Pena di morte
La pena di morte, chiamata anche pena capitale (sul piano etimologico: mortificazione[1]), è l'uccisione di un individuo ordinata da un'autorità a titolo di sanzione penale.


In alcuni ordinamenti giuridici è prevista per reati considerati i più gravi come l'omicidio e l'alto tradimento; in altri, invece, la pena capitale è applicabile anche nel caso di commissione di altri crimini violenti, come la rapina o lo stupro, o legati al traffico di droga; in alcuni paesi è prevista per reati di opinione come l'apostasia e per orientamenti e comportamenti sessuali come l'omosessualità o l'incesto.
È stata abolita o non è applicata nella maggioranza degli stati del mondo[2], mentre è ancora in vigore in altri (tra i quali per esempio la Cina, l'India, il Giappone e gli Stati Uniti).
Cenni storici
La pena di morte era presente in tutti gli ordinamenti antichi. Il diritto romano prevedeva la pena di morte ma concedeva una speciale garanzia per i cittadini romani: una condanna a morte emanata in base all'imperium del magistrato non poteva essere eseguita senza concedere al condannato la facoltà di fare appello ai comizi centuriati per il tramite dell'istituto della provocatio ad populum.
Nel corso della storia limitarono la pena di morte alcuni imperatori cinesi, l'imperatore romano Tito (che non emise condanne a morte durante il suo principato) e, in Russia, una breve abolizione (o meglio una forte limitazione) avvenne nel 1753 per opera della zarina Elisabetta I. Se si considera l'abolizione "di fatto", lo stato abolizionista più antico è la Repubblica di San Marino, tuttora esistente: l'ultima esecuzione ufficiale risale al 1468, mentre l'abolizione definitiva fu sancita per legge nel 1865.
Il primo stato al mondo ad abolire legalmente la pena di morte fu il Granducato di Toscana il 30 novembre 1786 con l'emanazione del nuovo codice penale toscano (Riforma criminale toscana o Leopoldina, preparata dal giurista Pompeo Neri alcuni anni prima) firmato dal granduca Pietro Leopoldo (divenuto poi Leopoldo II del Sacro Romano Impero), influenzato dalle idee di pensatori come Cesare Beccaria; tale giornata è festa regionale in Toscana. Tuttavia Leopoldo nel 1790 reinserì la pena di morte per i cosiddetti crimini eccezionali. Seguirono il Granducato la Repubblica Romana di ispirazione mazziniana (che tuttavia ebbe breve esistenza) nel 1849, il ricordato San Marino (1865) e altri. L'Italia l'abolì, tranne che per crimini di guerra e regicidio, nel 1889, per poi reinserirla con il Codice Rocco del 1930, e abolirla definitivamente nel 1948. Il Regno Unito l'abolì negli anni sessanta, mentre la Francia nel 1981.
Un altro importante capitolo della storia della pena di morte viene scritto il 18 dicembre 2007, quando, dopo una campagna ventennale portata avanti dall'associazione Nessuno Tocchi Caino e dal Partito Radicale Transnazionale, da Amnesty International e dalla Comunità di Sant'Egidio, l'Onu approva una storica risoluzione su iniziativa italiana per la moratoria universale della pena di morte, ossia per una sospensione internazionale delle pene capitali.
Posizioni filosofiche nella storia
Nella Bibbia
Nella Bibbia sono elencate situazioni in cui nelle leggi, che Dio dà a Mosè per esporle al popolo ebraico, si stabilisce la pena capitale come punizione per determinate colpe: ad esempio, nell'Antico Testamento è scritto:
Nell'Antico Testamento (Genesi, 4,23-24), esistono passi in cui Dio condanna la vendetta umana, minacciando punizioni peggiori («sette volte» e «settanta volte sette») per chi avesse ucciso Caino e Lamech.
Diversi passi, in prevalenza dell'Antico Testamento, affermano la legittimità della pena di morte quando è violata la legge di Mosè. A questi si aggiungono gli episodi di guerra e della storia del popolo eletto, dove i nemici periscono per volontà divina. Riguardo alla violazione della legge ebraica, nella Lettera agli Ebrei 10,28: «Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni». In Levitico Levitico 24,16[3] viene messo a morte «Chi bestemmia il nome del Signore», in Levitico Levitico 20,10[4] chi commette adulterio, in Levitico 27,29[5] «Nessuna persona votata allo sterminio potrà essere riscattata; dovrà essere messa a morte», e in Levitico Levitico 24,17[6] «Chi percuote a morte un uomo». In Esodo Esodo 21,17[7] viene messo a morte chi maledice il padre o la madre.
Il passo è ripreso nel Nuovo Testamento, da Vangelo di Marco 7,10: «Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte». In Numeri 35,30, si afferma che non si può accettare un prezzo di riscatto da un omicida: «Se uno uccide un altro, l'omicida sarà messo a morte in seguito a deposizione di testimoni, ma un unico testimone non basterà per condannare a morte una persona. Non accetterete prezzo di riscatto per la vita di un omicida, reo di morte, perché dovrà essere messo a morte».
La morte del colpevole avveniva per lapidazione. Questa forma di esecuzione coinvolge tutta la comunità locale adulta, che collettivamente è chiamata ad applicare la legge, e risparmia l'individuazione di un singolo come boia.
Nel Nuovo Testamento Gesù richiama più volte al perdono e condanna l'episodio della lapidazione della donna adultera:
Pensatori antichi
La maggioranza dei filosofi antichi giustifica la pena di morte, anche se spesso contestando l'uso spregiudicato che se ne faceva nel mondo greco-romano e orientale. Tra gli stoici, sostenitori del diritto naturale, si levarono alcune voci contro le condanne troppo facili e numerose; tra essi, Seneca, pur essendo favorevole alla pena capitale per gravi delitti, invita l'imperatore Nerone alla clemenza, comminando la massima pena solo in casi estremi, e seguendo la ragione e non l'impulso del momento e citando esempi di generosità.[8] Seneca ricorda poi alcune motivazioni dettate dalla ragione, che anticipano di sedici secoli quelle di Cesare Beccaria:
Pensatori cristiani
Ad Agostino di Ippona (354- 430) si deve la prima condanna esplicita e argomentata della pena di morte nella storia del pensiero cristiano. Nella lettera 153 del proprio epistolario, Agostino risponde a Macedonio, un luogotenente imperiale che lamentava la continua intercessione dei vescovi africani per impedire le esecuzioni capitali. Agostino risponde che risparmiare i colpevoli non è affatto un segno di approvazione verso la colpa. Al contrario, il disprezzo per la colpa non può essere disgiunto dall'amore per la creatura umana che l'ha commessa.
