
La prima messa in orbita di un prodotto elettronico della LABEN avvenne nel 1962.
Nel 1966 la LABEN, nell'ambito dei programmi del primo consorzio spaziale European Launcher Development Organisation (ELDO), contribuì alla produzione dei vari Satellite Test Vehicle (STV) da 1 a 3 (lanciati infruttuosamente col razzo dimostratore Europa-1 dal 1968 al 1970) e alla acquisizione ed analisi spettrale con tecniche di autocorrelazione dei dati vibrazionali di bordo durante il lancio del veicolo[12][13]. Si aggiudicò anche un contratto per un sistema di telemetria codificata di tipo PCM[14][15] e per il sistema di supporto ausiliario a terra, consistente in una unità di decommutazione, sempre PCM[16], nonché di memorizzazione/elaborazione dei dati inviati dalla rete satellitare[17][18].
Sempre nel 1966, oltre ai comparatori[19] e decommutatori PCM[20] a terra per la elaborazione dei dati dalla rete globale satellitare della European Space Research Organization (ESRO), la LABEN produsse[21] le unità di controllo dei modulatori PCM a bordo dei due satelliti non stabilizzati:
- ESRO I, per lo studio della radiazione cosmica e solare e loro interazione con la Terra
- ESRO II, focalizzatosi sullo studio dei raggi X, delle fasce di van Allen e il campo geomagnetico
entrambi lanciati con successo, rispettivamente nel 1968 e 1969.
Nel 1967 fu la volta (come sottocontrattore) della produzione del sistema di supporto a terra del satellite con orbita altamente eccentrica HEOS-1[22], lanciato nel 1968 per lo studio del plasma, del vento solare e dei raggi cosmici e loro interazione con la magnetosfera terrestre. Nel 1969 venne fornito il codificatore di telemetria a bordo del suo successore, HEOS-2[23], lanciato nel 1972. Entrambi i satelliti afferivano al programma spaziale dell'ESRO.
Stessa tipologia di fornitura fu operata dalla ditta meneghina, sia con gli apparati di test a terra che con la telemetria di bordo[24], al satellite ESRO IV[25], sviluppato per lo studio della ionosfera e della penetrazione delle particelle solari nella magnetosfera, lanciato nel 1972.
Nel biennio 1968-69 i tecnici della LABEN furono impegnati direttamente in varie missioni in Australia, dove in quegli anni si tentò invano di lanciare il primo razzo europeo dell'ELDO[7], Europa-1, dal poligono di Woomera: i lanci furono afflitti da vari problemi che portarono alla esplosione degli stadi del vettore prima di raggiungere l'orbita. Su di essi era installata l'elettronica telemetrica prodotta nello stabilimento milanese, la quale funzionò comunque bene nel breve tempo di operatività a seguito del lancio.
In quegli anni la LABEN si contese in modo diretto con la FIAR di Milano, perdendola, la realizzazione dello strumento S-88 volto all'analisi dei raggi gamma sul primo satellite stabilizzato dell'ESRO, TD-1, lanciato nel 1972.
Altri campi di impiego negli anni '60 furono i primi minicomputer per applicazioni scientifiche, l'automazione industriale, gli apparecchi biomedici e la nascente informatica medica.
Gli anni d'oro: dagli anni settanta agli ottanta
Il minicomputer "LABEN 70"
Nel 1968 l'azienda intraprese la progettazione del "LABEN 70"[26], primo minicomputer per applicazioni scientifiche ed industriali sia progettato che realizzato tutto in Italia[27] e che fu presentato nel 1970 al prezzo base di $ 12000. Incassato in un armadio monolite, la dotazione hardware prevedeva:
- una memoria a nuclei di ferrite di 4096 word (8 KiB), espandibile a 31768, e relativo ciclo di isteresi
- un ciclo macchina di 1,35 μs (740 kHz)
- 8 modi di indirizzamento e indirizzamento esteso
- una estesa gamma di istruzioni
- unità aritmetica con registri indirizzabili come locazioni di memoria
- due registri indicizzazione
- un sistema standard di interruzioni con priorità multi-livello
- fino a 128 livelli distinti per 64 periferiche esterne
- istruzioni speciali per trasferimento dati su canali in ingresso ad alta velocità verso la (e dalla) memoria, anche in modalità interruzione
- protezione della memoria con relative interruzioni.
