Letteratura greca
La letteratura greca, espressione dell'antica Grecia e della sua ricchissima cultura, è tra gli elementi fondanti dell'idea moderna di Occidente e di gran parte della cultura occidentale. Essa è usualmente datata dal IX secolo a.C. al 529 d.C., anno in cui l'imperatore Giustiniano ordinò la chiusura della scuola neoplatonica di Atene. La letteratura successiva in lingua greca è detta, pertanto, letteratura bizantina.

Età arcaica
Poesia
Filosofia
Età classica
Poesia
In età classica, il fenomeno poetico più importante è rappresentato dal teatro[1], tipicamente ateniese, legato alle locali feste dionisiache.
Sulle origini della tragedia greca[2], che hanno costituito dall'antichità un tema di ricerca e di dibattito, le informazioni sono lacunose. I primi nomi di autori tragici conosciuti sono il semileggendario Tespi, Cherilo e Frinico. A Tespi si deve l'introduzione di due parti poetiche a solo, rimaste invariate per molto tempo: il prologo, sezione introduttiva che contestualizza l'azione presentando eventuali antefatti e la rhesis, discorso informativo che presenta fatti extrascenici. Abbiamo notizie indirette su una cospicua produzione tragica dell'età classica, anche se la tradizione manoscritta ha conservato opere di soli tre autori: Eschilo, Sofocle ed Euripide.
La Commedia[3] antica fiorì durante il V secolo a.C. e nei primi decenni del secolo successivo.
Antenati, per così dire, della commedia vengono considerati i canti fallici e le loro improvvisazioni: secondo le ipotesi aristoteliche, Κωμωδία deriverebbe da κωμoς, il festoso corteo dei seguaci di Dioniso. Alla morte di Sofocle ed Euripide la tragedia sopravvive a stento con risultati discutibili, mentre la commedia durerà per oltre un secolo, visto che le fonti antiche datano l'ingresso della commedia nei concorsi comici delle feste dionisiache dal 486 a.C. (il primo vincitore sarebbe stato Chionide): il suo principale esponente, nonché l'unico autore sopravvissuto, fu Aristofane.
Nella commedia, in effetti, la vitalità è data dalla capacità di adattarsi ai tempi, visto che le trame sono inventate dall'autore (a differenza della tragedia che propone rivisitazioni mitiche).
Ciò risulta più evidente nel periodo compreso tra l'ultima commedia di Aristofane (388 a.C.) e la fine dell'età classica, con la "commedia di mezzo" e quella "nuova": di questo tipo di commedia restano vari frammenti, in gran parte trasmessi da Ateneo di Naucrati, nonché parti rilevanti, nei papiri, di Menandro.
Filosofia
Storiografia[4]
Il termine Historìe veniva usato per indicare degli eventi accaduti nel passato; la sua radice era la medesima del verbo "idein", ossia 'vedere' e dunque si riferisce primariamente all'esperienza del testimone oculare. Obiettivo originario delle istorìai era, dunque, il rilevamento dei dati veritieri che attengono alla realtà, come risulta da quello che è considerato il primo passo verso la storiografia, la logografia, un genere in prosa che mira a raccogliere tutto il patrimonio mitico e leggendario del passato e ordinarlo, dando la prima concezione di storia.
Gli storiografi principali dell'età classica sono Erodoto, Tucidide e Senofonte.
Erodoto introduce il concetto della storia come insieme di tutti gli eventi prodotti dall'agire umano che hanno una ripercussione nel presente; i filologi alessandrini hanno diviso la sua opera in nove libri intitolandola Storie, i cui primi cinque libri trattano di diverse civiltà, mentre negli altri quattro c'è la parte propriamente storica, dove viene affrontata la guerra degli Elleni contro la Persia. Non essendoci modelli storiografici prima di Erodoto, egli si sente legittimato ad attenersi ad un rigore, per così dire, "parziale": suo obiettivo era la verità dei fatti ma non sempre verificava le sue fonti. Comunque, accantona le leggende e cerca di fare delle ricerche personalmente. Nella sua storiografia, inoltre, è sempre presente la divinità come causa dell'agire umano.
Tucidide, diversamente da Erodoto, non vuole comporre un'opera per la recitazione, bensì vuole lasciare un "possesso eterno" per l'umanità. Il suo metodo di lavoro è più curato, la sua obiettività integerrima e nelle sue Storie (divise dai filologi alessandrini in otto libri) l'uomo è padrone del proprio destino e delle proprie azioni, senza menzionare la dimensione divina. Il suo progetto di precisione documentaria era rigidamente diviso cronologicamente, iniziando dagli antefatti della guerra del Peloponneso fino ad arrivare alla spedizione ateniese in Sicilia, per poi interrompersi bruscamente. Nelle Storie tucididee c'è sempre un retrogusto tragico: Tucidide non dà la certezza del successo all'uomo, alla natura umana è drammaticamente intrinseco il dramma dell'errore.