Agostino chiama in causa diversi passi evangelici che invitano al perdono. È legittimo supporre che[senza fonte] la sua condanna della pena di morte sia una conseguenza in campo giuridico della dottrina della grazia indebita e predestinata: se la salvezza dipende solo dall'intervento imprevedibile della grazia divina, irriconoscibile agli uomini, è ipocrita da parte degli uomini infliggere condanne definitive.
Tommaso d'Aquino sostenne la liceità della pena di morte sulla base del concetto della conservazione del bene comune. Il teologo sosteneva tuttavia che la pena andasse inflitta solo al colpevole di gravissimi delitti, mentre all'epoca veniva utilizzata con facilità e grande discrezionalità[senza fonte]. L'argomentazione di Tommaso d'Aquino è la seguente:
Lo Stato pontificio ha mantenuto nel suo ordinamento la pena di morte fino al XX secolo, abolendola nel 1969, benché inapplicata dopo il 9 luglio 1870, data dell'ultima esecuzione capitale. Per la posizione attuale della Chiesa cattolica, vedi più avanti.
Cesare Beccaria
Nel 1764 la pubblicazione del pamphlet (trattato breve, libello) Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria stimolò la riflessione sul sistema penale vigente. Nel trattato (in particolare nel capitolo XXVIII), Beccaria si esprimeva contro la pena di morte, argomentando che con questa pena lo Stato, per punire un delitto, ne commetterebbe uno a sua volta:
Tuttavia, la condanna di Beccaria verso la pena di morte, pur nella sua portata storicamente innovativa, non era espressa in termini assoluti : essa è necessaria, ma non giusta, in quanto " infrazione (come scrisse Piero Calamandrei) della legge morale per la quale l'uomo , anche nei confronti dello stato , è sempre non mezzo, ma fine".
Friedrich Nietzsche
In controtendenza rispetto alle idee moderne fu Friedrich Nietzsche, che contestò il concetto filosofico di libero arbitrio e la funzione rieducativa della pena, considerando la morte del criminale come l'unico atto che restituisce dignità al suo gesto (come il suicidio nella morale greco-romana), assolvendolo dalla colpa e liberandolo dall'umiliazione del pentimento, imposto dalla morale cristiana:
Ne la Genealogia della morale (1887), Nietzsche sostenne che il valore della pena non debba essere quello di destare il senso di colpa né di rieducare il criminale, ma soltanto quello di punire in chiave extramorale «un cagionatore di danni, un irresponsabile frammento di fatalità». Separando nettamente il diritto dalla morale, e ribaltando la prospettiva di Cesare Beccaria in chiave diametralmente opposta, Nietzsche considerò positivamente la situazione in cui il criminale si senta moralmente sollevato dal proprio gesto allorché si trovi «nell'impossibilità di avvertire come riprovevole la sua azione, la specie del suo atto in sé: vede infatti esercitata al servizio della giustizia esattamente la stessa specie di atti, e quindi approvata, esercitata con tranquilla coscienza»[9].
La posizione di Nietzsche si inserì nel quadro filosofico di una critica radicale all'universalismo morale di origine cristiana e, in diverse sue opere, il filosofo contestò l'eticità intrinseca dei comandamenti biblici, presupponendo un'equiparazione extramorale tra i delitti e le pene:
In Umano, troppo umano (1879), il filosofo tedesco contestò l'utilizzo della giustizia, e anche della stessa pena capitale, in chiave moralista e colpevolista:
Nella stessa opera, egli affermò il diritto a una morte dignitosa, scrivendo:
In Così Parlò Zarathustra (1883) suggerì idee affini, senza rinnegare l'utilizzo della pena capitale, bensì riaffermandola in chiave assolutoria e "sacrificale":
In uno dei Frammenti postumi egli chiarì che:
In generale, pur non prendendo un'esplicita posizione a sostegno della pena di morte, il pensiero di Nietzsche risultò esplicitamente contrario a quegli stessi principi filosofici che, in occidente, portarono alla progressiva abolizione della pena capitale e all'idea dei diritti umani. Il suo pensiero è considerato tuttora di grande attualità da parte di coloro che non riconoscono il fondamento etico di tali diritti[11].
Dottrina cattolica odierna
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1997) parla della pena di morte all'interno della trattazione sul quinto comandamento, "Non uccidere", e più specificamente nel sottotitolo che tratta della legittima difesa.
In questo contesto dice (n. 2266-2267):
Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo "sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti" [Evangelium vitae, n. 56].»
Il catechismo, pubblicato due anni dopo, ha sostanzialmente recepito ciò che Giovanni Paolo II ha precisato nell'enciclica Evangelium vitae, anche grazie a pressioni della società civile e all'interno della stessa Chiesa,[senza fonte] ma ancora lasciandone la possibilità in casi eccezionali.
L'enciclica recita:
D'altra parte, la teologia più volte ha ribadito l'importanza del diritto alla vita e che la vita è per i cristiani un dono di Dio, che è l'unico ad avere il diritto di donarla e di toglierla, come si legge nel catechismo n° 2280:
In base a questo principio, e riprendendo Tommaso d'Aquino, si basa anche la possibilità della legittima difesa (n° 2263):
Importanti esponenti della Chiesa cattolica sono attualmente in prima fila per chiedere l'abolizione della pena di morte nel mondo. Lo stesso Giovanni Paolo II ha più volte espresso tale posizione[13]; durante la sua ultima visita negli Stati Uniti, il 27 gennaio 1999 il pontefice ha dichiarato:
La pena di morte in Città del Vaticano non era prevista per alcun reato già dal 1967, su iniziativa di papa Paolo VI; tuttavia venne rimossa dalla Legge fondamentale solo il 12 febbraio 2001, su iniziativa di Giovanni Paolo II.
Nel giugno 2004, l'allora cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, inviò, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, una lettera al cardinale Theodore Edgar McCarrick - arcivescovo di Washington - e all'arcivescovo Wilton Daniel Gregory - presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti - nella quale affermava che può tuttavia essere consentito [...] fare ricorso alla pena di morte:
Il dibattito nell'opinione pubblica
L'opinione pubblica di molti Paesi è divisa. In quelli nei quali vige la pena di morte, primo fra tutti gli Stati Uniti, esiste un movimento che ne chiede l'abolizione[15]. Viceversa, in altri nei quali tale pena non è contemplata dai codici, tra cui l'Italia, riaffiorano periodicamente, a seguito soprattutto di crimini particolarmente efferati, richieste per la sua reintroduzione nel diritto penale.