Come opzione, erano disponibili: un moltiplicatore e un divisore cablati in hardware, dei canali di accesso diretto in memoria (fino ad un massimo di 32), la generazione e controllo di parità in memoria, un sistema di protezione per mancanza di rete, un orologio in tempo reale (real time clock, RTC). Il sistema prevedeva il controllo attraverso una telescrivente TE 300 della Olivetti. Il lettore e scheda perforata, perforatore di banda della telescrivente era poi utilizzato come dispositivo di archiviazione. Al minicomputer potevano essere collegati una stampante parallela, le unità a nastro magnetico ed il disco.
La dotazione software comprendeva:
- un sistema operativo
- un compilatore ASA FORTRAN IV
- un interprete BASIC
- assembler ed extended assembler
- subroutine matematiche.
Il "LABEN 70" ebbe disparate applicazioni presso diversi clienti:
- il Comitato nazionale per l'energia nucleare (CNEN) nel laboratorio di ricerca marina di Fiascherino, nel comune di Lerici (La Spezia), per uso in elaborazioni marittime e oceanografiche
- il Politecnico di Milano per esperimenti di elaborazione delle immagini televisive;
- l'Università di Pavia per funzioni di elaborazione delle immagini;
- il CERN di Ginevra per ricerche in spettrometria nucleare[28].
Nei primi anni '70 il "LABEN 70" fu adottato in una ricerca per la sperimentazione e costruzione in Europa di una sotto-rete di telecomunicazioni[29] simile ad ARPAnet, l'originaria rete statunitense da cui derivò poi Internet. L'uso del minicomputer milanese fu consigliato da Luigi Dadda[30] che partecipava a tale progetto europeo chiamato EIN COST 11[31].
Altra versione diffusa del minicomputer fu il "LABEN 701".
La LABEN cessa la propria attività nel campo dei calcolatori nel 1974, come conseguenza di una ristrutturazione che determinò il taglio anche del settore dell'automazione industriale, oltre che di 160 dei 360 dipendenti. L'attività si concentrò quindi sulle due linee di prodotto tradizionali:
- la strumentazione nucleare e scientifica ad essa correlata
- l'elettronica per l'aerospaziale, focalizzandosi via via sullo spaziale (satelliti artificiali e sonde spaziali).
Il settore spaziale degli anni settanta e la nascita dell'ESA
Il settore spaziale divenne preponderante per la LABEN nel ventennio tra gli anni settanta e ottanta, con abbandono progressivo dell'impegno nel nucleare, anche a causa del mutamento dello scenario italiano rispetto all'uso dell'energia atomica.
Riorganizzatasi nel 1974 l'attività spaziale europea con la fusione di ESRO e ELDO nella Agenzia Spaziale Europea (ESA), fu dato nuovo impulso alla politica spaziale continentale, e la ditta milanese si concentrò sull’elettronica di bordo per le missioni di quegli anni. Cominciarono così i successi della LABEN, di volta in volta associata a consorzi internazionali che comprendevano importanti società appaltatrici inglesi, tedesche e francesi: gli apparati elettronici sviluppati a Milano si estesero dai sistemi telemetrici principali dei satelliti e delle sonde, ai controlli automatici degli strumenti e degli esperimenti ivi installati, ai software di elaborazione dati. All’elettronica di bordo corrispondeva il duale sviluppo del sistema di controllo a terra da usare sia prima, durante lo sviluppo e test dell'apparato in fabbrica, che dopo il lancio, per il controllo e supporto da terra. Praticamente tutte le missioni della nascente Agenzia Spaziale Europea utilizzarono o a bordo o a terra dei sistemi elettronici prodotti dalla LABEN, o autonomamente con contratto diretto assegnato ad essa o in sub appalto di collaborazione con gli altri membri dei consorzi.
Da ricordare in questo periodo il contributo dato dall'azienda milanese a COS-B, il primo satellite dell'ESA dedicato allo studio dei raggi gamma e anche per l'osservazione di alcune sorgenti di raggi X, lanciato nel 1975, con fornitura di apparecchiature sia per la elaborazione dei dati telemetrici a terra e di controllo del carico scientifico, nonché di alcuni pezzi del sotto-sistema di radiofrequenza come gli encoder[32][33].
Contemporaneamente le competenze ingegneristiche così maturate vennero impiegate dalla LABEN sui satelliti realizzati per l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), a partire dal primo satellite geostazionario sperimentale per le telecomunicazioni SIRIO nel 1977, che nasceva al Politecnico di Milano su iniziativa del professor Francesco Carassa, e che ebbe una vita talmente più lunga di quella prevista da potere essere spostato alla fine ad orbitare sopra la Cina e venduto poi a quel governo.
