Hugh Glass
Hugh Glass (Philadelphia, 1783 – Yellowstone, 1833) è stato un esploratore statunitense, un trapper e una guida.

Divenne famoso per essere sopravvissuto all'attacco di un orso grizzly, che provocò gravissime ferite in tutto il corpo, lasciandolo agonizzante, e per il suo rocambolesco ritorno, dopo essere stato abbandonato dai compagni che lo credevano in fin di vita.[1] La leggenda vuole che abbia vagato solitario per oltre 320 chilometri fino a Fort Kiowa nel South Dakota, pur lasciato senza armi né viveri dai suoi compagni della spedizione del comandante Ashley del 1823. E' da sottolineare che non sempre sono certe e verificabili le notizie sulla sua vita in quanto si sospetta che molto sia frutto di leggenda o esagerazioni. Ciò non toglie che sicuramente Hugh Glass sia stato un preminente esploratore e guida nella storia statunitense[2].
La sua vita è stata adattata in due film: Uomo bianco, va' col tuo dio! (1971) e Revenant - Redivivo (2015).
Biografia
Nato in Pennsylvania da genitori scozzesi e irlandesi[1], Glass divenne esploratore dello spartiacque fra l'alto fiume Missouri, oggi appartenente a Montana, North Dakota, South Dakota e la zona del fiume Platte nel Nebraska. Impiegato anche come marinaio, nel 1816 la sua nave fu catturata da un gruppo di pirati al comando di Jean Lafitte. Glass, costretto a unirsi a loro, riuscì a fuggire e a raggiungere a nuoto le coste della Louisiana. Successivamente, catturato dagli indiani Pawnee; entrò a far parte per diversi anni della loro comunità, di cui sposò una donna. Nel 1821 si trasferì a Saint Louis.[2]
Nel 1822 Glass fu assoldato in qualità di guida da una società che stava organizzando una spedizione nei territori delle sorgenti del Missouri per cacciare animali da pelliccia, guidata dal capitano Andrew Henry e dal luogotenente William Ashley. Gli uomini della spedizione costruirono un accampamento alla confluenza tra Yellowstone e Missouri, chiamato Fort Henry. I territori erano abitati dagli Arikara, una popolazione di nativi americani che intratteneva scambi commerciali con i cacciatori bianchi, ma era temuta e considerata imprevedibile in quanto responsabile di numerosi attacchi ai cacciatori.[1]
Il primo giugno 1823 la spedizione fu protagonista di uno scontro con gli Arikara , durante e a causa di uno scambio di cavalli: 14 uomini morirono e i sopravvissuti riuscirono a fuggire su una barca. Glass rimase ferito a una gamba. Il colonnello Henry Leavenworth, organizzò una spedizione punitiva formata da 900 uomini contro i villaggi Arikara. Dopo giorni di battaglia, venne concordata una tregua. Ashley e Henry, che avevano subito gravissime perdite economiche, decisero di dividere la spedizione in due gruppi e riprendere la caccia. Glass partì con Henry e altri 30 uomini nell’agosto del 1823; abbandonarono il fiume Missouri dirigendosi a Ovest, verso le montagne rocciose, diretti a Fort Henry.[1]
L'attacco dell'orso
Tra la fine agosto e inizio settembre, Glass, durante una battuta di caccia in compagnia di due colleghi, l'esploratore John S. Fitzgerald, e il ragazzo Jim Bridger alla sua prima spedizione, subì l'attacco di un orso grizzly con due cuccioli, che lo ridusse in fin di vita. I suoi compagni, ucciso l'orso, lo curarono , pur convinti che non sarebbe sopravvissuto. Il capitano Henry decise di lasciare l'intrasportabile Glass con due uomini per assisterlo fino alla morte, seppellirlo e dopo raggiungere gli altri a Fort Henry. In cambio avrebbero ricevuto una somma di 40 dollari a testa, equivalente a due o tre mesi di paga. Fitzgerald e Bridger accettarono di rimanere; non è noto se vi fossero anche altre persone.[1]
Dopo cinque giorni, Glass, seppure agonizzzante era ancora vivo. Fitzgerald e Bridger; decisero quindi di abbandonarlo, solo, senza cure, cibo, armi e altri conforti. Glass, invece, riuscì a sopravvivere, deciso a vendicarsi degli uomini che lo avevano abbandonato. Per prevenire infezioni ed attacchi di animali, Glass si riparò in un tronco in putrefazione lasciando che le larve presenti rimuovessero il tessuto necrotico dalle sue ferite e sopravvisse mangiando insetti, serpenti e radici, finché non si imbatté nella carcassa di un bisonte attaccato dai lupi, dei cui resti si cibò. Venne soccorso da un gruppo di indiani Lakota, che lo rifornirono con una pelle d'orso, cibo, armi e una barca per solcare le acque del Cheyenne River. Navigando verso sud, dopo aver percorso circa 400 chilometri, raggiunse Fort Kiowa a metà ottobre[1]. Da qui,si diresse verso Fort Henry alla ricerca di Fitzgerald e Bridger. Durante il percorso fu nuovamente attaccato dagli indiani Arikara, venendo salvato da due indiani Mandan, che lo scortarono fino a un presidio commerciale sicuro. In totale Glass era sopravvissuto a tre attacchi indiani in cui erano morte 21 persone. Arrivato a Fort Henry, Glass scoprì che l'accampamento era stato trasferito cinquanta chilometri più a Sud, alla foce del fiume Bighorn, dove giunse il 31 dicembre 1823, scoprendo che il solo Bridger era presente, mentre Fitzgerald si era trasferito a Fort Atkinson. Glass risparmiò Bridger per la sua giovane età, convinto che il vero responsabile del suo abbandono fosse Fitzgerald. Venne riassunto nella compagnia di Ashely, raggiungendo Fort Atkinson solo due mesi dopo, nel giugno del 1824 quando il miglioramento delle condizioni ambientali permise una nuova spedizione di caccia.[1] Fitzgerald si era però arruolato nell'esercito e il suo "status" di soldato ne garantiva l'immunità. Glass dovette pertanto desistere dai propositi di vendetta, secondo alcuni anche grazie a 300 dollari ricevuti a compensazione.[1]
Ultimi anni
Si spostò a Ovest ove si unì ad alcune spedizioni commerciali. Nel 1825 venne di nuovo gravemente ferito in un attacco indiano dal quale si riprese solo dopo diversi mesi. Le notizie sugli anni successivi non sono certe, ma si sa che Glass continuò a guidare spedizioni di caccia nei territori del Nord del fiume Missouri.[2]
Morte
Nel 1833, venne probabilmente attaccato ucciso e scalpato con altri due uomini da un gruppo di Arikara, durante il guado di un fiume ghiacciato nei pressi del fiume Bighorn. Il suo corpo infatti non venne più ritrovato ma alcuni suoi effetti personali furono trovati in possesso di un gruppo di Arikara.[2]
Nei media
La sua vita è stata adattata in 2 film: Uomo bianco, va' col tuo dio! (1971) e Revenant - Redivivo (2015).[3] È apparso anche nella serie televisiva Death Valley Days all'interno dell'episodio Hugh Glass Meets the Bear (1966).
Note
- ^ a b c d e f g h “Revenant – Redivivo”, la storia vera, su ilpost.it, 17 gennaio 2016. URL consultato il 17 gennaio 2016.
- ^ a b c d http://www.inn-california.com/articles/biographic/hughglass.html
- ^ Otto cose difficili che DiCaprio ha dovuto fare per girare “The Revenant”, su ilpost.it, 26 dicembre 2015. URL consultato il 16 gennaio 2016.