L'opinione pubblica contro la pena capitale si divide inoltre in abolizionisti (come Amnesty International) e sostenitori della moratoria (come l'associazione radicale Nessuno tocchi Caino). C'è chi considera anzitutto la sospensione, in particolare a livello internazionale, un primo e migliore passo, poiché gli stati autoritari possono revocare l'abolizione, che comunque è più difficile da ottenere e non si può imporre o decidere da parte di organismi sovranazionali.
Motivazioni favorevoli
Chi sostiene la necessità di mantenere la pena di morte, oppure la possibilità di introdurla laddove non è in vigore, avanza tra gli altri i seguenti argomenti:
- è inscritta nel codice della natura, in quanto è stata in uso presso tutti i popoli antichi e moderni, barbari e civili, e dunque l’esperienza e la storia dell’uomo sono contrarie alla soppressione della pena di morte[16].
- è un efficace deterrente, attraverso il suo carattere di esemplarità;[17]
- costituisce giustizia retributiva verso chi si macchia volontariamente del crimine di omicidio[17]. Secondo la teoria retributiva sulla funzione della pena (in opposizione alla teoria preventiva), essa è un male che interviene come reazione morale e giuridica al male che è stato commesso con il reato, alla cui gravità è proporzionato, in modo da configurarsi come contrappeso morale e non come vendetta[18];
- elimina ogni eventualità di recidiva da parte del reo, evitando ulteriori costi e ulteriori rischi per la società;[17]
- garantisce un'assoluta certezza della pena e assicura un risarcimento morale ai parenti delle vittime di omicidio, eliminando la tentazione di vendette private, nonché scongiurando potenziali eccessi di legittima difesa e ulteriori reati a danno di terzi cittadini[18];
- evita allo Stato e alla comunità tutte le spese derivanti dal mantenimento improduttivo dei criminali condannati all'ergastolo[18]
- può contribuire ad alleviare i problemi legati al sovraffollamento e al malfunzionamento del sistema carcerario;[senza fonte]
- può rivelare maggiori profili di equità rispetto al carcere, prescindendo dall’età biologica del condannato, laddove invece una lunga condanna assume un impatto differente in relazione all'età, e la stessa durata dell'ergastolo risulta subordinata all'aspettativa di vita del condannato[19].
- può rivelare una natura meno punitiva, meno umiliante, e più rispettosa della dignità individuale del condannato, in particolare nei casi in cui il condannato non si riconosca pentito, e/o non riconosca l'eticità assoluta delle leggi e delle norme morali, e/o privilegi egli stesso la pena di morte rispetto all'ergastolo, e/o non accetti l'idea secondo cui la pena avrebbe una funzione mirata al pentimento, alla rieducazione morale e al reinserimento sociale. Chi sostiene la maggiore dignità della pena di morte ricorda come ai carcerati non sia consentito di commettere suicidio eppure, nonostante ciò, siano ogni anno numerosi i casi di suicidio all'interno delle carceri[20]. Viene inoltre ricordato il caso emblematico del criminale americano Gary Gilmore, che nel 1977 fece scalpore: Gilmore lottò perché gli fosse applicata la condanna a morte schierandosi contro le associazione abolizioniste favorevoli alla grazia, e diventando il primo condannato a morte da quando, nel 1976, la pena capitale fu ripristinata negli Stati Uniti[21].
- nelle società secolarizzate, contribuisce a mantenere attiva la distinzione tra la sfera religiosa e la sfera statale. Mentre la prima si fonda su valori che si suppongono eterni e assoluti, le leggi dello Stato hanno un valore relativo al tempo e al luogo, e non mirano a punire una condotta contraria alle leggi divine, bensì a sanzionare una condotta illegale nel contesto delle leggi umane, un'azione lesiva dell'incolumità individuale e dell'ordine sociale. Chi sostiene la legittimità etica della pena di morte chiama spesso in causa il concetto di legittima difesa, secondo il quale la tutela della propria incolumità può giustificare, in conformità alle stesse leggi di cui si dota la società, la morte di un criminale senza profilare una condotta delittuosa o immorale; cosa che dimostra come non sussista obiettiva contraddizione tra il sanzionare il reato di omicidio – come atto lesivo della vita individuale e del benessere della comunità – e l'utilizzo da parte dello Stato della pena capitale come deterrente e come sanzione verso chi attenta alla sfera individuale e all'ordine sociale, non più di quanto sussista contraddizione tra l'esistenza del reato di sequestro di persona e la pena dell’ergastolo.
- contestando l’idea filosofica che esistano principi etici universali che trascendono le leggi di natura, l'istituto della pena di morte tutela il diritto particolare di ogni società di dotarsi degli strumenti giuridici che, in un determinato contesto storico, sono ritenuti utili e necessari per la propria salvaguardia, in implicito accordo globale con il diritto naturale. Chi è favorevole alla pena di morte, o è contrario alla sua abolizione preconcetta, in genere non riconosce la sussistenza di principi etici trascendenti, meta-storici, universali o assoluti che non siano quelli immanenti nelle leggi di natura. Nella modernità, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche criticò fortemente l'idea - di origine cristiana - di un supposto universalismo delle leggi morali, fornendo ancora oggi argomenti filosofici a chi contesta il fondamento etico dei diritti umani, o considera arbitraria ogni forma di universalismo morale, o considera illegittima da parte dell'Occidente l'imposizione dei diritti umani alle società che non li applicano o non li riconoscono [11].
Motivazioni contrarie
Diversi movimenti oggi si battono per l'abolizione della pena di morte, in nome dei diritti umani. Il 18 dicembre 2007 l'ONU, con 104 voti favorevoli, 54 contrari e 29 astenuti, ha approvato la Moratoria universale della pena di morte, promossa dall'Italia a partire dal 1994.
Tra le motivazioni contrarie alle pena di morte si cita che essa:[22]
- viola il diritto alla vita riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati regionali e internazionali (quali la Convenzione europei sui diritti dell'uomo). Anche l'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007 e nel 2008 ha adottato una risoluzione non vincolante che chiede, fra l'altro, una moratoria sulle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte.
