Vincenzo Romano Salvia (Salerno, 21 aprile 1935) è un pittore italiano.

Le origini

 
Vincenzo Romano Salvia, primi anni sessanta

Figlio di Carlo, commerciante di abbigliamento, e Filomena Lamberti, si diploma in ragioneria a Salerno, nel 1953. Sin da giovanissimo è attratto dalla pittura. L’incontro con il professore di disegno, Mario Calderi, segna una svolta. Sotto la sua guida, inizia a dipingere paesaggi dal vero nel salernitano. Attività che svolge proficuamente per alcuni anni. Dopo questa esperienza, abbandona l’iniziale indirizzo di ragioneria e si iscrive a un Liceo Artistico di Napoli, dove si reca ogni giorno dalla sua Salerno.

Una volta diplomato, si iscrive  all’ Accademia di Belle Arti di Napoli. Tra i suoi maestri figurano Manlio Giarrizzo, e soprattutto il pittore Emilio Notte, che Salvia frequenterà assiduamente.

I suoi primi lavori sono orientati dalla cultura post-cubista, successivamente esegue disegni e dipinti animati da un forte realismo sociale, come quando viene a contatto con il mondo contadino nel Cilento ad esempio, anche incoraggiato dai poeti Vincenzo Caldarelli ed Alfonso Gatto che in quegli anni frequentava. A Eboli e Salerno, vengono esposti alcuni lavori del Cilento. Carlo Levi, per l'occasione, gli invia un commovente telegramma "per la comunione di episodi", riferendosi ai fatti narrati dallo scrittore in "Cristo si è fermato a Eboli"

In Francia, incontro con Zoran Music e Antonio Corpora.

Nel 1958, si reca in Francia, a Fontainebleau,  a Moret-sur-Loing e  a Parigi. Qui frequenta e stringe amicizia con diversi pittori, tra i quali Zoran Music e Antonio Corpora, che si ritrovavano spesso con Gildo Caputo, che in quegli anni era anche il direttore della Galerie de France. La frequentazione di Corpora e Music, consente a Salvia di assimilare gli stili artistici di quegli anni.

A Torino, allievo di Enrico Paolucci e Felice Casorati.

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Contadino del cilento, 1957

Nel 1960 torna in Italia e si stabilisce a Torino, dove si iscrive a un corso di specializzazione all 'Accademia Albertina. Sarà allievo di Enrico Paolucci e Felice Casorati. Sempre a Torino conosce Franz Kline e sperimenta in questo contesto, l'arte gestuale.

In Libia, Insegnante a Tripoli

Vince il concorso per insegnamento nelle scuole italiane all’estero e viene chiamato al Liceo Italiano di Tripoli, in Libia dove resta per tre anni. In questo periodo continua le esperienze precedenti con tecniche a smalto e tempera su grandi formati. Realizza numerose opere che ritraggono popolazione e scorci della città africana. Si svolgono due mostre personali dove l'Ambasciata d'Italia e il Banco di Napoli acquisteranno alcune delle opere esposte. Una banca libica gli commissiona un grande bassorilievo che eseguirà con la tecnica a sbalzo. Esegue la progettazione dei padiglione siriano e pannelli decorativi alla Fiera Internazionale di Tripoli. In occasione della imminente nascita del figlio Salvia abbandona la cattedra. Torna in Francia, a Fontainebleau, città della moglie Jacqueline Fontana e dopo qualche tempo la famiglia torna a Salerno.

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Veduta del Tevere, 1976

Trasferimento a Roma e incontro con Filiberto Menna e Claudio Strinati

Nel 1965 lo storico dell'arte Filiberto Menna convince Salvia a stabilirsi a Roma e lo introduce nella vita artistica romana attraverso incontri culturali che Menna organizzava in un locale vicino al Teatro Olimpico nel quartiere Flaminio. Successivamente, frequenterà anche il salotto letterario di una nobildonna romana, nei pressi di Via del Corso, dove Claudio Strinati conduceva gli incontri.

I Primi anni a Roma.

Nonostante l'ottimo inserimento di Salvia nel contesto culturale e mondano della città, vendere le sue opere non era facile. I galleristi romani infatti, in quegli anni preferivano ancora proporre opere classiche dei maestri dell'inizio del novecento, piuttosto che di esponenti dell’arte contemporanea.

Ma un giorno, in una galleria di Via Margutta, avviene l’incontro con un facoltoso ingegnere e collezionista d’arte che mise sotto contratto Salvia commissionandogli la realizzazione di opere da consegnare periodicamente. La collaborazione durò circa tre anni.