Senofonte anticipa, invece, attraverso le forme nuove dei suoi testi, biografie e romanzi storici e pedagogici: avendo partecipato come mercenario alla spedizione di Ciro il Giovane, scrisse l'Anabasi (memoriale in sette libri, dove parla di sé in terza persona ponendosi al centro della narrazione), mentre le Elleniche sono un testo propriamente storiografico che narra cinquant'anni di storia greca, iniziando dalla guerra del Peloponneso - avvenimenti narrati di anno in anno che proseguono da dove Tucidide aveva interrotto la sua opera. Nella Ciropedia, Senofonte affronta il problema dell'educazione e della degenerazione dei costumi sulla base della biografia di Ciro il Grande; la dimensione della gestione statale è, invece, affrontata nei Poroi, mentre quella etico-pedagogica è vista alla luce dell'apprendistato presso Socrate, posto al centro di alcuni scritti come Simposio, Memorabili e Apologia, senza, però, dargli quello spessore filosofico che avrà nei testi di Platone.
Oratoria
L'oratoria è, altresì, prodotto della grande stagione politica ateniese, un mezzo per la trasmissione del pensiero politico di chi recita, oltre ad essere un potente strumento di persuasione[5].
La tradizione antica suddivideva con rigore i prodotti dell'oratoria secondo i temi e le occasioni dei singoli discorsi: deliberativa/politica, giudiziaria e epidittica/dimostrativa. Nel tipo deliberativo rientrano le orazioni tenute in una sede e con una finalità specificatamente politica, con Demostene come maggiore oratore; al genere giudiziario, invece, appartengono discorsi di accusa e di difesa nei processi relativi a cause pubbliche e private, con uno schema rigido e che si sviluppava in introduzione - narrazione - discussione e perorazione (fase che doveva ottenere il voto dei giurati), ricorrendo ad argomenti di carattere generale e cercando di suscitare emozioni al fine di avere un esito favorevole: il maggiore oratore giudiziario dell'epoca è Lisia.
[[File:Bust Demosthenes BM 1840.jpg|thumb|Busto di Demostene (British Museum, Londra), copia romana di un originale greco ad opera di
L'oratoria epidittica, invece, includeva discorsi pubblici in occasione di feste e cerimonie, sia per defunti e sia encomi alla città: il maggiore oratore di questo genere è Isocrate.
Età ellenistica
Poesia
La poesia ellenistica[6] si allontana dagli spazi pubblici e le esigenze di spettacolarità si azzerano, sicché la musica e la poesia si distaccano e la dimensione pubblica e didattica sparisce quasi completamente. Di queste tendenze, è Callimaco ad essere il vero caposcuola, primo poeta editore della sua opera.
La nuova figura dell'intellettuale ed il nuovo canale di cultura (il libro), la mancanza dell'occasione, portano il poeta ad una maggiore libertà, quasi arbitraria: nella sua poesia, infatti, non è più al centro della discussione la bravura, ma la varietà della poetica. Ad esempio, nei Giambi, diciassette carmi in differenti generi e metri, si evidenzia la sua volontà compositiva, con veri e propri manifesti di poetica, che ne fanno un esperimento letterario con nuove e audaci combinazioni di forme. L'Ecale è un epillio, forse scritto perché l'autore fu accusato di non saper comporre un grande poema: è un episodio marginale delle gesta di Teseo, che, di ritorno da Maratona, ritrova morta la vecchia Ecale, che poco tempo prima l'aveva ospitato. La sua è una lingua omerica aggiornata alle forme e alla produttività della lingua ellenistica; ebbe fortuna prima negli ambienti dotti, e poi grande successo a Roma.
La poetica callimachea e le sue soluzioni formali furono di impatto notevolissimo: Apollonio Rodio vi si allineò, in modo originale, riscrivendo l'epos antico, con attenzione alla psicologia dell'eros, nelle Argonautiche, mentre Euforione di Calcide fu un notevole seguace di Callimaco, tuttavia esasperando i tratti del maestro, come anche Licofrone di Calcide.
Il calcidese, indicato dalle fonti come componente dei poeti della Pleiade, è il presunto autore dell'Alessandra, un monologo eziologico-drammatico che esaspera soluzioni formali e contenutistiche del callimachismo.