- è una punizione crudele e disumana. La sofferenza fisica causata dall'azione di uccidere un essere umano non può essere quantificata, né può esserlo la sofferenza mentale causata dalla previsione della morte che verrà. Secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani: "Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti".
- non è un deterrente efficace. Omicidi vengono commessi in momenti in cui la valutazione razionale dell'assassino è spesso modificato da forti emozioni, sostanze psicotrope, o instabilità psicologica, pertanto la previsione della pena di morte non ne modificherebbe in maniera rilevante le scelte. Inoltre, una vera deterrenza consiste nell'aumentare le probabilità che chi commette un reato sia arrestato e condannato, altrimenti un calcolo permetterebbe comunque di decidere razionalmente di commettere un reato grave con premeditazione, pensando di non essere preso o valutando maggiormente la ricompensa rispetto alla pena eventuale.
- è un omicidio premeditato da parte di uno Stato, che non potrà essere punito come prevede la legge dello Stato stesso. La pena di morte è sintomo di una cultura di violenza, e lo stato che la esegue dimostra la stessa prontezza nell'uso della violenza fisica. Secondo alcuni studi, il tasso di omicidi è maggiore negli stati dove è presente la pena di morte, ed aumenta rapidamente dopo ogni esecuzione. Come sostiene Cesare Beccaria «La pena di morte, rendendo meno sacro e intoccabile il valore della vita, incoraggerebbe, più che inibire, gli istinti omicidi». Già secondo il controverso filosofo francese Marchese De Sade, il diritto dello Stato di uccidere un reo sarebbe ipocrita quando lo Stato stesso punisce con la pena di morte l'omicidio da parte di cittadini. Lo Stato perde quindi la sua autorità morale nel giudicare gli assassini, se egli stesso si comporta ugualmente.
- è sinonimo di discriminazione e repressione. La pena di morte è eseguita sproporzionatamente contro le persone e classi più svantaggiate, che non hanno accesso alle risorse necessarie per affrontare in maniera efficace un processo. Inoltre, essa è spesso utilizzata contro minorenni (al tempo dei fatti), persone soggette a disturbi mentali, o oppositori politici nel caso di regimi autoritari.
- non dà necessariamente conforto ai familiari della vittima. La messa a morte dell'assassino non ridà vita alla vittima né può cancellare la sofferenza dei suoi familiari. La lunghezza del processo ne prolunga anzi la sofferenza. Al momento dell'esecuzione pochissimi possono ricordarsi del condannato e del crimine commesso, ad eccezione delle persone legate alla vittima. Al più essa è simile ad una "vendetta legalizzata".
- può uccidere un innocente in caso di errore giudiziario. Una difesa legale inadeguata, le false testimonianze e le irregolarità commesse da polizia e accusa sono tra i principali fattori che determinano la condanna a morte di un innocente. In numerosi stati, non sono previste procedure di equo processo che dìa garanzie all'imputato. Secondo il filosofo illuminista Voltaire, l'omicidio di un innocente, compiuto per legge, è il crimine "più orribile di tutti".[23]
- infligge inutile sofferenza ai familiari e amici dei condannati. Costoro, che non hanno nulla a che fare con il reato per il quale è stato condannato, provano lo stesso atroce senso di perdita avvertito dai familiari, dagli amici e dai conoscenti della vittima di un omicidio.
- nega qualsiasi possibilità di riabilitazione del condannato. In ciò, la pena di morte respinge l'umanità della persona che ha commesso un crimine. Bisogna piuttosto dare al reo la possibilità di redimersi e di rendersi utile alla comunità cui ha arrecato danno. Al fine di evitare casi di recidiva, vanno eventualmente riviste le procedure per la libertà condizionata ed avviato un serio monitoraggio psicologico durante la detenzione.
- la pena di morte, così come il carcere a vita, nega, secondo alcuni scienziati, i presupposti della biologia e della neurologia: le cellule del corpo umano subiscono un totale ricambio in circa sette anni, quindi, a maggior ragione dopo un lungo periodo di prigione, il condannato non è più "fisicamente" lo stesso individuo entrato in carcere; né il DNA spiega del tutto i comportamenti aggressivi e violenti, che spesso sono frutto del condizionamento e dell'apprendimento[24]
- non rispetta i valori di tutta l'umanità. Diverse tradizioni, religioni e culture hanno dato vita agli standard internazionali di diritti umani, oggi riconosciuti da tutti gli stati membri delle Nazioni Unite come standard verso i quali tendere. In ogni zona del mondo e attraversando ogni confine religioso e culturale esistono paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica. Esistono pene alternative più che pesanti per punire chi ha commesso un grave reato.
- è inutilmente costosa. Secondo uno studio dello Urban istitute su 1.227 omicidi commessi nel Maryland dal 1978 al 1999, una condanna alla pena di morte costa allo stato circa tre volte una condanna detentiva, in termini di processi, ricorsi, e sorveglianza in carcere[25]
Modalità di esecuzione storiche
Storicamente sono apparsi molti modi per applicare la pena di morte secondo le varie epoche e culture:
- Annegamento: è stato usato a volte nell'antico Egitto: il condannato viene chiuso dentro un sacco e buttato nel Nilo.
- Bastonatura e fustigazione a morte: sono state usate a volte presso alcuni popoli antichi, ad esempio i Veienti (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, V, 6, 14).
- Bollitura: praticata nell'antico oriente e nell'Inghilterra rinascimentale.
- Caduta dall'alto: il condannato viene lanciato da una grande altezza, per esempio da una rupe.
- Camera a gas: utilizzo di acido cianidrico (HCN) anche noto come Zyklon B nei campi di sterminio nazisti, introdotto poi nel secondo dopoguerra nel diritto penale dello stato della California poi abolito.
- Colpo di pistola alla nuca: usato a tutt'oggi in Cina.
- Crocifissione: usata nell'antico medio oriente, nella Repubblica e Impero romano, fino al XX secolo ad esempio in Giappone, nel Periodo Meiji.
- Damnatio ad bestias: pena di morte riservata nell'antica Roma ai criminali, condannati a essere mangiati vivi dalle bestie feroci nelle arene.
- Decapitazione: molto diffusa nel mondo antico e medievale, sostituita alla fine del secolo XVIII dalla ghigliottina in Francia. Usata tutt'oggi in Arabia Saudita con l'utilizzo di una spada.
- Fucilazione (in Italia è stata la forma più comune).
- Garrota: usata in Spagna dal medioevo fino alla fine della dittatura di Francisco Franco.
