Pentarchia
Pentarchia (letteralmente governo di cinque) è il nome dato all'opposizione moderata di sinistra durante il cosiddetto trasformismo sotto i governi di Agostino Depretis. È così chiamata perché guidata da cinque "capi": Francesco Crispi, Giuseppe Zanardelli, Alfredo Baccarini, Benedetto Cairoli e Giovanni Nicotera.
Storia
Nel 1883, a seguito dell'esaurimento dell'esperienza politica della Sinistra in Italia, il tentativo di mantenere il potere da parte di Agostino Depretis e della fazione parlamentare di cui era a capo, portò alla fase storica della politica italiana conosciuta come Trasformismo.
Il processo si portò per mezzo dell'ingresso di molti esponenti della Destra capeggiata da Antonio Starabbia, marchese di Rudinì, nella maggioranza ministeriale, e al contempo, con l'esclusione di alcune forze della Sinistra e l'emarginazione definitiva dell'Estrema, ovvero i radico-repubblicani di Giovanni Bovio e Felice Cavallotti. Ma l'operazione, più che sui radicali, ebbe ripercussioni sulla parte moderata del settore sinistro che si costituì in opposizione, e prese il nome di Pentarchia, in considerazione del fatto che era guidata da cinque uomini: Francesco Crispi, Giuseppe Zanardelli, Alfredo Baccarini, Benedetto Cairoli e Giovanni Nicotera.
Questa opposizione, istituzionale e filomonarchica, si affiancherà dunque a quella radicale e antisistemica dell'Estrema. La sua esperienza durò poco, e alla sua credibilità venne a nuocere il sospetto che si fosse composta per opera e volontà di un gruppo di uomini i quali erano accomunati esclusivamente dalla comune aspirazione a divenire Presidente del Consiglio. Con la fine di Depretis, ma ancor prima, con l'ingresso nell'ultimo gabinetto trasformista di Crispi, in qualità Ministro dell'Interno, la Pentarchia si potè considerare definitivamente tramontata.