La nuova sede di Vimodrone
Nel frattempo, grazie allo sviluppo e commercializzazione del computer miniaturizzato "LABEN 70" ad inizio decennio e per quegli anni modernissimo, la LABEN collaborava ad altri progetti al di fuori dell'ambito spaziale, come con Aeritalia per il collaudo dei motori dell’aereo da combattimento Tornado, costruito a Torino, e a forniture di stazioni di controllo terrestre sia alla base di lancio spaziale italiana di Malindi (Kenia) che alla base europea di Kourou (Guyana Francese).
In questo periodo la LABEN si ingrandì fino ad impiegare all'inizio degli anni ottanta quasi 400 dipendenti[31], organizzati in numerose divisioni, fra le quali spiccava ancora quella originaria della strumentazione nucleare.
Si dovette pertanto cercare una nuova e più capiente sede aziendale e nel 1985 avvenne il trasloco nella seconda sede storica, quella di Vimodrone.
La strumentazione per il monitoraggio nucleare
Durante gli anni '70-'90 la LABEN fornì diversi sistemi per il monitoraggio ambientale dei radionuclidi (RMS):
- sia per la rete nazionale di controllo della radioattività del particolato atmosferico (REMRAD), voluta dall'ISPRA, di cui Vimodrone divenne una delle sette stazioni automatiche italiane;
- sia per la rete internazionale del Comprehensive Nuclear Test-Ban-Treaty Organisation (CTBTO), dando supporto in loco per la strumentazione di varie stazioni di controllo: RN34 (a Reykjavík, Islanda), RN49 (a Spitsbergen nelle Isole Svalbard, Norvegia), RN44 (a Guerrero Negro, Baja California, Messico) e RN53 (a Ponta Delgada, São Miguel nelle Isole Azzorre, Portogallo) e sviluppando per esse l'Automatic Radionuclide Air Monitoring Equipment (ARAME). Questo equipaggiamento di controllo ambientale a terra della radioattività dispersa nella troposfera raccoglie, ordina ed instrada i dati dalla centralina al centro unico di elaborazione sito in Vienna.
Anche le collaborazioni con ENEA e ANPA sul tema furono numerose.
Uno degli ultimi prodotti LABEN del comparto nucleare fu usato nel 2011 per mappare e misurare le radiazioni dell’area circostante alla centrale di Černobyl', quasi 25 anni dopo l'incidente del 1986, in vista della costruzione del nuovo sarcofago sul reattore 4[34].
La definitiva vocazione spaziale degli anni ottanta
La LABEN fornì e qualificò il sistema di conversione in TDM dei time-tag degli impulsi laser ricevuti nell'esperimento LAser Synchronisation from Stationary Orbit (LASSO)[35], instradandoli verso il canale di housekeeping di trasmissione a terra, in una dimostrazione della sincronizzazione degli orologi atomici con i laser da effettuare a bordo del satellite meteorologico dell'ESA SIRIO-2, derivato dalla modifica del modello di riserva del precedente SIRIO-1. SIRIO-2 fu lanciato nel 1982, ma non raggiunse mai l'orbita geosincrona di destinazione a causa del fallimento del razzo vettore Ariane.
La definitiva affermazione internazionale della LABEN avvenne a metà degli anni ottanta: un sistema computerizzato di guida e controllo di assetto spaziale[36] ed elaborazione dati dal peso di circa 6 kg[37] sviluppato a Milano era presente a bordo della missione Giotto, lanciata nel 1985 alla volta della cometa di Halley[38] che sfiorò ad una distanza di 596 km il 13 marzo 1986, commissione affidata all'azienda direttamente dall'ESA[39]. Fu grazie a tale computer che venne recuperato in modo automatico il controllo del puntamento delle antenne di comunicazione verso la Terra, perso per 32 minuti nell'attraversamento kamikaze a una velocità di 68 km/s della turbolenta coda cometaria fatta di particelle e gas[40]: ciò rese possibile estendere la missione "congelando" la sonda interplanetaria per sei anni in un'orbita di parcheggio, e lanciandola infine nel 1992 verso l'incontro con un'altra cometa, la 26P/Grigg-Skjellerup[41]. Un modello in scala 1:1 della sonda Giotto presenziava all'ingresso della sede LABEN in Vimodrone, a dimostrazione della visibilità internazionale raggiunta dalla maggiore ditta spaziale privata italiana con quella storica impresa: il primo avvicinamento ad una cometa nel sistema solare.