- Ghigliottina: introdotta in Francia a partire dalla rivoluzione francese e adottata poi in molti Paesi europei, dallo Stato della Chiesa alla Svezia.
- Impalamento: molto usato nel Medioriente medievale. Si pensa che il famoso voivoda romeno del secolo XV Vlad Tepes, ispiratore del mito di Dracula, ne avesse appreso il metodo dai Turchi invasori.
- Impiccagione: comune nel Medioevo ma ancora oggi utilizzata.
- Iniezione letale: usata a tutt'oggi negli Stati Uniti.
- Lapidazione: usata ampiamente nell'antichità, è ancora presente in alcuni stati islamici prevalentemente ai danni di donne adultere.
- Rogo: consiste nel legare il condannato ad un palo sopra una catasta di legna per poi appiccare il fuoco. Applicato in Europa dal Medioevo e nelle Americhe fino al Secolo XVII. Famose le condanne della Santa Inquisizione ai danni di eretici e streghe.
- Schiacciamento: è eseguito in diversi modi; ai tempi di Marco Polo, il popolo mongolo è solito eseguire la condanna a morte delle persone rispettabili coprendole con un telo e schiacciandole con i cavalli.
- Schiacciamento da elefante: diffusa nel sud e sudest asiatico, particolarmente in India, durante quasi 4.000 anni.
- Sedia elettrica: inventata a fine Ottocento da Harold P. Brown e Arthur Kennelly, brevettata da Alphonse David Rockwel, applicata in molti stati statunitensi fino agli anni settanta, sostituita poi con iniezione letale.
- Squartamento: citato nel poema medievale della Chanson de Roland, utilizzato nei paesi arabi nell'età moderna. Vi sono testimonianze filmate di squartamenti di prigionieri durante la guerra Iran-Iraq negli anni Ottanta, utilizzando automezzi invece che cavalli.
- Supplizio della ruota: diffuso nel medioevo, consisteva nel legare per i polsi e le caviglie il condannato ad una ruota e con una mazza gli venivano rotte le ossa fino alla morte.
- Trafittura con frecce: usata in alcuni casi dagli antichi romani (Martirio di san Sebastiano).
Nel mondo
Abolita per tutti i crimini
Riservata a circostanze eccezionali (come crimini commessi in tempo di guerra)
Disapplicata da tempo
Utilizzata in via ordinaria
Amnesty International riporta che 58 stati continuano ad applicare la pena di morte nei loro ordinamenti, mentre 139 non la applicano, di diritto o in pratica. Tra questi ultimi, 97 l'hanno abolita per tutti i reati, 8 l'hanno abolita per reati comuni (mantenendone la previsione solo per reati particolari, come quelli commessi in tempo di guerra) e 35, pur mantenendo la norma giuridica, non la applicano da oltre 10 anni (abolizionisti de facto).[2] Il 15 novembre 2007 la Terza commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato con 99 voti favorevoli, 52 contrari e 33 astenuti una risoluzione, fortemente sostenuta dall'Italia, che chiede la moratoria universale della pena di morte[26].
L'Assemblea Generale ha votato la risoluzione il 18 dicembre 2007 con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. La moratoria è stata approvata con 5 voti in più rispetto alla votazione della Terza commissione il 17 novembre 2007[27].
Arabia Saudita
La pena di morte in Arabia Saudita, in ossequio ad un'interpretazione rigida della Sharia, è prevista per vari reati, tra i quali: omicidio, stupro, rapina a mano armata, traffico di droga, stregoneria, adulterio, sodomia, rapina su autostrada, sabotaggio e apostasia (ovvero rinuncia della religione Islamica - fu il caso, ad esempio, di Sadeq Mallallah).
Sono previsti tre metodi di esecuzione, ovvero l'impiccagione, la lapidazione e la decapitazione.
Cina
Il numero di esecuzioni annue è tuttora un segreto di Stato; le stime di Amnesty International portano la Cina in cima alla classifica per numero di condanne, seguita dall'Iran.
Cuba
Città del Vaticano
Corea del Nord
Francia
Germania
India
Iran
Iraq
Israele
Italia
Tranne che per il regicidio, l'alto tradimento e delitti commessi in tempo di guerra, la pena di morte in Italia fu abolita la prima volta durante il Regno d'Italia, nel 1889, nel codice penale opera del ministro liberale Giuseppe Zanardelli.
Fu reintrodotta dal regime fascista con il codice Rocco nel 1930, poi abolita nel 1944 e ripristinata l'anno seguente; con l'avvento della Repubblica (1946) è stata espressamente vietata dalla costituzione del 1948, tranne i casi previsti da leggi di guerra. Solo nel 1994 venne abolita completamente anche nel codice penale militare di guerra e sostituita dalla pena massima prevista dall'ordinamento, ovvero l'ergastolo. L'ultima esecuzione è avvenuta a Torino nel 1947; in essa vennero fucilati tre uomini colpevoli della strage di Villarbasse.
Nel 2007 è stata espunta dalla Costituzione anche con riferimento alle leggi militari di guerra per effetto della legge costituzionale 2 ottobre 2007, n. 1: (Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte).
Mongolia
Pakistan
In Pakistan, la pena di morte viene tutt'oggi applicata per reati penali o per l'uccisione dei talebani.
Regno Unito
Romania
Russia
San Marino
Spagna
Stati Uniti d'America
Gli Stati Uniti sono, assieme al Giappone, l'unico paese industrializzato, completamente libero e democratico che applica ancora la pena di morte. La pena capitale è legale a livello federale (non applicata da alcuni anni: uno degli ultimi casi fu - nel 2001 - l'esecuzione del militare colpevole della strage di Oklahoma City del 1995), per 42 reati (alto tradimento, tradimento, spionaggio che metta in pericolo la sicurezza nazionale, omicidio di agenti federali, omicidio compiuto in parchi nazionali, omicidi in ambito militare, gravi atti di terrorismo ecc.). Pertanto, può essere inflitta in tutto il territorio degli Stati Uniti. È fortemente contrastata dai governi dei territori non incorporati, come Porto Rico.