Ancora, notevole è il sorgere, sulla scorta della tradizione esiodea, della poesia didascalica, con autori che si occuparono di dare sfoggio di capacità tecnico-stilistica mettendo in versi contenuti scientifici, come Arato, che nei suoi Fenomeni offrì un modello assai apprezzato di poesia astronomica e Nicandro, che nei Theriakà e negli Alexipharmakà si occupò di argomenti peregrini come quelli della medicina naturale[7].
Altro genere "inventato" in età ellenistica è la poesia bucolica, con Teocrito.
È considerato l'inventore degli idilli, con forti colloquialismi e modi di parlare popolari. Tuttavia, la poikilìa alessandrina in Teocrito comprende anche diversi epilli, carmi ispirati ai poeti eolici e diversi epigrammi. La sua poetica è marcata dal realismo campestre, con la tematica pastorale come elemento fondamentale: non si tratta di vero realismo, comunque, ma di ironica aderenza alla realtà quotidiana. Inoltre, come detto, particolarità della sua produzione è la mescolanza dei generi letterari.
Altri poeti bucolici sono Mosco di Siracusa, del II secolo a.C., con il suo epillio Europa, in lingua omerica ma con grazia rococò; Bione di Smirne mostra, invece, una dettagliatissima narrazione, ricca di grazia, nel suo Epitafio di Adone[8].
L'epigramma[9] è, comunque, l'unica forma di poesia che resta produttiva nell'epoca ellenistica.
Se in età arcaica si trattava di una semplice iscrizione, quasi sempre anonima, la cultura del libro permette una crescita delle dimensioni ed un ampliamento dello spettro tematico, dovuto anche alla venuta a mancare dell'occasione. La sua struttura era semplice, con un esametro ed un pentametro, dato che, ormai, in pochi potevano comprendere le forme complicate della lirica arcaica ed i grandi contenuti emigrano verso forme prosaiche. Quella dell'epigramma era la forma ideale, breve e di presa immediata, per contenuti minori o marginali.
Gli studiosi distinguono, secondo provenienze e temi tre scuole dell'epigramma ellenistico: peloponnesiaca, caratterizzata da una rappresentazione della natura in stile semplice; ionico-alessandrina, che prediligeva i temi erotici e simposiali, con uno stile più raffinato; fenicia, alla ricerca dell'effetto e del pathos erotico.
Filosofia
[[File:Cinico Capitolini.jpg|thumb|Statua di filosofo cinico, copia romana (II secolo a.C.), Roma, Musei Capitolini.]]
Ciò che caratterizza tutte le nuove filosofie[10] è la preminenza dell'etica e del ruolo centrale occupato dall'Template:Polytonic: causa principale è, come più volte ripetuto, la perdita dei punti di riferimento, dovuta alla mancanza di partecipazione nel governo dello Stato, ormai monarchico. In realtà la crisi comincia molto prima, con la guerra del Peloponneso e con le crisi del platonismo e dell'aristotelismo nelle stesse scuole d'origine. Il ritorno a Socrate viene praticato dal cinismo, fondato da Antistene o dal suo allievo Diogene: questa filosofia si basa fondamentalmente sull'autosufficienza (Template:Polytonic), la distanza dai bisogni e l'indifferenza (Template:Polytonic) attraverso l'esercizio e la fatica.
Particolare forma letteraria di espressione della filosofi ellenistica è la diàtriba (di cui inventore sarebbe Bione di Boristene), breve esposizione di un concetto o di un problema di pratica morale tale da attrarre l'attenzione degli ascoltatori: un tipo particolare di componimenti di questo genere sono quelli di Menippo di Gadara, caratterizzati da una fantasiosa vivacità e da una grande capacità inventiva.
Lo scetticismo, dalla parola greca omonima per "riflessione", indica una posizione che esprime dubbio o sfiducia nella possibilità umana di conoscere: suo fondatore è Pirrone di Elide, influenzato dall'esperienza del mondo orientale, che ritiene che bisogni giungere all'astensione, cioè all'Template:Polytonic, per arrivare all'atarassia e, dunque, alla felicità.
Zenone di Cizio fonda, invece, lo stoicismo, che prende il nome dalla Stoà Pecile (Stoà Poikìle), il portico affrescato a nord dell'agorà di Atene: unione di varie concezioni e dottrine filosofiche, l'elemento che unifica tutto ciò è il concetto di Logos, la ragione universale che costruisce l'essenza del cosmo, identificabile con il Dio supremo, Zeus: essa è anche il fondamento della vita morale. Posidonio, in seguito, sviluppa il concetto di "simpatia universale", un rapporto di interrelazione reciproca fra tutti gli elementi del cosmo.
