Mummie di Venzone

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Le mummie di Venzone sono una seier di mummie rivenute a Venzone, in provincia di Udine, nel XVII secolo. Si tratta di corpi mummificati per cause naturali, come avvenuto anche in altri luogi nel mondo, anche se la specifica conservazione delle mummie di Venzone rimane ancora un mistero.

Le mummie di Venzone
Mummia trovata nel cimitero romano vicino alla cattedrale di Sant'Andrea Apostolo a Venzone
Le mummie dopo il terremoto del Friuli del 1976

Nel 1906 la rivista stutinitense The Literary Digest pubblicò la traduzione di alcune parti di un articolo di F. Savorgnan de Brazza, già apparso sulla rivista francese Cosmos, in cui si descriveva la storia e le caratteristiche di questi corpi naturalmente conservati, i quali risultavano del tutto riconoscibili. Il primo cadavere scoperto pesava solo 15 kg, mentre i restanti erano tra i 10 e 20 kg.

All'epoca, il De Brazza riferì l'esistenza di una serie di ipotesi per spiegare le cause della mummificazione: la più ragionevole, secondo lui, era quella di riferirla ad una specie di fungo, Hypha tombicina, le cui spore erano note per essere presenti sia nelle tombe sia nelle bare di legno. Anche così, la teoria rimaneva solo una speculazione ragionevole.

Dopo la pubblicazione dell'articolo di De Brazza e della relativa traduzione, rimasero i dubbi sul processo di mummificazione, da momento che lo stesso non poteva essere replicato e quindi spiegato scientificamente, poichè "le condizioni che assicurano la vita [del fungo] e la riproduzione" risultavano ancora sconosciute. Altra condizione creitica, osservò il Literary Digest, era di sapere che il numero delle mummie non sarebbe probabilmente mai aumentato, poichè la pratica di seppellire i morti nelle chiese era stata vietato, impedendo in tal modo l'ulteriore osservazione del processo naturale.[1]

Successive indagini

Al tempo di De Brazza, il numero delle mummie di Venzone era 42.[1] Successivamente al disastroso terremoto del Friuli del 1976, vi furono molte perdite e da allora il numero delle mummie conservate è sceso a sole 15.[2] La diminuizione dei reperti ha comprensibilmente reso più difficile il loro studio e soprattutto le condizioni che permisero processo di mumificazione. Come testimoniato dal prof. Arthur C. Aufderheide dell'Università del Minnesota, nonostante l'ospitalità della popolazione locale, le autorità preposte hanno spesso ostacolato o rifiutato la raccolta di nuovi campioni per le analisi[2], il che comporta la possibilità di studiare solo i campioni già raccolti in passato.

Nel frattempo sono state avanzate diverse ipotesi che potrebbero spiegare le cause della mummificazione, ma non esite una teoria definitiva. De Brazza si accontentò di attribuire al fungo Hypha tombicina le cause della mummificazione, negando che il calcare (altra possibile causa) fosse presente nelle tombe.[1] Al contrario, Aufderheide affermò che le mummie erano originariamente presenti in una tomba che conteneva un pavimento di calcare naturale: tale situazione, secondo lui, sarebbe stata del tutto adatta a creare le condizioni che ancora caratterizzno le mummie conservate oggi. D'altra parte, altri studi condotti da Aufderheide non hanno rinvenuto alcuna presenza di funghi del genere Hypha o simile.[3]

Note

  1. ^ a b c A Fungus That Makes Mummies, in The Literary Digest, Dec 29, 1906, p. 976. URL consultato il August 22, 2012.
  2. ^ a b Arthur C. Aufderheide, The Scientific Study of Mummies, Cambridge, Cambridge University Press, 2003, p. 193.
  3. ^ Arthur C. Aufderheide, The Scientific Study of Mummies, Cambridge, Cambridge University Press, 2003, p. 194.