Nei singoli stati è in vigore per l'omicidio di primo grado (cioè l'omicidio premeditato), ma anche, in alcune giurisdizioni, come nel Texas, per traffico di droga, omicidio con particolare violenza, e altri reati. Non è in vigore nel District of Columbia e nel territorio di Porto Rico. Dei 50 Stati effettivi degli USA, solo 16, compresi alcuni stati considerati "conservatori", non prevedono la pena di morte nel loro statuto: Alaska, Connecticut, Hawaii, Illinois, Iowa, Maine, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Nebraska, New Jersey, Nuovo Messico, Dakota del Nord, Rhode Island, Vermont, Virginia Occidentale e Wisconsin. In altri due stati la pena di morte non è più applicata dal 1976: Kansas e New Hampshire; le sentenze possono essere emesse ma non eseguite: la maggioranza di esse sono state commutate in ergastolo o sospese. In Oregon è in vigore una moratoria dal 1997 e tutte le condanne sono sospese.[28] Anche l'Arkansas (dal 2005) e il Kentucky (dal 2008) sono in moratoria.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato, a livello federale, che potrebbero essere considerate punizioni crudeli (e quindi, in teoria, assimilate a tortura e proibite dall'ottavo emendamento del Bill of Rights della Costituzione degli Stati Uniti) la sedia elettrica, l'impiccagione e la camera a gas (in alcuni stati sono però ancora utilizzabili, ad esempio in Florida il condannato può optare per la sedia elettrica), ma non le ha espressamente proibite, mentre non è stata considerata incostituzionale la pena di morte applicata con l'iniezione letale o la fucilazione, quest'ultima quasi mai applicata: solo nello Utah il condannato può scegliere la fucilazione (legge del 2004), se preferisce ciò (le ultime volte in cui avvenne un'esecuzione col plotone in USA furono 1996 e 2010, sempre nello Utah). Sono 22 Stati, più il distretto federale, a non contemplare, di legge (17) o di fatto (5), la pena di morte. In conclusione sono comunque 28 gli Stati che, più o meno regolarmente, per quanto riguarda i reati di competenza statale, applicano ancora l'esecuzione capitale. Lo stato più attivo nelle esecuzioni è da sempre il Texas: l'unica esecuzione commutata in ergastolo negli ultimi decenni è stata quella di Kenneth Foster jr., condannato a morte per concorso in omicidio di primo grado e rapina.
Taiwan
Isole Tonga
Turchia
Nell'arte
Letteratura
Il poeta François Villon parla della pena di morte nella sua La ballata degli impiccati (1462). Villon, che attende di essere condannato all'impiccagione, che riuscirà ad evitare, invita alla pietà, in senso religioso e civile, verso sé stesso e i suoi compagni condannati. La redenzione è al centro della ballata. Villon riconosce di essersi preoccupato troppo del suo essere di carne a discapito della sua spiritualità. Questa constatazione è rafforzata dalla cruda e insopportabile descrizione dei corpi marcescenti (che fu probabilmente ispirata dal macabro spettacolo del «carnaio degli innocenti») che produce un forte contrasto con l'evocazione dei temi religiosi. Gli impiccati esortano in primo luogo i passanti a pregare per loro; poi, nel corso dell'appello, la preghiera si generalizza verso tutti gli esseri umani.
Franz Kafka descrive nel racconto Nella colonia penale (1919) i tentativi che un ufficiale fa per convincere un esploratore a difendere l'esemplare procedura di esecuzione in uso nella colonia. Il vecchio comandante aveva inventato e realizzato una macchina che causava la morte del reo incidendogli sulla schiena la regola o il comando da lui non rispettato fino a trapassarlo da parte a parte. Accortosi che tale procedura suscitava orrore sia all'esploratore sia al nuovo comandante della colonia, decide egli stesso di sottoporvisi. La macchina si guasterà e con l'ufficiale, ultimo suo sostenitore, moriranno l'antica procedura e il suo strumento.
Anche ne Il processo (1925) si descrive la condanna a morte di una persona.
Una ricostruzione della pena di morte in Italia, sotto il profilo giuridico, la si può ritrovare nel testo di Italo Mereu, La morte come pena, pubblicato nel 1982.
Lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij, condannato a morte ma in seguito graziato, nei primi capitoli de L'idiota fa pronunciare al protagonista del romanzo una violenta requisitoria contro la pena di morte.
Anche un altro scrittore, Lev Tolstoj, si pronuncia contro la pena di morte:
Mark Twain scrisse anche lui un resoconto di un'esecuzione, che lo farà diventare un abolizionista:
Ho visto tutto. Ho preso appunti precisi su ogni dettaglio - anche il modo garbato con cui aiutò a sistemare le cinghie che gli legavano le gambe e la calma con cui scostò le sue ciabatte - e spero di non dover assistere ad una simile scena mai più.»
J. R. R. Tolkien scrive:
- Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze.»
Tolkien, cattolico, pensa che solo Dio possa togliere o dare la vita.
Un importante romanzo sul tema è Lo straniero (L'Étranger 1942), di Albert Camus, autore che nel 1957 pubblicò anche un saggio contro la pena capitale:
Jack London scrisse contro la pena capitale nei suoi romanzi, facendo pronunciare ad un suo personaggio, un uomo in attesa di esecuzione:
Victor Hugo dedicò molte opere al tema; definì la pena di morte, in un discorso parlamentare, come "segno eterno e caratteristico della barbarie";
così scrisse:
Oscar Wilde, imprigionato per omosessualità, conobbe in prigione un condannato a morte per l'omicidio della moglie e assistette alla sua esecuzione; alla vicenda ispirò un lungo componimento, La ballata del carcere di Reading, in cui Wilde prende una chiara posizione contro la pena capitale, opponendo la pietà cristiana e umana all'ipocrisia di carcerieri e uomini di chiesa:
Il poeta Giovanni Pascoli, il cui padre venne assassinato per motivi mai completamente chiariti, si pronunciò contro la pena di morte e contro l'ergastolo:
Tra i romanzi dedicati alla campagna contro la pena di morte da segnalare La Penna di Donney - Miracolo d'amore, pubblicato nel 2005, scritto da Ruggero Pegna, in cui l'autore, colpito da una improvvisa leucemia acuta, s'immagina nella sua camera d'ospedale come un detenuto innocente condannato a morte, recluso in una prigione americana.