Nel frattempo, Salvia, in qualità di professore di disegno, è chiamato a insegnare al liceo Pasteur di Roma.

Era in preparazione una importante mostra personale presso la storica Galleria dei fratelli Russo, ma venne annullata a causa della scomparsa del capostipite della famiglia dei galleristi.

Il critico Italo Mussa, favorì l’inserimento di Salvia nel prestigioso Catalogo Bolaffi.

In questo periodo sono state numerose le esposizioni, e molti i premi ricevuti.

 
Sergio Leone e Vincenzo Romano Salvia, Roma 1971

I "Paesaggi Romani" e l'incontro con Sergio Leone

Nel 1970 comincia a dipingere il paesaggio romano, dal vero. In particolare una serie di vedute dal Gianicolo, del Tevere, del quartiere Monte Mario dove vive ancora oggi.

In una esposizione dei “Paesaggi Romani”, avviene l’incontro con il regista Sergio Leone.

Salvia ricorda un aneddoto curioso e divertente. Invitato nella casa del regista nel quartiere Eur, i due passarono un lungo pomeriggio conversando amabilmente non solo d’arte ma anche della Campania, poiché il regista, anche se nativo di Roma, era di padre Avellinese. Ad un certo punto della giornata, Il regista dovendo uscire aveva necessità di cambiarsi e cercava dei particolari pantaloni che risultavano introvabili, il fatto spazientì a tal punto Leone che esplose in un battibecco domestico incurante della presenza di Salvia che rimase divertito e sorpreso nel vedere la scenetta.

Leone rimase molto colpito da alcuni lavori di Salvia, in particolare da alcune Nature Morte, e ne acquistò diverse.

Ravello, la costiera, Gore Vidal e James Taylor

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Ravello, Promontorio a Minuta, 1985

Dai primi anni ottanta, ritorna periodicamente a Ravello per raccogliere impressioni sul paesaggio della costiera che girerà in lungo e largo, dipingendola sempre dal vero. Una importante antologica risale al 1986 alla Cappella Gentilizia di Villa Rufolo. E' stato ospite di Gore Vidal, nella sua “Rondinaia” una incantevole costruzione a picco sul mare, con vista mozzafiato della Costiera Amalfitana. Meta di feste e incontri dello star system internazionale. Vidal la visitò per la prima volta in compagnia del suo amico Tennessee Williams nel 1948.

Nella sua permanenza a la Rondinaia, Salvia eseguì un ritratto a Vidal.

Sempre, a Ravello, Il cantautore Statunitense James Taylor, in visita a una mostra personale di Salvia, si innamora della collezione e acquista quasi tutte le opere esposte, che varranno spedite negli USA al termine della mostra.

L'incontro con Federico Fellini

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Il disegno che Federico Fellini realizzò sul libro ospiti della mostra in via Gregoriana, di Vincenzo Romano Salvia. 1989

A Roma, alla Galleria Antiqua in via Gregoriana, nel 1989 alla mostra sui Paesaggi Romani, è presente Federico Fellini, che fa omaggio a Salvia di un disegno, che realizza seduta stante sul libro degli ospiti. Salvia rivela cosa si nasconde dietro il disegno del regista riminese. La galleria, in un angolo in disparte, consentiva a una cartomante amica del gallerista di esercitare la propria attività divinatoria. Federico Fellini era un assiduo frequentatore della cartomante, e nel disegno realizzato è raffigurato proprio il volto della donna, che tiene in mano stretto nel pugno lo stesso Fellini: un fumetto fa recitare a Fellini :”Aiuto!..ma non voglio essere liberato”. Il regista era notoriamente appassionato di tematiche esoteriche e psicologiche.

Anni recenti e oggi.

Negli ultimi anni Salvia, ha dipinto paesaggi della Francia (Fontainebleau, Moret-sur-Loing) , della Baviera (Landshut) della Sicilia (La Bella Ibla - Ragusa) e naturalmente paesaggi romani, arricchiti da nuove vedute e prospettive.

Con l'avanzare dell'età, le fatiche che comportano allestire mostre, comprensibilmente, gli fa preferire dipingere nella tranquillità del suo studio a Monte Mario, intriso di odore di pittura a olio, caffè e sigaro Toscano, lontano da clamori, traffico e tensioni che, inevitabilmente, allestire una mostra comporterebbe.

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