L'epicureismo prende il nome dal suo omonimo fondatore: l'idea centrale di questa corrente è quella del "piacere negativo" o "catastematico", interpretabile come assenza di dolore e turbamento (Template:Polytonic) derivato dal prefetto equilibrio degli atomi tanto del corpo quanto dell'anima. Il piacere è, dunque, conseguibile attraverso quattro proposizioni, dette "tetrafarmaco": il piacere è facilmente perseguibile, il dolore è facilmente sopportabile, la morte non è niente per l'uomo, gli dèi non sono da temersi. Insieme a ciò, coerentemente, rimane il distacco dalla vita politica; in campo fisico, Epicuro introduce anche, rispetto all'atomismo antico, l'idea della deviazione (quello che Lucrezio chiamerà clinamen), che permette l'incontro-scontro degli atomi che provoca il nascere e perire di tutte le cose.
Storiografia
Oratoria e retorica
Rodi è il centro culturale maggiore per l'oratoria[11], anche se, come detto, la perdita della libertà politica aveva portato ad una prevalenza dei generi giudiziario ed epidittico, a scapito di quella deliberativa (limitata alla vita municipale delle città greche) e con il sorgere di posizioni teoriche: l'atticismo, ossia l'idea di ritorno all'antica grandezza dell'eloquenza con i modelli attici come unico mezzo, è legato anche al patrimonio letterario promosso dal Museo alessandrino e dal lavoro dei filologi; l'asianesimo, basato su improvvisazione e musicalità.
Filologia
L'attenzione alla sistemazione del grande patrimonio letterario precedente è il vero unicum della letteratura ellenistica: le due grandi istituzioni culturali alessandrine sono, infatti, il Museo e la Biblioteca, nate su iniziativa dei Tolomei. Con l'espansione di queste istituzioni e l'aumentare dei rotoli raccolti, si necessitò di una certa organizzazione e catalogazione: nascono, così, i Template:Polytonic (Tavole) di Callimaco, 120 libri su tutti gli autori e le opere di cui si aveva conoscenza, catalogati, a quanto siamo in grado di intendere dai frammenti, secondo i generi, con schede biobibliografiche.
Con l'affluire di edizioni d'autore e di provenienze geografiche diverse, comincia il lavoro dei filologi nel collazionare le diverse versioni: ad esempio, Licofrone di Calcide sistemò le opere dei poeti comici, mentre Zenodoto di Efeso (III secolo a.C.), primo sovrintendente della Biblioteca, si occupò degli studi omerici, seguito, come capo bibliotecario, da Apollonio Rodio (che contestò i risultati del predecessore, nel Contro Zenodoto) ed Eratostene di Cirene, che giunse ad Alessandria su invito di Tolomeo III dopo il 246 a.C. e compose, tra le altre numerose opere, il trattato Sulla commedia antica in dodici libri. Aristofane di Bisanzio, che visse fra il 255 ed il 180 a.C., tratta la classificazione dei generi, oltre a diversi studi filologici; a lui seguono Apollonio Eidografo (così chiamato perché ordinò la poesia lirica secondo le armonie musicali) ed Aristarco di Samotracia (prima metà del II secolo a.C.), precettore degli eredi al trono fino alla salita di Tolomeo VIII. Dopo Aristarco, l'interesse per le questioni testuali diminuì, a favore dello studio sistematico delle parti del discorso e dell'esegesi.
Altri centri importanti di cultura del periodo furono Pergamo, attiva fin dal III secolo a.C. ed Antiochia.
Età imperiale
Nell'età imperiale la produzione letteraria fu abbondante, specialmente nei primi due secoli: attratta da temi grandiosi, subì l'influenza della retorica e, comunque, diede i risultati migliori in prosa.
Poesia
La poesia imperiale in lingua greca ripete stancamente i modelli ormai canonici: dalla poesia didascalica (con autori come Oppiano[12] e Dionigi il Periegeta) a quella epigrammatica (con autori quali Stratone di Sardi, Filippo di Tessalonica ed altri).
Fra il III e il V secolo, comunque, si assiste ad una rinascita dell'epica con Quinto Smirneo, che riprende le leggende postomeriche[13] e Nonno di Panopoli, il cui poema sulle avventure di Dioniso è l'opera di maggior rilievo e la più ampia pervenutaci della letteratura greca. Alla fine del V secolo, sulla scia di questi poeti, Museo scrisse un epillio di tipo romanzesco-sentimentale sulla storia di Ero e Leandro.