L'esperienza di Giotto fu foriera di altre forniture spaziali importanti da parte della LABEN nella seconda metà di quel decennio[42]:
- il computer di elaborazione dati OnBoard Data Handling (OBDH) degli strumenti scientifici della sonda europeo-statunitense Ulysses[43] lanciata nel 1990 che, doppiato Giove, uscì dal piano dell'eclittica per dirigersi verso il polo sud del Sole;
- la Central Terminal Unit (CTU) imbarcata a bordo del "satellite a guinzaglio" Tethered, che volò nella missione TSS-1 sullo space shuttle Atlantis del 1992 (lancio STS-46) con il primo astronauta italiano, Franco Malerba. Anche la seconda missione Tethered, TSS-1R nel 1996 con gli astronauti italiani Maurizio Cheli e Umberto Guidoni a bordo dello shuttle Columbia (lancio STS-75)[44], fu supportata con elettronica e software per elaborazione dati LABEN[45];
- una memoria di massa e l'unità di controllo dell'esperimento Inter-Orbit Communication (IOC) a bordo dell'EUropean REtrievable CArrier (EURECA)[46], la piattaforma recuperabile europea per ricerche in microgravità, rilasciata nello spazio nel 1992 dallo space shuttle Atlantis e rientrata undici mesi dopo nel 1993 con l'Endeavour.
L'approdo in Finmeccanica
I successi tecnici e tecnologici della LABEN non furono pari a quelli economici e commerciali, tanto che la proprietà dell’azienda cambiò spesso nel corso degli anni ottanta, incappando anche in uno scandalo di corruzione quando proprietaria era la Marconi inglese.
Passata per Bastogi, Aeritalia (che ne deteneva il 50%, e già era controllata da Finmeccanica) e Ferranti International (l'altro 50%), con la acquisizione di metà delle quote a monte di Ferranti Italia, nel 1990 la LABEN entrò a far parte delle società spaziali italiane completamente controllate da Finmeccanica[47].
Gli anni novanta e le relative missioni spaziali
La collaborazione con Alenia Spazio
Con l'inizio del nuovo decennio, favorita dalla comune holding di possesso Finmeccanica, si venne a definire una sempre più stretta collaborazione tra la LABEN specializzata in equipaggiamenti e l'altra azienda manifatturiera sistemistica spaziale italiana, l'Alenia Spazio[48], come ad esempio sul primo satellite europeo per il monitoraggio ambientale ERS-1, lanciato nel 1991, oppure congiunta nel consorzio Italspazio per la definizione di una piccola costellazione di due satelliti di telecomunicazioni Iridium-like chiamata Italsat F1 ed F2[49], per i quali la LABEN fu incaricata di sviluppare il sistema telemetrico.
L'acquisizione della PROEL
Nell'ambito dell'attività espansiva di quegli anni, nel 1995 la LABEN acquisì la PROEL di Firenze facendone una sua divisione dedicata agli studi e alla prototipizzazione di motori per la propulsione elettrica spaziale[50].