Opere letterarie che parlano della pena di morte
Di seguito un elenco parziale di libri che trattano della pena di morte[34]:
- La ballata degli impiccati di François Villon (1489)
- Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria (1764)
- La Bassvilliana di Vincenzo Monti (1793)
- Nell'anniversario del supplizio di Luigi XVI di Vincenzo Monti (1799)
- L'ultimo giorno di un condannato a morte di Victor Hugo (1829)
- Notre-Dame de Paris di Victor Hugo (1831)
- Er ricordo (1830), La ggiustizzia ar Popolo (1834) e Er dilettante de Ponte (1835) di Giuseppe Gioacchino Belli
- Confessione di Lev Tolstoj (1882)
- Mastro Titta, il boia di Roma. Memorie di un carnefice scritte da lui stesso di Ernesto Mezzabotta (1891)
- La cavaliera della morte di Léon Bloy (1896)
- La ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde (1898)
- Nella colonia penale di Franz Kafka (1919)
- Il processo di Franz Kafka (1925)
- Lo straniero di Albert Camus (1942)
- Il miracolo segreto di Jorge Luis Borges, da Finzioni (1944)
- A porte chiuse di Jean-Paul Sartre (1944)
- Morti senza tomba di Jean-Paul Sartre (1946)
- Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945), a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (1952)
- Lavoro di morte di James Mc Lendon (1978)
- La morte come pena di Italo Mereu (1982)
- Porte aperte di Leonardo Sciascia (1987)
- L'appello di John Grisham (1994)
- Scritti dal braccio della morte di Mumia Abu-Jamal (1996)
- Prima di mezzanotte di Andrew Klavan (1996)
- Il miglio verde di Stephen King (1996)
- La penna di Donney - Miracolo d'amore di Ruggero Pegna (2005)
- Poeti da morire – scritti dal braccio della morte e contro la pena capitale di AA.VV., a cura di Marco Cinque
- Ritorno a Ford County di John Grisham (2010)
- Io confesso di John Grisham (2012)
- C'è un re pazzo in Danimarca di Dario Fo (2015)
Cinema e Televisione
Anche il cinema e la televisione si sono spesso battuti contro la pena di morte, o ne ha parlato nelle sue trame. Di seguito ecco un elenco di film e serie televisive che trattano l'argomento.
- 1931 - M - Il mostro di Düsseldorf
- 1938 - Gli angeli con la faccia sporca
- 1950 - Giustizia è fatta'
- 1957 - Orizzonti di gloria
- 1958 - Non voglio morire
- 1962 - L'uomo di Alcatraz
- 1968 - Impiccalo più in alto
- 1971 - Sacco e Vanzetti
- 1973 - Due contro la città
- 1973 - Giordano Bruno
- 1978 - Il testimone
- 1979 - Houston Texas
- 1979 - Mr. Horn
- 1980 - Tom Horn
- 1988 - Decalogo 5
- 1988 - Il decimo uomo
- 1988 - La sottile linea blu, documentario diretto da Errol Morris
- 1995 - Dead Man Walking - Condannato a morte
- 1996 - L'ultimo appello
- 1996 - Difesa ad oltranza
- 1998 - Last Rites
- 1999 - Hurricane - Il grido dell'innocenza
- 1999 - A Lesson Before Dying
- 1999 - Il miglio verde
- 1999 - Fino a prova contraria
- 2000 - Dancer in the Dark
- 2002 - The Life of David Gale
- 2001 - Monster's Ball
- 2003 - Monster
- 2005 - Prison Break
- 2006 - Salvador - 26 anni contro
- 2008 - 12
- 2013 - Devil's Knot - Fino a prova contraria
Canzoni sulla pena capitale
Il mondo della musica ha spesso trattato il tema, dalle canzoni popolari e politiche alla musica leggera. Tra le numerose canzoni che toccano l'argomento in vario modo, ricordiamo:
- Pietro Gori (autore), numerosi interpreti - La ballata di Sante Caserio, (1895 circa)
- Anonimo, Inno individualista, (1901 circa)
- Juliette Gréco, Rue des Blancs-Manteaux (1950), testo di Jean-Paul Sartre
- Georges Brassens - Le gorille (1952) e la cover italiana Il gorilla di De André, La messe au pendus, Le verger de Roi Louis
- Bob Dylan - Ballad of Donald White (1962), Julius and Ethel (1983)
- Francesco Guccini - Auschwitz (canzone del bambino nel vento) (1964), Cristoforo Colombo (2004)
- Enzo Jannacci - Sei minuti all'alba (1965)
- Fabrizio De André - Il gorilla (1969), La ballata degli impiccati (1968), Recitativo/Corale (1968), Geordie (adatt. canzone popolare), Il testamento di Tito (1970), Tre madri (1970), Maria nella bottega del falegname (1970), Via della croce (1970) (le ultime quattro dal concept album La buona novella), Un giudice (1971)
- Joan Baez feat. Ennio Morricone - Here's to You (Ballad of Sacco and Vanzetti) (1971)
- Queen, Bohemian Rhapsody (1975)
- Francesco De Gregori - L'impiccato (1978), Condannato a morte (2001)
- Metallica - Ride the Lightning (1984)
- Litfiba - Louisiana (1988)
- Ivano Fossati - Lunario di Settembre (Il processo di Nogaredo)
- Bruce Springsteen - Nebraska (1982), Dead Man Walking (1993)
- Tom Waits - Fall of Troy
- Giorgio Gaber - La Chiesa si rinnova - versione n. 2 (1994)
- Frankie HI-NRG MC - Giù le mani da Caino (1997)
- I Nomadi - Una storia da raccontare (1998)
- Daniele Silvestri - Aria (1999)
- Pippo Pollina - Lettera di un condannato a morte (1999)
- Rage Against the Machine - Voice of the voiceless (1999)
- Africa Unite - Sotto pressione (2000)
- Mary Gauthier - Karla Faye (2001)
- Enrico Ruggeri & Andrea Mirò - Nessuno tocchi Caino (2003)
- Elio e le Storie Tese - Budy Giampi (2003)
- Samuele Bersani - Lo scrutatore non votante (2006), Occhiali rotti (2006)
- Sonohra - Metà (2009)
- State Radio - State of Georgia (2009)
- Caparezza - Sono il tuo sogno eretico (2011)
- Wolves At The Gate - Dead Man (2012)
- Roberto Vecchioni - Il miracolo segreto (2013)
Cities for Life
Note
- ^ Mortificare in Vocabolario – Treccani
- ^ a b Amnesty International
- ^ Le 24,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Le 20,10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Le 27,29, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Le 24,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Es 21,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lucio Anneo Seneca, De clementia, I, 1-2,; II, 2-3;
- ^ Friedrich Nietzsche, Genealogia della morale.
- ^ citato qui
- ^ a b Slavoj Žižek, Contro i diritti umani, Il Saggiatore, Milano 2005.
- ^ San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 64, 7.
