Cervello in una vasca
In filosofia, il cervello in una vasca è uno scenario proposto da Hilary Putnam nel 1981 che riprende un racconto di Daniel Dennet [1]per ragionare sulle idee di conoscenza, realtà, consapevolezza e significato messe alla prova da l'ipotesi di un dubbio scettico radicale simile a quello cartesiano del genio maligno che rappresenta l'estremizzazione del dubbio metodico in dubbio iperbolico.
Un esperimento fantascientifico
Lo scenario in questione, comune a molte storie di fantascienza , ipotizza che uno scienziato pazzo, una macchina o un'altra entità possa estrarre il cervello dal corpo di una persona, immergerlo in una vasca di liquido nutritivo e connettere con dei cavi i suoi neuroni a un supercomputer, il quale gli fornirebbe impulsi elettrici identici a quelli ricevuti da un cervello normale. Il cervello in una tale situazione vivrebbe quindi in una realtà simulata, continuando ad avere esperienze perfettamente consce (come quelle di una persona col cervello all'interno del corpo), senza però che queste siano collegate a cose o eventi nel mondo reale. Più esattamente:
Note
- ^ [ Daniel Dennett, Dove sono?, 1978
- ^ Hilary Putnam, Brains in a Vat, 1981, pp.6-7
Bibliografia
- Sanford C. Goldberg, The Brain in a Vat, Cambridge University Press, 2016
Voci correlate
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