Il contributo alle missioni internazionali
Anche in questo decennio la strumentazione elettronica della LABEN continuò a contribuire alle principali missioni spaziali internazionali, commissionata per assegnazione diretta alla ditta milanese:
- l'Instruments Data Handing Trasmission (IDHT) e il sistema computerizzato di comando e controllo dello strumento di misura Global Ozone Monitoring Experiment (GOME) installati a bordo del satellite europeo ERS-2 lanciato nel 1995[51];
- la Central Terminal Unit (CTU) imbarcata a bordo dell'ossevatorio spaziale per l'infrarosso Infrared Space Observatory (ISO) lanciato nel 1995, unità sviluppata direttamente per l'ESA responsabile della piattaforma in cooperazione con l'ISAS (parte della JAXA dal 2003) e la NASA;
- una piastra analogica dedicata al monitoraggio di precisione della temperatura per il Bubble Drop & Particulate Unit (BDPU)[52], un esperimento scientifico montato nel rack Life and Microgravity SpaceLab (LMS) dell'ESA, volato a bordo dello space shuttle Columbia nel 1996;
- gli strumenti per l'osservatorio spaziale di raggi X italo-olandese Beppo-SAX, lanciato nel 1996;
- l'intero On-Board Data Handling (OBDH) di ognuno dei 4 satelliti Cluster, rovinosamente persi durante il lancio inaugurale 501 dell'Ariane 5 nel 1996 (uno degli OBDH fu recuperato strutturalmente abbastanza integro dopo lo schianto al suolo, avvenuto per comando di auto-distruzione dopo 40 secondi di volo a causa di un bug nel software del vettore nella sua ascesa verso l'orbita; l'apparecchiatura elettronica, ammaccata e leggermente deformata, fu riconsegnata alla LABEN e posta nella vetrina aziendale);
- la sonda statunitense-europea Cassini-Huygens, lanciata nel 1997 alla volta della esplorazione del sistema di Saturno e del suo satellite Titano[53] per cui fu fornito il computer di bordo Command Data Management System (CMDS) che gestì la sonda Huygens nella sua fase di discesa verso Titano e la raccolta di dati inviati poi alla piattaforma orbitante Cassini, commissione su contratto diretto della NASA. Per questo contributo, che ridette visibilità internazionale alla ditta giusto un decennio dopo quella conquistata con la missione Giotto, la LABEN è entrata nel Guinness dei Primati - e detiene ancora il record - per aver realizzato il computer atterrato più lontano dalla Terra tra tutti quelli lanciati finora dall'uomo nello spazio[54].
- lo strumento EPIC a bordo dell'osservatorio ESA per i raggi X XMM-Newton, lanciato nel 1999[55]
- l'osservatorio congiunto ESA-NASA-Agenzia Spaziale Russa INTEGRAL per lo studio dei raggi gamma, lanciato nel 2002, per cui fu fornito l'intero sottosistema di On-Board Data Handling (OBDH)[56] e la fotocamera IBIS.
Negli anni novanta la LABEN collaborò anche alla costruzione dei nodi 2 e 3 della Stazione Spaziale Internazionale assemblati in Alenia Spazio - Torino e di alcuni esperimenti a bordo della stessa, come il Fluid Science Lab (FSL).
Ricadute della tecnologia spaziale
Grazie al know-how sviluppato nei rivelatori di raggi X e gamma, la LABEN si è impegnata, specialmente nella seconda metà degli anni novanta, in progetti avanzati per lo sviluppo di applicazioni:
- sia nel campo medico, con nuove tecniche diagnostiche nell'Imaging Mammografico Integrato,
- che nel campo umanitario, con sofisticati sistemi di ricerca di mine antiuomo, come lo sminatore portatile DIAMINE.
Nel 1997 il sistema di qualità LABEN ottenne la certificazione in accordo alle norme UNI EN ISO 9001.
Gli anni duemila e la joint venture con Thales
La fusione con Alenia Spazio
Nel 2004 Finmeccanica costituisce Alenia Spazio-LABEN, facendovi confluire tutte le attività manifatturiere spaziali italiane prima afferenti:
- a quella che fu la Divisione Aerospazio di Alenia (divenuta poi Alenia Spazio), con sedi a Roma, Torino e L'Aquila
- e alla LABEN, con sede a Milano e Firenze.
Prima di essere inglobata in un'unica entità con Alenia Spazio, la LABEN raggiunse un buon livello di penetrazione nel mercato spaziale istituzionale, rappresentando da sola circa il 15% del volume di affari dell'industria spaziale nazionale[57].
Nel 2004 la sede di Vimodrone contava circa 304 addetti a cui si dovevano aggiungere i 16 lavoratori della PROEL[57] di Firenze.
La formazione della "Space Alliance" coi francesi
Da inizio 2005 la LABEN fu integrata nella Space Alliance[58] quale sito milanese appartenente alla joint venture manifatturiera franco-italiana del settore spaziale Alcatel Alenia Space[59](67% Alcatel, 33% Finmeccanica).
Divenne poi Thales Alenia Space dal 2007 con la acquisizione della quota Alcatel da parte del gruppo francese della difesa e dell'elettronica Thales[58].
La specializzazione negli equipaggiamenti spaziali digitali
È di questo periodo la fornitura di tutte le unità di generazione nello spazio del segnale di navigazione satellitare chiamate Navigation Signal Generation Unit (NSGU)[60], cuore della costellazione orbitale europea Galileo per il posizionamento globale, nella sua evoluzione ultra decennale: furono prodotte le unità per il satellite GIOVE-A (lanciato a fine 2005 e che per primo diffuse il segnale di navigazione europeo[61][62] il 12 gennaio 2006) e per i due Galileo IOV negli anni 2011 e 2012, e via via per i 18 satelliti Galileo FOC lanciati nel corso del presente decennio[63].