- ^ Opinioni di Giovanni Paolo II sulla pena di morte, su santegidio.org, Comunità di Sant'Egidio. URL consultato il 28 marzo 2010.
- ^ (EN) Joseph Ratzinger, Worthiness to Receive Holy Communion — General Principles, su catholicculture.org. URL consultato il 29 marzo 2010.
- ^ Mario Marazziti, «Processo» alla pena di morte: anche in America crescono i no, su santegidio.org, Comunità di Sant'Egidio. URL consultato il 28 marzo 2010.
- ^ https://play.google.com/books/reader?id=43XQxxxRwdsC&printsec=frontcover&output=reader&hl=it&pg=GBS.PA65
- ^ a b c Luca Spadini, Elogio della Pena di Morte, 2007
- ^ a b c La Repubblica
- ^ https://play.google.com/books/reader?id=43XQxxxRwdsC&printsec=frontcover&output=reader&hl=it&pg=GBS.PP1
- ^ http://www.ilfattoquotidiano.it/mappa-morti-carcere-patrie-galere/
- ^ http://www.biography.com/people/gary-gilmore-11730320#synopsis
- ^ Amnesty International - 10 motivi
- ^ Illuminismo e pena di morte (PDF), su provincia.pistoia.it. URL consultato l'8 gennaio 2014.. Vedi anche Dizionario filosofico, s. v. Leggi (delle).
- ^ Veronesi: "Perché la scienza dice no all'ergastolo"
- ^ Corriere della Sera, 25 febbraio 2009
- ^ Pena di morte, primo sì dell'Onu alla moratoria, in La Repubblica, 15 novembre 2007. URL consultato il 29 marzo 2010.
- ^ Pena di morte, l'Onu dice sì alla moratoria, in Corriere della Sera, 18 dicembre 2007. URL consultato il 29 marzo 2010.
- ^ Oregon: sospesa la pena capitale
- ^ Lev Tolstoj, Che fare?, traduzione di Luisa Capo, Gabriele Mazzotta editore, Milano, 1979, pp. 18-19, ISBN 88-202-0250-6.
- ^ twain
- ^ Victor Hugo, le Corps de John Brown pendu à une potence
- ^ Estratti dal testo
- ^ G. Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi
- ^ Libri italiani sulla pena di morte, su repubblica.it, 11 marzo 2007. URL consultato l'8 agosto 2010.
Bibliografia
- Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Milano, 1764, ISBN non esistente.
- Pasquale Penta, Contro la pena di morte, Pesole, Napoli 1900.
- Eva Cantarella, I supplizi capitali. Origine e funzioni delle pene di morte in Grecia e a Roma, Rizzoli, 2005, ISBN 978-88-17-00637-8.
- Eva Cantarella, Il ritorno della vendetta. Pena di morte: giustizia o assassinio?, Rizzoli, 2007, ISBN 978-88-17-01642-1.
- Robert Badinter, L'abolizione, Spirali, 2009, ISBN 978-88-7770-823-6.
- Robert Badinter, L'esecuzione, Spirali, 2008, ISBN 978-88-7770-822-9.
- Robert Badinter, Contro la pena di morte, Spirali, 2007, ISBN 978-88-7770-786-4.
- CORPUS, revue de philosophie, n° 62, 2012/1, La peine de mort, sous la direction de Luigi Delia et Fabrice Hoarau (ISSN 0296-8916). Venti studi sulla pena di morte in età moderna: Montaigne, Spinoza, Montesquieu, Giuseppe Pelli, Rousseau, Beccaria, Voltaire, Mably, Bentham, Filangieri, l'enciclopedismo dei Lumi, la ghigliottina, Sade, Fichte, Guizot, Kelsen.
- Maria Giovanna Maglie, Vendetta di Stato. La storia infinita della pena di morte negli Stati Uniti, Marsilio, 1996.
- Sandro Veronesi, Occhio per occhio. La pena di morte in 4 storie, Bompiani, 2006.
. Mario A. Cattaneo "Pena di morte e civiltà del Diritto" MiLANO, Giuffrè, 1998 PP- XI-112
Voci correlate
- Amnesty International
- Boia
- Cities for Life
- Hanged, drawn and quartered
- Moratoria universale della pena di morte
- Pena di morte nel mondo
- Pena di morte in Arabia Saudita
- Pena di morte in Cina
- Pena di morte a Cuba
- Pena di morte in Corea del Nord
- Pena di morte in Francia
- Pena di morte in Germania
- Pena di morte in India
- Pena di morte in Iran
- Pena di morte in Israele
- Pena di morte in Italia
- Pena di morte in Mongolia
- Pena di morte in Pakistan
- Pena di morte nel Regno Unito
- Pena di morte in Romania
- Pena di morte in Russia
- Pena di morte a San Marino
- Pena di morte in Spagna
- Pena di morte negli Stati Uniti d'America
- Pena di morte a Taiwan
- Pena di morte nelle Tonga
- Pena di morte in Turchia
- Pena di morte nella Città del Vaticano
- Storia della pena di morte
Altri progetti
- Wikisource contiene il testo completo della risoluzione contro la pena di morte del 18 dicembre 2007
- Wikiquote contiene citazioni sulla pena di morte
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- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla pena di morte
- Wikinotizie contiene l'articolo L'Onu approva la moratoria sulla pena di morte, 18 dicembre 2007
Collegamenti esterni
- Coalizione Italiana Contro la Pena di Morte, su coalit.org. URL consultato il 29 marzo 2010.
- Nessuno tocchi Caino: petizione internazionale contro la pena di morte, su nessunotocchicaino.it. URL consultato il 29 marzo 2010.
- Comitato Paul Rougeau, Contro la Pena di Morte, su paulrougeau.org. URL consultato il 12 maggio 2010.
- No alla pena di morte, su santegidio.org, Comunità di Sant'Egidio. URL consultato il 29 marzo 2010.
- Pena di morte: 2007 anno della svolta?, su ansa.it, ANSA. URL consultato il 29 marzo 2010.
- Rispetto della vita umana, su vatican.va, Catechismo della Chiesa Cattolica. URL consultato il 29 marzo 2010.
- (EN) Citazioni in favore della pena di morte, su capital-punishment.net. URL consultato il 29 marzo 2010.
- (EN) Citazioni sulla pena di morte, su people.freenet.de. URL consultato il 29 marzo 2010.
- (en fr) Coalizione mondiale contro la pena di morte, su worldcoalition.org. URL consultato il 29 marzo 2010. Lingua sconosciuta: en fr (aiuto)
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