Prosa
Come detto, fu la prosa a dare i risultati più innovativi, come in Plutarco, che creò modelli di virtù politiche e morali nelle sue Vite Parallele[14] e Luciano di Samosata, sofista e abile riproduttore dei modelli attici a livello di stile, mentre, a livello contenutistico, fu un poligrafo eccellente[15], che portò a maturazione e, di fatto, segnò il termine della cosiddetta Seconda sofistica.
In questi neosofisti[16], così definiti fin dalle Vite dei sofisti di Flavio Filostrato, la dimensione retorica (con infarinature di divulgazione filosofica) si sposa ad una ricerca del nuovo, in una mistione, spesso, tra poesia e prosa e in orazioni di tipo epidittico che sono un pastiche di generi, come gli "inni in prosa" di Elio Aristide o le orazioni di critica antiplatonica e antiomerica di Dione di Prusa.
Un nuovo genere letterario sorto tra tardo ellenismo ed età imperiale - sempre, comunque, nel contesto retorico-sofistico - fu quello che oggi viene definito romanzo[17], una forma di intrattenimento narrativo, in genere considerato paraletteratura dagli antichi, ma che in età moderna avrebbe avuto larghissimo seguito.
I romanzi conservati (di Caritone, Senofonte Efesio, Achille Tazio, Longo Sofista ed Eliodoro di Emesa, che scrissero principalmente tra il I e il III secolo presentano un intreccio con trame ingegnose, ma una situazione sentimentale stereotipata, con influssi dall'epica, dal dramma e dall'elegia che ne tradiscono l'origine ibrida e meno colta rispetto ad altre forme prosastiche.
Note
- ^ Cfr. G. Mastromarco-P. Totaro, Storia del teatro greco, Firenze, le Monnier Università, 2008, passim.
- ^ Su cui cfr. M. Di Marco, La tragedia greca: forma, gioco scenico, tecniche drammatiche, Roma, Carocci, 2009.
- ^ Su cui cfr. B. Zimmermann, La commedia greca. Dalle origini all'età ellenistica, Roma, Carocci, 2010.
- ^ Un punto di riferimento sul genere è D. Musti, La storiografia greca. Guida storica e critica, Roma-Bari, Laterza, 1979.
- ^ Cfr. la panoramica di G. Funaioli-C. Giarratano, Oratoria, in "Enciclopedia Italiana", vol. XXIX (1935).
- ^ Per quanto segue, cfr. E. Livrea, Da Callimaco a Nonno: dieci studi di poesia ellenistica, Messina, D'Anna, 1995, pp. 29-121.
- ^ Cfr. L. Aigner Foresti, Antichità classica, Milano, Jaca Book, 1993, p. 157.
- ^ Cfr. L. Aigner Foresti, Antichità classica, Milano, Jaca Book, 1993, pp. 155-156.
- ^ Cfr. L. Aigner Foresti, Antichità classica, Milano, Jaca Book, 1993, pp. 122-124.
- ^ Sulle quali cfr. A. A. Long, La filosofia ellenistica. Stoici, epicurei, scettici, Bologna, Il Mulino, 1997.
- ^ Cfr. L. Rossetti-P. L. Furiani, Rodi, in Lo spazio letterario della Grecia antica, Roma, Salerno Editrice, 1993, vol. I/2.
- ^ Su cui cfr. F. Benedetti, Studi su Oppiano, Berlin, Hakkert, 2005.
- ^ Su di lui, cfr. E. Lelli, Introduzione a Quinto di Smirne, Il seguito dell'Iliade, Milano, Bompiani, 2013, pp. XVII ss.
- ^ Su di lui, cfr. il fondamentale studio di K. Ziegler, Plutarco, Brescia, Paideia, 1965.
- ^ Cfr. A. Camerotto, Gli occhi e la lingua della satira: studi sull'eroe satirico in Luciano di Samosata, Roma, Mimesis, 2014.
- ^ Sul contesto, cfr. V. A. Sirago, La seconda sofistica come espressione culturale della classe dirigente del II sec., in "ANRW", II-33 (1989), n. 1.
- ^ Per una panoramica sul romanzo, cfr. P. Janni, Il romanzo greco: guida storica e critica, Roma-Bari, Laterza, 1987.
Bibliografia
- Luigi Enrico Rossi, Roberto Nicolai. Storia e testi della letteratura greca. Le Monnier, 2006.
- Luciano Canfora. Storia della letteratura greca. Laterza.
- Raffaele Cantarella. La letteratura greca classica. Milano, Rizzoli, 2002. ISBN 88-17-11251-8.
- Albin Lesky. Storia della letteratura greca. Milano, Il Saggiatore, 1984
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su letteratura greca antica
- Wikiversità contiene risorse sulla Letteratura greca
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su letteratura greca antica