Altri contributi rilevanti di questi anni furono:
- nel 2006, la strumentazione dell'esperimento ALTEA di LABEN/TAS-I volò a bordo di una missione dello space shuttle[64].
- il sistema di elaborazione dati del carico scientifico (PDHU)[65] di AGILE[66], un satellite italiano realizzato e integrato completamente da un consorzio di industrie spaziali con sedi nel distretto di Milano e coordinate dall'ASI, volto allo studio di un particolare intervallo di frequenza/energia dei raggi X e gamma[67], dell'atmosfera dei pianeti, della formazione delle galassie, e lanciato nell'aprile 2007.
- la coppia di unità Mass Memory Storage Unit (MMSU) formanti il sistema di acquisizione, memorizzazione (300 Gbit di memoria a stato solido attiva disponibile), formattazione e trasmissione a terra (300 Mbps in totale) dei dati prodotti dallo strumento SAR a bordo di ognuno dei quattro satelliti della costellazione franco-italiana COSMO-SkyMed, lanciati a partire dal 2007[68].
- la memoria di massa (500 Gbit, 300 Mbps di capacità si trasmissione a terra) disposta a bordo del satellite SAR della Agenzia Spaziale Canadese Radarsat-2, lanciato a fine 2007.
- il ricevitore per lo studio dell'atmosfera mediante la radio-occultazione dei satelliti GPS sull'orizzonte della Terra, chiamato Radio Occultation Sounder for Atmospheric studies (ROSA), montato a bordo del satellite OceanSat-2 dell'ISRO e lanciato nel 2009.
- la realizzazione dell'apparato di radiometri Low Frequency Instrument (LFI) per lo studio della radiazione cosmica di fondo a bordo dell'osservatorio Planck dell'ESA lanciato nel 2009 verso il punto lagrangiano L2[69]
- a fine decennio, l'inizio della progettazione delle unità per la coppia di satelliti SAR in banda C Sentinel-1 A e Sentinel-1B, primo passo del programma di monitoraggio ambientale satellitare congiunto ESA/UE detto GMES (ora ribattezzato Copernicus), lanciati rispettivamente nel 2014 e nel 2016: fornitura sia del computer di bordo Spacecraft Management Unit (SMU), per il controllo di assetto e gestione dell'intero veicolo, nonché della unità di memoria di massa a stato solido Data Storage and Handling Assembly (DSHA), con 168 GiB (1,44 Tbit) attivi di memoria a base SDRAM, per l'immagazzinamento temporaneo della enorme mole di dati prodotti e trasferiti dal radar (fino a 1,280 Gbps), equipaggiamento in carico anche del controllo intelligente dell'intero sotto-sistema di trasmissione dati a terra (PDHT) del satellite (520 Mbps in totale)[70].
Centro di competenza elettronica italiano in Thales Alenia Space
In quegli anni, le tre linee di produzione
- dei computer di bordo
- delle memorie di massa (base SDRAM e NAND flash)
- delle unità di generazione del segnale di navigazione Galileo
e dei relativi software nonché sistemi di supporto e testing a terra divennero le principali nel sito milanese, per le quali esso ne assurse a "centro di competenza" elettronica nella struttura transnazionale di Thales Alenia Space.
Nel 2012 la sede di Vimodrone contava circa 280 lavoratori[57].
Il trasloco nella nuova sede di Gorgonzola
A gennaio 2013, a distanza di 28 anni dal primo cambio sede da Milano a Vimodrone, il sito industriale venne trasferito nella nuova sede di Gorgonzola nell'ambito della ripartizione della progettazione e produzione degli equipaggiamenti elettronici per lo spazio avvenuta rispettivamente tra le sedi Thales Alenia Space - Italia di Milano e L'Aquila[1]. A quella data, il nuovo sito di Gorgonzola ripartiva da circa 200 addetti specializzati.
Attività produttiva
Nel corso della sua storia, la LABEN ha fornito equipaggiamenti elettronici per una molteplicità di applicazioni spaziali
- singole schede di circuiti stampati per condizionamento e distribuzione sei segnali
- schede microprocessore, con o senza relativo software di bordo (real time embedded software)
- schede di conversione/distribuzione di potenza DC/DC
- FPGA e ASIC per elaborazione dati ad elevate prestazioni
- computer avionici completi per il controllo di assetto orbitale (AOC), sia per singoli satelliti di osservazione terrestre (come per SENTINEL, Cosmo Second Generation...), che per grandi costellazioni di telecomunicazione (come IRIDIUM Next e O3b), che per sonde interplanetarie
- sistemi di digital data processing e unità di immagazzinamento dati in memorie di massa (mass memory storage), con o senza controllo intelligente del sottosistema di trasmissione a terra, tipicamente per satelliti di osservazione terrestre SAR (come COSMO-SkyMed, RADARSAT, SENTINEL-1,...) e ottici, ma anche per missioni interplanetarie multi-strumento (come BepiColombo, Solar Orbiter,...)
- equipaggiamenti di acquisizione ed elaborazione dati e condizionamento di segnali per esperimenti scientifici (come la unità CDHU, che controlla lo strumento GOME-2 per il monitoraggio dell'ozono atmosferico a bordo dei satelliti MetOp)
- unità di generazione del segnale di navigazione distribuito dalla costellazione europea Galileo (NSGU)
- apparecchiature di comando e controllo per esperimenti scientifici in condizioni di microgravità e per la fisica dello spazio (come lo strumento IBIS a bordo del satellite INTEGRAL, GOCE, Herschel e Planck...)
- ricevitori terrestri e satellitari dei segnali GPS, EGNOS e Galileo
- elettronica e software di controllo per lanciatori, esperimenti a bordo degli space shuttle e su infrastrutture abitative spaziali (ISS)
- propulsione ionica spaziale
- componenti per la propulsione elettrica spaziale (catodi, neutralizzatori,...)
- sistemi di monitoraggio ambientale.
I prodotti LABEN sono stati usati su molteplici veicoli spaziali e in diverse applicazioni (satelliti terrestri sulle orbite LEO, MEO, GEO, HEO, satelliti planetari; sonde interplanetarie verso il sistema solare sia esterno che interno,...), nei maggiori programmi di ESA[71], della NASA e di altre nazioni spaziali (Canada, Corea del Sud, India) e contribuendo alla realizzazione di sistemi per le telecomunicazioni, la ricerca astronomica, la fisica dello spazio, la sperimentazione in microgravità, la navigazione satellitare e l'osservazione ambientale ottica (multi-spettrale, iper-spettrale) e radar[72], divenendo un centro di competenza industriale elettronico spaziale riconosciuto a livello internazionale[73].
La competenza nell'elettronica spaziale è avvalorata dall'alto profilo dei clienti storici della LABEN:
- la NASA
- l'ESA
- l'ASI
- l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN)
- il CERN (Centre Européen de Recherche Nucléaire) di Ginevra
- il CNES (Centre National Etudes Spatiales)
e dalla partecipazione anche a programmi commerciali (Globalstar) e strategici (WEU-MSFS e EUCLID).
L'azienda ha maturato anche una lunga esperienza nella costruzione degli apparati di test, supporto a terra post lancio e di assistenza ai centri di controllo[74].
L'impegno nella ricerca e nell'innovazione ha fatto di LABEN uno dei protagonisti del progetto internazionale ARC (Advanced Research Centre on Evolutionary Knowledge for Design Innovation by High-Performance Computing) per la conduzione di ricerche per lo sviluppo di nuove tecniche di progettazione software e di applicazioni richiedenti elevatissime prestazioni di calcolo. Nei laboratori di LABEN, ARC si è concretizzata nello sviluppo di attività di ricerca sull'elaborazione dei dati in parallelo, sulla progettazione di nuovi prodotti e sui sistemi innovativi di fabbricazione. Le ricadute di tali applicazioni interessano vari settori industriali che vanno dall'elettronica alla meccanica terrestre.
Questa missione di progettazione, produzione e test di apparati elettronici spaziali, il sito milanese continua a svolgerla integrata oggi in Thales Alenia Space presso il sito di Gorgonzola.
Note
- ^ a b Interrogazione in Commissione parlamentare C.5/05850 "Ridimensionamento del sito produttivo di Vimodrone", su openpolis.it, 21 dicembre 2011. URL consultato il 4 maggio 2016.
- ^ http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3h080-0000001/
- ^ http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3h080-0000003/
- ^ http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3h080-0000009/
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